UN CUORE TI ATTENDE
(Sacro Cuore di Gesù)
Città del Vaticano, 21 Dicembre 1966
Vogliamo realizzare nel mondo la giustizia, la pace, l’unione fraterna di tutti gli uomini, dopo tante speranze e delusioni?
Solo la riscoperta dell’Amore può compiere il miracolo; intendiamo quell’Amore di cui Giovanni evangelista scrisse: « Dio è Amore! E noi abbiamo creduto all’Amore! »
(I Lettera 4, 16).
Ecco perché queste pagine ci porgono la visione del Sacro Cuore di Gesù, che il Padre ci ha donato come pegno del suo Amore.
PIA OPERA SALESIANA del S. Cuore – BOLOGNA
BOLOGNA, 10 Dicembre 1966
Figlioli diletti,
imprimetevi nella mente queste brevi pagine, offerte alla vostra riflessione da un veterano della devozione al Sacro Cuore di Gesù.
Molti coltivano l’amore della scienza, pochi la scienza dell’Amore.
Mi convinco sempre più che bisogna parlare agli uomini di Dio Salvatore.
Vi amo tutti col Cuore di Cristo!
I PARTE
ASPETTO STORICO
Nel Concilio Ecumenico Vaticano Il la Chiesa mostra il suo cuore di madre sempre pronta a dare la vita della grazia e della fede a tutti gli uomini. Questa disponibilità di carità materna la Chiesa l’attinge dalla pienezza di amore del Verbo Incarnato, suo fondatore.
GUARDERANNO A COLUI CHE HANNO TRAFITTO
Sul Calvario, dopo l’ultimo grido, Gesù aveva reclinato il capo, nell’abbandono completo della morte. Aveva dato tutto, ma non aveva ancora svelato tutto. Si avanzò uno dei soldati, e con un colpo di lancia gli aperse il petto e subito ne uscì sangue ed acqua (Gv. 19, 34).
L’Evangelista S. Giovanni contempla quel corpo trafitto, nel commosso silenzio del tramonto, e una acuta sensazione di mistero gli scende nell’anima: Ricordava le parole che Dio aveva fatto pronunciare al profeta Zaccaria:
«Effonderò uno spirito di pietà e di implorazione sopra il mio popolo!
«Guarderanno a Colui che hanno trafitto, e piangeranno su di Lui come si piange un Figlio unico; si farà per Lui amaro cordoglio quale si fa per un primogenito ! » (12, 10).
Dieci giorni dopo quel Venerdì Santo, nel fascino di Gesù risorto, Giovanni parla ancora di quel petto ferito. E questa volta la fede vi scorge orizzonti sconfinati, tanto che l’incredulo Tommaso, cadendo in ginocchio esclama: «Signore mio e Dio mio».
AI PIEDI DELLA CROCE
Tutta la tradizione cristiana sosterà ai piedi della Croce dalla quale pende Gesù col petto aperto, e cercherà di penetrare in quella sanguinante squarciatura sulla quale tanto insiste l’Apostolo.
Sarà proprio questa amorosa attenzione che guiderà le anime alla scoperta del «Cuore amante di Gesù».
Nei primi secoli della Chiesa la devozione al Sacro Cuore non è ben distinta dal culto delle sacratissime Piaghe di Gesù, e specialmente da quello tributato alla ferita del Costato. Soltanto gradualmente venne fatto oggetto di culto speciale il Cuore; come immagine dell’Amore umano e divino del Verbo Incarnato.
Pio XII nell’Enciclica sul Cuore di Gesù «Haurietis aquas» dice: «E’ nostra persuasione che il culto tributato all’amore di Dio e di Gesù Cristo verso il genere umano, attraverso il simbolo augusto del Cuore trafitto del Redentore, non sia mai stata assente dalla pietà dei fedeli, benchè abbia avuto la sua chiara manifestazione e la sua mirabile propagazione nella Chiesa in tempi da noi non molto lontani, soprattutto dopo che il Signore stesso si degnò di scegliere alcune anime predilette, alle quali svelò i secreti divini di questo culto e di essi le fece messaggere, dopo averle ricolmate di grazie speciali».
LE ANIME MISTICHE
Il desiderio di vita interiore portò anime elette a penetrare oltre la piaga del Petto di Gesù, fino a scoprire il Cuore, trafitto d’amore.
Entrate in questo «Santuario interiore», tali anime s’accorsero d’aver scoperto non una manifestazione dell’amore di Cristo, ma la sua sorgente e il suo centro.
Il Padre Andrea Tessarolo S.C.J., storico della devozione e della teologia del Sacro Cuore, afferma che, con tutta probabilità Giovanni di Ravenna, vescovo di Fècamp in Francia, morto nel 1078, fu il primo ad associare queste due idee: «Cuore ferito e Amore redentore, In modo da vedere proprio nel Cuore di Gesù il simbolo di tutto il suo Amore».
Così dopo di lui sorge uno stuolo di anime che gravitano attorno al Cuore di Gesù. Nel Medio Evo S. Bernardo di Chiaravalle, Guglielmo di Saint-Thierry, Riccardo di S. Vitore, S. Francesco d’Assisi, e più tardi S. Matilde, S. Geltrude, S. Antonio di Padova, S. Bonaventura; poi ancora il Ven. Giovanni Taulero, il B. Enrico Susone e S. Bernardino da Siena, i quali parlano del Cuore di Cristo come del rifugio, del ricovero offerto al povero cuore degli uomini.
Santa Lutgarda, S. Angela da Foligno, Margherita da Cortona, S. Caterina da Siena insistono sulle necesità di studiare il Cuore del Signore per conformare la propria vita a quella del Maestro divino.
Dal secolo XVI, la devozione al Sacro Cuore corre quale fiume sotterraneo a fecondare la spiritualità cattolica, e affiora nel Ven. Lodovico Blosio, in S. Ignazio di Loiola, S. Pietro Canisio, S. Francesco Borgia, nel Ven. Luigi da Granata, in S. Teresa d’Avila e Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, spingendoli alle vette della perfezione.
S. Francesco di Sales che ci ha lasciato alte orme in esempi immortali di vita ed in opere mirabili, fra le quali: «L’Introduzione alla vita devota» e «Il trattato dell’amore di Dio», nutriva una tenera devozione al Cuore di Cristo, cui volle consacrare l’Istituto della Visitazione che aveva fondato. Alle Figlie inculcava l’amore al Cuore di Gesù e la generosa corrispondenza alla sua immensa carità; parlava in termini che già preannunciavano il grande apostolo S. Giovanni Eudes.
L’ARALDO DEL SACRO CUORE
San Giovanni Eudes nato a Rye il 14 novembre 1601 fu davvero l’Araldo del Sacro Cuore di Gesù. «Con una lenta penetrazione, un approfondimento della sua fede, una illuminazione interiore, dice Daniel Rops, egli arriva a vedere chiaramente nel cuore di carne del Dio fatto Uomo il simbolo dell’Amore increato dell’Onnipotente per la sua Creatura».
Tutti i grandi misteri del cristianesimo: LA CREAZIONE, l’INcARNAZIONE, LA REDENZIONE li scopre nel Cuore del Cristo, persino il Mistero Eucaristico.
Con questa folgorante intuizione S. Giovanni Eudes compone un mirabile Ufficio del Sacro Cuore nel 1670; trent’anni prima aveva istituito nella sua Congregazione la festa del Cuore Purissimo di Maria.
Nel Breve ponteficio per la sua Beatificazione si legge questo altissimo riconoscimento: «Ardente di un amore singolare verso i Cuori di Gesù e di Maria, ebbe per primo, e non fu senza una speciale ispirazione divina, l’idea di un culto pubblico in loro onore. Si deve dunque considerarlo come il Padre di questo dolce culto, come il Dottore per i suoi scritti, come l’Apostolo per la sua infaticabile opera di diffusione».
Si può dire che con S. Giovanni Eudes il cuore umano compia il massimo sforzo per incontrarsi col Cuore divino; infatti la grande Epifania del Sacro Cuore ebbe luogo a Paray-le-Monial con le rivelazioni a S. Margherita Maria Alacoque, mentre il Santo si preparava a festeggiarLo in cielo.
P. Adolfo l’Arco S.D.B. (p. 52 del suo aureo lavoro « Il Sacro Cuore ti chiama per nome» ed. SEI) dice: Il Cuore di Gesù discende, mentre l’anima del Santo ascende».
