L’IMITAZIONE DI CRISTO 9

cristo.jpgCapitolo ottavo

DISPREZZO DI SE’ STESSO AGLI OCCHI DI DIO

PAROLE DEL DISCEPOLO 1“Ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere (Gn 18,27). 2Se io mi sarò stimato più di quello che sono, ecco che Tu, o Signore, stai con­tro di me, e le mie iniquità dànno testimonianza del vero: né posso contraddirla. 3Se, invece, mi sarò umiliato e mi sarò ridotto ad un nulla, deponendo ogni stima di me stesso e riducendomi in polvere, come in realtà sono, la tua grazia mi sarà propizia e la tua luce sarà vicina al mio cuore. Così, ogni amor proprio che, per quanto piccolo sia, mi resti, sarà sommerso nell’abisso della mia nullità e svanirà per sempre. 41n quell’abisso, Tu riveli me a me stesso: che cosa sono, che cosa fui e fin dove sono caduto, poiché io sono niente e non lo capivo. 5Se vengo abbandonato a me stesso, eccomi, sono un niente, nient’altro che debolezza. 6Ma se Tu mi dài d’un tratto uno sguardo, divento tosto forte e colmo di nuova gioia. 7Ed è cosa veramente meravigliosa che così, all’im­provviso, sia sollevato ed amorosamente accolto fra le tue braccia io, che dal mio stesso peso sono sempre tratto verso il basso. 8Questa è opera del tuo amore, che senza mio merito mi previene e mi soccorre in così numerose difficoltà; che mi premunisce anche da gravi pericoli e mi strappa, in verità, da innumerevoli mali, 9Certo, amando disordinatamente me stesso, io mi sono perduto; cercando, invece, Te solo, ed amando Te con retto amore, ho trovato ad un tempo me e Te: da questo amore sono stato tratto a rientrare ancora più profonda­mente nel mio nulla. 10Tu, o Dolcissimo, mi concedi grazie oltre ogni mio merito e più di quanto io osi sperare o domandare. 11Sii benedetto, o mio Dio, perché, sebbene io sia indegno d’ogni tuo favore, pure la tua generosità e la tua infinita bontà non cessano mai di beneficare anche gl’ingrati e quelli che si sono allontanati da Te. 12Fa’ che ritorniamo a Te, affinché siamo riconoscenti umili e devoti; Tu solo, infatti, sei la nostra salvezza, la nostra virtu, la nostra fortezza.

Note al Capitolo 8° 1‘Ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere” (Gi 18,27). Abramo aveva compreso la Trascendenza di Dio e la propria nullità davanti a Lui. Così l’ha compresa la vergine Maria, che non si è insuperbita per il suo grande carisma di essere diventata la Madre del su Creatore. La consapevolezza della propria nullità di fronte al Creatore è fondamento della perfezione cristiana.

Capitolo nono

BISOGNA RIFERIRE TUTTO A DIO, ULTIMO FINE

PAROLE DEL SIGNORE 1Figlio, Io devo essere il fine supremo ed ultimo, se veramente desideri essere felice. 2Questa intenzione renderà puri i tuoi affetti, troppo spesso inclinati viziosamente verso te stesso e verso le creature. 3Se infatti, in qualche cosa cerchi te stesso, subito inte­riormente decadi ed inaridisci. 4Tutto, dunque, devi ricondurre principalmente a Me, perché Io solo t’ho dato tutto. 5Considera le singole cose come derivanti dal Sommo Bene; perciò, tutte devono essere riferite a Me come alla loro origine. 6Da Me, come da fonte viva, il piccolo e il grande, il povero ed il ricco attingono l’acqua della vita; e quelli che spontaneamente e liberamente Mi servono, riceveranno grazia su grazia. 7Colui, invece, che avrà voluto cercare la propria gloria fuori di Me o compiacersi di qualche bene particolare, non godrà della gioia vera e duratura né si sentirà allar­gare il cuore, ma sarà in mille modi ostacolato ed angu­stiato. 8Non devi, dunque, ascrivere a te nulla del bene che è in te né devi attribuire ad alcun uomo la sua virtù, ma devi riconoscere che tutto viene da Dio, senza del quale l’uomo non possiede nulla. 9Io, tutto ho dato; Io, tutto voglio riavere; e con grande forza chiedo d’esserne ringraziato. 10Questa è la verità che mette in fuga la vanità della glorina. 11E se saranno entrati nell’anima la grazia celeste e l’a­more vero, non ci sarà spazio per alcuna invidia né per la grettezza del cuore né per l’amor proprio. 12lnfatti, il divino amore vince ogni difetto ed aumenta, moltiplicandole, tutte le energie dell’anima. 13Se tu hai giusto discernimento, riporrai in Me solo la tua gioia, in Me solo la tua speranza, perché “nessuno è buono, se non uno solo, Dio” (Lc 18,19), il qualc deve essere sopra ogni cosa lodato ed in ogni cosa benedetto.

Note al Capitolo 9° 3“Se in qualche cosa cerchi te stesso, subito interiormente decadi e inaridisci”. Chi è impegnato nella vita spirituale e si sforza di vivere vicino a Dio nella preghiera, conosce certamente anche l’aridità. L’aridita è una privazione delle consolazioni sensibili e spirituali che agevolano Ia preghiera e la pratica della virtù. Dio permette l’aridità, perchè ci distacchiamo dalle cose create ed impariamo ad amarLo non per le sue consolazioni, ma per un amore sempre più disinteressato. Non è un castigo, ma una grazia; tuttavia, talvolta può essere anche come un campanello d’allarme, quando ci siamo allontanati alquanto da Lui, per avvertirci che qualche cosa non va.

Capitolo decimo

DOLCE E’ SERVIRE DIO PER CHI DISPREZZA IL MONDO

PAROLE DEL DISCEPOLO 1Ora tornerò a parlare, o Signore, e non tacerò; all’orecchio del mio Dio, mio Signore e mio Re, che sta nell’alto dei Cieli, dirò: 2“Oh, quanto è grande la tua bontà, Signore! La riservi per coloro che Ti temono!” (Sal 30,20). 3Ma che cosa sei Tu per coloro che Ti amano, per colo­ro che Ti servono con tutto il cuore? 4Veramente ineffabile è la dolcezza della tua contem­plazione, che Tu concedi con larghezza a coloro che Ti amano. 5Tu m’hai mostrato la soavità del tuo amore specialmente in questo: mentre ancora io non esistevo, Tu m’hai creato; mentre io andavo errando lungi da Te, m’hai ricondotto a Te, perché Ti servissi, e m’hai comandato d’amarTi. 6Oh! fonte d’eterno amore. Che potrò dire di Te? 7Come potrò dimenticarmi di Te, che Ti sei degnato di ricordarTi di me, anche dopo che mi ero corrotto per i miei peccati e m’ero perduto? 8La tua misericordia con il tuo servo è andata oltre ogni speranza, e gli hai offerto la grazia e l’amicizia oltre ogni merito. 9Che cosa potrò io dare in cambio di così grande gra­zia? Non a tutti, infatti, è stato concesso d’abbandona­re ogni cosa, di rinunciare al mondo e d’abbracciare la vita monastica.  10È, forse, un gran fatto ch’io mi consacri al tuo servizio, mentre ogni creatura è tenuta a servirTi? 11No, non deve sembrarmi gran cosa il servire Te; que­sto, piuttosto, mi appare grande e mirabile, che Tu Ti degni d’accogliere come tuo servo, e di porlo nel nume­ro dei servi da Te amati, uno così povero ed indegno come me. 12Ecco: appartiene a Te tutto ciò che io possiedo e con cui Ti servo. 13Nondimeno, è vero il rovescio: servi più Tu me, che non io Te. 14Ecco: il cielo e la terra, che Tu hai creati a servizio dell’uomo, sono pronti ad esegnire, ogni giorno, ogni tuo comando. 15E questo è ancora poco, perché hai deputato al servizio dell’uomo persino gli Angeli. ‘1Ma sorpassa tutte queste cose il fatto che Tu stesso Ti sei degnato di servire l’uomo ed hai promesso di dargli un giorno Te stesso. 17Che cosa potrò dare a Te, in cambio di tutti questi innumerevoli benefici? 18Oh, potessi servirTi tutti i giorni della mia vita! 19Oh, potessi almeno prestarTi servizio degnamente per un solo giorno! 20In verità, Tu sei degno d’ogni servizio, d’ogni onore d’eterna lode! 21In verità, Tu sei il mio Signore ed io il tuo povero servo, tenuto a servirTi con tutte le forze, senza mai stancarmi di cantare le tue lodi. 22Questa è la mia volontà, questo il mio desiderio: e Ti degnati di supplire a tutto quello che mi manca. 23È grande onore, è grande gloria mettersi al tuo servizio e disprezzare tutte le cose per amor tuo. 24Infatti, quelli che si saranno spontaneamente assog­gettati al tuo santissimo servizio, avranno grazia in abbondanza. 25Troveranno le più soavi consolazioni dello Spirito Santo coloro che, per tuo amore, avranno rigettato ogni piacere della carne. 26Conseguiranno una grande libertà di spirito coloro che, ad onore del tuo nome, camminano per la via stret­ta, trascurando ogni sollecitudine mondana. 27O amabile e lieto servizio di Dio, che rende l’uomo veramente libero e santo! 28O sacro stato del religioso servizio, che rende l’uomo simile agli Angeli, gradito a Dio, terribile ai demoni, venerando a tutti i fedeli! 29O servitù degna sempre d’essere abbracciata e deside­rata, perché con essa si merita il Sommo Bene e s’ac­quista una gioia che durerà senza fine!

