ATTI DEGLI APOSTOLI 6

20

domenico_ghirlandaio_137_vocazione_dei_primi_apostoli_1481.jpg1Appena cessato il tumulto, Paolo mandò a chiamare i discepoli e, dopo averli incoraggiati, li salutò e si mise in viag­gio per la Macedonia.

2Dopo aver attraversato quelle regioni, esortando con molti discorsi i fedeli, arrivò in Grecia.

 

Partenza da Corinto. Paolo rinuncia a raggiungere direttamente per mare Gerusalemme per evitare un complotto (23,12). Fa ritor­no attraverso la Macedonia. A Filippi ritrova Luca (cf. il «noi») che ormai sarà suo compagno fino a Roma (Rm 15,30-32).

3Trascorsi tre mesi, poiché ci fu un complotto dei Giudei con­tro di lui, mentre si apprestava a salpare per la Siria, decise di far ritorno attraverso la Macedonia.

4Lo accompagnarono Sò­patro di Berèa, figlio di Pirro, Aristarco e Secondo di Tessalo­nica, Gaio di Derbe e Timòteo, e gli asiatici Tichico e Tròfimo.

5Questi però, partiti prima di noi ci attendevano a Tròade;

6noi invece salpammo da Filippi dopo i giorni degli Azzimi e li rag­giungemmo in capo a cinque giorni a Tròade dove ci trattenem­mo una settimana.

 

A Troade, Paolo e il ragazzo caduto dalla finestra. La domeni­ca, Paolo spezza il pane, poi risuscita un adolescente come ave­vano fatto Elia ed Eliseo col figlio della vedova di Sarepta (1Re 17,17-24) e col figlio della sunamita (2Re 4,30-37).

7Il primo giorno della settimana ci eravamo riuniti a spezzare il pane e Paolo conversava con loro; e poiché doveva partire il iorno dopo, prolungò la conversazione fino a mezzanotte.

8C’era un buon numero di lampade nella stanza al piano supe­riore, dove eravamo riuniti;

9un ragazzo chiamato Eutico, che stava seduto sulla finestra, fu preso da un sonno profondo mentre Paolo continuava a conversare e, sopraffatto dal son­no, cadde dal terzo piano e venne raccolto morto.

10Paolo allo­ra scese giù, si gettò su di lui, lo abbracciò e disse: «Non vi turbate; è ancora in vita!».

11Poi risalì, spezzò il pane e ne mangiò e dopo aver parlato ancora molto fino all’alba, partì.

12lntanto avevano ricondotto il ragazzo vivo, e si sentirono molto consolati.

 

Discorso di Paolo ai capi della comunità di Efeso venuti a incon­trarlo. Egli ricorda il suo ministero e il suo comportamento.

13Noi poi, che eravamo partiti per nave, facemmo vela per As­so, dove dovevamo prendere a bordo Paolo; così infatti egli aveva deciso, intendendo di fare il viaggio a piedi.

14Quando ci ebbe raggiunti ad Asso, lo prendemmo con noi e arrivammo a Mitilène.

15Salpati da qui il giorno dopo, ci trovammo di fronte a Chio; l’indomani toccammo Samo e il giorno dopo giungem­mo a Milèto.

16Paolo aveva deciso di passare al largo di Èfeso per evitare di subire ritardi nella provincia d’Asia: gli premeva di essere a Gerusalemme, se possibile, per il giorno della Pen­tecoste.

17Da Milèto mandò a chiamare subito ad Èfeso gli anziani della Chiesa.

18Quando essi giunsero disse loro: «Voi sapete come mi sono comportato con voi fin dal primo giorno in cui arrivai in Asia e per tutto questo tempo:

19ho servito il Signore con tut­ta umiltà, tra le lacrime e tra le prove che mi hanno procurato le insidie dei Giudei.

20Sapete come non mi sono mai sottratto a ciò che poteva essere utile, al fine di predicare a voi e di istruirvi in pubblico e nelle vostre case,

21scongiurando Giudei e Greci di convertirsi a Dio e di credere nel Signore nostro Ge­sù.