LA MESSAGGERA
Fra tutti i promotori di questa nobilissima devozione viene subito dopo – scrive Pio XII – S. Margherita Maria Alacoque, poiché al suo zelo, illuminato e sostenuto da quello del suo direttore spirituale, il B. Claudio De la Colombière S.J., si deve indubbiamente se questo culto così diffuso raggiunse lo sviluppo che desta l’ammirazione dei fedeli cristiani, e rivestì le caratteristiche di «OMAGGIO D’AMORE E DI RIPARAZIONE», che lo distinguono da tutte le altre forme di pietà cristiana».
Sì, questa devozione, di carattere squisitamente teologico, come l’aveva impostata S. Giovanni Eudes, non sarebbe uscita dai «circoli limitati di alcuni Terz’Ordlni del Sacro Cuore», se poco dopo una semplice Visitandina di Paray-le-Monial; non fosse stata favorita di grazie singolari: Cristo le apparve, le parlò e ordinò a lei «abisso d’indegnità e d’ignoranza», di diffondere la fiamma della sua carità.
Il Cuore di Cristo «cinto da una corona di spine, sormontato da una croce» doveva essere esposto alla venerazione dei cristiani, come «l’ultimo sforzo del suo amore per la salvezza del mondo».
LE APPARIZIONI
Furono quattro: dal 1673 al 1675. Tutta la chiesa cattolica mediterà lungo i secoli la struggente dichiarazione di Gesù all’umile suora: «Ecco quel Cuore che ha tanto amato gli uomini ! ».
Ma non subito.
L’epoca si mostrò ostinatamente incredula a quella rivelazione.
La Veggente fu dapprima considerata come esaltata dalle sue Superiore. Padre De la Colombière, che proclamava le visioni «autentiche», fu trasferito. Padre Croiset, professore a Lione, che aveva adottato l’insegnamento della Santa, fu esonerato e mandato altrove, e il suo libro sul Sacro Cuore fu posto all’Indice.
Tanto si diffidava dei mistici e di tutto ciò che si riferiva al «puro amore».
Margherita Maria Alacoque, senza aver cessato di ripetere che Cristo l’aveva incaricata di una missione, e che il Cuore adorabile doveva regnare sul mondo, morì il 17 settembre 1690 a quarantatre anni di età, senza potere vedere il trionfo di quel culto, al quale aveva consacrato la vita.
OPPOSIZIONI
Tutti i rigoristi si erano coalizzati contro questa devozione; i Giansenisti soprattutto, perché essi conoscevano solo la giustizia di un Dio inaccessibile e volevano che le anime vivessero nel freddo timore della divina Maestà.
Le ostilità culminarono nel conciliabolo di Pistoia che voleva bandire dall’Italia e dalla Chiesa la devozione al Sacro Cuore. Pio VI intervenne, deplorando l’atteggiamento sia del vescovo, Scipione Ricci, che dei suoi seguaci (1791).
Le polemiche giansenistiche avevano ormai portato la Santa Sede da una posizione di riserbo a un atteggiamento di difesa. Arizi il 25 agosto 1856 il Papa Pio IX accolse con gioia la richiesta dell’episcopato francese di estendere la festa del Sacro Cuore alla Chiesa universale.
Con questo Decreto, da devozione privata, diventa atmosfera di vita, festa liturgica, espressione di culto, ormai definitiva.
TRIONFO DELLA NUOVA DEVOZIONE
Questa è la conclusione dei solenni interventi di Leone XIII, di Pio XI e di Pio XII.
Leone XIII dedica al grande culto l’altezza del suo ingegno, l’ardore della sua pietà.
Approva le Litanie del Sacro Cuore, sintesi incomparabile di cristologia, e promulga il 25 maggio 1899 la prima Enciclica sul Cuore di Gesù, «Annum Sacrum», con la quale annuncia al mondo la sua decisione di consacrare tutto il genere umano al Cuore di Cristo Redentore che, per diritto di nascita e di conquista, è RE non solo dei fedeli ma anche di tutti coloro che ancora non hanno la fortuna di vivere sotto il suo dolce impero di grazia.
Il Grande Pontefice, persuaso che tale consacrazione aprirebbe un era nuova alla Chiesa, chiama la devozione al Sacro Cuore:
«Vessillo di carità e di pace, pegno di sicura vittoria contro i nemici».
Mentre si destava in tutta la Chiesa e nel popolo di Dio un’ardente entusiasmo, il santo Vegliardo, volle nella sua Roma una Basilica al Sacro Cuore e ne affidò la costruzione all’apostolo dei tempi nuovi, Don Giovanni Bosco.
Il santo dei giovani, con la tenacia prodigiosa propria dei Santi, in breve tempo innalzò presso la Stazione Termini un nuovo Tempio sormontato dalla statua del Sacro Cuore, che, dall’alto benedice quanti toccano il suolo della città eterna, ove siede il rappresentante del Supremo Amore.
E i Figli sull’esempio del Padre ne diffusero e ne diffondono la devozione dedicando al Cuore di Gesù asili, scuole ed istituti; divulgandone il culto ed erigendo in Suo onore altari e santuari monumentali, come il Tempio Nazionale Espiatorio Spagnolo «TIBIDABO» in Barcellona, e il Tempio Santuario del SACRO CUORE in Bologna.
LA NOVELLA PRIMAVERA
Nel giardino della Chiesa, ecco allora un sorgere e fiorire di sodalizi, istituti e congregazioni che si fregiano del titolo del Sacro Cuore. Ne accenno alcuni:
La B. TERESA VERZERI, (1801-1852) diede avvio alla sua istituzione ponendola sotto l’egida del Cuore divino denominandola: Congregazione delle Figlie del Sacro Cuore di Gesù.
Il Ven. Mons. DANIELE COMBONI, (1831-1881) missionario in Africa prima e Vicario Apostolico poi, pone la sua Congregazione sotto la protezione del Cuore divino e volle che i suoi membri si chiamassero Figli del Sacro Cuore di Gesù.
Il Ven. LEONE GIOVANNI DEHON, (1843-1925) fondò la Congregazione dei Sacerdoti del Sacro Cuore il cui fine è la speciale devozione al Sacro Cuore di Gesù in spirito di amore e di riparazione, la diffusione di questa spiritualità riparatrice, l’apostolato missionario e sociale.
Sue queste incisive massime: «Tre sono
le vie che possono condurre a Dio:
La via del timore.
La via della speranza.
La via della carità.
Ma la via certa è quella del Cuore di Gesù».
Con animo aperto alla fiducia diceva:
«Com’è possibile che il mondo resista all’amore di Dio se i suoi ambasciatori ne saranno intimamente convinti e si lascieranno conquistare e guidare dall’amore di Gesù Cristo? Infiammati da Lui infiammeranno il mondo».
Per illuminare le menti ed educare i cuori alla conoscenza del grande mistero d’amore che racchiude il Cuore del Redentore fondò anche la rivista: «IL REGNO DEL SacRO CUORE».
Il P. MARIO VENTURINI, (1886-1957) fondava in Trento la Congregazione Sacerdotale dei Figli del Cuore di Gesù.
Dietro ispirazione del Ven. Prof. Giuseppe Toniolo, per opera di P. Agostino dr. Gemelli o.f.m. che ne fu il primo rettore, sorgeva in Milano all’ombra della basilica di S. Ambrogio (25 dicembre 1920) l’Università Cattolica del Sacro Cuore.
L’IMPULSO DEI SOMMI PONTEFICI
Pio X Santo, il Papa dell’Eucaristia, promosse la Consacrazione delle famiglie al S. Cuore, ne compose la formula, e accordò preziose indulgenze a coloro che praticano il mese di giugno.
BENEDETTO XV, Il Papa della Pace, emanò tre Documenti Pontifici per diffondere ancor più il culto del Sacro Cuore, ed elevò all’onore degli altari, canonizzandola, la B. Margherita Maria Alacoque, alla quale eresse pure un altare nella Basilica Vaticana.
Pìo XI, il Papa della Conciliazione, il 5 maggio 1926 con l’Enciclica «Miserentissimus Redemptor», si ricollega al magistero di Leone XIII, e indica i fondamenti e la finalità della devozione verso il Sacro Cuore, soprattutto insistendo sulla riparazione all’Amore offeso.