Note al Capitolo 10° 4“Veramente ineffabile é la dolcezza della tua contemplazione…”. L’imitazione di Cristo è nata in ambiente monastico e mette in risalto la bellezza della consacrazione religiosa praticata dai monaci. Senza nulla togliere a questa bellezza, che trova il suo fondamento nel vangelo stesso e in Gesù, Lui pure vergine, nato da una vergine, Maria, e custodito da un padre putativo vergine, Giuseppe, ci si può staccare dal mondo anche nella vita coniugale. Coloro che si consacrano a Dio nel celibato o nella verginità, nel disegno di Dio e della Chiesa sono come gli alfieri, i por­tabandiera che devono indicare agli altri la strada da segnire, per non diventare schiavi della materia e della carne; ma coloro che li seguono, fedeli alle ispirazioni della grazia, anch’essi lasciano il mondo e servono Dio.

Capitolo undicesimo

ESAME E MODERAZIONE DEI DESIDERI DEL CUORE

PAROLE DEL SIGNORE 1O figlio, bisogna che tu impari ancora molte cose: fino ad oggi non le hai ancora apprese bene.

PAROLE DEL DISCEPOLO 2Signore, quali sono queste cose?

PAROLE DEL SIGNORE 3Che tu indirizzi i tuoi desideri interamente al mio beneplacito; che tu non sia amante di te stesso, ma che brami di seguire con zelo la mia volontà. 4Spesso, i desideri t’infiammano e ti spingono con impeto. Ma rifletti se tu ti lasci muovere dall’onore mio o non piuttosto dal tuo compiacimento. 5Se ne sono Io l’oggetto, sarai pienamente felice, qua­lunque cosa Io avrò disposto; ma se sotto si nasconde qualche tuo particolare interesse, ecco, è questo che ti ostacola e ti appesantisce. 6Evita, dunque, di fermarti troppo su un desiderio con­cepito senza consultare Me, perché non ti succeda di dovertene poi pentire o perché non ti dolga di quello che dapprima ti piaceva e che desideravi vivamente come preferibile. 7lnfatti, non ogni impulso che sembra buono dev’esse­re seguito subito; ma nemmeno dev’essere immediata­mente rigettato ogni impulso che sembra non buono. 8È’ opportuno, talvolta, che tu usi moderazione anche nelle buone aspirazioni e nei pii desideri, perché, dive­nendo essi eccessivi, il tuo animo non ne venga distol­to; perché tu non ingeneri scandalo negli altri con il tuo zelo disordinato; oppure anche perché, trovando oppo­sìzione negli altri, non ti turbi e non ti abbatta deluso. 9Talvolta, però, occorre usarsi violenza ed opporsi viril­mente all’impulso dei sensi, e non badare a ciò che vuole o non vuole la carne, ma piuttosto far di tutto per­ché essa, sia pure riluttante, resti sottomessa allo spirito. 10E la si deve castigare e costringere a stare in servitù, fino a che sia disposta a tutto; fino a che impari ad accontentarsi di poco ed a godere delle cose semplici ed a non esitare, borbottando, di fronte a qualche con­trarietà.

Note al capitolo 11° 4“Rifletti se tu ti lasci muovere dall ‘onore mio o non piuttosto dal tuo compiacimento”. La vita è una prova. Veniamo da Dio. Abbiamo ricevu­to tutto da Lui. Siamo stati creati per Lui e solo in Lui troveremo la nostra perfetta realizzazione e la felicità. Ma Dio non ci vuole dei “robot”: ci vuole responsabilizzare; per questo, ci lascia liberi di fare anche il male. La vera vita non è su questa terra, ma in Dio stesso. Per questo, permette le ingiustizie, gli scandali, il male. Per questo, gli innocenti pagano per i malvagi. Solo alla fine Dio tirerà le somme e darà a ciascuno secondo i propri meriti; per adesso pazienta, perché i cattivi si convertano e i buoni si perfezionino nella prova.

Capitolo dodicesimo

ESERCIZIO DELLA PAZIENZA E LOTTA CONTRO I SENSI

PAROLE DEL DISCEPOLO 1O Signore Iddio, come vado accorgen­domi, mi è veramente necessano saper soffrire, poiché in questa vita accadono molte avversità. 2lnvero, in qualunque maniera io abbia disposto per la mia tranquillità, la mia esistenza non può essere esente da lotte e dolori.

PAROLE DEL SIGNORE 3Così è, figlio! Ma è mio volere che tu non cerchi una pace esente da tentazioni o insensibile alle avver­sità. 4Ma è mio volere che tu ritenga d’aver trovato pace anche quando sarai tormentato da tribolazioni di vario genere e provato da molte contrarietà. 5Se dirai che non riesci a sopportarne molte, come riu­scirai un giorno a sopportare il fuoco del Purgatorio? 6Tra due mali bisogna sempre scegliere il minore. 7Perché, dunque, tu possa evitare l’eterno tuturo suppli­zio, cerca di sopportare volentieri, per amore di Dio, i mali presenti. 8Credi, forse, che gli uomini che vivono dediti al mondo patiscano nulla o poco? 9Questo non lo potrai riscontrare, neppure se cercassi fra quelli che vivono negli agi più raffinati.

PAROLE DEL DISCEPOLO 10Ma costoro – mi dici – hanno molte gioie ed asse-condano i loro desideri; e perciò, sentono poco il peso delle loro tribolazioni.

PAROLE DEL SIGNORE 11Sia pure così: abbiano pure qualunque cosa voglia­no. Ma per quanto tempo pensi che ciò durerà? 12Ecco, “come fumo svaniranno” (Sal 36,20) coloro che sono nell’abbondanza in questo mondo, e dei loro pas­sati godimenti non rimarrà alcun ricordo. 13Anzi, mentre ancora sono in vita, non vi si possono adagiare senza amarezze, noie e timori. 14Spesso, dalle medesime cose, dalle quali traggono soddisfazione, raccolgono il castigo della loro soffe­renza. 15Ed è giusto che tocchi loro così, perché, cercando e seguendo i piaceri fuori dell’ordine divino, non riescono a saziarsene senza turbamento ed amarezza. 16Oh quanto brevi, quanto falsi, quanto sregolati e turpi sono tutti questi piaceri! 17E tutta via, gli uomini del mondo, a causa della loro ebbrezza e cecità, non lo avvertono; e, come bruti, per un piccolo godimento di questa vita corruttibile, corro­no incontro alla morte dell’anima. 18Tu, dunque, o figlio, “non seguire le passioni; poni un freno ai tuoi desideri” (Sir 18 ,30). “Cerca la gioia nel Signore; Egli esaudirò i desideri del tuo cuore” (Sal 36,4). 19Se davvero vuoi godere la gioia ed essere più largamente confortato da Me, ecco, nel disprezzo di tutte le cose mondane e nel distacco da tutti i più bassi piaceri consisterà la tua benedizione; e ti sarà reso in cambio abbondante conforto. 20E quanto più ti sarai privato d’ogni conforto che venga dalle creature, tanto più soavi e profondi conforti trove­rai in Me. 21Ma da principio, non potrai raggiungerli senza avere sofferto ed aspramente lottato. 22Ti opporrà resistenza l’inveterata consuetudine, che, però, sarà poi vinta da un’abitudine migliore. 23Protesterà la carne, ma sarà tenuta a freno dal fervore spirituale. 24L’antico serpente verrà a tentarti fino all’esasperazio­ne, ma sarà messo in tuga dalla preghiera; inoltre, con proficuo lavoro gli verrà chiusa in faccia la porta prin­cipale della tua anima.