22Ed ecco ora, avvinto dallo Spirito, io. vado a Gerusalem­me senza sapere ciò che là mi accadrà.

23So soltanto che lo Spi­rito Santo in ogni città mi attesta che mi attendono catene e tri­bolazioni.

24Non ritengo tuttavia la mia vita meritevole di nul­la, purché conduca a termine la mia corsa e il servizio che mi fu affidato dal Signore Gesù, di rendere testimonianza al messag­gio della grazia di Dio.

25Ecco, ora so che non vedrete più il mio volto, voi tutti tra i quali sono passato annunziando il regno di Dio.

26Per questo dichiaro solennemente oggi davanti a voi che io sono senza col­pa riguardo a coloro che si perdessero,

27perché non mi sono sottratto al compito di annunziarvi tutta la volontà di Dio.

 

Paolo invita alla vigilanza e passa agli addii.

28Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha posti come vescovi a pascere la Chiesa di Dio, che egli si è acquistata con il suo sangue.

29Io so che dopo la mia partenza entreranno fra voi lupi rapaci, che non rispar­mieranno il gregge;

30perfino di mezzo a voi sorgeranno alcuni a insegnare dottrine perverse per attirare discepoli dietro di sé.

31Per questo vigilate, ricordando che per tre anni, notte e gior­no,io non ho cessato di esortare fra le lacrime ciascuno di voi.

32Ed ora vi affido al Signore e alla parola della sua grazia che ha il potere di edificare e di concedere l’eredità con tutti i santifi­cati.

33Non ho desiderato né argento, né oro, né la veste di nes­suno.

34Voi sapete che alle necessità mie e di quelli che erano con me hanno provveduto queste mie mani.

35In tutte le manie­re vi ho dimostrato che lavorando così si devono soccorrere i deboli, ricordandoci delle parole del Signore Gesù, che disse: Vi è più gioia nel dare che el ricevere!».

36Detto questo, si inginocchiò con tutti loro e pregò.

37Tutti scoppiarono in un gran pianto e gettandosi al collo di Paolo lo baciavano,

38addolorati soprattutto perché aveva detto che non avrebbero più rivisto il suo volto. E lo accompagnarono fino al­la nave.

 

Da Mileto a Gerusalemme in compagnia di Luca, nonostante le pressioni dei discepoli.

 

21

1Appena ci fummo separati da loro, salpammo e per la via diretta giungemmo a Cos, il giorno seguente a Rodi e di qui a Pàtara.

2Trovata qui una nave che faceva la traversata per la Fenicia, vi salimmo e prendemmo il largo.

3Giunti in vista di Cipro, ce la lasciammo a sinistra e, continuando a navigare ver­so la Siria, giungemmo a Tiro, dove la nave doveva scaricare.

4Avendo ritrovati i discepoli, rimanemmo colà una settimana, ed essi, mossi dallo Spirito, dicevano a Paolo di non andare a Gerusalemme.

5Ma quando furon passati quei giorni, uscimmo e ci mettemmo in viaggio, accompagnati da tutti loro con le mogli e i figli sin fuori della città. Inginocchiati sulla spiaggia pregammo, poi ci salutammo a vicenda;

6noi salimmo sulla na­ve ed essi tornarono alle loro case.

7Terminata la navigazione, da Tiro approdammo a Tolemàide, dove andammo a salutare i fratelli e restammo un giorno con loro.

8Ripartiti il giorno seguente, giungemmo a Cesarèa; ed entrati nella casa dell’evangelista Filippo, che era uno dei Sette, so­stammo presso di lui.

9Egli aveva quattro figlie nubili, che ave­vano il dono della profezia.

10Eravamo qui da alcuni giorni, quando giunse dalla Giudea un profeta di nome Agabo.

11Egli venne da noi e, presa la cintura di Paolo, si legò i piedi e le ma­ni e disse: «Questo dice lo Spirito Santo: l’uomo a cui appartie­ne questa cintura sarà legato così dai Giudei a Gerusalemme e verrà quindi consegnato nelle mani dei pagani».

12All’udir que­ste cose, noi e quelli del luogo pregammo Paolo di non andare più a Gerusalemme.