Per la festa del Sacro Cuore fece preparare i nuovi testi liturgici e vi aggiunse la formula di Riparazione, da recitarsi in tutte le chiese del mondo cattolico.
Lo stesso Pontefice (l’11 dicembre 1925) aveva istituito la Festa della Regalità di Cristo.
Pìo XII, il Pastore angelico, ha lasciato orma incancellabile nei solchi fecondi della Teologia; ci diede molti documenti circa il Sacro Cuore; il principale è la Lettera Enciclica «Haurietis aquas» del 15 maggio 1956, nella quale espone ampiamente la natura, l’oggetto e la legittimità di tale culto.
l Sac. Adolfo l’Arco S.D.B., nel suo libro citato e tanto avvincente, così definisce l’«Haurietis aquas»:
« Il Papa Angelico spicca il volo dal vertice delle conquiste passate per spaziare su nuovi orizzonti; armonizza in mirabile sintesi la verità della Sacra Scrittura, la luce della Tradizione, la bellezza della Liturgia, la magnificenza del Magistero, la sinfonia della Teologia, la nobiltà della Mistica».
GIOVANNI XXIII, il Papa buono, non tralasciava occasione d’invitare tutto il Popolo di Dio all’esercizio della vita e della pietà cristiana sotto l’egida del Sacro Cuore.
«Gesù è amore!
Che vi è di più dolce di una devozione fervida? L’amore è il substrato di ciò che Cristo ha annunciato al mondo. E’ il precetto dell’amore che distingue la rivelazione cristiana dagli insegnamenti di tutte le altre religioni.
Nell’amore è la soluzione di tutte le questioni sociali, di tutti i contrasti politici…».
PAOLO VI, il Pellegrino apostolico, oggi illumina del suo genio le vie sempre nuove e feconde dell’Amore di Cristo.
Il PARTE
ASPETTO DOGMATICO
«Il culto del S. Cuore dev’essere da tutti considerato come una nobile e degna forma di quell’autentica pietà, che oggi, soprattutto in virtù delle prescrizioni del Concilio Vaticano Il, è vivamente richiesta verso Cristo Gesù, re e centro di tutti i cuori, «capo del corpo che è la Chiesa…, il principio, il primogenito dei redivivi, affinché in tutto abbia il primato». (Col. 1, 18).
(Paolo VI, Lett. ai Sup. Gen. di Ordini, 25 maggio 1965).
SINTESI DELLA DOTTRINA
La Dottrina della Chiesa sul Sacro Cuore di Gesù si può sinteticamente esporre cosi:
1) Si onora il Cuore di carne ma in quanto unito nella natura umana di Cristo alla sua divinità.
Il fondamento teologico di questo culto è l’adorazione dell’umanità in Cristo.
In Cristo vi è una persona, quella divina del Verbo, e due nature, la divina e l’umana; l’unica e medesima adorazione, dovuta alla Persona divina, è da attribuirsi a ciò che sussiste in essa e per essa.
L’onore infatti si riferisce al tutto, cioè alla Persona, anche quando è attribuito ad una parte. Per questo motivo l’umanità di Cristo, non per se stessa, nè considerata separatamente, ma in quanto unita al Verbo divino, è degna di un vero culto di adorazione. Ciò vale per tutt’intero corpo di Gesù Cristo. Il suo Cuore, quindi, considerato unito alla Persona divina, è degno di adorazione.
2) Il Cuore di carne è considerato come naturale simbolo ed espressa immagine dell’amore del Verbo Incarnato e Redentore; simbolo che non nega la realtà del Cuore di carne, ma si fonda in esso e simultaneamente con esso viene adorato l’Amore, divino e umano, spirituale e sensibile, di Gesù.
Ogni culto ha per oggetto ultimo e completo Gesù, ma le diverse devozioni hanno un oggetto prossimo, proprio e specifico. Nel culto del Sacro Cuore, questo oggetto è il suo Cuore fisico in quanto è simbolo del suo Amore. Dunque, non il solo cuore, né il solo amore, ma il Cuore fisico quale simbolo dell’amore.
I due aspetti sono sempre uniti: amore e cuore.
3) L’oggetto di culto è il Cuore, figura concreta non solo dell’amore ma di tutta la vita di Gesù: dei suoi affetti e delle sue gioie, dei suoi dolori e dei suoi sacrifici, delle sue virtù e dei suoi meriti.
Questa devozione è superiore a tutte le altre, perché sintetizza tutta la vita di Cristo nell’amore, il quale è la causa di tutta l’Incarnazione redentrice.
4) L’amore di Cristo è considerato in quanto non corrisposto, cioè in quanto ripagato con ingratitudine.
La riparazione è una parte essenziale in questo culto: riparazione considerata non soltanto come debito di giustizia per i peccati, ma anche quale debito di amore.
5) Il Cuore di Gesù, espressione e simbolo dell’amore umano, spirituale e sensibile, e dell’amore divino di Gesù verso l’umanità, ci richiama pure l’amore infinito della SS.ma Trinità.
Nell’oggetto del culto all’adorabile Cuore di Gesù entra anche l’amore delle Persone divine verso l’umanità.
Pio XII ha voluto porre in evidenza «il nesso intimo» che intercorre tra la forma di devozione da tributarsi al Cuore del Redentore e il culto che gli uomini sono tenuti a rendere all’amore che Egli e le altre Persone della Trinità SS.ma nutrono all’intero genere umano.
Il nesso consiste in questo che l’amore di Gesù è l’amore divino, comune nelle tre Persone divine. Si può affermare che l’amore del Padre e dello Spirito Santo verso il genere umano è almeno oggetto indiretto e implicito del culto al Sacro Cuore di Gesù, per la reale identità tra amore del Verbo per noi e l’amore del Padre e dello Spirito Santo verso di noi.
S. Tommaso (5. Theol. III, q. 48, a 5) Osserva: «LA CARITÀ DELLE TRE PERSONE STA AL
PRINCIPIO E ALLE ORIGINI DEL MISTERO DELL’UMANA REDENZIONE, IN QUANTO, INFLUENDO ESSA POTENTEMENTE SULLA VOLONTÀ DI CRISTO, E RIDONDANDO QUINDI NEL SUO CUORE, GLI ISPIRÒ UN IDENTICO AMORE, CHE LO INDUSSE A DARE GENEROSAMENTE IL SUO SANGUE, AFFINCHÈ CI RISCATTASSE DALLA SERVITÙ DEL PECCATO».
E’ IL PIU’ GRANDE MISTERO D’AMORE
Cuore e amore sono sempre visti in relazione di mutua dipendenza. Il cuore richiama l’amore, e l’amore è reso sensibile e presente nel cuore.
Grande cosa è il cuore umano, perché nobile è la realtà che rappresenta e il tesoro che racchiude. Ma infinitamente maggiore è il Cuore di Gesù, «nel quale abita tutta la pienezza della divinità, ed è il Re e il Centro di tutti i cuori…».
Trascendente realtà che pensata, sentita e vissuta trasfigura, a poco a poco, la nostra esistenza, infondendole slanci generosi nelle umili, monotone ma necessarie occupazioni d’ogni giorno.
LOGICA CONCLUSIONE
Istruiti dai sacri testi e dai simboli della fede, noi possiamo col Pastore angelico, infallibile maestro, contemplare e venerare
con ogni sicurezza nel Cuore del divin Saivatore: «L’immagine eloquente della sua Carità, Il documento dell’avvenuta nostra Redenzione, la mistica scala per salire all’amplesso di Dio Salvatore Nostro».
«SI… NELLE PAROLE, NEGLI ATTI, NEGLI INSEGNAMENTI, NEI MIRACOLI E SPECIALMENTE NELLE OPERE CHE LUMINOSAMENTE TESTIMONIANO IL SUO AMORE PER NOI – COME LA ISTITUZIONE DELL’EUCARISTIA, LA SUA DOLOROSA PASSIONE E MORTE, LA DONAZIONE DELLA SUA SANTISSIMA MADRE, LA FONDAZIONE DELLA CHIESA E LA MISSIONE DELLO SPIRITO SANTO – Noì DOBBIAMO AMMIRARE ALTRETTANTE TESTIMONIANZE DEL SUO PERFETTISSIMO AMORE SENSIBILE E SPIRITUALE, UMANO E DIVINO, E MEDITARE I BATTITI DEL SUO CUORE, CON I QUALI EGLI SEMBRÒ CHE MISURASSE GLI ATTIMI DI TEMPO DEL
SUO PELLEGRINAGGIO TERRENO, FINO AL SUPREMO ISTANTE IN CUI CHINÒ IL CAPO E RESE LO SPIRITO».