Note al capitolo 12° 2“La mia esistenza non può essere esente da lotte e dolori”. Lotta e dolori vengono dalle tre concupiscenze: carae, occhi e superbia della vita (cf. lGv 2,16). Oueste concupiscenze, a causa del peccato, soddisfatte o no, saranno sempre causa di sofferenza; se si combattono, diventano moti­vo di pace interiore; se cediamo ad esse, diventano motivo di ulteriori ten­tazioni e sofferenze, e possono condurre al fallimento totale della nostra esistenza.

Capitolo tredicesimo

L’UMILE SERVO UBBIDISCE AI SUPERIORI SULL’ESEMPIO DI CRISTO

PAROLE DEL SIGNORE 1Figlio, chi tenta di sottrarsi all’obbe­dienza si sottrae da se stesso alla grazia; e chi cerca di possedere beni propri, perde anche quelli che sono della vita in comune. 2Chi non si sottomette volentieri e spontaneamente al suo Superiore, dà a vedere che la carne non ubbidisce ancora perfettamente a lui, ma spesso recalcitra e mor­mora. 3Impara, dunque, a sottometterti con prontezza al tuo Superiore, se desideri soggiogare la tua propria carne. 4Infatti, si vince più presto il nemico di fuori, se l’uomo non sarà stato devastato interiormente. 5Non c’è nemico peggiore e più insidioso per l’anima tua, di te stesso, quando non sei bene in armonia con lo spirito. 6Se vuoi riportare vittoria sulla carne e sul sangue, occorre che ti rivesta di totale e vero disprezzo di te stesso. 7Perché ami ancora troppo disordinatamente te stesso, per questo sei esitante ad abbandonarti pienamente alla volontà degli altri. 8Ma che c’è di straordinario se tu, polvere e nulla, per amore di Dio ti sottometti ad un uomo, quando Io, Onnipotente ed Altissimo, che ho creato dal nulla ogni cosa, mi sono umilmente assoggettato all’uomo per amor tuo?  9Mi sono fatto il più umile ed il più piccolo di tutti, per­ché tu potessi con la mia umiliazione vincere la tua superbia. 10Impara, o polvere, ad ubbidire; impara, o terra e fango, ad umiliarti; impara a piegarti sotto i piedi di tutti. 11Impara a reprimere le tue voglie e ad accettare ogni genere di sottomissione. 12Accenditi di sdegno contro te stesso e non permettere che in te viva tronfio, orgoglio; ma renditi così sotto­messo e piccolo, che tutti possano camminare sopra di te e calpestarti come fango della strada. 13Che hai da lamentare tu, uomo buono a nulla? 14Che hai tu, immondo peccatore, da replicare a coloro che ti rimproverano; tu, che tante volte hai offeso Dio e tanto spesso hai meritato l’Inferno? 15Ma il mio sguardo si posò su di te con compassione, perché preziosa davanti al mio sguardo era l’anima tua; cosicché tu conoscessi il mio amore, mi fossi sempre grato per i miei benefici, perché ti dessi con costanza all’esercizio della vera obbedienza ed umiltà e soppor­tassi con pazienza il disprezzo.

Note al capitolo 13° 9“Mi sono fatto il più umile e il più piccolo di tutti, perché tu potessi con la mia umiliazione vincere la tua superbia”. Ancora una volta l’autore si rivolge soprattutto ai monaci, ma l’esortazione vale per tutti. L’individuo, per la sua educazione fisica, intellettuale, morale e spirituale, deve vivere in società, e questa non può vivere senza autorità. Ma fin dagli inizi i nostri progenitori sono caduti nella tentazione di essere come Dio. Come le cellule del corpo umano, noi dobbiamo formare un corpo solo. Se una cellula vuoi fare senza le altre, diventa principio di un brutto male. L’umanità va male, perché tutti vogliono essere come Dio e si credono migliori degli altri.

Capitolo quattoordicesimo

LA MEDITAZIONE SUI SEGRETI GIUDIZI DI DIO CI LIBERA DALLA SUPERBIA

PAROLE DEL DISCEPOLO  1Tu, o Signore, fai sentire su i me il tuono dei tuoi giudizi; e con timore e tremore scuoti tutte le mie ossa; e ne è profondamente sgomenta l’anima mia. 2Io, attonito, penso che nemmeno i cieli sono puri di fronte a Te. 3Se hai trovato macchia negli Angeli e non li hai risparmiati, che sarà di me? 4Caddero le stelle dal cielo; ed io, che sono polvere, che cosa posso presumere di me? 5Quelli, le cui opere sembravano degne di lode, cadde­ro umiliati; ed ho veduto che quelli che mangiavano il pane degli Angeli si sfamavano con piacere di ghiande porcine. 6Non c’è, dunque, santità, se Tu, o Signore, ritiri la tua mano. 7La sapienza non giova, se Tu smetti di reggerci. 8Non giova la fortezza, se Tu cessi di sostenerla. 9Non c’è castità sicura, se Tu non la proteggi. 10Non serve la nostra propria vigilanza, se non ci assi­ste la tua santa protezione. 11Infatti, abbandonàti da Te, affondiamo e ci perdiamo; ma se Tu ci visiti, ci risolleviamo e ritorniamo a vivere. 12Siamo veramente instabili, ma per mezzo di Te ci rin­saldiamo; siamo tiepidi, ma Tu ci infervori. 13Oh, quanto devo essere consapevole della mia bassez­za e della mia abiezione! Come non devo fare conto alcuno di quel poco di bene, che mi possa sembrare d’avere! 14Oh, quanto profondamente devo abbassarmi sotto i tuoi imperscrutabili giudizi, o Signore! In essi vedo che sono nulla, nient’altro che nulla! 15Oh, peso immenso; oh, invalicabile oceano, in cui nulla ritrovo di me, nulla assolutamente! 16Dove, dunque, è andata a finire la mia boria, dove la fiducia riposta nella mia virtù? 17Ogni mia vanagloria è inghiottita nella profondità dei tuoi giudizi su di me. 18Che cosa è mai ciascun uomo di fronte a Te? 19Potrà, forse, discutere l’argilla con colui che la pla­sma?” (Is 45,9). 20Come può insuperbire per lodi vane chi ha il cuore effettivamente sottomesso a Dio? 21Il mondo intero non riuscirà a rendere superbo colui che si è assoggettato alla Verità, né un coro universale di lo di varrà a smuovere colui che ha posto in Dio tutta la sua speranza. 22Infatti, anche quelli che lodano, ecco, sono essi stessi un nulla e scompariranno insieme con il suono delle loro parole. 23lnvece, “la Verità del Signore rimane in eterno” (Sal 16,2).

Note al capitolo 14° 1Caddero le stelle del cielo…”. Allusione, forse, ad Apecalisse 6,13, quando l’Agnello aprì il sesto sigillo, o a 12,9, quando il drago fu preci­pitato coi suoi Angeli ribelli sulla terra. In ogni caso, il superbo, anche se per un istante trionfa, è destinato a scomparire davanti alla verita’, che è il verho stesso di Dio.

