IL VANGELO ARABO DELL’INFANZIA 1

Gustav_Jaeger_Bileam_Engel.jpgNel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, un solo Dio. Con l’ausilio e il favore dell’Essere Supremo abbiamo iniziato a scrivere il libro dei miracoli del nostro padrone e signore e salvatore Gesù Cristo, che ha per titolo Vangelo dell’infanzia. Nella pace del Signore. Amen *.

[1, 1] Quanto segue l’abbiamo trovato scritto nel libro del pontefice Giuseppe vissuto al tempo di Cristo; alcuni dicono che egli sia Caifa. Egli disse che Gesù parlò quando era ancora nella culla e disse a sua madre Maria: “Io sono Gesù figlio di Dio, il LogoV, da te generato secondo quanto ti aveva annunziato l’angelo Gabriele. Mio padre mi ha inviato per la salvezza del mondo”.

[2, 1] Viaggio a Betlemme. L’anno 309 dell’era di Alessandro, uscì un decreto di Augusto affinché ognuno si facesse recensire nel suo luogo d’origine. Giuseppe prese Maria, sua sposa, e partì da Gerusalemme diretto a Betlemme, per farsi recensire con la famiglia nella sua città natale.

[2] Giunti a una grotta, Maria disse a Giuseppe che per lei era ormai imminente il tempo di partorire e che non poteva proseguire fino alla città. “Entriamo in questa grotta”, disse. Questo avvenne quando il sole stava tramontando.

Giuseppe corse alla ricerca di una donna che l’assistesse; e mentre cercava, vide una vecchia ebrea nativa di Gerusalemme e le disse: “Sei benedetta, vieni, ed entra in questa grotta ove è una donna prossima al parto”.

[3, 1] La vecchia di Gerusalemme. Dopo il tramonto del sole, la vecchia e Giuseppe vennero alla grotta e entrarono tutti e due. Ma ecco che era piena di luce più bella del bagliore delle lucerne e delle candele, e più splendente della luce del sole. Un bambino, avvolto nelle fasce e adagiato in un presepio, succhiava una mammella della signora Maria, sua madre. Ambedue restarono stupiti della luce. La vecchia domandò alla signora Maria: “Sei tu la madre di questo bambino?”. Maria annuì; la vecchia allora proseguì: “Tu non assomigli alle figlie di Eva”. [2] La signora Maria rispose: “Come non v’è alcun fanciullo simile a mio figlio, così la sua madre non ha una eguale tra le donne”. Rispose la vecchia: “Padrona mia, io sono venuta a prendere un premio: è da lungo tempo che soffro di paralisi”. La nostra padrona, la signora Maria, le rispose: “Poni le tue mani sul bambino”. Ciò fatto, la vecchia subito guarì. Dopo uscì esclamando: “D’ora in poi sarò ancella e serva di questo bambino per tutti i giorni della mia vita”.

[4, 1] Adorazione dei pastori. Allora vennero i pastori. Mentre, acceso il fuoco, i pastori se ne stavano in allegria, apparvero loro gli eserciti celesti lodando e celebrando Dio ottimo massimo. Anche i pastori presero a fare la stessa cosa, sicché quella grotta divenne come un tempio del mondo superiore, poiché bocche celesti e terrestri glorificavano e magnificavano Dio per la natività del signore Cristo. [2] Quella vecchia ebrea vedendo questi palesi miracoli, ringraziò Dio, dicendo: “Ti ringrazio, o Dio, o Dio di Israele, perché i miei occhi hanno visto la nascita del Salvatore del mondo”.

[5, 1] Circoncisione. Giunto il tempo della circoncisione, cioè l’ottavo giorno, per legge il bambino doveva essere circonciso. Lo circoncisero dunque nella grotta; quella vecchia ebrea prese questa membrana, secondo altri invece essa prese il cordone ombelicale, e la mise in una ampolla di vecchio olio di nardo. Aveva un figlio profumiere, e affidandogli quell’ampolla, gli disse: “Guardati dal vendere quest’ampolla di olio di nardo, anche se per essa ti offrissero trecento denari”.

Questa è l’ampolla che fu in seguito comprata da Maria, la peccatrice, quella che versò sul capo e sui piedi del signore nostro Gesù Cristo e asciugò poi con i suoi capelli.