Fu allora che il palpito del suo Cuore si arrestò, come sospeso fino all’istante della Resurrezione gloriosa. Unitasi nuovamente l’anima del Redentore al suo corpo glorificato, il Cuore riprese il suo battito regolare, e da quell’istante non ha cessato, nè cesserà di manifestare con ritmo calmo ed imperturbabile quell’amore che vincola il Figlio al Padre celeste e all’intera comunità ecclesiale, di cui è il mistico Capo.
TEOLOGIA E PIETA’
Illuminati dalla Dottrina della Chiesa, ascoltiamo ora S. Paolo, quando con sublime accento implora per i fedeli di Efeso» quella conoscenza della carità di Cristo che supera qualunque scienza». (Efes. 3, 19).
Non esiste intelletto creato che sia capace di comprendere, di penetrare ed esaurire, «l’immensità di un Amore trascendente», come non vi è cristiano che possa disinteressarsi di «una cognizione che gli è indispensabile», nella misura delle possibilità umane, avvalorate dal Lume divino, per essere messo a parte di tutti i doni di Dio nella presente vita e nella futura.
Ora la devozione al Cuore di Gesù, bene intesa e bene vissuta, ci aiuta proprio in questo, perché è: LA NOSTRA ATTENZIONE, LA NOSTRA ACCETTAZIONE, LA NOSTRA RISPOSTA ALL’AMORE DI GESÙ PER NOI… ci fa entrare nelle regioni luminose «della scienza della Carità» di cui il Cuore di Gesù condensa tutti i tesori; ci aiuta ad accogliere e far vivere nei nostri cuori Cristo, mediante una fede sempre più chiara e operante.
Quando sotto le irradiazioni del Cuore divino, noi ci sentiamo bene stabiliti e saldi nella carità, le ragioni del mistero ci vengono svelate, e l’abisso dell’Amore apparisce nelle sue sconfinate dimensioni di larghezza e di lunghezza, di altezza e di profondità.
Nell’istante in cui il nostro cuore viene investito della fiamma del Divino amore, la volontà riprende forza e sorge il desiderio di corrispondere all’Amore mediante la Consacrazione, la Riparazione, l’Apostolato.
CONSACRAZIONE
All’amore infinito del Sacro Cuore, la risposta più adeguata ed espressiva è la Consacrazione.
Consacrare vuoi dire rendere sacra una cosa o una persona a Dio, adoperandola completamente ed esclusivamente per Lui.
Noi, in certo modo, siamo già sacri, perché siamo di Dio e gli apparteniamo per creazione, conservazione, redenzione e destinazione finale.
Ma per le conseguenze che il peccato ha portato e porta in noi, per la contaminazione a cui siamo esposti con i sensi, spesso per audace e perversa ribellione, noi ci sottraiamo al dominio di Dio e profaniamo la nostra appartenenza sacra a Lui.
La Consacrazione ci aiuta a superare questi ostacoli, a ripristinare questa proprietà divina.
COME COMPRENDERE IL SUO VALORE
Per comprendere bene il valore e la bellezza della nostra Consacrazione, è necessario vederla nella luce dell’offerta e della Consacrazione che avviene nella Santa Messa.
La nostra Consacrazione al Sacro Cuore di Gesù, come la Consacrazione del pane e del vino nella Santa Messa, è opera nostra in quanto è offerta, ed è opera di Dio in quanto è accettata e gradita. Noi possiamo offrirci, ma la nostra Consacrazione non si realizza che all’atto in cui Dio accetta la nostra offerta.
E’ in questa accettazione divina, che la nostra offerta diviene degna di Dio, perché, assumendo questa offerta, Egli la trasferisce in sua proprietà, la impreziosisce con i meriti infiniti del suo sacrificio, la trasforma rendendola degna di Lui.
E’ come l’olocausto dell’Antica alleanza; la vittima sacrificata veniva collocata sull’altare perché il fuoco la consumasse. Così noi ci poniamo nel Cuore di Gesù per essere compenetrati e consumati dal suo fuoco divino, in modo che viva in noi il suo medesimo spirito e tutta la nostra vita sia come la sua: un dono, una offerta d’amore.
MERITI
Uno dei meriti e dei frutti più cospicui della devozione al Sacro Cuore è precisamente di aver diffusa l’idea e la pratica della Consacrazione.
Moltissime anime si sono consacrate e trovarono la via certa e rapida del fervore e della perfezione.
Altre anime avrebbero potuto farlo; si arrestarono timorose, quasi spaventate dalle rinunce che immaginavano di doversi imporre, e dalle sofferenze straordinarie che credevano di doversi attendere dal Signore.
Esse confondevano la Consacrazione «col voto di vittima» e pensavano alla vita straordinaria di alcuni Santi.
IDEE CHIARE
La Consacrazione è un impegno serio, molto serio, ma non impossibile, e nemmeno difficile. Nella sua sostanza, esso rientra nelle esigenze dell’autentica vita cristiana.
Gesù ha detto: «Chi vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e ml segna». (Mc. 8, 34).
Il Signore non si accontenta di parole, di formule; Egli vuole degli atti che impegnino tutto il nostro essere e la vita intera, poiché non ci ha amati a parole, ma con i fatti.
E’ quindi naturale che domandi dei sacrifici alla nostra pigrizia, delle rinuncie al nostro ripetuto tentativo di sottrarci al suo dominio, alla nostra sconcertante facilità di profanare in noi e negli altri l’eccelsa dignità di figli di Dio.
Se la nostra Consacrazione scaturisce veramente dalla nostra capacità e dal proposito di amare Dio, la vita cristiana diventa più coerente e più facile; non è un peso, ma dà le ali all’anima.
Nessuno timore, nè spavento deve trattenerci dal fare seriamente la Consacrazione all’adorabile Cuore di Gesù. Al contrario dovremmo sentirci incoraggiati e sollecitati a farla dalla prospettiva di tutto il bene che produce e di tutta la gioia che porta alla nostra vita.
FECONDA LA NOSTRA VITA CRISTIANA
E’ delizioso meditare i salutari effetti che la Consacrazione produce nelle anime e la soddisfazione che dà al Sacro Cuore.
Essa tende veramente a realizzare il desiderio ardente di Gesù: «Rimanete nel mio Amore». (Gv. 15, 9) e a tradurre in atto il suo comandamento: «Siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro che è nel cieli». (Mt. 5, 48).
Nel suo carattere religioso e ascetico, P. Paolo Moro S.C.J. la considera «Come una rinnovazione battesimale» in quanto ridesta la nostra Fede, la nostra Speranza, la nostra Carità, apertamente professata e gioiosamente vissuta; «Come un’applicazione della Cresima» nella sua presa di posizione, cosciente e generosa, di fronte alle nostre responsabilità sociali nel Corpo Mistico; «Come un complemento dell’Eucaristia», che è il dono di Dio all’uomo, ed essa è il dono dell’uomo a Dio; nella S. Comunione è Dio che viene a noi, nella Consacrazione siamo noi che ritorniamo a Dio in una unione intera e profonda; «Come un preludio all’ultima Unzione», perché prepara alla suprema offerta l’anima, anticipa il testamento spirituale, garantisce una santa morte, secondo le promesse del suo Cuore.
ORGANICITA’ DI ATTI
Per la sua importanza e per le sue conseguenze, la Consacrazione al Cuore di Gesù deve essere un atto:
«Preparato e maturato, nella sua piena comprensione;
«Inteso come vero dono dl noi stessi al Sacro Cuore;
«Vissuto in una dipendenza d’amore e in una uniformità dl pensiero, dl affetti, dl volontà» (P. Paolo Moro S.C.J.).
