23° tappa: E’ TUTTO OVVIO O E’ TUTTO UN DONO?

 

fede, religione, cristo, dio, gesù, messia,

 

L’atto del morire, l’idea del quale così da noi temuta e perciò scansata, ma così ispiratrice nell’arte poetica e pittorica e così costruttiva per chi osa affrontarla. L’atto del morire, che azzera differenze sociali, piramidi di talenti e realizzazioni professionali, sia perchè non risparmia nessuno, sia perchè di queste cose non ci porteremo nulla in un presunto altro mondo.

Già! Una marea di perdita di tempo parrebbe la vita davanti all’atto del morire. E lo è, se di fatto, davanti ad esso, capisci di aver costruito un gran castello aleatorio, di precarietà tanto sudate, tanto vane per un uomo nudo e crudo, qual è chi sta per morire.

Come mai il moribondo, sovente, se ne sbatte dei soldi, del sesso, perfino dei premi professionali? (Sia chiaro: ha ragione costui!) Perchè queste cose non gli son servite a niente, nella prospettiva del suo resoconto finale, davanti al quale teme atrocemente DI NON ESSER PIU’ NIENTE!

E cosa, allora, potrebbe mai completare il tuo essere veramente uomo? Se pur magra, la consolazione d’aver lasciato qualcosa ai figli aggiunge, in genere, del sollievo al moribondo cosciente. (Sia chiaro: ha ragione costui!) Perchè questa consolazione gli da dignità, gli da la possibilità di confrontarsi con la morte con quella sensazione di non esser stato davvero un niente!

… Allora è vero che DARE è la logica che costruisce la nostra dimensione di uomini pieni.

Lo diciamo quasi tutti, lo applichiamo quasi mai. Perchè? Perchè essendoci costruiti un carattere sulla menzogna, la mentalità del furto ormai ci appartiene in modo ben radicato.

“Non rubare”. Un apparente divieto che, in realtà, nasconde una immensa forma di doni, se lo si capisce bene. E vediamo un pò!

Noi, che siamo soliti perdere la fede davanti al dato di fatto che tanti bimbi muoiono (A prescindere di CHI è la colpa!), riflettiamo mai sulla fortuna che questi bimbi hanno avuto di esser stati ideati, concepiti dalla vita, di aver gustato il piacere di respirare, di stupirsi davanti ai colori, ai gusti e odori della realtà? Abbiamo mai riflettuto sul fatto che questi bimbi hanno certamente fatto esperienza di sorridere? Bah, certamente ci abbiamo riflettuto, eppure non ci basta, perchè per noi occidentali, longevi e abituati all’avere, è assurda una morte così prematura, è assurdo che questi bimbi non vivano un ovvio, scontato pezzo quantitativo di vita. OVVIO, SCONTATO! ECCOLA QUI LA MENZOGNA! Bastarda, assassina menzogna che ci fa soffrire, bramare, ci asseta eternamente delle bellezze più eccellenti, rendendoci incapaci di gustarle e viverle appieno.

Tu non sei capace di gustarti le eccellenze della vita, non lo sarai mai finchè avrai nel cuore la menzogna dell’ovvio, dello scontato. Menzogna per la quale NEANCHE IL PARADISO, in tutta la sua infinita bellezza, basterebbe a tacerla. Ecco l’inferno dell’aldilà, l’esito negativo di un giudizio universale che, come davanti a uno specchio, sarai tu stesso il fautore!

Ora è interessante farci una carrellata nel mondo della essenziale pietà cristiana, tanto ambita da milizie di santi, monaci, frati, preti, suore, laici missionari; tutti così imbevuti di logica della privazione, del digiuno, dell’astinenza dai piaceri… mentalità da noi blandamente considerata autolesionista, repressiva, sacrificante. No, caro amico, non lo è per niente!

Ciò che fatichiamo a capire è che Francesco d’Assisi, nell’abbandonare ricchezze e piaceri, fece null’altro che un grande affare, l’affare più redditizio della sua vita: l’espulsione dell’ovvietà, della scontatezza, di ciò che ci rovina il palato in ogni piccola esperienza della nostra esistenza.

Con questa scelta del vivere precario, certamente sollecitata dalla fede in un Dio che ha cura dei figli, Francesco imparò a godersi ogni attimo d’esperienza, dal più piccolo e immediato, come una brezza di vento, al più grande, come un atto d’amore dato o ricevuto.

Qual meccanismo potrebbe in noi scattare, atto a restituirci il gusto? Nient’altro che il meccanismo del PRESTITO, del DONO.

Un giorno di vita in più è UN DONO; un gelato, una cena a base di buoni sapori è UN DONO, anche se pagato dai “tuoi” soldi, frutto del “tuo” lavoro (altro dono!)… i meriti che vanti, altri DONI! Un esperienza di comicità e divertimento, ah, che DONO! La parola che uno ti rivolge, magari chiedendoti un parere (cioè stimando il tuo pensiero), quale attimo di DONO d’una gran dignità! Una persona che ti accusa gravemente di qualcosa, manifestando il suo desiderio di vivere QUALITA’ tue che non le hai dato… qual complimento nascosto ti rivolge, qual DONO! Un uomo che ti rompe le scatole chiedendoti aiuto, qual dignità di “uno che sa rispondere alle domande della vita” ti sta affidando. Una tivù accesa, un computer collegato al web con libertà odierna di comunicare con il mondo, la possibilità di leggere e informarsi, la possibilità di raccogliere notizie e crescere, la possibilità di parlare a qualcuno, di essere ascoltato e seguito, di costruire il mondo con la tua sola presenza… doni, doni e ancora doni.

Ti rendi conto, amico mio? Uomo avido, pezzente, imbastardito COME ME, COME TUTTI NOI?