13Ma Paolo rispose: «Perché fate così, continuando a piangere e a spezzarmi il cuore? Io sono pronto non soltanto a esser legato, ma a morire a Gerusalemme p~~r il nome del Signore Gesù».

14E poiché non si lasciava persuade­re, smettemmo di insistere dicendo: «Sia fatta la volontà del Si­gnore!».

 

Paolo giunge a Gerusalemme. Si reca al tempio con quattro cri­stiani di origine giudea che avevano fatto un voto e dovevano la­sciarsi crescere i capelli fino al compimento del voto. Secondo la consuetudine giudaica, dovevano purificarsi e offrire sacrifici molto costosi. Su consiglio di Giacomo, Paolo si unisce a loro e si addebita tutte le spese.

15Dopo questi giorni, fatti i preparativi, salimmo verso Gerusa­lemme.

16Vennero con noi anche alcuni discepoli da Cesarèa, i quali ci condussero da un certo Mnasòne di Cipro, discepolo della prima ora, dal quale ricevemmo ospitalità.

17Arrivati a Gerusalemme, i fratelli ci accolsero festosamente.

18L’indomani Paolo fece visita a Giacomo insieme con noi: c’e­rano anche tutti gli anziani.

19Dopo aver rivolto loro il saluto, egli cominciò a esporre nei particolari quello che Dio aveva fat­to tra i pagani per mezzo suo.

20Quand’ebbero ascoltato, essi davano gloria a Dio; quindi dissero a Paolo: «Tu vedi, o fratel­lo, quante migliaia di Giudei sono venuti alla fede e tutti sono gelosamente attaccati alla legge.

21Ora hanno sentito dire di te che vai insegnando a tutti i Giudei sparsi tra i pagani che ab­bandonino Mosè, dicendo di non circoncidere più i loro figli e di non seguire più le nostre consuetudini.

22Che facciamo? Sen­za dubbio verranno a sapere che sei arrivato.

23Fa’ dunque quanto ti diciamo: vi sono fra noi quattro uomini che hanno un voto da sciogliere.

24Prendili con te, compila purificazione in­sieme con loro e paga tu la spesa per loro perché possano ra­dersi il capo. Così tutti verranno a sapere che non c’è nulla di vero in ciò di cui sono stati informati, ma che invece anche tu ti comporti bene osservando la legge.

25Quanto ai pagani che so­no venuti alla fede, noi abbiamo deciso ed abbiamo loro scritto che si astengano dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, da ogni animale soffocato e dalla impudicizia».

26Allora Paolo prese con sé quegli uomini e il giorno seguente, fatta insieme con loro la purificazione, entrò nel tempio per co­municare il compimento dei giorni della purificazione, quando sarebbe stata presentata l’offerta per ciascuno di loro.

 

L’ARRESTO DI PAOLO E IL VIAGGIO DELLA PRIGIONIA

 

dodici-apostoli.jpgArresto di Paolo, accusato di aver introdotto un pagano (dive­nuto cristiano) nel vestibolo del tempio riservato ai soli giudei e il cui accesso era proibito ai pagani sotto pena di morte. I giudei si impadroniscono di Paolo e stanno per ucciderlo quando, scambiandolo per un noto ribelle, il tribuno, capo della guardia romana (formata da una coorte), lo conduce nella fortezza An­tonia.

27Stavano ormai per finire i sette giorni, quando i Giudei della provincia d’Asia, vistolo nel tempio, aizzarono tutta la folla e misero le mani su di lui gridando:

28«Uomini d’Israele, aiuto! Questo è l’uomo che va insegnando a tutti e dovunque contro il popolo, contro la legge e contro questo luogo; ora ha introdot­to perfino dei Greci nel tempio e ha profanato il lu9go santo!».

29Avevano infatti veduto poco prima Tròfimo di Efeso in sua compagnia per la città, e pensavano che Paolo lo avesse fatto entrare nel tempio.

30Allora tutta la città fu in subbuglio e il po­polo accorse da ogni parte. Impadronitisi di Paolo, lo trascina­rono fuori del tempio e subito furono chiuse le porte.

31Stavano già cercando di ucciderlo, quando fu riferito al tribuno della coorte che tutta Gerusalemme era in rivolta.