E’ bene, per questo atto, scegliere un giorno solenne, o un Primo Venerdì del mese, premettendovi una novena o almeno un triduo di meditazioni e di preghiere. Giunto il giorno stabilito, dopo la Santa Comunione, si fa la Consacrazione con una formula composta da se stessi o copiata di propria mano. Potrà servire questa, semplice e completa, composta e recitata da S. Margherita Maria Alacoque:
«Io… dono e consacro al Sacro Cuore dl Gesù la mia persona, la mia vita, le mie azioni, pene e sofferenze, per non più servirmi di alcuna parte del mio essere se non per amarLo, onorarLo e glorificarLo.
«E mia volontà irrevocabile dl essere tutta sua e di fare tutto per amor suo, rinunciando con tutto il cuore a quanto «potrebbe recarGli dispiacere».
La Consacrazione perché diventi un nuo vo modo di vivere, con una spiritualità ad alta tensione, conviene rinnovarla spesso.
REALIZZAZIONE FECONDA
Il modo più pratico per compiere e vivere la Consacrazione è quello proposto dall’Apostolato della Preghiera, che consiste nel fare ogni mattino l’offerta della giornata al Cuore di Gesù, secondo le intenzioni per le quali Egli s’immola continuamente sui nostri altari; oltre a dare valore apostolico a tutta la nostra vita, esso attua in forma facile e semplice il programma della Consacrazione, che costituisce la parte più importante della vera devozione al Sacro Cuore di Gesù.
La Consacrazione di cui parliamo, si estende anche alle famiglie, alle istituzioni e al mondo intero, quale protesta contro l’empietà.
AMORE CHE RIPARA
Al dovere della Consacrazione, in cui primeggia l’intento di ricambiare l’amore di Dio, se ne aggiunge un’altro: quello di risarcire qualsiasi oltraggio allo stesso Amore increato, sia per dimenticanza, sia per trascuratezza, sia per malizia. Questo dovere è chiamato comunemente col nome di: Riparazione.
Pio XI nella sua celebre Enciclica «Miserentissimus Redemptor», tratta esplicitamente e profondamente della Riparazione e dice che un duplice motivo ci spinge a riparare: motivo di Giustizia: affinché l’offesa fatta a Dio con i nostri peccati sia espiata e l’ordine da essa turbato sia ristabilito con la penitenza; motivo di amore, per soffrire insieme a Cristo paziente e saziato di obbrobrii.
Il peccato non è solo violazione della Legge Santa del Signore, ma ingiuria diretta e personale a Dio stesso; è disprezzo del suo amore.
IL PECCATO
Il peccato sia originale sia quello attuale, ha una certa infinità, perché offesa della Maestà divina e rovina del piano perfetto della creazione e della elevazione soprannaturale; per questo non poteva avere adeguata riparazione da nessuna persona creata. Solo un Uomo-Dio la poteva dare. E Gesù Cristo, Uomo-Dio, venne in mezzo a noi, si unì alla nostra umanità, si caricò dei nostri peccati, Lui innocentissimo, e compì la nostra Redenzione con una Riparazione sovrabbondante.
Se è mirabile il fatto della nostra riabilitazione, è ammirevole anche il modo con cui Dio ci riabilita.
Iddio non ci vuole estranei all’opera della nostra riconciliazione, ognuno deve cooperare alla propria ed altrui salvezza.
Sul Calvario, a nome di tutti e per tutti, Gesù offre il suo sacrificio di riparazione in-finita, nel quale Sacerdote e Vittima principale è sempre Lui, Gesù; ma non è Gesù solo, staccato dall’umanità, bensi il Cristo fatto peccato per la nostra salute, come dice
S. Paolo (Il Cor. 5, 21), cioè il Cristo innocente e noi peccatori, Egli il Capo e noi le membra; così sull’altare, con Lui!
RIPARAZIONE
Gli uomini, caduti per loro colpa e redenti senza alcun merito, guardando a Gesù, possono affermare: L’opera della nostra riparazione è un fatto ormai compiuto sulla Croce, per opera di Colui che, divenuto no stro fratello, offrendo se stesso, presenta in olocausto di propiziazione tutta l’umanità al Padre.
Questo è il primo atto del dramma della nostra riabilitazione, la così detta Redenzione «oggettiva».
Come diverrà ora «Redenzione soggettiva», cioè applicata alle singole anime?
La Riparazione compiuta da Gesù Cristo,
di per sé ha dato all’uomo «il diritto e la facile possibilità di appropriarsene i salutari effetti davanti al Padre: il diritto, la potestà di divenire figli di Dio».
Occorre che diventi nostra.
Ognuno di noi deve stabilire un «contatto personale» con Cristo e l’opera sua: come
fra il tralcio e la vite.
Dobbiamo divenire «Cristo», sacrificatori e vittime come Lui e con Lui, partecipando alla sua funzione sacerdotale e sacrificale.
Cristo ci ha meritato la Redenzione divenendo qualche cosa di noi, così noi dobbiamo applicarci questa riparazione, cioè redimerci, divenendo qualche cosa di Lui, incorporandoci in Lui, per mezzo della fede e dei sacramenti.
La Riparazione ci apre un immenso panorama, in cui vediamo potenziata e sublimata la nostra vita, il nostro amore, il nostro dolore.
MOTIVI DI GIUSTIZIA E DI AMORE
Oltre alla Riparazione la devozione al Sacro Cuore ha funzione Consolatrice. Pio XI nella Enciclica citata dice: «Il fatto che Gesù domanda la consolazione invece d’im porla, non toglie niente alla sua obbligatorietà. Non vuole Egli forse anche il nostro amore? Eppure, nulla di più doveroso: è il massimo dei comandamenti. Allo stesso modo possiamo armonizzare l’apparente contrasto fra l’obbligo universale della Riparazione e di Consolazione, e il suo carattere di eccezione. Questa è proposta a tutti, ma non è di tutti. Però tutti possono e devono consolare Gesù, come ognuno può e deve tendere all’amore perfetto di Dio: la santità».
Le sofferenze che i devoti del Cuore di Gesù possono alleviare sono:
1) Le sofferenze del passato: LA PASSIONE.
2) Le sofferenze del presente: LA PASSINE DEL CORPO MISTICO.
1) Consolare Gesù per le sofferenze Indicibili della Passione… Ma Gesù, glorioso in cielo, può soffrire? E come possiamo noi consolare sofferenze di un passato lontano?
Pio XI risponde: «L’amore indietreggia nel tempo e considera presente quello che già fu, cioè i dolori di Gesù, mentre li pativa per questi nostri peccati attuali che Egli vedeva presenti e che oppressero il suo Cuore nel Giardino degli Ulivi».
2) Consolare Gesù per le sofferenze del presente.
«Il Cristo sarà in agonia sino alla fine del mondo», scrisse il Pascal, intendendo il Cristo mistico, cioè la Chiesa.
Pio XI a prosiposito dice: «La Passione espiatrice di Gesù si rinnova e, in certo qual modo, si completa nel suo Corpo Mistico; con pieno diritto dunque, Cristo ancora sofferente desidera averci compagni della sua espiazione. Anzi il desiderio di Lui deve essere per noi un dovere inseparabile, quali Sue membra».
CONSOLANTE MOVIMENTO
Per descrivere questa nostra età, possiamo ricorrere al detto dell’Apostolo Paolo: «Dove abbondò il delitto, sovrabbondò la grazia!» (Romani 5, 20).
Pio XI nella citata Enciclica ci offre un sottile ragguaglio: «Cresciuta di molto la perversità degli uomini, meravigliosamente va pure aumentando, per favore dello Spirito Santo, il numero dei fedeli, che con animo volenteroso si sforzano di dare soddisfazione al divin Cuore per tutte le ingiurie recateGli, anzi non temono di offrire se stessi a Cristo come vittime».
Il Papa della Riparazione indica alcuni mezzi di penitenza e di riparazione, oltre le pratiche ormai classiche della devozione al Sacro Cuore – Primo Venerdì del mese,
Ora Santa, Comunione e Messa riparatrice – ed esorta i fedeli ad astenersi dagli spettacoli, dai divertimenti anche leciti; le persone agiate facciano in ispirito di austerità cristiana qualche riduzione volontaria sul tenore di vita e diano in elemosina il frutto della loro mortificazione, perché tale carità è un eccellente mezzo per soddisfare la giustizia divina e di attirare misericordia.
I poveri e tutti coloro che sono duramente provati offrano con ugual spirito di penitenza, con maggior rassegnazione, le privazioni che impongono le difficoltà dei tempi e la loro condizione sociale.
