Dialogo tra fratelli (un cattolico adirato e un miscredente dubbioso).

Dialogo tra fratelli (un cattolico adirato e un miscredente dubbioso).

Il seguente dialogo trae spunto dai commenti rilasciati sulla stampa in occasione della circostanza delle dimissioni da papa di Benedetto XVI, da alcuni viste come gesto di coraggio, da altri come sintomo di debolezza di fronte ai problemi (di potere, di gerarchia, di connivenze ma anche teologici), che affliggono da diversi anni il Vaticano.

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E.– Giustamente il nemico non può prendere fiato davanti a ciò!

Sarà vero, sarà falso ciò che dice questo “grande scrittore”, ciò che dicono la Repubblica, l’Unità, la sinistra e tutti gli anticlericali del mondo… onestamente ciò per me passa nettamente in secondo piando ogni volta che a spiegarmelo è la solita nenia fatta Slogan, con fucili continuamente puntati su ogni sputo clericale. Lo so che spesso il clero “sclera”, ma il dito eternamente puntato, come metodo analitico, mi sa di fazioso, di lotta ideologica.

E l’incazzato di parte opposta è il meno adatto a farmi capire mò quale ennesima corruzione c’entrerebbe con le dimissioni… e la battuta atea di Eugenio Scalfari sinceramente non capisco che c’entra col suo stesso discorso!

No! Chi non riesce a evitarmi la malalingua neppure in un giorno in cui il cattolico disorientato e triste – per quanto “ignorante” – meriterebbe 48 ore di rispetto… per me equivale a chi viene al funerale di un mio familiare a ricordarmi quanto faceva schifo.

Il mio problema non è non voler conoscere e riconoscere gli errori della chiesa: il mio problema è che non mi fiderò mai di chi me li spiega con questa partecipazione, con questa insistenza, facendone fazione, facendomi dubitare della possibilità che l’accusatore conosca davvero la morale cattolica che la chiesa contraddice!

La Repubblica è il giornale meno indicato per me in materia di chiesa corrotta, a egual modo di Famiglia Cristiana, a nome di quella “imparzialità” che tu stesso faticosamente mi insegnasti quando andavo alle scuole medie.

Aspetto il parere di uno informato in materia di fede, chiesa e suoi crimini, ma abbastanza assente da personali coinvolgimenti! E se Scalfari è così, in questo articolo non me lo dimostra per niente!

G.– Mi dispiace che ogni volta che ti sottopongo qualche scritto, articolo, tema per una serena e pacata riflessione-discussione tu la prenda sempre così, in modo arrabbiato, rancoroso, nervoso e soprattutto (mi sembra) pieno di astio verso chi non si professa cattolico o credente.

L’invio di un articolo che ho trovato assolutamente serio, non critico, non irriverente ne irridente e nient’affatto irrispettoso verso chicchessia, voleva solo essere uno spunto per un pensiero, una analisi, un pacifico confronto di idee su di un episodio di grande portata storico sociale come quello delle “dimissioni” del pontefice.

Non tutto quello che ti viene sottoposto da chi la pensa diversamente da te è una provocazione, al contrario.

Nel mio piccolo ritengo che:

1.   Repubblica e l’Unità non sono giornali anticlericali;

2.   Famiglia Cristiana spesso è la voce della coscienza di un potere-istituzione pregno di corruzione ed affarismo;

3.   Scalfari non è un grande scrittore, solo un attento giornalista che osserva il mondo e la vita da 85 anni circa e ne scrive;

4.   Dire che solo chi conosce profondamente le questioni interne della chiesa può parlare è solo un modo per rifiutare ogni forma di confronto, di discussione, di scambio di vedute con chi ha opinioni in parte differenti (e purtroppo, al mondo, vi sono diversi miliardi di filosofi, Teologi, teste pensanti: “ogni capa è nu tribunale” si dice a Napoli). Forse occorre precisare, preliminarmente, che chi esprime critiche e giudizi (tutti sono liberi di farlo) sull’operato del Vaticano non critica ne giudica i milioni di cattolici per bene che fanno serio apostolato;

5.   Bisogna ammettere, infine, che ovunque vi è potere, denaro, capacità di influenza, politica, gerarchia ed importanza vi può essere (o vi è quasi sempre) corruzione, vizio, reazione, ostracismo ed è comprensibile che questo possa irritare chi – impropriamente – si sente parte di quel contesto pur militando sul campo, come portatore di parola, di fede autentica e di esempio;

6.   Appare sempre più indispensabile operare una distinzione tra chi gestisce il potere, amministra beni e ordini, condiziona le volontà ed intrattiene relazioni politiche importanti e chi invece – meritoriamente – svolge con semplicità e umiltà la propria missione di diffondere buone parole di amicizia, amore e pace.

