Papa Francesco e Rabbino Skorka: sugli atei

Fransciscus26

Papa Francesco e Rabbino Skorka: sugli atei

Quando mi ritrovo con degli atei, condivido problematiche umane, ma non propongo subito il problema di Dio, a meno che non siano loro a chiedermelo. Se accade, spiego perché io credo. Ma sono talmente tante e interessanti le questioni umane da discutere e condividere, che possiamo arricchirci vicendevolmente. Siccome sono credente, so che queste ricchezze sono un dono di Dio. So anche che l’altro, l’ateo, questo non lo sa. Non affronto il rapporto con un ateo per fare proselitismo, lo rispetto e mi mostro per quello che sono. Se c’è reciproca conoscenza, affiorano l’apprezzamento, l’affetto e l’amicizia. Non ho alcun tipo di reticenza, non gli direi mai che la sua vita è condannata, perché sono convinto di non avere il diritto di giudicare l’onestà di quella persona. E ancora meno se mostra di avere virtù umane, quelle che rendono grande una persona e fanno del bene anche a me. In ogni caso conosco molti più agnostici che atei: i primi sono più dubitativi, i secondi invece hanno maggiori certezze. Dobbiamo essere coerenti con il messaggio che riceviamo dalla Bibbia: ogni uomo è a immagine di Dio, che sia o non sia credente. Per questa semplice ragione conta su una serie di virtù, qualità, grandezze. E nel caso in cui abbia delle meschinità, come io stesso ho, possiamo condividerle per aiutarci reciprocamente a superarle.

Skorka:

Sono d’accordo con quello che ha detto, il primo passo è rispettare  il prossimo. Ma aggiungerei un altro punto di vista: quando una  persona dice «io sono ateo» credo stia assumendo un atteggiamento arrogante. La posizione migliore è quella di colui che dubita. L’agnostico pensa di non avere ancora trovato una risposta, mentre l’ateo è convinto al cento per cento che Dio non esiste. Ha la stessa arroganza di chi sostiene l’esistenza di Dio con la stessa certezza con cui sosterrebbe l’esistenza della sedia su cui sono seduto. Noi religiosi siamo credenti, non diamo per certa la Sua esistenza. La possiamo percepire in un incontro molto, molto, ma molto profondo, ma Lui non lo vediamo mai. Riceviamo risposte sottili. L’unico che, secondo la Torah, parlava esplicitamente e faccia a faccia con Dio era Mosè. Agli altri – Giacobbe, Isacco – la presenza del Signore si manifestava in sogni o in miraggi. Affermare che Dio esiste, come fosse un’altra certezza, è da arroganti, per quanto io creda che Dio esiste. Non posso sostenere superficialmente la Sua esistenza, perché devo avere la stessa  umiltà che esigo dall’ateo. La cosa più corretta sarebbe dire, come afferma Maimonide nei suoi tredici principi della fede: «Io credo con

fede piena che Dio è il Creatore». Seguendo la linea di Maimonide,  si può dire ciò che Dio non è, ma non si può affermare ciò che Dio è. Si possono menzionare le sue qualità, i suoi attributi, ma non si può dargli in nessun modo alcuna forma. All’ateo ricorderei che c’è una perfezione nella natura che sta mandando un messaggio; possiamo conoscerne le formule, mai l’essenza.

(Da: Il cielo e la terra)

 

Papa Francesco e Rabbino Skorka: sugli ateiultima modifica: 2015-04-07T15:23:50+02:00da meneziade
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