Quei bimbi prematuramente morti, che tanto ci amareggiano mettendo tanto in discussione la OVVIETA’ cui tendiamo, hanno ricevuto e abbracciato la dignitosa missione di SALVARCI, comunicandoci questo, fratello caro: tendiamo tutti alla STABILITA’, alla GARANZIA, per poi scontarne amaramente la conseguenziale perdita di gusto verso ciò di cui, secondo dopo secondo, perennemente gustiamo: DONI CONTINUI!

Noi siamo stati programmati dalla vita per GUSTARE CONTINUAMENTE OGNI COSA IN OGNI ATTIMO, per vivere immersi in un PROFONDO, CONTINUO LUSSO DI OGNI ESPERIENZA, di ciò che “DIO CREO’ E VIDE CHE ERA BUONO”.

Vuoi cose belle, ma QUANTE GIA’ NE HAI. Cerchi felicità, ma QUANTA NE HAI IN PUGNO E NON NE VIVI!

La vita è BUONA, pregna d’un continuo gusto, ma la differenza in gusto non la sai più fare e ti poni perciò alla ricerca di piaceri sempre nuovi e più alti, sprecata la novità dei quali stai sempre lì a patire noia, ovvietà. QUella ovvietà che brami così tanto perchè la chiami “stabilità”. MA E’ L’INFERNO CHE DESIDERI, CHE STAI AVIDAMENTE, DISPERATAMENTE SUDANDO CON TUTTE LE TUE IRACONDE ENERGIE! STABILITA’ PERFETTA E’ MORTE, E’ PERDITA DI QUEL GUSTO STREPITOSO CHE SOLO NEL RICONOSCERE IL VALORE DI PRECARIETA’ POTRAI RIACQUISTARE!

Per un morto di fame un pezzo di pane secco è un gran momento di gioia, poichè è un dono. Ricevere l’elemosina, per uno straccione puzzolente, è un gran dono nient’affatto scontato. Questa gente sa gustare la vita meglio di te.

LADRI! Così è sano, costruttivo riconoscerci, davanti a questo comandamento. Ladri affamati di stabilità, di eternità, divoratori di tempo, rapiti da mille cose, convinti che più sudiamo più mangiamo,che più sconti ci fanno più guadagnamo, che prima finiamo di lavorare più tempo di relax abbiamo rubato, che più balle raccontiamo di noi stessi più conquiste abbiamo rubato a questa “merda di vita”. Questo è dolore. Questo è inferno.

Liberarsi dall’ovvietà, dalla scontatezza, è sana cosa. Non ti stiamo proponendo chissà che digiuno, che esercizio d’astinenza. Noi non ti conosciamo, non sappiamo cosa precisamente ti è indicato, ma stà certo di una cosa: vuoi la felicità? Devi esercitarti a gustarla. Comincia seriamente a riflettere su quanto, quanto la vita è continuamente buona con te, quanto continuamente di nuovo, buono e gustoso ti da. Comincia a riconoscere in ogni esperienza quel che essa davvero è: UN PRESTITO, UN DONO. Una birra al pub, un film, un vestito, un bicchier d’acqua, la stessa aria che respiri, camminare, guidare, muoverti, parlare, ascoltare, vivere senso comunitario, perpetuare delle tradizioni… tutto, continuamente, è bello, è gustoso ed è per te, affinchè tu sia eternamente premiato dalla logica del dono!

Bene, questa logica, una volta assimilata, ti intenerisce verso il tutto che ti circonda, perchè ti restituisce la qualità per cui sei stato concepito: REGALARTI! Impara a gustare il tutto per ciò che è, per DONO, e ti faremo vedere se non ti aprirai automaticamente alla logica del donare, se non comincerai a capire che questi doni implicitamente vanno sfruttati affinchè tu DONANDO costruisca la tua vera persona, affinchè il tuo lavoro, ogni sforzo della tua vita, finora concepito per RUBARE, si trasformi in DONARE.

Andare a lavoro per donare, recarsi in un posto per darsi, sposarsi per sciuparsi nella moglie e nei figli… mamma mia! Chi è? Un “santo”? Ebbene sì! Un santo, ovvero chi ha semplicemente imparato a gustare il tutto come un eccitante, orgasmico dono e automaticamente vive ogni esperienza come semplice, gustosa occasione per darsi.

Qual soluzione potrà mai riempirti più di questa, fratello caro, quando un giorno ti renderai conto che non ti ci vuole per forza il lavoro da te prefissato e sognato, la donna simile ai tuoi gusti (che non esiste!), il curriculum di strappacuori, la perfetta riuscita delle tue pianificazioni, la fama del simpatico e tutte queste miserie che incorri, per tornare nell’eden per te concepito!

E’ singolare che questo comandamento non si limiti a dirti:”Non acquistare”, perchè il suo opposto sarebbe soltanto: “Vendi”. Ma ti dice: “Non rubare”, perchè il suo opposto è: “Datti”!

Questa logica, finalmente, mette a tacere le continue ingiustizie che imputiamo alla vita e a Dio, poichè anche un Down, uno zoppo e un cieco nati, un paralitico, un malato precoce… ah, quanti doni anch’essi hanno ricevuto… magari l’hanno capito molto più di te, grazie proprio al loro dramma, e magari stanno vivendo affinchè tu lo capisca. In questa chiave smettila di strapparti rivincite ai tuoi drammi e comincia a riconoscere in essi una struttura di crescita, che possa addirittura essere una breccia verso la comprensione continua dei doni che Dio continuamente ti da, un DONO anche il tuo dramma.

23° tappa: E’ TUTTO OVVIO O E’ TUTTO UN DONO?ultima modifica: 2012-12-02T15:51:48+01:00da meneziade
Reposta per primo quest’articolo