E. – … forse sbaglio nel modo; senz’altro. Tuttavia mi interessa fare mente locale nel modo più serio possibile e a volte reagisco male perché temo di ricadere in un accanimento giudicante che in passato, credimi, mi ha fatto molto male, mi ha messo contro di te, contro i nostri cari… ma anche contro papà, gli amici, tutti: io il succube, gli altri corrotti e prepotenti. Non voglio farlo più, voglio imparare a comprendere. La Chiesa, per mia scelta religiosa, è mia Madre spirituale. Oggi reagirei con questo astio verso chi mi dovesse parlar male di zia, di papà o di te, verità o bugie che mi raccontassero, e mi raccomanderei di voler almeno riconoscere aspetti VERI di ciò che mi dovesse venir raccontato, prima comunque di non giudicarvi più! Ecco riassunta la mia posizione. Ogni consiglio mi è utile.

G. – Mi trovo in perfetta sintonia con tutto ciò.

In primo luogo perché il vittimismo non da soddisfazione, non riempie, non esaudisce, non paga e non appaga (e dico questo sulla mia pelle … per decenni ho cercato di giustificare i miei fallimenti e le mie delusioni dietro fasulle accuse agli altri, alla vita, al destino e al mondo intero).

In secondo luogo perché è sempre giusto cercarsi una propria “madre” spirituale, rappresentata da principi, idee, valori, indirizzi di pensiero e di azione, contenuti che accettiamo dagli autori e dagli oratori che liberamente ci scegliamo e da cui ascoltiamo parole, pensieri e  opinioni.

Questo lo fanno tutti, credenti e non.

Il confronto è sempre fondamentale. Arricchisce. Un messaggio, una indicazione, una lezione di vita può giungerci da chiunque, in qualsiasi momento.

Per il resto, da tempo provo felicità e serenità nel sapere che tu hai trovato la tua “madre” spirituale nella Chiesa cattolica e lo sono ancora di più da quando ho capito che per “Chiesa” accogli l’accezione di comunità, assemblea di uomini e di donne credenti, collettività umana, consesso di fedeli e non il significato di chiesa come potere e come stato politico (nelle istituzioni gerarchiche e nel governo
di beni e di valori materiali spesso si annida l’ipocrisia e la corruzione morale ed etica delle persone).

Personalmente non possiedo e non riconosco (ancora) una mia madre spirituale.

Tuttavia, se per un verso cerco di praticare la massima apertura possibile verso tutte le voci ed i pensieri che mi arrivano, anche io seguo ed ascolto in particolare alcune voci “maestre”, di persone (del passato e viventi, laiche e credenti) di cui ammiro la profondità dell’analisi, la completezza e la chiarezza dell’esposizione, l’equilibrio nel giudizio.

Tra essi ci sono Aristotele e Platone, ma anche Tommaso e Anselmo, Socrate e Epicuro ma anche Agostino e Crisostomo, Bacone e Cartesio ma anche Francesco d’Assisi e Chiara da Montefalco, Kant ed Hegel ma anche Pascal e Kierkegaard, Bobbio e Calamandrei ma anche De Gasperi e Dossetti, Umberto Eco e Eugenio Scalfari ma anche Teresa di Calcutta e il Cardinale Carlo Maria Martini.

Mi interessano i principi fondamentali del Taoismo e del Confucianesimo ma ho letto con maggior interesse i vangeli canonici ed alcuni gnostici (certamente più vicini alla mia formazione, al mio modo di articolare la ragione, alla mia estrazione culturale “occidentale”).

Evito di confrontarmi solo quando intravedo alcuni profili di comportamento e di pensiero, contrassegnati da violenza, aggressività, tracotanza, preponderanza, volontà di sopraffazione ed imposizione, saccenza ed assolutismo e, naturalmente, intolleranza, sia essa di matrice religiosa che di origine sociale, civile, politica.

Sopra tutto, detesto l’anticlericalismo.