Con una generosità più grande ancora, si elevino fino alla sublimità della Croce, e ricordino che, se il lavoro è uno dei valori più propiziatori e meritori di questa vita, è stato soltanto il sacrificio di Gesù Cristo che ha salvato l’uomo.
III PARTE
ASPETTO ASCETICO
«E assolutamente necessario che i fedeli rendano l’omaggio del culto con pratiche di pietà private e pubblici ossequi al quel Cuore dalla cui pienezza tutti abbiamo ricevuto, e da Lui apprendano la maniera perfetta di ordinare la loro vita, affinchè questa risponda pienamente alle esigenze dei nostri tempi».
(Paolo VI, Lett. ai Sup. Gen. di Ordini, 25 maggio 1965).
PRINCIPALI PRATICHE DELLA DEVOZIONE
1) La festa del Sacratissimo Cuore, che di anno in anno ci raduna ai piedi del tabernacolo per riparare tutti i sacrilegi e tutte le colpe;
2) La Messa e Comunione Riparatrice, nelle quali, strettamente uniti a Gesù, possiamo offrire a Dio lo stesso Grande Riparatore;
3) L’Ora Santa, che ci fa provare le mortali tristezze del Cuore di Gesù oppresso dalla visione dei peccati e dei dolori che doveva subire per espiarli;
4) L’Adorazione Eucaristica, fervido colloquio con Gesù, prigioniero d’amore nei nostri tabernacoli;
5) Il Primo Venerdì dì ogni mese, che ravviva la nostra pietà riparatrice;
6) Il Mese di Giugno: dal Cuore di Maria a quello di Gesù;
7) L’immagine del Sacro Cuore, collocata in posto d’onore nella famiglia;
8) La Consacrazione al Sacro Cuore delle persone, delle parrocchie, delle nazioni, del genere umano;
9) L’Apostolato della Preghiera, che converte in supplicazione riparatrice tutta la vita.
ILLUSTRAZIONI DELLE MAGGIORI PRATICHE
La festa del Sacro Cuore è sorta dalla volontà esplicita di Gesù, apparso a S. Maria Margherita Alacoque col Cuore fiammante d’amore, ripagato con ingratitudine dai peccatori e con indifferenza dai fedeli.
Egli domandò un giorno speciale dedicato a ricordare il suo immenso amore oltraggiato, a cui offrire riparazione con una Comunione e un’Ammenda onorevole. Gesù stesso nel chiederla, ne ha determinato la data, l’importanza ed il significato.
Per capirlo bisogna considerare il posto
eminente che la festa del Sacro Cuore tiene nell’anno liturgico.
Gesù ha chiesto pure che venisse consacrato al suo Cuore il Venerdì dopo l’ottava del Corpus Domini. Cosi venne istituita la solennità che è coronamento di tutte le feste che celebrano il mistero cristiano.
La Comunione Riparatrice vuole l’unione allamore. L’unione dell’amore di Gesù e del nostro si realizza nella Comunione. Essa è il soave abbraccio che Gesù dà all’anima e che essa restituisce a Gesù. Per questo Egli l’ha chiesta insistentemente a S. Margherita Maria; l’ha chiesta per la festa consacrata al suo Cuore, per i Primi Venerdì del mese, che dovrebbero essere come delle rinnovate feste mensili del Sacro Cuore.
Gli anni in cui visse la Santa videro l’empio zelo dei giansenisti, che con pretesti di falsa pietà allontanavano le anime dalla Comunione Eucaristica.
Gesù se ne lamentò profondamente con S. Margherita Maria e durante l’esposizione del SS.mo Sacramento, manifestandole il suo amabilissimo Cuore, le disse: «Ti chiedo di supplire, per quanto sta in te, alla ingratitudine degli uomini, che, quanto maggiori benefici ricevano da me, tanto più si dimostrano freddi e mi respingono. Sii attenta alla mia voce e a quanto ti chiedo per disporti ad attuare i miei disegni: Anzitutto mi riceverai nel SS. mo Sacramento Eucaristico quante più volte lo permette l’ubbidienza, per quanto tu venga umiliata e mortificata… ».
La Santa accolse l’invito divino, non solo ma si sforzò di fare spesso la 5. Comunione, raccomandandola agli altri.
“Beate le anime, diceva, che si comunicano spesso; esse offrono al Cuore divino il piacere che Egli brama. Gesù non si lascia mai vincere in generosità, apre tutti i tesori del suo amore a quelli che così lo consolano”.
Gesù, inoltre, le domandò una speciale intenzione di riparazione: «Ti ordino di far la Comunione al Primo Venerdì del mese, per soddisfare, per mezzo dei meriti del mio Cuore, alla Divina giustizia, offrendo-mi all’Eterno Padre in riparazione delle colpe che si commettano».
Un venerdì, dopo la S. Comunione ebbe a dirle:
“ieni, o figliola, nel mio Cuore che ti ho mostrato, e ripara col tuo ardore tutte le ingiurie che ho ricevuto da tanti cuori tiepidi e Ingrati che mi disonorano e mi disconoscono nel SS.mo Sacramento”.
DIFFERENZE E COICIDENZE CON IL CULTO DEL SS. SACRAMENTO
C’è una distinzione tra il culto verso il Sacro Cuore e il culto del SS.mo Sacramento ell’Eucaristia; distinzione nell’oggetto, nel motivo e nel fine.
L’oggetto materiale prossimo nel culto dell’Eucaristia è il Corpo di Gesù, vivente sotto le specie eucaristiche. Nel culto del Sacro Cuore invece l’oggetto materiale prossimo è il Cuore di Cristo in quanto simbolo di amore.
Motivo del primo è la dignità del Corpo reale di Gesu, unito ipostaticamente al Verbo; motivo secondo è l’amore di Gesù incorrisposto. Fine del culto al SS.mo Sacramento è l’adorazione e la gratitudine verso Gesù; nel culto del Sacro Cuore il fine èl’Amore e la Riparazione.
Se ci sono queste differenze, vi sono pure delle felici coincidenze « Tutti e due, dice Pio XII, pongono davanti agli occhi un medesimo Signore infinitamente amante:
l’una onorando il suo amore sotto il simbolo naturale del suo Cuore, l’altra adorando quel Cuore e quel Sangue dove questo amore si dà interamente. Tutte e due godono il privilegio di far vibrare le fibre più sensibili dell’anima, di esaltare i medesimi sentimenti, muovendo da una stessa identica carità».
LA COMUNIONE SPIRITUALE
«Provo tanta gioia quando un’anima mi desidera». Sono parole di nostro Signore, che manifestano il suo gradimento per la Comunione Spirituale che consiste in un ardente desiderio di ricevere Gesù e supplisce alla Comunione sacramentale quando ne siamo impediti.
Possiamo farla molte volte al giorno, in ogni luogo, in qualunque situazione. S. Margherita Maria Alacoque la praticò con fervore e la raccomandò come omaggio desiderato e richiesto dal Sacro Cuore.
Alle Novizie del suo convento, quando fu loro maestra diceva: «Dovete fare tante e tante Comunioni di desiderio per fare ammenda al Cuore di Gesù e chiederGli perdono di tutte le Comunioni fatte male da noi e dai cattivi cristiani».
Il 16 maggio 1690 così scriveva la Santa al rev Padre Croiset: «Offrirei per voi tutte le Comunioni, ma qui ci si comunica solo due volte la settimana ed i Primi Venerdì del mese. Non posso fare altro secondo le sue intenzioni, perché fuori di quei giorni mi comunico solamente per mezzo dell’amore e del desiderio, e con questo anelito e con questo mezzo Egli si unisce a .me, ~n modo incomprensibile».
LA S. MESSA IN ONORE DEL S. CUORE
Il Sacrificio della Santa Messa è dono infinito del Cuore di Gesù ed insieme il sommo e perfetto atto di Culto.
Nella S. Messa noi siamo effettivamente sacerdoti e vittime con Gesù.
S. Margherita Maria ripetutamente affermava: «Il Cuore divino vuole che si celebri la 5. Messa in suo onore, specialmente in riparazione delle offese che riceve nel Sacramento dell’Eucaristia».
