22° tappa: CHE COS’E’ RUBARE?

25850b.jpgQuesta tappa può finalmente far luce su tante abitudini del nostro vivere e sulla nostra visione della stessa esistenza.

Rubare è sbagliato! Ma và! C’è bisogno d’un comandamento divino per capire che non è giusto rifarsi sui sacrifici d’un altro? Siamo già in grado di comprenderlo, non appena ci proiettiamo nella situazione del derubato; e come non vogliamo venga fatto a noi, così stabiliamo che il furto è sbagliato e lo proiettiamo nella classifica dei reati.

Quindi Dio avrebbe parlato in modo superfluo… ci venisse il dubbio che, come in ogni altra Parola, anche qui possiamo trovare dei significati nascosti, coi loro tanti risvolti nella nostra realtà quotidiana? Ci venisse il dubbio che possiamo essere ladri anche se non rubiamo a nessuno?

Tu che pensi riguardo a “rubare tempo”, “rubare svaghi”, “rubare posizioni”, “rubare incarichi”, “rubare premi e soddisfazioni”? la Bibbia parla continuamente di questa serie attualissima di furti all’esistenza.

E’strano che questa proiezione esistenziale del rubare accomuna il ladro al ricco, perché di base non c’è differenza: vogliono avere entrambi.

Anche tu, fratello, vuoi avere, AVERE VITA: stai lì continuamente a chiedere vita a chiunque ti capita. Chiedi, chiedi in continuazione e non c’è un OTTENERE che ti colmi permanentemente.

Il ricco e il povero sono in realtà come te: devono avere cose, materiali o spirituali che siano, e conservarle gelosamente, senza liberarsi di nulla, perché tra molti anni, chissà, potrebbero servire…

Avarizia! L’avaro in realtà non è chi risparmia lo spicciolo: molti avari sanno offrirti più d’un semplice caffè, eppure sono tuttavia restii a rinunciare a qualcosa, lasciarsi qualcosa alle spalle o, peggio ancora, liberarsene. Questa è l’avarizia. Dimmi, davvero sei esente da questa psicosi? Davvero la tua vita non tende ad essere una trama così ricca di scenari e che tuttavia non si evolve? Dimmi se non sei una persona dai numerosi interessi, dalle mille faccende, magari dalle tante pratiche fisiche e intellettuali. Questi begli attributi coi quali tenti di costruirti, ai quali chiedi vita e coi quali attiri a te la stima altrui di “persona attiva e impegnata”, questa marea di cose che ci vorrebbe una squadra, una equipe per coltivarle in modo pieno, quanto tempo t’hanno rubato? Quanto stress ti procurano? Quanta fretta continua ti puntano addosso? Quanto ti fanno scorrere così velocemente la vita? Soprattutto… quanto ti danno veramente, oltre a fuggenti stime altrui, pronte a rimpiazzarti col primo che appare più di te? Quanto te le godi tutte queste cose? Quante di esse fai davvero bene?

Eppure vai avanti, ti riempi di cose, magari di cose diverse dagli esempi fatti; fai così tanto, poi si fa sera e ti pare di non aver fatto niente…

Questa è la sensazione di un avaro: aver bevuto ed aver sete!

E se non ti riconosci in questa categoria, se davvero ti ritieni un equilibrato dalle poche mansioni, perché la tua vita non raggiunge un goal? Perché questa continua sensazione di voler giungere a qualcosa… non trova mai compimento?

Te lo diciamo noi: tu non sai rinunciare!

Senz’altro molte delle cose che fai sono significative e senz’altro è un bene continuarle. Ma queste cose, che cercano un’attenzione maggiore di quella che dai loro, che abbisognano della tua totalità per compiersi, non si compiranno mai finchè non ne restituisci una a qualcun altro, finchè corri in giro a strappare, a “rubare” contenuti alla vita, quanti più ne riesci a ricavare, per poi conservarteli in un guardaroba ideologico per servirtene tra chissà quanto!

Il dramma è semplice: se non tagli non ti ritrovi in nulla. Scegliere vuol dire “tagliare”! Ogni stile, ogni strada ha dei tagli. Vivere comincia con un taglio e continua via via a tagli! Stare in un posto vuol dire aver rifiutato di trovarti in un altro posto. La vita è così, che c’è di strano, caro ometto che non vuoi perderti qualcosa?

Oggi vai molto di moda, sai? Oggi è tempo di molti che, dai 25 ai 45 anni tirano avanti in stanby, pensando a cosa vogliono fare da grandi, per poi superare i 45 e chiedersi “cosa hanno fatto” da grandi. In attesa che l’ispirazione riveli “cosa sentono davvero di fare”, intanto non scelgono, timorosi di perdersi qualcosa; così facendo si perdono tutto il possibile!

Amico, le tue scelte avare e furtive in realtà ti tagliano le cose più importanti. E “l’ansia del non so che” ti ci fa il resto.