Capitolo quindicesimo

COME COMPORTARSI E PARLARE IN OGNI NOSTRO DESIDERIO

PAROLE DEL SIGNORE 1Figlio, in ogni cosa devi dire: Signore, se questo a Te piace, sia fatto così. 2Signore, se questo tornerà a tuo onore, sia fatto nel tuo nome. 3Signore, se vedi che questo mi è necessario e mi è utile, fa’ ch’io me ne serva ad onore tuo. 4Ma se conosci che mi sarà nocivo e non utile alla sal­vezza dell’anima mia, toglimi tale desiderio. 5lnfatti, non ogni desiderio viene dallo Spirito Santo, anche se all’uomo sembri retto e buono. 6È’ difficile giudicare secondo verità se lo spirito che ti spinge a desiderare questa o quella cosa sia buono o cattivo; oppure anche se tu sia mosso dal tuo amor pro­prio. 7Molti, che dapprima si credevano mossi da sentimento buono, alla fine furono tratti in inganno. 8Perciò, qualunque cosa si presenta al pensiero come desiderabile si deve desiderare e chiedere con timore di Dio e con umiltà di cuore; e, soprattutto, ogni cosa va rimessa a Me con pieno abbandono di se stessi, dicen­do: 9Signore, Tu sai che cosa è meglio per me: sia fatto que­sto o quello, secondo la tua volontà. 10Dammi ciò che vuoi e quanto vuoi e quando vuoi. 11Opera con me secondo la tua sapienza, secondo la tua volontà e per la tua maggiore gloria. 12Ponimi dove Tu vuoi, e disponi liberamente di me in ogni cosa. 13Io sono nelle tue mani, girami e rigirami per ogni verso. 14Ecco, io sono il tuo servo, disposto a tutto, poiché non desidero vivere per me, ma solo per Te; ed almeno potessi farlo degnamente e perfettamente!

PREGHIERA PER ADEMPIERE IN TUTTO LA VOLONTÀ DI DIO.

15O benignissimo Gesù, concedimi la tua Grazia e fa’ ch’essa sia sempre con me ed operi in me, ed in me per­severi sino alla fine. 16Fa’ ch’io sempre desideri e voglia ciò che a Te è più gradito e più caro. 17La tua volontà sia la mia volontà; che la mia volontà segua sempre la tua ed a questa si conformi pienamen­te. 18Il mio volere ed il mio non volere siano sempre uguali al tuo volere e non volere; ch’io non possa volere o non volere altro, se non ciò che Tu vuoi e non vuoi. 19Fammi morire a tutto ciò che è nel mondo, e amare d’essere disprezzato ed ignorato da tutti in questo mondo, per amore tuo. 20Fa’ che, sopra ogni altro desiderio, io mi riposi in Te e che il mio cuore trovi pace in Te. 21Tu sei la vera pace del cuore, Tu sei l’unico riposo; fuori di Te, tutto è affanno ed inquietudine. 22“In questa pace”, vale a dire in Te, unico, sommo, eterno Bene, “io dormirò e riposerò” (Sal 4,9). Così sia.  

Note al capitolo 15° 9“Signore, Tu sai che cosa é meglio per me: sia fatto.. secondo la tua volontà”. Amare significa uniformarsi alla volontà della persona amata. Dio ci ama ed ha un piano che desidera attuare su di noi. L’attunzione di questo piano costituirà anche la nostra felicità, la realizzazione di noi stes­si. È nel nostro interesse uniformarci alla divina volontà.

Capitolo sedicesimo

LA VERA CONSOLAZIONE VA CERCATA SOLAMENTE IN DIO

PAROLE DEL DISCEPOLO tQualunque cosa io possa desiderare o immaginare per mia consolazione, non me la riprometto qui, ora, ma m futuro.   2Perché, pur se avessi, per me solo, tutte le consolazioni del mondo e potessi godere tutte le deli­zie terrene, certamente esse non potrebbero durare a lungo. 3Non potrai, quindi, anima mia, trovare piena consola­zione né perfetto conforto se non in Dio, consolatore dei miseri e rifligio degli umili. 4Aspetta un poco, anima mia, aspetta la divina promes­sa ed avrai in Cielo la pienezza d’ogni bene. 5Se tu brami troppo disordinatamente i beni della terra, perderai quelli eterni del Cielo. 6Abbi pure le cose temporali per il giusto uso, ma il desiderio sia per le cose eterne. 7Nessun bene di quaggiù vale a saziarti, perché non sei stata creata per goderne. 8Anche se tu possedessi tutti i beni del mondo, non potresti essere felice e beata; ma solo in Dio, Creatore dell’universo, consiste interamente la tua beatitudine e felicità. 9Non quella che sembra tale e viene esaltata dagli stol­ti che amano il mondo, ma quella che attendono i buoni fedeli di Cristo; ma quella che talora pregustano coloro che vivono dello spirito ed i puri di cuore, “la patria dei quali è nei Cieli” (Fil 3,20). 10Vano e breve è ogni conforto che viene dagli uomimi. 11Conforto vero e beatificante è quello che si attinge interiormente dalla Verità. 12L’uomo pio porta, dappertutto, con sé il suo Consolatore, Gesù, e Gli dice: Stammi vicino, o Signore Gesù, in ogni luogo ed in ogni tempo. 13Mia consolazione sia questa: privarmi con animo lieto d’ogni conforto umano. 14E qualora mi mancasse la tua consolazione, la tua volontà e la giusta prova alla quale Tu mi sottoponi, siano mio supremo conforto. 15lnfatti, “non durerà per sempre la tua collera né sarà eterna la tua minaccia” (Sal 102,9).

Note al capitolo 16°12 “L’uomo pio porta, dappertutto, con sé il suo Consolatore. Gesù”. Il Signore, per attirarci a Sé, ci concede consolazioni: dolci emozioni che ci fanno sentire gioia. Anche il demonio, agendo sul sistema nervoso, sul­l’immaginazione e sulla sensibilità, può provocare le sue consolazioni, per poi spingerci alla vanità, alla presunzione, ad austerità indiscrete, e farci finire nello scoraggiamento. Per trarre profitto dalle consolazioni che vengono da Dio, e schivare il pericolo di essere ingannati dal demo­nio, dobbiamo essere umili, riconoscerci indegni di simili favori, attribui­re tutto il merito alla bontà di Dio e, soprattutto, impegnarci sempre più nell’imitare Gesù. 

Capitolo diciassettesimo

DOBBIAMO RIMETTERE OGNI NOSTRA PREOCCUPAZIONE NELLE MANI DI DIO

PAROLE DEL SIGNORE 1Figlio, lascia ch’Io faccia con te quello che voglio: Io so quello che ti è neces­sano. 2Tu pensi da uomo; tu hai pensieri umani in molte cose, come ti suggerisce l’umano senti­mento.

PAROLE DEL DISCEPOLO 3Quello che Tu dici, o Signore, è vero. La tua sollecitudine per me è maggiore di quella ch’io posso avere per me stesso. 4Chi non rimette ogni sua preoccupazione in Te, si affi­da troppo al caso. 5Signore, purché la mia volontà si conservi sempre retta e stabilmente unita a Te, fa’ di me qualunque cosa Ti sarà piaciuta. 6ìnfatti, qualunque cosa farai a mio riguardo non può essere che il bene. 7Se Tu vuoi ch’io giaccia nelle tenebre dello spirito, sii benedetto; se invece mi vuoi nella luce, sii Tu ancora benedetto. Se Ti degni di darmi consolazioni, sii Tu benedetto; se invece mi vuoi far soffrire, sii Tu pari­menti e sempre benedetto. 

PAROLE DEL SIGNORE 8Figlio, se desideri camminare con Me, devi comportarti proprio così. 9Devi essere disposto tanto a patire, quanto a godere. 10Devi essere volentieri indigente e povero tanto, quan­to saresti lieto nell’abbondanza e nella ricchezza.

PAROLE DEL DISCEPOLO 11Signore, volentieri soffrirò per tuo amore qualun­que cosa vorrai che mi succeda. 12Voglio accettare dalla tua mano, con lo stesso animo, il bene ed il male, la dolcezza e l’amarezza, la gioia ed il dolore; e voglio renderTi grazie per tutte le cose che mi possono accadere. 13Preservami da ogni peccato, e non temerò né la morte né l’Inferno. 14Purché Tu non mi respinga per sempre e non mi can­celli dal libro della Vita, non mi potrà nuocere qualun­que tribolazione mi sopravvenga.