[2] Dopo dieci giorni lo trasportarono a Gerusalemme, e nel quarantesimo giorno dalla nascita lo portarono nel tempio, lo posero davanti al Signore e offrirono per lui i sacrifici prescritti nella Legge di Mosè: “Ogni maschio che apre la vulva sarà chiamato santo di Dio”.

baciogiuda.jpg[6, 1] Presentazione al tempio. Quando la signora vergine Maria sua madre, tutta contenta, lo reggeva tra le braccia, il vecchio Simeone lo vide risplendente come un fascio di luce. Gli angeli facevano cerchio inneggiandogli attorno come vassalli attorno al re. Simeone dunque si affrettò incontro alla signora Maria, stese le mani davanti a lei, e disse al signore Cristo:

[2] “Mio Signore, manda ora in pace il tuo servo, secondo quanto hai detto. I miei occhi, infatti, hanno visto la clemenza che tu hai preparato per la salvezza di tutti i popoli: luce per tutte le genti e gloria del tuo popolo Israele”.

Alla cerimonia era presente anche la profetessa Anna, e si avvicinò ringraziando Dio e felicitandosi con la signora Maria.

[7, 1] I re magi. Nato il signore Gesù a Betlemme di Giuda, al tempo di re Erode, ecco che dei magi vennero a Gerusalemme, come aveva predetto Zaradushtra, portando seco dei doni, oro, incenso e mirra; lo adorarono e gli offrirono i loro doni. La signora Maria prese allora una delle fasce [di Gesù] e la diede loro in ricordo di quanto avevano fatto: essi si sentirono onoratissimi e la presero dalle sue mani. [2] Nello stesso momento apparve loro un angelo sotto la forma della stella che prima aveva fatto loro da guida lungo il cammino e, guidati da quella luce, partirono diretti alla loro patria.

[8, 1] Ritorno dei re magi. Re e principi si rivolsero a loro domandando che cosa avevano visto e fatto, come erano andati e ritornati, che cosa avessero portato seco. Essi mostrarono quella fascia che aveva dato loro la signora Maria. Celebrarono quindi una festa e, secondo la consuetudine, accesero un fuoco e l’adorarono, gettarono in esso quella fascia e il fuoco l’avvolse e l’afferrò tutta in se stesso. Ma appena il fuoco si spense, estrassero la fascia tale e quale era prima, come se il fuoco non l’avesse toccata. [2] Incominciarono a baciarla, a imporsela sulla testa e sugli occhi, dicendo: “E’ innegabilmente vero che il fuoco non ha potuto bruciarla o rovinarla, è un grande prodigio”. Perciò la presero e, con grande amore, la riposero tra i loro tesori.

[9, 1] Collera di Erode. Visto che i magi se ne erano andati senza ritornare da lui, Erode chiamò i sacerdoti e i sapienti, e disse loro: “Ditemi dov’è che deve nascere il Cristo”. Avendo essi risposto: “In Betlemme della Giudea”, egli iniziò a progettare l’uccisione del signore Gesù Cristo. L’angelo del Signore apparve allora in sogno a Giuseppe e gli disse: “Alzati, prendi il fanciullo e sua madre, e vai in Egitto”. Al canto del gallo, egli s’alzò e partì.

[10, 1] Fuga in Egitto. Mentre stava pensando come disporre il suo viaggio , avevano percorso soltanto un breve tratto sopraggiunse il mattino.

Si avvicinava a una grande città, nella quale c’era un idolo al quale offrivano doni e voti tutti gli altri idoli dell’Egitto. A questo idolo prestava servizio un sacerdote che riferiva agli abitanti dell’Egitto e delle sue regioni tutto quanto Satana diceva allorché parlava per mezzo della sua bocca. [2] Tale sacerdote aveva un figlio di tre anni, posseduto da alcuni demoni, che parlava di molte cose; e quando i demoni si impadronivano di lui si strappava le vesti, restava nudo, e tirava sassi agli uomini.

In quella città c’era un ospizio dedicato a quell’idolo. Giuseppe e la signora Maria, giunti in città, si recarono a quell’ospizio: i cittadini ebbero un grande timore, tutti i principi e i sacerdoti degli idoli si radunarono presso quell’idolo e gli domandarono: “Che cosa significa l’agitazione e il tremore che ha colpito la nostra terra?”.

[3] L’idolo rispose: “Venne qui un dio nascosto, che è veramente dio. Né c’è alcun dio degno di culto divino all’infuori di lui, poiché egli è veramente Figlio di Dio. Questa terra l’ha percepito, e perciò al suo arrivo ha tremato e sussultato; noi abbiamo molta paura di fronte alla grandezza della sua potenza”. In quell’istante, l’idolo cadde, e alla sua rovina accorsero in massa tutti gli abitanti dell’Egitto e delle altre regioni.

[11, 1] Guarigione di un indemoniato. Il figlio del sacerdote, colpito dalla solita infermità, entrò nell’ospizio e qui incontrò Giuseppe e la signora Maria, dai quali tutti gli altri erano fuggiti.