Al di la del significato letterale, accosto questa parola al senso dell’intolleranza, ritengo che si è anticlericali non solo se ci si rivolge prevenutamente e sempre contro una comunità o istituzione clericale, ma anche se si dimostra analogo sentimento di insofferenza verso chi professa una idea organica e sistematica del mondo, chi abbraccia una concezione coerente ed ordinata dell’universo e della vita, non propriamente clericale (ateismo, agnosticismo, materialismo, nichilismo o qualsivoglia altro pensiero).

Relativismo ed assolutismo, specialmente se estremizzati (non importa se in ambito religioso o laico) rappresentano sempre un rischio per il dialogo e la civile convivenza.

E. – Ma la fede profonda e l’adesione ad un credo non va confusa con l’intolleranza. Io credo in Dio. Costui non può che essere universale (tanto per non tornare ai tempi antichi del mio Dio contro il tuo, vediamo chi è più forte!).

Un Dio universale non può che lanciare semi di bontà e rivelazione a tutti i popoli che lo vogliano! Non posso non considerare come porzioni di rivelazioni divine le bellissime rivelazioni d’ogni religione, perfino sagge intuizioni atee inerenti alla bontà del vivere… c’è comunque Dio dietro ogni sano intuito di ognuno, solo Lui.

Il problema per me è diverso: QUANDO DIO NON C’E’?

La risposta che tento di proporre a me stesso è questa:

Dio non c’è in ogni pensiero non umile i cui strumenti sbalorditivi, superiori alle possibilità intellettive, rischiano lo smarrimento nel vuoto; Dio non c’è in ogni pensiero forzato o sporcato da troppi coinvolgimenti personali, troppa localizzazione culturale, troppa strumentalizzazione (dei pensieri, non delle opere!), troppa disperazione (cioè pensiero di reazione, tipico anche dei serial killer!), troppa personale vendetta… ecco, in questi tipi di pensiero, secondo me, non c’è Dio, perché si tratta sempre di localizzazioni direttamente conseguenziali ad esperienze circoscritte.

Finora è questo il mio metro selettivo, certamente bisognoso di arricchirsi.

Perché sono cristiano?

Perché l’opposto esatto di tutti questi limiti è, secondo me, proprio Cristo:

·       l’ebreo che pulisce l’ebraismo dalle corruzioni con cui alcuni farisei ne personalizzavano la causa;

·       l’ebreo che apriva l’ebraismo ai pagani senza loro imporre che frequentassero la sinagoga (“Ora và e ama il tuo prossimo“);

·       colui che nell’umiltà più totale portava Dio nel direttamente rintracciabile, non verso un’appena percettibile visione astratta dell’infinito, oltre la quale l’uomo non può andare;

·       colui che, anziché strumentalizzare Dio, si donava come strumento;

·       colui che, SENZA PECCATO, ovvero pulito da cause personali di giustizia, rivalsa, rivendicazione, abbatteva le frontiere d’ogni sapienza, leggendo Dio negli occhi di ogni prossimo;

·       colui che per primo si fece Dio in terra affinchè Gli si conceda una breccia nella realtà, invitando noi a fare altrettanto: NOI-DIO, se vogliamo;

·       l’ebreo, infine, che non lasciava per nulla trapelare nella sua parola cenni di ripieghi post-traumatici: nulla frutto di delusioni soggettive, tutto valido, perfino il fallimento.

Quanti islamici coerenti fino alla fine, seppur localizzati nel loro Allah minaccioso che non mi spiega la vita di un insetto, troppo impegnato a monopolizzare la tradizione precettuale islamica!

Quanti cardinali palesemente incoerenti col messaggio che essi stessi promuovono: eccolo qua!

Un messaggio che per fortuna non si sporca, il Vangelo, ma resta lì, in attesa di chi vuol prenderselo fino in fondo, aiutato dai tanti preti peccatori la cui pazienza divina neppure alle nostre lentezze è negata.

Il Vaticano resterà forse sempre così: un difettoso incaricato di Dio, fallace nel sorvegliare la Sua Parola, eppur non sostituito, non scacciato, non licenziato, non condannato, ma eternamente chiamato a una pienezza che esso tanto contamina!

 

G. – Più che comprensibile appare la difesa ad oltranza di quella istituzione che per molti secoli ha monopolizzato il messaggio religioso in tutto il mondo occidentale e comprensibile appare anche il tentativo di ricondurre la parola dei Vangeli unicamente a questa entità – la Chiesa – umana, materiale, composta da persone, COMUNI MORTALI COME TUTTA L’UMANITA’, onesti e non, più o meno peccatori come tutti, saggi e fallaci, ma PERSONE, ed in particolar modo una Chiesa soprattutto non UNICA.