Note al capitolo 17° 10“Devi essere volentieri indigente e povero tanto, quanto saresti lieto nell’abbondanza e nella ricchezza”. La vita è piena d’incognite. Come si può perdere la salute fisica, così si può perdere il benessere materiale e cadere nella miseria. In ogni caso, il cristiano non deve abbattersi, ma accettare tutto dalla mano di Dio, come diceva l’Apostolo: “Ho imparato ad essere povero ed ho imparato ad essere ricco; sono iniziato a tutto, in ogni maniera: alla sazietà ed alla fame, all’abbondanza e all ‘indigenza. Tutto posso in Colui che mi dà la forza ” (Fil 4,12-13).

Capitolo diciottesimo

DOBBIAMO SOPPORTARE SERENAMENTE LE MISERIE DEL MONDO SULL’ ESEMPIO DI CRISTO

 PAROLE DE SIGNORE 1Figlio, Io sono disceso dal Cielo per la tua salvezza; ho preso su di Me le tue miserie, non costretto da necessità, ma per amore, perché tu imparassi a soffrire ed a sopportare con rassegnazione le miserie di que­sto mondo. 2Infatti, dal momento della mia nascita fino alla morte in croce, non venne mai meno a Me la forza di soppor­tare il dolore. 3Ho avuto penuria di beni terreni, ho udito spesso molte accuse alla mia condotta, ho sopportato, mansueto, umiliazioni e scherni; ho raccolto ingratitudine in cam­bio dei miei benefici, bestemmie per i miei miracoli, rimproveri per i miei insegnamenti.

PAROLE DEL DISCEPOLO 4O Signore, poiché Tu tanto hai patito nella tua vita, adempiendo in ciò perfettamente la volontà del Padre tuo, è giusto che io, meschino peccatore, sopporti me stesso conformandomi alla tua volontà, e che, per la mia salvezza, io porti il peso di questa vita corruttibile finché lo vorrai. 5Sebbene, infatti, la vita presente sia sentita come un peso, nondimeno, per tua grazia, è già diventata sor­gente di molti meriti e, grazie al tuo esempio e sulle orme dei tuoi Santi, s’è fatta più sopportabile e più serena anche ai deboli. 6Anzi è molto più consolante di quanto non fosse al tempo dell’antica Legge, quando rimaneva chiusa la porta del Cielo ed ancora sembrava più buia per salirvi, quando così pochi si davano pensiero di cercare il Regno dei Cieli. 7E prima della tua Passione, prima che fosse stato paga­to il debito del peccato, neppure i giusti ed i meritevoli di salvezza potevano entrare nel Regno Celeste. 8Oh, quanto devo ringraziarTi per esserTi degnato di mostrare a me e a tutti i fedeli la via diritta e sicura che conduce al tuo Regno eterno! 9La tua vita è la nostra strada: alla luce della tua santa sofferenza noi camminiamo verso di Te, che sei nostra corona. 10Se Tu non ci avessi preceduti ed ammaestrati, chi si curerebbe di seguirTi? 11Quanti, se non potessero fissare lo sguardo sui tuoi luminosi esempi, rimarrebbero indietro, lontani! 12Ecco, siamo tuttora tiepidi, pur dopo aver udito il rac­conto di tanti tuoi miracoli e pur dopo tanti insegna­menti! Che cosa avverrebbe di noi, se non avessimo così grande luce per seguire le tue orme?

Note al capitolo 18° 1“Figlio, Io sono disceso dal Cielo per la tua salvezza…”. Noi guardia­mo agli altri pieni d’invidia, perché pensiamo che essi siano più fortunati, più felici, più di noi in possesso di beni materiali e di talenti. Spesso crediamo di essere, a nostra volta, oggetto d’invidia, di odio, di fatture, perché la salute, gli affari, le soddisfazioni che ci attendevamo non hanno avuto luogo. Abbiamo acceso tanti lumini a Sant’Antonio e a Santa Rita senza ottenere quello che volevamo. Non è così che deve comportarsi il Cristiano. Invece di guardare agli altri,  dovremmo fissare il nostro sguardo a Cristo e imitare Lui, che è disceso dal Cielo per darci un esempio di sopportazione. Dobbiamo imparare da Lui la pazienza. La pazienza è una virtù che ci fa sopportare con animo tranquillo, per amor di Dio, le tribolazioni della vita, senza lamentarci e imprecare.

Capitolo diciannovesimo

NELLA SOPPORTAZIONE DELLE OFFESE STA LA PERFEZIONE DELLA PAZIENZA

PAROLE DEL SIGNORE 1Che è quello che vai dicendo, figlio? Cessa di lagnarti, meditando sulle mie sofferenze e su quelle di tanti Santi. 2“Tu non hai ancora sofferto fino a spargere il sangue” (Eb 12,4). 3E’ poco quello che patisci, in confronto con coloro che tanto hanno patito, che sono stati gravemente tentati, in mille modi provati ed angariati. 4Per poter sopportare più pazientemente le tue soffe­renze, così piccole, occorre, quindi, che tu ritorni con il pensiero a quelle degli altri, più penose. 5E se a te non sembrano piccole, guarda anche che questo non sia frutto della tua incapacità di sopportazione. 6Ad ogni modo, piccole o grandi che siano, cerca di sopportarle tutte pazientemente. 7Quanto meglio ti disponi a patire, tanto più agisci da saggio e tanto maggior merito guadagni; porterai, anche più lievemente, il peso della sofferenza, quando ti sia energicamente addestrato ad essa nello spirito e con l’abitudine. 8E non dire: non riesco a sopportare questo da parte del tale; né devo subire ingiurie siffatte; egli m’ha fatto un grave torto e mi rimprovera di quello che non ho mai pensato; potrei invece, sopportare volentieri affronti da parte di qualche altro, e nel modo che avrò ritenuto giu­sto doverli sopportare. 9Un simile ragionamento è sciocco: invece di tener conto della virtù della pazienza o di Colui, dal quale un giorno sarà premiata, valuta piuttosto le persone e le offese subite. 10Non ha vera pazienza chi vuole patire soltanto quanto gli pare e da chi gli garba. 11Ha, invece, vera pazienza chi non bada da quale per­sona venga messo alla prova: se da un Superiore, da uno pari oppure da uno inferiore; se da una persona buona e santa oppure da un malvagio ed indegno. 12Ha vera pazienza chi, senza riguardo agli uomini, da qualunque creatura gli venga qualche contrarietà, per quanto grave sia e per quante volte succeda, tutto accet­ta con animo grato dalle mani di Dio e lo ritiene un grande acquisto.  13La ragione è che non c’è pena, per piccola che sia, ma sofferta per amore di Dio, che potrà passare senza meri­to presso di Lui. 14Sii, pertanto, preparato alla battaglia, se vuoi conse­guire la vittoria. 15Senza lotta non puoi raggiungere la corona per la tua sofferenza. 16Se non vuoi soffrire, tu rifiuti di essere un giorno coronato. 17Se, invece, desideri la corona, lotta con coraggio e sopporta con pazienza. 18Non si giunge al riposo senza fatica né si giunge alla vittorià senza battaglia.

PAROLE DEL DISCEPOLO 19Rendimi possibile, o Signore, con la tua Grazia, ciò che a me sembra impossibile per la mia natura. 20Tu sai quanto poco io sia capace di soffrire; Tu sai che al sorgere d’una difficoltà, anche lieve, m’abbatto subi­to. 21Oh, mi diventi caro e desiderabile, a gloria del tuo nome, qualsiasi genere di tribolazione, poiché il patire e l’essere perseguitato per Te sono molto salutari per l’anima mia.

Note al capitolo 19° 1“Cessa di lagnarti, meditando sulle mie sofferenze…”. Ripetiamo che la vita é una prova. Dio non vuole il male, ma Io permette in vista di un bene maggiore. Se permette che siamo provati, é appunto per il nostro bene. Sottomettiamoci, dunque, alla prova per amore di Chi la permette. È’ un’occasione di uniformarci a Cristo. Se Lui, innocente, ha accettato di soffire tanto per noi, perché non accettiamo la nostra parte, noi che così innocenti non siamo? Perché non accettiamo di partecipare alle sue soffe­renze per la redenzione del mondo?