La padrona, signora Maria, aveva lavato le fasce del signore Cristo e le aveva stese sopra della legna. Venne dunque il fanciullo indemoniato, prese una di queste fasce e se la pose sul capo; ed ecco che i demoni incominciarono a fuggire dalla sua bocca sotto forma di corvi e di serpenti.

Immediatamente guarito al comando del signore Cristo, il fanciullo incominciò a lodare Dio e a ringraziare il Signore che l’aveva guarito. Il padre, quando lo vide guarito, disse: “Figlio mio, che ti è accaduto? Come mai sei guarito?”. Il figlio rispose: “I demoni mi prostrarono a terra, ed io entrai nell’ospizio; qui incontrai una donna augusta, che aveva steso sulla legna le fasce di un fanciullo, fasce lavate di fresco. Io presi una di queste fasce, me la posi sulla testa, e i demoni mi lasciarono fuggendo”.

Il padre, molto lieto, disse: “Può essere che questo fanciullo sia figlio del Dio vivo che creò il cielo e la terra. Quando infatti passò da noi, avvenne che l’idolo e tutti gli dèi caddero e si frantumarono a causa della sua maestà”.

[12] Timori della sacra famiglia. Si compì così la profezia che afferma: “Dall’Egitto ho chiamato mio figlio”.

Udito che quell’idolo era caduto e s’era spezzato, Giuseppe e Maria ebbero paura e timore, e dissero: “Mentre eravamo nella terra d’Israele, Erode voleva ucciderlo, e per questo uccise tutti i bambini di Betlemme e dei paesi confinanti. Non v’è dubbio che appena avranno saputo quanto accadde a questo idolo, gli egiziani ci bruceranno”.

[13, 1] Banditi. Usciti di là andarono in un luogo infestato da banditi che avevano legato e spogliato molti uomini di bagagli e vestiti. I banditi udirono allora uno strepito grande, simile allo strepito che ha luogo quando un re magnifico entra nella sua città con l’esercito e la cavalleria al suono di tamburi. I banditi, spaventati, abbandonarono tutto quanto avevano rubato. [2] I prigionieri si destarono: ognuno sciolse i ceppi dell’altro, presero i propri bagagli e se ne andarono. Avendo visto Giuseppe e Maria che si appressavano, domandarono loro: “Dov’è quel re al cui approssimarsi, si udì un grande strepito e i banditi ci lasciarono, e così abbiamo potuto fuggire sani e salvi?”. Giuseppe rispose: “Verrà dopo di noi”.

partbattesimo40.jpg[14, 1] Indemoniata. Giunsero poi in un’altra città dove c’era una donna indemoniata: era notte, e lei, uscita per acqua, fu assalita da Satana maledetto e ribelle. Lei non poteva sopportare i vestiti né riusciva a stare in casa. Ogni volta che era avvinta da catene e da cinghie, spezzava tutto e fuggiva nuda per luoghi selvaggi: appostata nei crocicchi e sepolcreti tirava sassi agli uomini e causava danni gravissimi ai suoi familiari. [2] La signora Maria appena la vide ne ebbe misericordia e Satana subito l’abbandonò; fuggendo sotto la forma di un adolescente, disse: “Guai a me, per causa tua, Maria, e per causa di tuo figlio”.

E così la donna fu guarita dal suo male. Conscia della sua propria nudità, ebbe vergogna e si recò dai suoi familiari evitando lo sguardo degli uomini. Quando fu vestita, narrò a suo padre e ai familiari come era andata la cosa. E questi, appartenendo ai nobili della città, diedero una ospitalità onoratissima a Maria e a Giuseppe.

[15, 1] Donna muta. Il giorno seguente, provvisti del vettovagliamento, si allontanarono da quelli. Alla sera dello stesso giorno giunsero in una città ove si celebrava un matrimonio, ma, a causa degli artifizi di Satana, il maledetto, e per opera di incantatori, la sposa era ammutolita e non poteva più parlare.

[2] Dopo che era entrata in città la signora Maria portando suo figlio, il signore Cristo, quella sposa, infelice, la guardò, stese le mani verso il signore Cristo, l’attrasse a sé lo prese tra le braccia e, stringendolo fortemente, lo baciò. Pose il suo corpicino qua e là sulla sua persona e si inchinò sopra di lui. Il nodo della sua lingua immediatamente si sciolse, si aprirono le sue orecchie, lodò e ringraziò Dio che le aveva restituito la sanità. Nella notte esultarono i cittadini di quella città e credettero che Dio e i suoi angeli fossero discesi presso di loro.