32ìmmediatamente egli prese con sé dei soldati e dei centurioni e si precipitò verso i rivoltosi. Alla vista del tribuno e dei soldati, cessarono di percuotere Paolo.

33Allora il tribuno si avvicinò, lo arrestò e ordinò che fosse legato con due catene; intanto s’informava chi fosse e che cosa avesse fatto.

34Tra la folla però chi diceva una cosa, chi un’altra. Nell’impossibilità di accertare la realtà dei fatti a causa della confusione, ordinò di condurlo nella fortez­za.

35Quando fu alla gradinata, dovette essere portato a spalla dai soldati a causa della violenza della folla.

36La massa della gente infatti veniva dietro, urlando: «A morte!».

 

Paolo si fa riconoscere.

37Su1 punto di esser condotto nella fortezza, Paolo disse al tri­buno: «Posso dirti una parola?». «Conosci il greco?, disse quel­lo.

38Allora non sei quell’Egiziano che in questi ultimi tempi ha sobillato e condotto nel deserto i quattromila ribelli?».

39Rispose Paolo: «Io sono un Giudeo di Tarso di Cilicia, cittadino di una città non certo senza importanza. Ma ti prego, lascia che ri­volga la parola a questa gente».

40Avendo egli acconsentito, Paolo, stando in piedi sui gradini, fece cenno con la mano al popolo e, fattosi un grande silenzio, rivolse loro la parola in ebraico dicendo:

 

Discorso ai giudei. (Gal 1, 13-14).

 

22

1«Fratelli e padri, ascoltate la mia difesa davanti a voi».

2Quando sentirono che parlava loro in lingua ebraica, fecero si­lenzio ancora di più.

3Ed egli continuò: «Io sono un Giudeo, nato a Tarso di Cilicia, ma cresciuto in questa città, formato al­la scuola di Gamalièle nelle più rigide norme della legge pater­na, pieno di zelo per Dio, come oggi siete tutti voi.

4Io perse­guitai a morte questa nuova dottrina, arrestando e gettando in prigione uomini e donne,

5come può darmi testimonianza il sommo sacerdote e tutto il collegio degli anziani. Da loro rice­vetti lettere per i nostri fratelli di Damasco e partii per condur­re anche quelli di là come prigionieri a Gerusalemme, per esse­re puniti.

6Mentre ero in viaggio e mi avvicinavo a Damasco, verso mez­zogiorno, all’improvviso una gran luce dal cielo rifulse attorno a me;

7caddi a terra e sentii una voce che mi diceva: Saulo, Sau­lo, perché mi perseguiti?

8Risposi: Chi sei, o Signore? Mi disse: Io sono Gesù il Nazareno, che tu perseguiti.

9Quelli che erano con me videro la luce, ma non udirono colui che mi parlava.

10Io dissi allora: Che devo fare, Signore? E il Signore mi disse: Alzati e prosegui verso Damasco; là sarai informato di tutto ciò che è stabilito che tu faccia.

11E poiché non ci vedevo più, a causa del fulgore di quella luce, guidato per mano dai miei compagni, giunsi a Damasco.

12Un certo Anania, un devoto osservante della legge e in buona reputazione presso tutti i Giudei colà residenti,

13venne da me, mi si accostò e disse: Saulo, fratello, torna a vedere! E in quel­l’istante io guardai verso di lui e riebbi la vista.

14Egli soggiun­se: Il Dio dei nostri padri ti ha predestinato a conoscere la sua volontà, a vedere il Giusto e ad ascoltare una parola dalla sua stessa bocca,

15perché gli sarai testimone davanti a tutti gli uo­mini delle cose che hai visto e udito.

16E ora perché aspetti? Al­zati, ricevi il battesimo e lavati dai tuoi peccati, invocando il suo nome.

17Dopo il mio ritorno a Gerusalemme, mentre pregavo nel tempio, fui rapito in estasi

18e vidi Lui che mi diceva: Affrettati ed esci presto da Gerusalemme, perché non accetteranno la tua testimonianza su di me.