Capitolo ventesimo

RICONOSCERE LA PROPRIA DEBOLEZZA E LA MISERIA DELLA VITA PRESENTE

PAROLE DEL DISCEPOLO 1“Confesserò contro di me il mio pecca­to” (Sal 31,5); a Te, o Signore, confes­serò la mia debolezza. 2Ciò che mi deprime e rattrista è spesso cosa da nulla. 3Mi propongo di comportarmi da forte, in avvenire; ma quando sopraggiunge una piccola tentazione, la mia angustia si fa grande. 4Talvolta, una cosa assolutamente da nulla mi scatena contro una tentazione grave. 5E mentre mi ritengo un tantino sicuro, non avvertendo il pericolo, ecco che mi trovo talvolta quasi sopraffatto da un lieve soffio d’aria.6“Vedi, dunque, o Signore, la mia miseria” (Sal 24,18) e la mia fragilità che Ti si rivela in ogni occasione. 7Abbi pietà di me “e salvami dal fango, cosicché io non vi affondi” (Sal 68,15) né vi resti immerso per sempre. 8Ciò che spesso mi risospinge indietro e mi confonde davanti a Te, è questa mia grande facilità a cadere e questa mia grande debolezza nel resistere alle tentazioni.­ 9Ed anche se non cedo del tutto, pure la loro insistenza già mi riesce molesta e gravosa, e m’affligge molto vivere quotidianamente così, in questa lotta. 10La mia debolezza mi si rivela palese da questo, che le fantasie, che dovrei avere sempre in orrore, sono molto più pronte ad irrompere su di me, che non a partirsene. 11Almeno Tu, o potentissimo Dio d’Israele, difesa delle anime che hanno fede in Te, guarda alla fatica e all’af­flizione del tuo servo ed assistilo in ogni impresa cui s’accinge! 12Rinfrancami con la tua celeste fortezza, perché non prenda in me il sopravvento l’uomo vecchio, cioè la misera carne non ancora del tutto dominata dallo spiri­to; còntro di essa bisognerà sempre lottare, finché c’è fiato in questa infelicissima vita. 13Ahimè, che vita è questa, dove non vengono a manca­re tribolazioni e miserie; dove tutto è pieno d’insidie e nemici! 14Una tribolazione od una tentazione passa e ne viene un’altra; anzi, mentre dura ancora la lotta con la prece­dente, ne sopraggiungono altre più numerose ed impen­sate. 15E come si può amare una vita che serba così grandi amarezze, che è soggetta a tante disgrazie e miserie? 16Come, anzi, si può chiamare vita, se genera tante morti e sciagure? 17Oppure la si ama, e molti cercano in essa la propria gioia. 18Il mondo è spesso accusato d’essere ingannevole e vano; e tuttavia, non lo si abbandona facilmente, perché siamo troppo dominati dagli appetiti della carne. 19Alcune cose, però, ci inducono ad amare il mondo, altre ci inducono a condannarlo. 20“La concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita” (1 Gv 2,16) trasci­nano ad amare il mondo, mentre le pene e le sofferen­ze, che giustamente ne conseguono, generano in noi odio e disgusto del mondo. 21Ma – doloroso a dirsi – i piaceri peccaminosi hanno il sopravvento nell’anima dedita al mondo, la quale stima delizia lo stare tra le spine, perché non ha conosciuto né gustato mai la soavità di Dio né l’intimo godimento della virtù. 22Coloro, invece, che hanno un totale disprezzo del mondo e cercano di vivere per Dio nella santità della disciplina, non ignorano le divine dolcezze, promesse a chi sa veramente rinunciare al mondo; e vedono più chiaramente quanto gravi siano gli errori del mondo ed in quanto diversi modi esso s’inganni.

Note al capitolo 20°  5“Mentre mi ritengo un tantino sicuro, non avvertendo il pericolo, ecco che mi trovo talvolta quasi sopraffatto da un lieve soffio d’aria”. L’anima, purificata dai propri peccati, entra nella “via illuminativa”. Gesù è “la luce vera, quella che illumina ogni uomo” (Gv 1, 9) di buona volontà; la “via illuminativa” consiste nel seguire Lui, imitare Lui, farLo il centro dei nostri pensieri, dei nostri affetti, dei nostri desideri. Questo non toglie, però, che non vi siano ancora difetti e qualche caduta grave, che diventa­no sempre più rari, mentre la coscienza si va raffinando, l’intelletto illu­minando e la volontà fortificando sotto l’azione della Grazia divina.

Capitolo ventunesimo

IN DIO SOLO, SOPRA OGNI BENE E OGNI DONO, DOBBIAMO TROVARE LA PACE

PAROLE DEL DISCEPOLO 1Sopra tutte le cose ed in tutto, o anima mia, troverai pace sempre, solo nel Signore, perché è Lui l’eterna pace dei Santi. 2O dolcissimmo e amorosissimo Gesù, concedimi d’a­ver pace in Te sopra ogni creatura; 3Sopra ogni bene, sopra ogni bellezza, sopra ogni gloria ed ogni onore, sopra ogni potenza e dignità, sopra ogni scienza ed acutezza d’ingegno;  4Sopra tutte le ricchezze e le arti, sopra ogni gioia ed esultanza, sopra ogni fama e lode, sopra ogni dolcezza e consolazione; 5Sopra ogni speranza e promessa, sopra ogni merito e desiderio; 6Sopra ogni dono e favore, che Tu puoi elargire ed infondere; sopra ogni gaudio e giubilo, che mente umana può ricevere ed assaporare; 7lnfine, sopra gli Angeli e gli Arcangeli e sopra tutta la milizia celeste, sopra le cose visibili ed invisibili e sopra tutto ciò che non è Te, Dio mio! 81n verità, Tu, Signore Dio mio, sei l’Ottimo sopra tutte le cose; Tu solo sei l’Altissimo, Tu solo sei l’Onnipotente, Tu solo sei l’Essere più sufficiente e ricco; Tu solo dài soavità e consolazione. 9Tu solo sei infinitamente bello ed amoroso; Tu solo sei, più d’ogni cosa, adorno di maestà e splendido di gloria; in Te sono, furono sempre e saranno uniti insieme tutti i beni in grado perfetto. 10Perciò, qualunque cosa Tu mi doni, all’intuori di Te stesso, qualunque cosaTu mi riveli di Te o mi prometta, se non contemplo e non posseggo pienamente Te, e’ scarsa e non basta ad appagarmi. 11La ragione è, certo, che il mio cuore non può trovare vera pace né essere del tutto felice se non in Te, trascendendo tutti i doni ed ogni creatura. 12O Gesù Cristo, mio dilettissimo Sposo! O Amore purissimo! O Signore di tutte quante le creature! Chi mi darà le ali della vera libertà, per volare fino a Te ed avere pace in Te? 13Oh! quando mi sarà dato d’attendere pienamente a Te e di contemplare la tua soavità, o Signore Dio mio? 14Quando potrò raccogliermi completamente in Te, cosicché, per amore tuo, io non senta più me stesso, ma Te unicamente, oltre ogni senso e modo umano, come non tutti sanno conoscere? 15Per ora, invece, piango spesso e porto con dolore il peso della mia infelicità. 16Infatti, in questa valle di miserie s’incontrano molti mali: molto spesso mi turbano, mi rattristano, mi annu­volano lo spirito; troppo spesso mi sono d’inciampo e disorientamento, m’attirano ed irretiscono, per impedi­re ch’io abbia libero accesso a Te e goda dei gioiosi abbracci che Tu tieni sempre aperti agli spiriti beati. 17Ti muovano a pietà il mio sospiro e le molteplici pene che soffro qui, sulla terra! 18O Gesù, splendore d’eterna gloria, conforto dell’anima. pellegrina! La mia bocca è senza voce davanti a Te. ma il mio silenzio Ti parla! 19Fino a quando tarderà a venire il Signore mio? 20Venga a me, che sono il suo poverello, e mi faccia lieto; stenda la sua mano e strappi me, infelice, da ogni angustia. 21Vieni! Vieni! Senza di Te, non un giorno solo, non un’ ora sarà lieta, perché sei Tu la mia letizia; squallida è la mia mensa senza di Te. 22Un pover’uomo io sono e, in certo modo, incarcerato e carico di ceppi, fino a che Tu non mi ristori con la luce della tua presenza, non mi renda la libertà e non mi mostri il tuo volto amico. 23Cerchino altri, invece di Te, qualunque cosa loro pia­cerà; a me nient’altro ora è gradito né sarà gradito, fuori di Te, mio Dio, speranza mia, salvezza eterna. 24Non tacerò né cesserò di supplicare, fino a quando non ritorni la tua Grazia e Tu non parli dentro di me.