C’è un mal comune a tutta l’umanità: chi ruba, di base, si sente un uomo vacante. Questo il tuo pessimo contenuto: sentirti un mediocre, una pochezza rispetto ai modelli stratosferici del mondo, per cui devi AVERE per essere. Ed AVERE non vale solo per le cose, ma soprattutto per le realtà figurate: AVERE un bell’aspetto, AVERE cultura, AVERE idee, AVERE amici, AVERE alta considerazione altrui… sai bene che, così come sei, queste realtà non te le riconoscerà nessuno, allora eccoti ad arraffarle con sforzo, fretta e rabbia… sforzo… fretta… rabbia… tipici sentimenti d’un ladro disperato! Magari queste realtà le stai rubando a qualcun altro, scopiazzando da costui parole, idee, battute, atteggiamenti, conoscenze… per rubargli… non so… una posizione o semplici apprezzamenti che sarebbero spettati a lui.

Ecco chi sei ora: “un tutto di niente”! La tua solita logica dell’affanno e dello sforzo, del massacro, “del suicidio”. Quanto t’infastidisce chi non si sforza come te!

Ecco chi sei: uno che accusa la vita di non averti dato questo e quello! Magari la vita ti ha dato altro di più bello che ora neppure apprezzi, che magari neppure conosci di te stesso. Magari proprio da ciò che non hai avuto potrebbe partire il tuo compimento, il senso della tua esistenza… ma come farai a saperlo, se non abbandonerai la logica dell’avere per essere?

Questa, ormai, è perfino la tua soluzione a quei guai che ti chiedono risposte: scappare, correre a spendere, gonfiarti di realtà con cui stonare la tua desolazione!

Cosa di tutto ciò che hai è davvero fatto per te? Quale delle tue tante posture risponde davvero al tuo essere? Quale delle tue attività meglio compie non le tue preferenze, ma la tua persona? Queste son domande che dovresti porti, perché si tratta di partire dal necessario, di ricomporre la graduatoria delle tue primizie e di smetterla di far passare il mondo intero nell’imbuto stretto della tua logica!

Cosa ti è necessario di tutto ciò che fai? Noi ti diciamo… una o due cose, su trenta! Già! Basta molto poco per vivere in pienezza, per guadagnarti la tua dignità di grande uomo, malgrado questa crisi economica che tanto ci turba.

Non ti è necessario gravarti di ricchezze fisiche e intellettuali. Non è prioritario capirne di questo o di quello. Non ti è necessaria la battuta pronta, né una casa piena di cosette belline messe lì solo per farle guardare agli ospiti: “Oooooh! Ma che bello quel divano col copridivano e col copricopridivano! Non sediamoci lì, se no si rovina!”.

Utensili, posate, bicchieri che non userai mai, reclusi in una cristalliera coreografica… dimmi se non è rubare! Chi ha forgiato quegli attrezzi, con molta probabilità, avrebbe voluto che qualcuno li usasse; invece te li tieni lì a colorare il tuo delirio d’esistenza.

Ma non devi per forza munirti di una cristalliera fisica per appartenere a questa misera categoria di ladro, poiché tu fai così anche nei contesti della tua persona: qualità, innate o costruite, vere o false, tenute lì nella cristalliera del tuo sfoggio, mai usate per qualcuno, mai messe a frutto, mai consumate per ciò per cui sono fatte: “gli altri”! Cos’è questo se non essere ladri e avari? Conservarsi quanti più dettagli possibili, perfino la giovinezza! E per il misero giogo di strapparti attimi di sfoggio d’esistenza, vai a rinunciare alla immensa gioia che sa provare chi riconosce il vero se stesso, fuori e dentro, e lo consuma per il bene di qualcun altro? Non hai ancora capito che stai girando a vuoto, perso nelle tue moltitudini d’assenza, d’immagine, d’illusione?

Tu non vuoi qualificarti, tu vuoi “quantificarti”! Misurarti in numero di qualità, di attività. Quantificarti anche in soldi, lo stesso preciso trattamento che il pappone fa con le sue prostitute: le quantifica, ne riduce il valore infinito cui, da “persone”, esse possiedono.

Ma che prezzo può avere una tua dote, una tua competenza, una tua vocazione? Non c’è prezzo che riassuma il tuo potenziale operativo! Ma tu, spinto a paragonarti a un sistema competitivo che ti circonda e ti condiziona, sforzi una cifra in cui speri di riassumere in quantità la tua infinita qualità… chiaramente non ti starà mai bene nessuna cifra e la scalata umana alla potenza è destinata al non traguardo, all’eterna fame.

Perciò ti senti offeso quando qualcuno paga poco il tuo lavoro, perciò, quand’anche tu fossi ricco, ti senti sempre inappagato: vorresti una paga che riassuma il tuo valore di uomo… ma non esiste una paga infinita come l’infinito valore che tu hai!

Ecco la tua corsa al nulla, per cui corri avanti e indietro, per poi andare a dormire sbuffando, convinto che finirà non appena “quaglierai” quella situazione.

Ammettilo, sarà da qualche decennio almeno che vivi così, in eterna attesa di… boh? Stanco, stressato per… boh? Un vuoto…

Bene! La tua soluzione non rende, non produce. Noi intravediamo in essa l’oggetto della Parola di “Io Sono”: “Non rubare!”

Per cui ti è vivamente chiesto di porti una serie di domande: di tutto ciò che sei, che sei diventato, che hai e che segui… quanto ti è davvero necessario? Quanto, secondo la tua coscienza, ti appartiene davvero e descrive davvero chi sei?

22° tappa: CHE COS’E’ RUBARE?ultima modifica: 2012-06-22T18:54:15+02:00da meneziade
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