La crocifissione -Sindone

battesimo20di20cristo.jpgINTRODUZIONE

Dice il profeta Isaia parlando del Redentore:

“Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti” (Libro del Profeta Isaia 53,5). La Passione di Gesù è il compimento dell’amore di Dio verso l’uomo, per annullare il peccato dell’uomo verso Dio.

“Tutto è compiuto!” (Vangelo di Giovanni 19,30). Nel sangue del Redentore, sparso per noi, troviamo la salvezza. Per colmare la grande frattura fra cielo e terra non sarebbe bastata l’offerta di migliaia di agnelli. Occorreva una Vittima perfetta e divina, la quale, essendo Dio come il Dio offeso, pagasse in tutto il debito dell’uomo.

O Gesù, Re supremo di amore, potevi fare qualcosa di più per noi che Tu non abbia fatto? Ti sei ridotto a un cencio sanguinante, sei stato ripudiato da amici e da nemici, ti hanno appeso a un legno perché tutti potessero calunniarti e disprezzarti. E noi non ti ameremo? Non ti ameremo con tutte le nostre forze? Non ti ameremo fino alla follia? Sì, venga su di noi questa follia, perché questa pazzia è l’unica e vera saggezza! (Antonio Rosmini). “La parola della croce infatti è stoltezza per quelli che vanno in perdizione, ma per quelli che si salvano, per noi, è potenza di Dio” (Prima Lettera ai Corinti 1,18).

“Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto”, è detto (Vangelo di Giovanni 19,37). In Gesù Crocifisso troviamo la salvezza. Nel suo Sangue troviamo la vita. Chiunque crede in Lui ha la vita eterna (Vangelo di Giovanni 3,15).

 

NOTA

Il lungo brano della Crocifissione (pag. 41-78) è il risultato della formazione biblica, della  sensibilità religiosa e delle mie letture spirituali, che non hanno la pretesa di sostituire il racconto evangelico canonico, bensì di rafforzarlo e illuminarlo alla luce di quello Spirito che da sempre accompagna i credenti nella conoscenza della verità tutta intera (Vangelo di Giovanni 16,13).

 

LA SACRA SINDONE

Impronta dell’amore di Dio

TESSUTO DI LINO

La parola “Sindone” deriva dal termine greco “Sindon”, che indica un telo di lino, una porzione di panno o un lenzuolo.

La Sindone, conservata a Torino da più di quattro secoli, è un grande pezzo di stoffa rettangolare, lunga metri 4,36 e larga 1,10. È il lenzuolo nel quale fu avvolto il corpo di Gesù dopo la Passione e sul quale si è formata la sua immagine.

Il tessuto, consistente e robusto, è di puro lino di colore giallastro. Lo spessore del telo è di circa 0,34 millimetri, maggiore di quello delle comuni stoffe, e pesa circa 2,45 chilogrammi.

Prima di giungere a Torino nel 1578, la Sacra Sindone passò in Francia (1353-1578), in Turchia (544-1353) e in Palestina dopo la morte di Gesù avvenuta nel 33. Per il lungo tempo trascorso e per gli avvenimenti storici accaduti, è un vero miracolo che sia giunta integra fino a noi.

 

LINCENDIO DEL 1532

Il Sacro Telo era custodito in un reliquiario rivestito d’argento, ripiegato due volte nel senso della lunghezza e quattro volte nel senso della larghezza, così da formare quarantotto sovrapposizioni.

A causa di un incendio che devastò la cappella del castello di Chambéry in Francia nel 1532, alcune gocce di metallo fuso bruciarono in un angolo i diversi strati della stoffa. Una volta aperto il cofanetto, il telo risultò danneggiato in modo simmetrico. In quell’occasione la Sindone rischiò di andare distrutta.

Per tutta la lunghezza del lenzuolo si notano due linee scure e alcuni triangoli chiari di tessuto diverso. L’acqua, usata per spegnere l’incendio e raffreddare la cassetta rovente, infatti, ha lasciato molti aloni a forma di rombo che circoscrivono le zone rimaste asciutte, mentre i triangoli bianchi sono le rappezzature fatte dalle Suore clarisse per coprire le parti completamente bruciate.

 

LIMMAGINE

L’immagine del corpo di Gesù è di un colore giallino, mentre le zone insanguinate appaiono rossicce.

Il trasferimento dell’impronta sul telo è avvenuto in due modi diversi. Dagli esami effettuati, risulta che le macchie di sangue si sono formate per contatto diretto, mentre l’immagine corporale è una specie di proiezione che non ha linee nette di demarcazione.

Da quanto appare sul lenzuolo, Gesù aveva la barba, era alto circa 1 metro e 80 centimetri, aveva l’età sui 30-35 anni e pesava circa 78 chili. Fu torturato, flagellato e crocifisso.