PAROLE DEL SIGNORE 25Eccomi, sono qui! Ecco, vengo Io da te, poiché tu m’hai invocato. Le tue lacrime, il desiderio dell’anima tua, la tua umiliazione e contrizione di cuore m’hanno piegato e ricondotto a te.

PAROLE DEL DISCEPOLO 26Ed io dissi: Signore, Ti ho chiamato, ho desiderato godere della tua presenza e per Te sono disposto a rifiu­tare ogni cosa. 27Tu, per primo, m’hai spinto a cercarTi. 28Sii, dunque, benedetto, Signore, che hai usato questa bontà con il tuo servo, secondo la tua immensa miseri­cordia. 29Che può altro avere da dirTi il tuo servo, se non paro­le di profonda umiliazione davanti a Te, ricordandosi sempre della propria iniquità e del proprio nulla? 30Fra tutte le meraviglie del cielo e della terra, infatti, non c’è nulla che Ti possa somigliare. 31Le tue opere sono sommamente buone, retti i tuoi giu­dizi, e dalla tua Provvidenza viene governato l’univer­so. 32A Te, dunque, lode e gloria, o Sapienza del Padre: la mia bocca, la mia anima e tutte insieme le cose create Ti lodino e Ti benedicano.

Note al capitolo 21° 1“Solo nel Signore è l’eterna pace dei Santi”. La parola “pace”

viene da una radice indo-europea che significa “pattuizione’. Quando, però, si parla di pace interiore, bisogna riferirsi all’ebraico “shalom “che, secondo i suoi usi, può avere vari significati, come “intatto”, “completo”, “soddisfatto”. Non si tratta, dunque, solo di un “patto”, come indicano il Latino “pax” e l’Italiano pace , ma significa anche “benessere”, “armonia” con Dio, con gli altri, con la natura. “Pace con Dio”, dunque, significa benedizio­ne, riposo, felicità, ricchezza, salvezza, vita. 2“O dolcissimo e amorosissimo Gesù, concedimi d’aver pace in Te…”. L’imitazione di Cristo è stata accusata di”sentimentalismo” e di “intimi­smo”. Ma “Dio è amore” (lGv 4,8.16). Chi ha avuto il dono di gustare que­sto amore non lo può esprimere che con linguaggio umano, analogo a quel­lo che possono usare altre creature umane. E Dio Creatore si è fatto uomo proprio per esprimerci il suo amore divino con linguaggio umano, perché lo possiamo intendere. Ma, intendiamoci bene, questo amore non ha nulla a che fare con l’amore sessuale!

Capitolo ventiduesimo

IL RICORDO DEGLI INNUMEREVOLI DONI DI DIO

PAROLE DEL DISCEPOLO 1O Signore, apri il mio cuore alla tua legge ed insegnami a camminare nei tuoi precetti. 2Fa’ ch’io comprenda la tua volontà; fa’ che, con grande riverenza e con attenta riflessione, io conservi il ricordo dei tuoi benefici, così in generale come in particolare, perché io sappia d’ora in poi renderTene degne grazie. 3So bene, peraltro, e lo confesso, di non poter neppure in minima parte renderTi le dovute grazie. 4Sono impari a tutti i doni che mi sono stati largiti; e quando considero la tua eccellenza, il mio spirito viene meno, perché impedito da questa immensità. 5Tutto ciò che abbiamo nell’anima e nel corpo, tutto ciò che possediamo dentro o fuori di noi, nell’ordine natu­rale o soprannaturale, tutto è beneficio tuo ed esalta la benevolenza, la misericordia, la bontà di Colui, dal quale abbiamo ricevuto ogni bene. 6Ed anche se uno ha ricevuto doni maggiori, un altro minori, tutto, però, è tuo; e senza di Te, neppure il bene più piccolo si può avere. 7Chi ha ricevuto doni maggiori non può vantarsene, come se fossero merito suo, né salire in orgoglio sugli altri né schernire chi ha avuto meno, perché maggiore e migliore è colui che attribuisce a se stesso minor merito, ed è più umile e devoto nel ringraziare Dio. 8Chi si ritiene più disprezzabile e più indegno di tutti, si mette in condizione più favorevole a ricevere grazie più grandi. 9Chi, poi, ne ha ricevute meno, non deve rattristarsi né crucciarsi né portare invidia a chi ha avuto di più. 10Deve, piuttosto, guardare a Te e lodare sommamente la tua bontà, perché Tu dispensi i tuoi doni con tanta abbondanza, tanto gratuitamente, tanto volentieri, senza riguardi personali. 11Tutto viene da Te, ed in ogni cosa devi essere, perciò, lodato. 12Sai, Tu, quello che sia giusto venga donato a ciascuno; non compete a noi, ma a Te, presso il quale sono tenuti esattamente in conto i meriti delle singole persone, giu­dicare perché uno abbia di meno ed un altro di più. 13Perciò, o Signore Dio, io considero grande dono anche il non avere molte di quelle cose, dalle quali sembrano venire lodi ed onori dall’esterno, a giudizio degli uomini.  14Così, considerando la propria povertà e la pochezza della propria persona, l’uomo non solo non dovrebbe sentirne avvilimento o tristezza o abbattimento, ma piuttosto consolazione e grande gioia: 15perché, Tu, o Dio, hai eletto come tuoi intimi amici i poveri, gli umili e i disprezzati da questo mondo. 16Ne sono testimoni i tuoi stessi Apostoli che “hai costi­tuito principi su tutta la terra” (Sal 44,17); 17E tuttavia, essi vissero in questo mondo senza lamen­tarsi; tanto umili e semplici, senza ombra d’astuzia e d’inganno sono stati, da rallegrarsi perfino di soffrire ingiurie “per amore del tuo nome” (At 5,41), e da abbracciare di loro iniziativa, con grande ardore, ciò che al mondo ripugna.18Nulla, dunque, deve allietare tanto chi Ti ama e rico­nosce i tuoi doni, quanto che in lui s’adempia la tua volontà e siano eseguite le disposizioni dei tuoi eterni decreti. 19E di ciò egli deve appagarsi e consolarsi tanto, da acconsentire volentieri d’essere il più piccolo, come qualche altro desidererebbe d’essere il più grande. 20Chi Ti ama dev’essere sereno e contento nell’ultimo posto, come nel primo; deve, anzi, accettare volentieri d’essere disprezzato e messo in un angolo, ed anche d’essere senza alcun nome e senza alcuna fama, come se in questo mondo fosse più onorato e più grande degli altri. 21lnvero, la tua volontà e lo zelo per la tua gloria devo­no prevalere in lui su ogni altra cosa, e consolarlo e ral­legrarlo più di tutti i doni che gli sono stati dati o gli possano essere dati.

Note al capitolo 22° 2“Fa’ che io conservi il ricordo dei tuoi benefici,…perché io sappia …renderTene degne grazie”. La gratitudine è un sentimento di ricono­scenza per i doni ricevuti, Tutto quanto abbiamo è dono di Dio. “Che cosa mai possiedi che tu non abbia ricevuto? E se l’hai ricevuto, perché te ne vanti come se non l’avessi ricevuto?”, diceva l’Apostolo ai Corinzi (1Cor 4,7). Ma la gratitudine è una pianta rara. Quanti non si preoccupano mai di dire il loro grazie a Dio! Per una caramella, un giocattolo, un com­plimento s’insegna a dire ai bambini, ma non a Dio. Forse lo si bestemmia! Coloro che dicono di essere credenti, anche se non pratican­ti, sono per lo meno incoerenti, per non dire ingrati, verso il loro Creatore e Signore. Se non credessero, sarebbero scusabili; credere e non praticare è un atteggiamento inescusabile.

Capitolo ventitreesimo

QUATTRO INSEGNAMENTI CHE RECANO VERA, GRANDE PACE

PAROLE DEL SIGNORE 1Ora, o figlio, t’insegnerò la via della pace e della vera libertà.