Il 17 gennaio 1688 scriveva alla Madre
D. Saumaise: «Come era vostro desiderio, mi sono rivolta al Sacro Cuore per… La mia domanda al principio mi parve respinta, ma alla fine sentii queste parole:
«TI PROMETTO CHE NON RITRARRÒ MAI LA MIA MISERICORDIA DALLA SUA ANIMA, SE EGLI CORRISPONDERÀ ALLA GRAZIA; SI RIVOLGA AL MIO CUORE E IN OGNI PRIMO VENERDÌ DEL MESE FACCIA CELEBRARE O ASCOLTI UNA MESSA PER METTERSI SOTTO LA MIA PROTEZIONE».
L’ORA SANTA
L’Ora Santa è una praticà caratteristica del culto del Sacro Cuore; Gesù stesso la suggerì nella terza apparizione a S. Margherita Maria, e ne dettò le modalità:
«Tutte le notti dal giovedì al venerdì ti farò partecipe della tristezza mortale che io provai nel Giardino degli Ulivi… per unirti a me nell’umile orazione che presentai allora al Padre mio; ti leverai tra le undici e la mezzanotte e starai prostrata in adorazione per un’ora con me, chiedendo misericordia per i peccatori, per addolcire l’amarezza che sentivo per l’abbandono degli Apostoli…».
Chi non potesse farla di notte e per un’ora intera, vi supplisca in altra ora o per un tempo più breve. Quello che più conta in questa pratica, è il suo spirito proprio, cioè un’ora di intimità con l’Agonizzante divino, rivivendo l’ansietà del suo animo in quel Giardino di strazi, l’angoscia per la morte di croce, l’orrore e la ripugnanza dei peccatori, la delusione per la indifferenza dei buoni e la misconoscenza dei cattivi, il desiderio vivo di salvare i fratelli e lo zelo ardente di glorificare il Padre.
La Santa discepola del Sacro Cuore assicura che coloro che faranno Ora Santa riceveranno grandi grazie dal Signore; essa infatti ottenne speciali favori proprio durante quell’Ora di intimità con Gesù Agonizzante.
LA PRATICA DEL PRIMO VENERDI’
Questa pratica è nota a tutti i buoni cristiani. E’ nata dalla GRANDE PROMESSA fatta dal Sacro Cuore di concedere a tutti quelli che si comunicheranno, per nove mesi consecutivi, la grazia della penitenza finale, la salvezza della propria anima.
Questa pratica è diffusa in tutto il mondo, trasformando ogni Primo Venerdì del mese in una «piccola Pasqua».
ANIME ZELANTI
Dopo l’attività dei precursori e dei fondatori, sorsero molte associazioni che si specificano e si differenziano per fini particolari e per pratiche a cui di preferenza si orientano nella devozione al Sacro Cuore.
Merita rilievo l’Apostolato della Preghiera. Questa associazione, ideata dal Padre Saverio Gautrelt S J. il 13 dicembre 1844, ebbe il primo nucleo tra gli aspiranti al sacerdozio.
Gli Statuti della nuova associazione dicevano:
«L’amore e la devozione al Sacro Cuore sono distintivi comuni a tutti gli iscritti, poichè, sebbene la devozione al Cuore di Gesù non costituisca il fine dell’Apostolato della Preghiera, ne è però il coefficiente diretto perché muove i singoli iscritti a darsi con maggior ardore alla pratica dell’orazione, rende più efficace la preghiera fatta in unione con questo Cuore divino, e perché ha lo stesso scopo dell’Apostolato, cioè promuovere la gloria di Dio».
Questo Apostolato, pervaso dallo spirito della devozione al Sacro Cuore, ha fatto suo il messaggio affidato a S. Margherita.
IV PARTE
ASPETTO MISTICO
«Essendo il SS. Cuore di Gesù, fornace ardente di carità, simbolo ed espressiva immagine di quell’eterno amore col quale «Dio ha tanto amato gli uomini…» (Gv. 3, 16) il culto del S. Cuore contribuisce a far sì che le ricchezze dell’amore divino siano profondamente meditate e comprese perché i fedeli ne possano trarre forze sempre più vigorose per conformare decisamente la propria vita al Vangelo».
(Paolo VI Lett. Ap. «Investigabiles divitias Christi»)
LE SOLENNI PROMESSE DEL SACRO CUORE
1) Darò ai miei devoti tutte le grazie necessarie al loro stato.
2) Metterò e conserverò la pace nelle loro famiglie.
3) Li consolerò in tutte le loro pene.
4) Sarò loro rifugio in vita e particolarmente in morte.
5) Spargerò le più abbondanti benedizioni sopra tutte le loro imprese.
6) I peccatori troveranno nel mio Cuore la sorgente e l’oceano della misericordia.
7) Le anime tiepide diventeranno fervorose.
8) Le anime fervorose saliranno presto a grande perfezione.
9) Benedirò i luoghi dove sarà esposta e venerata l’immagine del mio Cuore.
10) Ai sacerdoti darò il dono di commuovere i cuori più induriti.
11) Le persone che propagheranno questa mia devozione avranno il loro nome scritto nel mio Cuore e non ne sarà cancellato.
12) A tutti quelli che per nove mesi consecutivi sì comunicheranno il Primo Venerdì di ogni mese, lo prometto, nell’infinita misericordia del mio Cuore, la Grazia della penitenza finale; essi non morranno in mia disgrazia, ma riceveranno iSacramenti, perché il mio Cuore sarà loro asilo sicuro in quel momento estremo».
«Queste Promesse sono una rivelazione dell’amore di Gesù e hanno lo scopo di guidare le menti a conoscere intimamente Cristo e di indurre i cuori ad amarLo ardentemente e generosamente imitarLo». (P. Gautrelt S.J.).
Nella lettera 141 che S. Margherita Maria Alacoque indirizzò al suo Direttore Spirituale, le Promesse vengono distinte in tre classi: ai semplici fedeli, alle anime religiose e ai zelatori della devozione del Sacro Cuore.
SPIEGAZIONE DELLE PROMESSE
Con la I: «Darò al miei devoti tutte le grazie necessarie al loro stato» Gesù ci assicura della sua infinita munificenza (tutte le grazie) per compiere esattamente il dovere nostro in ogni momento, secondo la nostra vocazione speciale.
La Il, la III, la IV e la V sono le Promesse per la vita terrena; considerate nel loro insieme danno l’immagine di una vita tranquilla e felice, vigilata e benedetta da una particolare predilezione del Cielo. Certo non mancheranno le prove; ma «Dio non turba mai le gioie dei suoi figli se non per prepararne una più certa e più grande». «Gesù, diceva la Santa, ci dà il suo Amore, che vale più di tutti gli altri doni».
La VI, la VII e la VIII sono Promesse per la vita spirituale e «costituiscono, afferma. P. E. Agostini, il gruppo centrale, il più importante è il più consolante, perché mirano al bene supremo della vita nostra».
Gesù incoraggia chi esita, risolleva chi cade, dà lo slancio ai buoni, apre ai fervorosi gli orizzonti delle più ardite ascensioni dello spirito. La IX Promessa è essenzialmente sociale, e P. Paolo Moro ne dà la seguente interpretazione. «Gesù vuole l’esposizione del suo adorabile Cuore, perché essa parla efficacemente a tutto l’uomo, attira lo sguardo fissandolo su di una immagine eloquente ed espressiva, ridesta nella memoria il ricordo di tante promesse e di tanta bontà, spinge la volontà a ricambiare l’amore con una vita più cristiana.
Questa IX Promessa ha inoltre lo scopo di promuovere quel pubblico tributo di onore al quale Gesù ha diritto come Redentore dell’umanità, e quindi di riparare tutti gli atti con i quali è violato questo diritto.
Le condizioni per assicurarsi tale benedizione sono due:
1) Esporre l’immagine in luogo pubblico. Questo atto è importante, perché significa:
A) Aperta professione di fede contro il dilagante ateismo e contro il rispetto umano;
B) Condanna implicita di chi profanasse quei luoghi con peccati.
C) Tacito invito ad innalzare lo sguardo a «QUEL CUORE CHE HA TANTO AMATO GLI UOMINI…».
2) Venerare e onorare l’immagine. Il culto reso all’immagine è relativo, cioè l’atto di adorazione passa dall’immagine sensibile alla persona del Verbo, raffigurato nel simbolo della sua realtà più profonda: L’AMORE.
La X e la XI Promessa costituiscono un energico richiamo all’apostolato, a prendere il proprio posto e assumere la propria responsabilità di fronte alla Chiesa e alla società.