Il viso presenta tracce di molteplici ferite e gonfiori sulla fronte, sulle sopracciglia, sulle guance e sul naso; nel complesso, però, il volto ha un aspetto composto e sereno. Si nota anche una ferita sulla spalla destra, da attribuire al trasporto della croce. I ginocchi, soprattutto il sinistro, risultano escoriati da ripetute cadute. Rivoli di sangue sono presenti su tutto il corpo, compresa la testa.

Ben visibili sono le braccia e le mani incrociate sull’addome, la sinistra sopra la destra. Sulla mano sinistra c’è una grande macchia di sangue, provocata da un grosso chiodo che ha perforato il polso.

Sul lato destro del torace si nota una profonda ferita, prodotta da una punta di lancia, larga circa 4 centimetri che ha perforato il cuore. Da questa ferita è sprizzato un fiotto di sangue denso e abbondante, insieme ad un liquido chiaro che alle analisi è risultato siero (Vangelo di Giovanni 19,34; Prima Lettera di Giovanni 5,6), il quale ha lasciato una debole macchia intorno alla ferita. Sull’immagine del corpo si notano molti segni di sangue, sparsi ovunque; le ferite sono parallele e inflitte da due diverse direzioni, causate da circa 120 sferzate. Le lesioni sembrano provocate da palline di metallo, come quelle del flagello usato dai romani.

Sul fondo del telo, al centro del piede destro, c’è una macchia quadrata, dovuta alla penetrazione di un lungo chiodo nei piedi sovrapposti e inchiodati insieme, il sinistro sopra il destro.

 

LA PRIMA FOTOGRAFIA

Nel 1898 il fotografo Secondo Pia fotografò la Sindone. Durante lo sviluppo del negativo, egli si accorse che l’immagine sulla lastra era molto più nitida e comprensibile di quella che si vedeva direttamente. Quel volto con gli occhi chiusi aveva acquistato una realtà stupefacente. Egli stesso affermò: “Rinserrato nella mia camera oscura e assorto nel mio lavoro, provai un’emozione fortissima allorché, durante lo sviluppo, vidi apparire sulla lastra il Santo Viso, con tale chiarezza che ne rimasi stordito. Un ritratto armonioso e riconoscibile di un uomo con la barba e con lunghi capelli. Era una fisionomia che parlava di un’immensa pazienza, di una nobile rassegnazione. Anche ad occhi chiusi, il volto era soffuso di un’espressione che era impossibile analizzare”.

 

MISTERO DELL’IMPRONTA

Gli studi recenti hanno consentito di accertare che l’immagine non possiede alcuna direzionalità, come avviene invece in qualsiasi disegno o pittura, e quindi non può essere stata dipinta. Non è possibile riprodurre artificialmente, per esempio con un pennello, la separazione del sangue in una fase più densa con una più liquida e chiara intorno. Impronte sanguigne di questo tipo si possono avere solo per contatto con coaguli veri sulla pelle di un uomo ferito, ed e perciò innegabile che un corpo estinto sia stato avvolto nel lenzuolo. Le fibre delle zone macchiate di sangue sono cementate insieme da questo fluido viscoso, che penetrò fino al lato opposto del tessuto.

Da un esame compiuto nel 1982 risultò che il sangue presente sul telo appartiene al gruppo AB, diffuso solamente nel 5% circa dei soggetti. È lo stesso sangue analizzato sui resti del Miracolo Eucaristico di Lanciano (Chieti), avvenuto nel secolo VIII, quando durante la celebrazione della Santa Messa l’Ostia si trasformò in Carne e il vino in Sangue.

Valutando le numerose coincidenze fra i Vangeli e l’immagine impressa sul lenzuolo, è certo che la Sindone è veramente il lenzuolo in cui fu avvolto il corpo di Gesù Cristo, dopo che fu calato dalla croce e deposto nel sepolcro. Anche i pollini rinvenuti sulla stoffa testimoniano che la Sindone fu in Palestina.

Le numerose fotografie, effettuate negli anni, rivelano che l’immagine sindonica si comporta come un negativo fotografico. Le analisi hanno accertato che l’immagine e indelebile, pur essendo molto debole, a bassissimo contrasto e senza contorni netti. Inutilmente si è provato a cancellarla su alcuni fili, con diversi tipi di solventi di laboratorio. Il suo colore giallo traslucido non è dovuto ad alcuna sostanza di apposizione: non ci sono pigmenti, colori, tinture o vernici. Non c’è traccia di penetrazione di liquidi e i fili non sono cementati fra loro. Sono essi stessi a essere ingialliti nella loro parte più superficiale. Sul rovescio della stoffa, invece, non c’è nulla.

L’ingiallimento è dovuto a una degradazione della cellulosa, che risulta ossidata e disidratata al contatto del corpo, ma rimane unico e straordinario il fenomeno che ha provocato sembianze umane cosi precise e dettagliate. L’immagine si è impressa in funzione della distanza tra il corpo e il lenzuolo che lo avvolgeva; è dunque un’impronta tridimensionale che non si può ottenere su un dipinto o con una normale fotografia.