E’ la condotta del bravo operaio di tutelare la fabbrica dove lavora, è il tentativo del fedele soldato di difendere la propria bandiera, del bravo missionario di custodire la propria missione e i valori per cui opera.

Tuttavia, è innegabile che DIO, SE E’, appartiene a tutti e non può essere monopolio di nessuno.

Ed a questo proposito tornerei al tema da cui ha avuto origine questo dialogo: quello delle dimissioni del papa Benedetto XVI, un gesto che, al di la delle vere ragioni da cui è scaturito, ha fin da subito avuto uno straordinario esito: riportare la Chiesa, lo stato politico che ne incarna il potere (il Vaticano) e la massima entità umana che la sovrintendente, il Pontefice appunto, di nuovo sulla terra, tra la gente comune, persona tra le persone, limitata e mortale come tutti i fenomeni umani e di ricondurre la figura del pontefice medesimo ad una dimensione terrena ed ordinaria, di un uomo incaricato da altri uomini di svolgere un importantissimo e fondamentale ministero (la guida spirituale dei fedeli di questa Chiesa) e non di una entità santa, eletta erede di Pietro a sedere su di un trono per volontà divina e, per questo, in diretto contatto con Cristo e con Dio, insostituibile custode della sola parola, le cui volontà sono da obbedire ad ogni costo, perché infallibile in ogni cosa che dice.

Si tratta di un gesto, quello di Benedetto XVI il cui significato e la cui portata, se non sarà coperta con un velo di oblio e di silenzio dai suoi successori, renderà di certo più agevole il confronto tra i diversi credi religiosi e il dialogo tra le genti di cultura, estrazione, etnia e fede diverse, tutte mortali, umane, ma legate da una analoga ambizione: l’integrazione, la pace, il rispetto reciproco e la civile convivenza su questa terra.

Forse, a partire da oggi, si potrà tornare a confrontarsi sui differenti modi di credere in Dio, sulle diverse ragioni della fede, sui dubbi degli incerti e sulle analoghe ragioni di vita di coloro che non professano alcun credo religioso.

E. – A proposito dei differenti modi di credere, fui colpito, giorni fa, osservando un insetto di cui non conosco il nome. Quest’insetto, a contatto con un ramo, si mimetizza talmente da sembrare parte di quel ramo, evitando così di esser attaccato e mangiato.
“Porca miseria”, pensai: “Quell’insetto non sa di fare questo, non sa come vien guardato un albero, non sa neppure come vien visto se stesso! Eppure ha questa precisissima forma di difesa che inganna i MIEI OCCHI, non i suoi!”. Quell’osservazione mi fece trarre una conclusione: “Qualcosa di intelligente SA COME IO VEDO QUELL’INSETTO. QUALCOSA CHE AGISCE TRA LUI E ME, TRA LA SUA INCOSCIENZA E LA MIA INTELLIGENZA VISIVA”! Non è più istinto di autoconservazione, non è più adattamento automatico, non è solo causa ed effetto, ma qualcosa che sa fin troppo bene come io, oltre a un cane, una lucertola e un roditore, vediamo quell’insetto!!!
Certo, non è la prova del nove, ma credere in Dio, a questo punto, è per me sempre meno banale, sempre meno arretrato.

G.– C’è della filosofia nel ragionamento che hai appena fatto. Il procedimento è: l’osservazione della natura, lo spunto per una riflessione, l’estrazione di una regola generale. Il tutto ti ha portato verso l’accettazione di una mente superiore, creatrice ed ordinatrice di tutto: una dimostrazione, semplice ma efficace di come si possa arrivare a Dio attraverso il metodo induttivo-deduttivo, strumento autentico della ragione umana. Ma io aggiungo che con gli stessi strumenti logici si può giungere anche a verità differenti e lontane dalla fede in Dio e tuttavia altrettanto valide.

In realtà, a guidare l’uomo, nelle proprie analisi e nei suoi ragionamenti e al di la di questi, sono sempre l’istinto ed i sentimenti. In fondo, è un sentimento la fede e lo è anche la non fede e tutte le innumerevoli posizioni intermedie possibili tra questi due estremi. Poi, per ognuno di noi, il credere ed il non credere od il credere con tutte le comprensibili incertezze umane, assume un personale significato.