I Sacerdoti sull’altare, nel confessionale, sul pulpito, in patria e in terra di missione, ovunque sono strumenti della grazia, gli ambasciatori del perdono, i mediatori tra cielo e terra. Con loro, chiunque può esserlo; con la parola, con l’esempio, con la preghiera e col sacrificio; tutti possiamo essere banditori del Vangelo, messaggeri del S. Cuore.
Oggetto delle Promesse fin’ora sono stati tutti quelli che si sarebbero rivolti al Sacro Cuore: sacerdoti, religiosi, buoni fedeli e persino i peccatori. Ma ricolmare di grazie un peccatore ribelle e ostinato, sia pur per mezzo di anime sante, è come voler illuminare chi tiene ostinatamente gli occhi chiusi.
Il Cuore di Gesù si rivolge anche a questi, che sono i più infelici, i più esposti alla rovina eterna, e lo fa tramite i suoi ministri, ai quali dona quella virtù che vince ogni resistenza.
La XI Promessa è un atto generoso di gratitudine divina. Gesù si sente quasi debitore verso i suoi zelatori e la sua regale bontà trascende ogni merito umano.
Finalmente, la XII Promessa: è la più commovente: per le parole solenni ed affermative usate da Gesù; per la universalità che abbraccia tutte le anime; per la facilità che la rende possibile ad ogni ceto di persone; per la grazia Immensa che assicura: «LA SALVEZZA ETERNA».
La perseveranza finale è il problema dei problemi. Per essa hanno trepidato i Santi:
«Con timore e tremore operate la vostra salute», dice S. Pietro; e S. Paolo: «Chi sta in piedi cerchi dì non cadere» – «Castigo il mio corpo e lo riduco in servitù, affinché dopo aver predicato agli altri, non abbia a diventare reprobo io stesso» (1 Corinti 10, 27).
V PARTE
ASPETTO MARIOLOGICO
«La Madre di Gesù, come in cielo, glorificata ormai nel corpo e nell’anima, è immagine e inizio della Chiesa che dovrà avere il suo compimento nell’età futura, così sulla terra brilla ora innanzi al peregrinante Popolo di Dio quale segno di sicura speranza e di consolazione….». (Lumen Gentium cap. V).
IL CUORE IMMACOLATO DI MARIA
Dopo di aver contemplato l’immenso amore del Cuore Sacratissimo di Gesù Redentore, viene spontaneo il desiderio di dare uno sguardo al Cuore Immacolato di Maria Santissima che, come dice Dante, è: «LA FACCIA CHE A CRISTO PIÙ SI ASSOMIGLIA».
La Sacra Congregazione dei Riti, nel Decreto con cui estese a tutta la Chiesa la festa del Cuore Immacolato di Maria, dice: «Con questo culto la Chiesa rende al Cuore Immacolato di Maria l’onore che Le è dovuto, dato che, sotto il simbolo del cuore, essa venera la sua eminente santità e, specialmente, il suo ardente amore per Iddio, per Il Figlio Gesù, e Il suo amore materno per gli uomini, redentì dal Sangue Preziosissimo dì un Dio».
Il nostro culto non si ferma al cuore, ma va alla persona amata della Figlia primogenita del Padre, alla Sposa fedele dello Spirito Santo, alla Madre del Verbo Incarnato e alla Madre di tutti i redenti dal Sangue di Cristo, che è il sangue suo.
E poiché il cuore è il simbolo dell’amore
non soltanto, ma anche dei sentimenti, delle intenzioni, delle virtù di una persona, la devozione al Cuore Immacolato di Maria onora tutta la sua persona, la sua intima vita di Immacolata, di Piena dl Grazia, di Madre di Dio, di Corredentrice.
Mostrandoci il suo Cuore, come fece a Fatima, Maria chiede che onoriamo i grandi tesori che esso rappresenta e, come volesse con quel simbolo dare unità ai suoi eccelsi privilegi, alle sue grandezze e virtù, ci assicura che quantG vi è di più bello, di grazia, di santo in Lei, tutto va veduto nella luce del suo Amore.
MOTIVI DI DEVOZIONE
1) Divenne la Madre di Dio.
Capolavoro di Dio, vagheggiata dalla eternità, piena di grazia fin dal suo Concepimento, raggiunse tale grado e pienezza di perfezione e di somma carità verso Dio, che Lo attirò a sè e Lo costrinse amorosamente a scender nel suo seno per farsi Uomo.
Dio si fece suo Figlio, al suo «FIAT», atto liberalissimo della sua volontà, docile alla
grazia, infiammata d’amore, palpitante nel Cuore Verginale.
2) E divenuta la Madre degli uomini.
Ha cooperato a generarci alla vita della grazia e di gloria, avendoci procurato il Redentore, e avendo presp parte intimamente al Sacrificio, con cui si è compiuta la nostra Redenzione.
Sul Calvario si immedesimo con la Vittima, offerta in un unico sacrificio.
L’amore immenso verso Dio e verso gli uomini, di cui era pieno il suo Cuore purissimo, la spinse al grande consenso.
3) E’ la Mediatrice dl tutte le grazie.
L’amore, che ha indotto Maria a cooperare col suo Figlio alla nostra Redenzione, la tiene ora occupata in Cielo in nostro favore perché ci salviamo e ci facciamo santi.
«Con tutta verità e proprietà, dice Leo ne XIII nella sua Enciclica “Octavo mense”, è lecito affermare che dell’immenso tesoro di ogni grazia recatici da Cristo… niente assolutamente viene a noi comunicato se non per mezzo di Maria».
IL SUO CUORE IMMACOLATO CI RICORDA TUTTA L’OPERA DI AMORE CHE MARIA HA COMPIUTO E COMPIE PER NOI.
LE APPARIZIONI DI FATIMA
Maria affermò espressamente: E volontà di Dio che si stabilisca nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato per la conversione dei peccatori». Nello stesso tempo ha precisato chiaramente la forma di tale devozione chiedendo:
1) La Consacrazione del mondo.
2) La Comunione riparatrice al primo sabato del mese.
3) La pratica dei primi cinque sabati del mese consecutivi.
4) La recita del S. Rosario.
5) La pratica dei fioretti.
6) Il culto della sua immagine.
In occasione del venticinquesimo anniversario delle apparizioni, Pio XII, in un radiomessaggio al popolo portoghese, CONSACRÒ AL CUORE IMMACOLATO DI MARIA LA CHIESA E IL MONDO.
La storica allocuzione terminava con questa ispirata preghiera, che può concludere nel migliore dei modi quanto è contenuto in questo libretto:
«Come la Chiesa e il genere umano furono consacrati al Cuore del Vostro Gesù, perché, riponendo in Lui ogni speranza, Egli fosse per loro SEGNO E PEGNO DI «VITTORIA E DI SALVEZZA, così parimenti da oggi siamo in perpetuo consacrati anche a Voi ed al vostro Cuore Imma«colato, o Madre nostra e Regina del mondo, affinché il Vostro amore e patrocinio affrettino il trionfo del Regno di Dio e tutte le genti, pacificate tra lo« ro e con Dio, Vi proclamino beata, e con Voi intonino da una estremità al«l’altra della terra l’eterno “MAGNIFICAT” di gloria, di amore, di riconoscenza al «Cuore di Gesù, nel quale solo possiamo trovare la VERITÀ, la VITA e la PACE».
LA MADRE DEL MARTIRE CROCIFISSO
Maria ha di nuovo Gesù tra le braccia, diventa così un ostensorio sul mondo.
Maria contempla il suo Gesù. L’ha dato agli uomini bello, vigoroso, pieno di fascino, ed ora…
Su quel corpo c’è scritto un grande mistero: l’incontro di un amore infinito e di una iniquità schiacciante.
Maria presenta il corpo di Gesù al Padre.
La Vittima.
Il prezzo della redenzione.
Maria presenta Gesù a noi.
Ci fa vedere l’opera nostra.
Non c’è peccato che non sia scritto su quel corpo.
E ci chiede di non peccare più.
Ci mostra il rifugio nelle sue piaghe.
Ci invita ad una illimitata fiducia
nel Primo, Sommo ed Eterno Amore.
Per gentile concessione dell’Autore e del Direttore del «Messagero del Sacro Cuore» mensile ufficiale dell’A. d. P.