19E io dissi: Signore, essi sanno che facevo imprigionare e percuotere nelle sinagoghe quelli che cre­devano in te;

20quando si versava il sangue di Stefano, tuo testi­mone, anch’io ero presente e approvavo e custodivo i vestiti di quelli che lo uccidevano.

21Allora mi disse: Va’, perché io ti manderò lontano, tra i pagani».

 

chiamata_apostoli.JPGPaolo cittadino romano. L’allusione a una predicazione aipaga­ni scatena una vera sommossa da parte della folla. Volendo co­noscerne la ragione, il tribuno pensa di far torturare Paolo per­ché confessi il crimine che può aver commesso.

22Fino a queste parole erano stati ad ascoltarlo, ma allora al­zarono la voce gridando: «Toglilo di mezzo; non deve più vive­re!».

23E poiché continuavano a urlare, a gettar via i mantelli e a lanciar polvere in aria,

24i1 tribuno ordinò di portarlo nella fortezza, prescrivendo di interrogarlo a colpi di flagello al fine di sapere per quale motivo gli gridavano contro in tal modo.

25Ma quando l’ebbero legato con le cinghie, Paolo disse al cen­turione che gli stava accanto: «Potete voi flagellare un cittadino romano, non ancora giudicato?».

26Udito ciò, il centurione cor­se a riferire al tribuno: «Che cosa stai per fare? Quell’uomo èun romano!».

27Allora il tribuno si recò da Paolo e gli doman­dò: «Dimmi, tu sei cittadino romano?». Rispose: «Sì».

28Replicò il tribuno: «Io questa cittadinanza l’ho acquistata a caro prezzo». Paolo disse: «Io, invece, lo sono di nascita!».

29E subi­to si allontanarono da lui quelli che dovevano interrogarlo. An­che il tribuno ebbe paura, rendendosi conto che Paolo era cit­tadino romano e che lui lo aveva messo in catene.

30Il giorno seguente, volendo conoscere la realtà dei fatti, cioè il motivo per cui veniva accusato dai Giudei, gli fece togliere le catene e ordinò che si riunissero i sommi sacerdoti e tutto il si­nedrio; vi fece condurre Paolo e lo presentò davanti a loro.

 

Comparsa davanti al sinedrio. In conformità a quanto Gesù aveva annunciato per i suoi discepoli, anche Paolo compare suc­cessivamente davanti al sinedrio, a governatori (Felice e Festo) e a re (Agrippa; Es 22,27).

 

23

1Con lo sguardo fisso al sinedrio Paolo disse: «Fratelli, io ho agito fino ad oggi davanti a Dio in perfetta rettitudine di coscienza».

2Ma il sommo sacerdote Anania ordinò ai suoi assi­stenti di percuoterlo sulla bocca.

3Paolo allora gli disse: «Dio percuoterà te, muro imbiancato! Tu siedi a giudicarmi secondo la legge e contro la legge comandi di percuotermi?».

4E i presenti dissero: «Osi insultare il sommo sacerdote di Dio?».

5Ri­spose Paolo: «Non sapevo, fratelli, che è il sommo sacerdote; sta scritto infatti: Non insulterai il capo del tuo popolo».

6Paolo sapeva che nel sinedrio una parte era di sadducei e una parte di farisei; disse a gran voce: «Fratelli, io sono un fariseo, figlio di farisei; io sono chiamato in giudizio a motivo della spe­ranza nella risurrezione dei morti».

7Appena egli ebbe detto ciò, scoppiò una disputa tra i farisei e i sadducei e l’assemblea si divise.

8I sadducei infatti affermano che non c e risurrezione, né angeli, né spiriti; i farisei invece professano tutte queste co­se.

9Ne nacque allora un grande clamore e alcuni scribi del par­tito dei farisei, alzatisi in piedi, protestavano dicendo: «Non troviamo nulla di male in quest’uomo. E se uno spirito o un an­gelo gli avesse parlato davvero?».

10La disputa si accese a tal punto che il tribuno, temendo che Paolo venisse linciato da co­storo, ordinò che scendesse la truppa a portarlo via di mezzo a loro e ricondurlo nella fortezza.