Gli organi del Crocifisso furono sottoposti a grandi sofferenze: soffocazioni e tosse per i polmoni battuti dalla barbara flagellazione e resi edematici dalla posizione sulla croce, affanno e dolore al cuore spostato e reso infermo dalla crudele flagellazione, dal dolore morale che l’aveva preceduta, dalla fatica della salita sotto il grave peso del legno, dall’anemia consecutiva a tutto il sangue che Gesù aveva sparso.

Fegato, milza, cuore, reni non potevano più funzionare bene dopo i grandi dolori della Passione. Il sangue, il sudore cadaverico, gli aromi e l’urea di un corpo sopraffaticato, hanno prodotto quella naturale pittura del corpo estinto e torturato del Redentore. Ma furono soprattutto le contusioni feroci dei suoi reni l’agente chimico più potente nel miracolo della Sindone.

I reni del corpo di Gesù, quasi spezzati dai flagelli, non hanno più potuto lavorare. Come quelli degli arsi in una vampa, sono stati incapaci di filtrare, e l’urea si è accumulata e sparsa nel sangue e in tutto il corpo, dopo le ore passate prima e durante la crocifissione, dando le sofferenze della intossicazione uremica e il reagente che, trasudando dal cadavere, fissò l’impronta sulla tela. Chi è medico, o chi è malato di uremia, può capire quali sofferenze dovettero dare a Gesù le tossine uremiche, tanto abbondanti da esser capaci di produrre un’impronta indelebile.

 

E’ IL SIGNORE

Può accettare che la Sindone sia un falso medioevale solo chi non conosce la complessità degli studi effettuati sul telo. Il verdetto al Carbonio-14 emanato nel 1988, con il quale si definiva l’età della Sindone intorno al XIII secolo, è sembrato assurdo perfino agli stessi esperti di sindonologia, essendo in evidente contrasto con i dati scientifici emersi dal lenzuolo stesso.

Una cosa è certa: la Sindone non è un falso. Con nessuna tecnica si poteva ottenere nel Medio Evo un’immagine così reale e complessa, né si riesce tuttora a ottenere qualcosa di simile con tutta la tecnologia moderna. Non è un dipinto, ma una proiezione del corpo che ha codificato in sé l’informazione tridimensionale ed è come se fosse stata impressa da un fenomeno fotoradiante.

Molti non credono, poiché per loro le prove non sono mai sufficienti. Per quelli che credono, invece, le prove non sono mai necessarie. Sembra che Gesù interroghi anche noi con queste parole del Vangelo: “E voi chi dite che io sia?” (Vangelo di Marco 8,29). Sul telo ci sono il sangue, il sudore, le lacrime del Signore e le lacrime di Maria che, dopo la crocifissione, prese il Figlio sul suo grembo e lo lavò col suo pianto. Perciò è la reliquia più grande che abbiamo, quasi paragonabile alla Divina Eucarestia.

La Sindone è muta, ma parlano per essa le sue piaghe. Tace e lascia che la scienza parli, anche a sproposito, per affidare al tempo il compito della verità. La Sindone è un dono di Dio: è Gesù che ce l’ha lasciata, insieme a tutti gli altri segni della sua esistenza. Perciò non ci sono parole più belle per concludere, di queste pronunciate da papa Paolo VI: “Io guardo quel volto, e tutte le volte che lo guardo, il cuore mi dice: è Lui, è il Signore!”.

 

IL PROFETA ISAIA

Ecco, il mio servo avrà successo, sarà onorato, esaltato e molto innalzato. Come molti si stupirono di lui – tanto era sfigurato per essere d’uomo il suo aspetto e diversa la sua forma da quella dei figli dell’uomo – così si meraviglieranno di lui molte genti; i re davanti a lui si chiuderanno la bocca, poiché vedranno un fatto mai ad essi raccontato e comprenderanno ciò che mai avevano udito. Chi avrebbe creduto alla nostra rivelazione?

A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore? È cresciuto come un virgulto davanti a lui e come una radice in terra arida.

Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per provare in lui diletto. Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia, era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima. Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato.

Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità.

II castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti.

Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti. Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca.

Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo; chi si affligge per la sua sorte?

Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi, per l’iniquità del mio popolo fu percosso a morte. Gli si diede sepoltura con gli empi, con il ricco fu il suo tumulo, sebbene non avesse commesso violenza né vi fosse inganno nella sua bocca.

Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori. Quando offrirà se stesso in espiazione, vedrà una discendenza, vivrà a lungo, si compirà per mezzo suo la volontà del Signore. Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce e si sazierà della sua conoscenza; il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà la loro iniquità.

Perciò io gli darò in premio le moltitudini, dei potenti egli farà bottino, perché ha consegnato se stesso alla morte ed è stato annoverato fra gli empi, mentre egli portava il peccato di molti e intercedeva per i peccatori. (Dal Libro del profeta Isaia 52,13-53,12)

Di Padre Enzo Redolfi 

 

 

La crocifissione -Sindoneultima modifica: 2010-08-18T15:36:00+02:00da meneziade
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