[16, 1] Altra indemoniata. Restarono là tre giorni, trattati con amore e vivendo splendidamente. Provvisti poi del vettovagliamento, giunsero in un’altra città: qui, come d’abitudine, decisero di pernottare. Ma in quella città c’era una donna onesta dentro la quale si insinuò Satana, il maledetto. Una volta era andata a lavare al fiume, e Satana, sotto forma di serpente, le avvolse il ventre e, al calar della notte, la tormentava in modo tirannico. [2] Questa donna, vedendo la padrona signora Maria con il signore Cristo sul suo seno, fu presa dal desiderio e disse alla padrona signora Maria: “Padrona, dammi questo bambino da tenere in braccio e da baciare”. Lei dunque lo diede alla donna e appena lo toccò, Satana fuggì e l’abbandonò; e dopo quel giorno la donna non lo rivide più. Tutti i presenti lodarono il sommo Dio. Questa donna poi beneficiò i genitori di Gesù con liberalità.

[17, 1] Il giorno dopo, la stessa donna prese dell’acqua profumata per lavare il bambino. Dopo averlo lavato, raccolse quell’acqua e ne versò una parte su di una fanciulla il cui corpo era bianco dalla lebbra, e la lavò. Subito la fanciulla fu purificata dalla lebbra.

Quei cittadini dissero: “Non c’è dubbio, Giuseppe e Maria e questo bambino sono dèi, non uomini”.

[2] Quand’essi si preparavano a partire da loro, la fanciulla che aveva sofferto di lebbra li avvicinò pregandoli di accoglierla come compagna di viaggio.

[18, 1] Bambino lebbroso. Essi acconsentirono e la fanciulla se ne andò con loro; giunsero poi in una città ove c’era un principe illustrissimo che aveva un castello e disponeva di edifici per ricevere ospiti. Essi si diressero qui, e la fanciulla li lasciò per andare dalla moglie del principe. La trovò triste e piangente, e le domandò la causa di questo pianto. “Non ti meravigliare del mio pianto, , le disse , sono oppressa da una amarezza grande della quale non ho ancora parlato a nessuno”. “Forse, , disse la fanciulla , io ho un rimedio, purché tu me la riveli e me ne parli”.

[2] Rispose la moglie del principe e disse: “Nascondi questo segreto, non parlarne ad alcuno. Io sposai questo principe che è re e al quale sono soggette molte città. Vissi a lungo con lui ma da me egli non ebbe alcun figlio. Quando finalmente io partorii da lui un figlio, questo era lebbroso. Egli, guardatolo, ne fu indignato e mi ordinò: “O uccidilo o affidalo a una balia che lo porti in qualche località dalla quale non possa giungere di lui assolutamente alcuna notizia. Fin d’ora io non ho nulla a che fare con te, e di qui in poi non ti vedrò mai più”. Non so cosa fare e sono oppressa dalla tristezza. Ahimè per mio figlio! Ahimè per mio marito!”. “Non te l’ho detto? , disse la fanciulla, , io ho una medicina per il tuo male. Te la indicherò. Anch’io fui lebbrosa, ma fui mondata dal Dio Gesù, figlio della signora Maria”.

Alla domanda della donna ove si trovasse questo Dio di cui aveva parlato, la fanciulla rispose: “Si trova proprio qui nella tua stessa casa”. “Ma come può essere questo , interruppe l’altra , dov’è?”. “Ecco Giuseppe e Maria , disse la fanciulla il bambino che è con loro si chiama Gesù ed è lui che mi ha liberata dalla malattia e dal tormento”. “E in che modo , domandò , sei stata guarita dalla tua lebbra? Non me lo vuoi dire?”. La fanciulla disse: “Presi da sua madre l’acqua con la quale aveva lavato il corpo del bambino, e me la versai addosso; è così che sono stata purificata dalla mia lebbra”.

[3] S’alzò, allora, la moglie del principe, li invitò a servirsi del suo ospizio, e preparò a Giuseppe un magnifico banchetto in un grande raduno di uomini. Alla sera, Maria prese dell’acqua profumata, lavò con essa il signore Gesù, e poi la versò su quel figlio che aveva preso con sé immediatamente il figlio fu purificato dalla lebbra. Cantando ringraziamenti e lodi a Dio, disse: “Beata la madre che ti partorì, o Gesù! E’ così che tu purifichi gli uomini, che partecipano della tua stessa natura, con l’acqua che fu versata sul tuo corpo?”.

Offrì quindi magnifici doni alla signora padrona Maria, e con grande onore la congedò.