11La notte seguente gli venne accanto il Signore e gli disse: «Coraggio! Come hai testimonia­to per me a Gerusalemme, così è necessario che tu mi renda te­stimonianza anche a Roma».

 

Complotto di giudei contro Paolo.

12Fattosi giorno, i Giudei ordirono una congiura e fecero voto con giuramento esecratorio di non toccare né cibo né bevanda, sino a che non avessero ucciso Paolo.

13Erano più di quaranta quelli che fecero questa congiura.

14Si presentarono ai sommi sacerdoti e agli anziani e dissero: «Ci siamo obbligati con giura­mento esecratorio di non assaggiare nulla sino a che non avre­mo ucciso Paolo.

15Voi dunque ora, insieme al sinedrio, fate di­re al tribuno che ve lo riporti, col pretesto di esaminare più at­tentamente il suo caso; noi intanto ci teniamo pronti a uccider­lo prima che arrivi».

16Ma il figlio della sorella di Paolo venne a sapere del complot­to; si recò alla fortezza, entrò e ne informò Paolo.

17Questi al­lora chiamò uno dei centurioni e gli disse: «Conduci questo gio­ vane dal tribuno, perché ha qualche cosa da riferirgli».

18Il cen­turione lo prese e lo condusse dal tribuno dicendo: «Il prigio­niero Paolo mi ha fatto chiamare e mi ha detto di condurre da te questo giovanetto, perché ha da dirti qualche cosa».

19Il tri­buno lo prese per mano, lo condusse in disparte e gli chiese: «Che cosa è quello che hai da riferirmi?».

20Rispose: «I Giudei si sono messi d’accordo per chiederti di condurre domani Paolo nel sinedrio, col pretesto di informarsi più accuratamente nei suoi riguardi.

21Tu però non lasciarti convincere da loro, poiché più di quaranta dei loro uomini hanno ordito un complotto, fa­cendo voto con giuramento esecratorio di non prendere cibo né bevanda finché non l’abbiano ucciso; e ora stanno pronti, aspettando che tu dia il tuo consenso».

22Il tribuno congedò il giovanetto con questa raccomandazione: «Non dire a nessuno che mi hai dato queste informazioni».

 

Trasferimento di Paolo a Cesarea perché compaia davanti a Fe­lice, governatore della Giudea dal 52 al 59.

23Fece poi chiamare due dei centurioni e disse: «Preparate due­cento soldati per andare a Cesarèa insieme con settanta cava­lieri e duecento lanceri, tre ore dopo il tramonto.

24Siano pron­te anche delle cavalcature e fatevi montare Paolo, perché sia condotto sano e salvo dal governatore Felice».

25Scrisse anche una lettera in questi termini:

26«Claudio Lisia all’eccellentissi­mo governatore Felice, salute.

27Quest’uomo è stato assalito dai Giudei e stava per essere ucciso da loro; ma sono interve­nuto con i soldati e l’ho liberato, perché ho saputo che è cittadi­no romano.

28Desideroso di conoscere il motivo per cui lo accu­savano, lo condussi nel loro sinedrio.

29Ho trovato che lo si ac­cusava per questioni relative alla loro legge, ma che in realtà non c’erano a suo carico imputazioni meritevoli di morte o di prigionia.

30Sono stato però informato di un complotto contro quest’uomo da parte loro, e così l’ho mandato da te, av­vertendo gli accusatori di deporre davanti a te quello che han­no contro di lui. Sta’ bene».

31Secondo gli ordini ricevuti, i soldati presero Paolo e lo con­dussero di notte ad Antipàtride.

32Il mattino dopo, lasciato ai cavalieri il compito di proseguire con lui, se ne tornarono alla fortezza.

33I cavalieri, giunti a Cesarèa, consegnarono la lettera al governatore e gli presentarono Paolo.

34Dopo averla letta, domandò a Paolo di quale provincia fosse e, saputo che era del­la Cilicia, disse:

35«Ti ascolterò quando saranno qui anche i tuoi accusatori». E diede ordine di custodirlo nel pretorio di Erode.

ATTI DEGLI APOSTOLI 6ultima modifica: 2010-11-30T18:52:00+01:00da meneziade
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