Papa Francesco e Rabbino Skorka: sulla religione.

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Skorka:

Ogni uomo ha una relazione molto speciale con Dio. Non siamo forse diversi nel nostro modo d’essere, nei nostri gusti, nelle nostre esperienze? La nostra relazione e il nostro dialogo con Dio sono peculiari. E ci sono diverse tradizioni religiose che affrontano questo dialogo. La gente si domanda: «Perché le religioni sono diverse?». Credo che la risposta sia: perché le esperienze individuali sono diverse. Quando quelle esperienze si riuniscono attorno a un denominatore comune, si forma una religione. Nel caso dell’ebraismo, trattandosi di una religione millenaria, va interpretata in termini antichi. A Roma c’era una differenza tra religione, nazione e popolo. Nell’ebraismo, la cui origine risale a qualche migliaia di anni prima di Roma, i tre concetti sono indissolubili. Far parte del popolo ebraico significa accettare la sua religione, proprio come disse Rut a Noemi: «Il tuo popolo sarà il mio popolo e il tuo Dio sarà il mio Dio». D’altra parte esiste, nell’ebraismo, il concetto di popolo eletto, cosa che confonde molti. Ci fu un incontro tra Abramo e Dio, e come risultato un patto tra i due. E Abramo coinvolge la sua discendenza futura con il suo impegno. L’essenza del patto è che il popolo mantenga un’etica basata sui precetti che Dio gli avrebbe rivelato, allo scopo di testimoniare la sua presenza nella realtà umana. Dice Amos: «Soltanto voi ho conosciuto tra tutte le stirpi della terra; perciò io vi farò scontare tutte le vostre colpe». Al capitolo 9, versetto 7, lo stesso profeta afferma in nome di Dio: «Non siete voi per me come gli Etiopi, figli d’Israele? Oracolo del Signore. Non sono io che ho fatto uscire Israele dal paese d’Egitto, i Filistei da Caftor e gli Aramei da Kir?». Siamo il popolo eletto da Dio per una ragione precisa, è un’elezione che ogni generazione deve ricontrattare con Lui. Sfortunatamente, coloro che ci odiano ci accusano di considerarci «una razza superiore»; per parafrasare la definizione nazista del loro stesso popolo, che considerava gli ebrei «una razza inferiore». Il cristianesimo ha poi ampliato il concetto di «popolo d’Israele» a tutti coloro che ne abbracciavano la fede.

Bergoglio:

Dio si fa sentire nel cuore di ogni persona. E rispetta anche la cultura dei popoli. Ogni popolo coglie una visione di Dio, la traduce in accordo con la propria cultura e la elabora, perfezionandola, dandogli una specifica forma. Alcune culture sono più primitive nelle loro spiegazioni. Ma Dio si apre a tutti i popoli, si rivolge a tutti affinché lo cerchino e lo scoprano attraverso la creazione. Nel nostro caso, dell’ebraismo e del cristianesimo, esiste una rivelazione personale. Lui stesso ci viene incontro, si rivela a noi, ci indica il cammino, ci accompagna, ci dice il Suo nome, ci guida per mezzo dei profeti. Noi cristiani crediamo che si manifesti e si  consegni a noi tramite Gesù Cristo. D’altra parte, nel corso della storia ci sono state circostanze che hanno creato scismi e hanno portato alla costituzione di diverse comunità, che sono modi differenti di vivere il cristianesimo, come la Riforma. Abbiamo attraversato una guerra lunga trent’anni e si sono andate plasmando diverse confessioni. È la realtà, sebbene molto difficile e imbarazzante. Dio è paziente, aspetta, non uccide, è l’uomo che si arroga il diritto di farlo in suo nome. Uccidere in nome di Dio è blasfemia. Uccidere in nome di Dio è ideologizzare l’esperienza religiosa. Quando questo accade, vengono alla luce i giochi politici e si fa strada la deificazione del potere in nome di Dio. Chi agisce così, si autoerige a Dio. In pieno XX secolo sono stati rasi al suolo popoli interi perché queste persone si consideravano Dio. Così hanno fatto i turchi con gli armeni, il comunismo stalinista con gli ucraini, il nazismo con gli ebrei. Nei loro discorsi, si attribuivano doti divine per ammazzare la gente. In realtà si tratta di un modo sofisticato di uccidere a causa di un’autostima esaltata. Il secondo comandamento dice «amerai il prossimo tuo come te stesso». Nessun credente può circoscrivere la fede a sé, al proprio clan, alla propria famiglia, alla propria città. Un credente è  essenzialmente colui che va incontro a un altro credente, o a un non credente, per tendergli la mano. La Bibbia in questo è impressionante: il profeta Amos è severo quando si rivolge a coloro che commettono ingiustizie verso i propri fratelli, che non aiutano il prossimo, che non portano la presenza di Dio tra i poveri e tra gli indifesi. Nella Legge appare anche «la spigolatura». Che cos’è? Ne parla il Libro di Rut e dice che non bisogna tornare in un campo dove è già avvenuta la raccolta, perché rimane sempre qualcosa e deve essere lasciato alle vedove e agli orfani.

(Da: Il cielo e la terra)

 

Papa Francesco e Rabbino Skorka: sulla religione.ultima modifica: 2015-04-12T22:41:25+02:00da meneziade
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