In definitiva, quale significato ha per te il tuo personale credere in Dio?

E.Significa solo che ora che sto basando la mia vita su di Lui, che mi sto mettendo in gioco per Lui (fino a pochi anni fa non credevo nel matrimonio, non credevo nell’incarnazione della Parola di Cristo nella mia vita, nel mio tempo e nelle mie scelte), ora che sto scommettendo su di Lui, il mio cuore grida che Lui debba esistere, che Cristo debba aver detto e fatto tutto ciò che di meraviglioso è scritto, resurrezione inclusa! Non mi basta che siano concetti alti, coerenti e funzionali, non mi basta ciò se sono da solo! PRETENDO che Gesù mi dica: “Io ci sono, garantisco che l’ho fatto e ci son riuscito. In me puoi farlo anche tu!”. Consapevole che sarebbe stato sparato, Malcolm X si convertì al cristianesimo pochi giorni prima della morte. Compì un viaggio a Gerusalemme per trovare la forza di affrontare la sua scelta… perché? Ghandi lanciò un medesimo urlo a una voce dall’alto… perché?

Certe volte mi reputo solo un povero fifone. Ho paura di non saper vivere il mio matrimonio, di non saper amare fino in fondo, di non sapermi guadagnare la felicità immensa che pur ho provato negli ultimi due anni. So che presto Dio mi lascerà vivere delle difficoltà in cui dovrò dimostrare di farcela non da solo, affinché i 4 gatti intorno a me possano supporre: “Ma allora è vero! Forse Costui c’è e se ci riesce questo sciocchino posso anch’io!” Questo il senso che io trovo nelle sofferenze.

Dio, per me, fu la risposta alle mie solitudini già quando a 18 anni fui catapultato nel bellissimo mondo delle cerimonie religiose, in cui, nel Suo nome, riacquistai molto più della mia socialità perduta. Mi sentii curato da Lui in persona, ma non seppi custodire con sicurezza questo bel segreto e allora mi proiettai in mille iniziative vacue: rivincite sociali, vanità, concorrenze, maschere e imbecillità varie. Angosce, paura della morte… ecco il risultato di una vita in cui tentavo invano di dissetare ciò che, partendo come una giara da colmare, era divenuta avarizia umana! L’ho capito recentemente, quando, riabbracciatoLo, ancora vedo la continua cura che Lui ha di me.

Nelle Sue mani la morte dei nostri genitori ha per me un gran significato, ogni volta che faccio qualcosa per qualcuno (ogni volta, ad esempio, che un mio alunno è felice grazie alla mia sensibilità).

In Lui i miei pessimi anni di crescita hanno un senso sin da quando tu avesti quella rara, brillante idea di spedirmi a Santa Croce, luogo in cui Lui si presentò a me come Datore di Risposte. Dandomi agli altri, TUTTI I MIEI TRASCORSI AMARI SONO PREZIOSISSIMI: sono addestrato a capire, a sapere dove correggere il mondo.

Se un Dio possa esistere e, ciò malgrado, permettere a dei meravigliosi falsi storici di darci una forza basata sulla menzogna, pregherò questo Dio di scomparire per sempre dalla mia vita, poiché sarebbe l’ultima, ennesima bugia che mi son bevuto!

Ecco la mia crisi attuale: ho bisogno di più fede, ho bisogno che sia stato tutto vero!

Comprendo Pietro che, nel dubbio che Cristo risorgesse, lo rinnegò!

Comprendo Giuda che, nel dubbio che Cristo risorgesse, si impiccò!

Comprendo Paolo che, nel dubbio di una favola inventata da quattro ignoranti, massacrò i cristiani di Damasco! Comprendo Gesù stesso che, davanti alla morte, volle dubitare con tutti noi, pur di saper soffrire come noi! Prima di reimmergermi nelle mie scelte ho bisogno di più fede! Tutto qua!

Ps: Comprendo che, alla base del tuo dolore, per ogni episodio sfavorevole della tua vita, c’era un dubbio d’amore… ma la crisi da non realizzato la vivevi già da molti anni, ogni volta che ti dannavi per non riuscire, ad esempio, a proseguire gli studi. Questo non è dolore da autoaffermazione?

 

 

Dialogo tra fratelli (un cattolico adirato e un miscredente dubbioso).ultima modifica: 2013-03-19T19:15:00+01:00da meneziade
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