Luca.jpg[19, 1] Sortilegio. Giunsero a un’altra città, dove pensarono di pernottare. Si diressero alla casa di un uomo sposato da poco tempo ma, colpito da malefizio, non poteva godersi la moglie. Passata la notte presso di lui, cessò l’influsso del malefizio.

Allo spuntare del sole, mentre si accingevano a partire, furono fermati dallo sposo che preparò loro un grande banchetto.

[20, 1] La storia del mulo. Partirono, dunque, il giorno appresso. Vicino ad un’altra città videro tre donne che ritornavano dal cimitero piangendo. Appena le vide, la signora Maria disse alla fanciulla che le accompagnava: “Domanda qual è la loro storia e quale sia il malanno che le ha colpite”. Alla domanda della fanciulla, esse non risposero, ma interrogarono a loro volta: “Donde siete voi, e dove siete diretti? Il giorno sta per finire e sopraggiunge la notte”.

“Noi siamo dei viandanti , rispose la fanciulla , alla ricerca di un ospizio ove pernottare”. Esse replicarono: “Venite con noi e pernottate presso di noi”.

[2] Essi le seguirono e furono introdotte in una bella casa nuova dotata di molta mobilia.

Si era nel tempo invernale, e la fanciulla, quando entrò nella camera di quelle donne, le trovò nuovamente piangenti e in lamentazioni.

C’era anche un mulo coperto di broccato con davanti del sesamo: esse lo baciavano e gli davano da mangiare. La fanciulla disse: “Com’è la faccenda di questo mulo, mie signore?”. Piangendo, esse risposero: “Il mulo che tu vedi era nostro fratello, nato dalla stessa nostra madre. Quando il destino volle che morisse il nostro padre, ci furono lasciate delle grandi sostanze; avendo noi soltanto questo fratello abbiamo cercato di farlo sposare, dopo avergli preparato un matrimonio com’è d’uso tra gli uomini.

Ma donne, invase da gelosia, lo ammaliarono senza che noi ce ne accorgessimo. [3] Così una notte, poco prima che sorgesse il sole, pur essendo chiuse le porte dei nostri edifici, abbiamo visto questo nostro fratello diventare mulo come tu stessa vedi. Noi restammo tristi, senza un padre per consolarci; in questo mondo non abbiamo tralasciato di avvicinare maghi, dotti, incantatori, ma non valsero a nulla. Ogni volta che il nostro petto è oppresso da tristezza, ci alziamo e andiamo con nostra madre, qui presente, a piangere sul sepolcro del nostro padre e, dopo, ce ne ritorniamo”.

[21, 1] Udito ciò, la fanciulla disse: “State tranquille, non piangete, è vicina la medicina per il vostro male; anzi è proprio con voi, in mezzo ai vostri edifici. Anch’io fui lebbrosa, ma appena vidi quella donna e il bambinetto che è con lei, dal nome Gesù, mi versai addosso l’acqua con la quale lei l’aveva lavato e sono guarita. So che egli può offrire un rimedio anche al vostro male. Ora, alzatevi, andate dalla mia signora Maria. Portatela a casa vostra, ditele il vostro segreto, e pregatela umilmente di avere misericordia di voi”.

[2] Udite le parole della fanciulla, le donne si affrettarono a andare dalla signora padrona Maria. La invitarono da loro e, sedute piangendo, dissero: “O signora nostra, padrona Maria, abbi pietà delle tue ancelle. Non abbiamo in famiglia una persona maggiore di noi, né un principale, né un padre o un fratello che ci protegga. Ma questo mulo che vedi, era nostro fratello ed è stato trasformato, come tu vedi, dalle arti magiche delle donne. Ti preghiamo perciò di avere misericordia di noi”.

La signora Maria allora, spiacente per la loro sorte, pose il signore Gesù sul dorso del mulo: anche lei si pose a piangere come le altre donne, e disse a Gesù Cristo: “Su, figlio mio, guarisci questo mulo con la tua straordinaria potenza e fa di lui un uomo dotato di ragione come era prima”. [3] Appena queste parole uscirono dalla bocca della signora padrona Maria, quel mulo cambiò forma e diventò un uomo: un giovanotto immune da ogni macchia. Egli, allora, con sua madre e le sorelle adorarono la signora padrona Maria e presero a baciare il fanciullo alzandolo sulla loro testa. Dicevano: “Beata tua madre, o Gesù, Salvatore del mondo. Beati gli occhi che godono della gioia del tuo volto!”.

IL VANGELO ARABO DELL’INFANZIA 1ultima modifica: 2011-01-15T16:26:40+01:00da meneziade
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