PAROLE DEL DISCEPOLO 2Fa’, o Signore, come Tu dici; mi è molto gradito ascoltarTi. 

PAROLE DEL SIGNORE 3Cerca, o figlio, di fare la volontà d’altri, piuttosto che la tua. 4Scegli sempre di possedere meno che più. 5Cerca sempre d’avere un posto più basso e di stare sot­tomesso a tutti. 6Desidera sempre e prega che in te si compia la volontà di Dio. 7Ecco, un uomo che è così disposto entra nel possesso della tranquillità e della pace.

PAROLE DEL DISCEPOLO 8Signore, codesto tuo breve discorso racchiude gran­de insegnamento di perfezione. 9Le parole sono poche, ma piene di significato e ricche di frutto. 10Se, infatti, io potessi custodirle fedelmente, non dovrebbe nascere in me turbamento così facilmente. 11Infatti, ogni volta che mi sento inquièto ed oppresso, constato che mi sono allontanato da codesti insegnamenti. 12Ma Tu, che tutto puoi e che hai sempre caro il profit­to della mia anima, accresci in me la tua Grazia, perché possa mettere in pratica le tue parole e portare a com­pimento la mia salvezza. PREGHIERA CONTRO I PENSIERI CATTIVI

PAROLE DEL DISCEPOLO 13O Signore, mio Dio, “non allontanarTi da me; o mio Dio, volgiTi in mio aiuto” (Sal 70,12), perché m’hanno assalito vari pensieri e grandi terrori, che angosciano l’anima mia. 14Come potrò uscirne illeso, come potrò sgominarli? 15Tu dici: “Io andrò davanti a te ed umilierò i superbi della terra” (Is 45,2). Aprirò le porte della prigione e ti rivelerò i più profondi segreti. 16O Signore, fa’ come mi dici, ed alla tua presenza si dileguino tutti i rei pensieri. 17Questa è la mia speranza e l’unico mio conforto: rifugiarmi vicino a Te in ogni tribolazione, porre la mia fiducia in Te, invocare Te dal profondo del cuore ed aspettare pazientemente la tua consolazione.

PREGHIERA PER OTTENERE LUME ALL’ INTELLETTO

PAROLE DEL DISCEPOLO 18Illuminami, Gesù buono, con la chiarezza del lume interiore, e sgombera dal fondo del mio cuore tutte le tenebre. 19Frena i miei molti divaganti pensieri e stronca le tentazioni che premono su di me con violenza. 20Combatti fortemente per me e disperdi i mostri mal­vagi, cioè le allettatrici concupiscenze, in modo che, grazie alla tua potenza, si faccia la pace e nel tempio santo, cioè nella coscienza pura, risuoni la pienezza della tua lode. 21Comanda ai venti ed alle tempeste. Di’ al mare: cal­mati; e al vento: non soffiare; e si farà grande bonaccia. 22“Manda la tua luce e la tua verità” (Sal 42,3) a risplendere sopra la terra, poiché io sono terra sterile e vuota, fino a quando Tu non m’illumini. 23Effondi dall’alto la tua Grazia, bagna il mio cuore di celeste rugiada, versa l’acqua della devozione per irri­gare la superficie della terra, perché produca frutti buoni, ottimi.24Rialza l’anima mia oppressa dalla mole dei peccati e solleva ogni mia aspirazione alle cose celesti, cosicché, gustata la dolcezza della felicità celeste, provi il disgu­sto dei pensieri terreni. 25Rapiscimi a Te, strappami da ogni effimera consola­zione delle creature, perché nessuna cosa creata vale a quietare pienamente i miei desideri e a consolarmi. 26Legami a Te con il vincolo indissolubile dell’amore, perché Tu solo basti a chi Ti ama, e senza di Te tutte le cose non valgono niente.

Note al capitolo 23° 3“Cerca, o figlio, di fare la volontà d’altri…”. L’apostolo Giovanni scrive che “tutto quello che è nel mondo, la concupiscenza della carne, concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre ma dal mondo”. La vita religiosa si propone di combattere queste tre con cupiscenze, per poter attuare la volontà di Dio, che è sempre la carità verso Dio e il prossimo. Dal momento che uno lascia il mondo, si suppone che abbia già rinunciato alla “concupiscenza della carne”, che corrisponde al voto di castità. Ma restano da debellare ancora l’attaccamento alle cose, attraverso il voto di povertà, e l’attaccamento alla propria libertà e volontà, per mezzo del voto di obbedienza. Per questo, il Signore ci dice di scegliere di possedere sempre di meno, che significa rinunciare alla “concupiscenza degli occhi”, e di cercare di fare la volontà d’altri, di avere un posto più basso e di stare sottomesso a tutti, che significa rinunciare alla “superbia della vita”. Questi insegnamenti valgono non solo per i Religiosi, ma anche per tutti coloro che vogliono fare la volontà di Dio ed entrare nel possesso di quella pace che il Signore promette.

Capitolo ventiquattresimo

NON INDAGARE CURIOSAMENTE SULLA VITA DEGLI ALTRI

PAROLE DEL SIGNORE 1Figlio, non essere curioso e non impicciarti in inutili brighe. ­2Che importa a te di questo o di quello? “Tu Segui Me” (Gv 21,22). 3Che cosa t’importa che quella persona sia così o così, o quell’altra faccia o parli così e così? 4Tu non sei tenuto a rispondere per gli altri, ma devi ben rendere conto solo di te stesso. Perché, dunque, t’immischi nei fatti degli altri? 5Ecco, Io, si, conosco tutti e vedo tutto ciò che accade sotto il sole; e so in quale condizione ciascuno si trovi, che cosa pensi, che cosa voglia ed a che cosa miri la sua intenzione. 6A Me, quindi, bisogna rimettere tutte le cose; tu, inve­ce, mantieniti nella buona pace e lascia che chi si agita si agiti quanto vorrà. 7Qualunque cosa egli farà o dirà, ricadrà su di lui, perché non potrà ingannare Me. 8Non t’affannare per la vanità d’un grande nome, non per le molte amicizie né per il particolare affetto della gente. 9lnfatti, sono codeste cose che generano deviazioni e grande oscurità nel cuore. 10Io, invece, ti farei intendere volentieri la parola mia e ti rivelerei i miei segreti, se tu aspettassi con diligenza la mia venuta e Mi aprissi la porta del cuore. 11Stai in guardia, veglia in preghiera ed umiliati in ogni cosa.

Note al capitolo 24° 3“Figlio, non essere curioso e non impicciarti in inutili brighe”. S. Giovanni ci mette in guardia contro tre concupiscenze: la carne, gli occhi e la superbia della vita (1Gv 2,16). Quanto agli occhi, bisogna evitare l’a­more disordinato per i beni della terra, oltreché la vana curiosità. l’autore de L’imitazionze di Crislo in questo breve capitolo tratta della curiosità nei riguardi degli affari degli altri, cioè dello smoderato desiderio di vede­re, sentire, sapere ciò che fanno gli altri, i loro segreti: non per trarne van­taggio spirituale, ma per divertirsi, ricamarci sopra, farne oggetto di criti­che, mormorazioni, illazioni, ecc. Lo stesso autore che direbbe ora di tutto quello che leggiamo nella stampa,che vediamo in Tv, che sentiamo alla radio? Dei gialli, delle telenovele e degli scandali dei divi del cinema, dello sport e della pubblicità?

Capitolo venticinquesimo

PACE INTERIORE E PROGRESSO DELLO SPIRITO

PAROLE DEL SIGNORE 1Figlio, Io ho detto: “vi lascio la pace vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, Io la do a voi” (Gv 14,27). 2Tutti desiderano la pace; non tutti, però, si curano dei mezzi che conducono alla vera pace. 3La mia pace è con gli umili e con i miti di cuore. La tua pace sarà nell’esercizio di molta pazienza. 4Se Mi ascolterai e seguirai la mia parola, potrai gode­re di molta pace.

PAROLE DEL DISCEPOLO 5Che devo, dunque, fare?

PAROLE DEL SIGNORE 6In ogni cosa sta bene attento a quello che fai ed a quello che dici, ed indirizza ogni tua intenzione al fine di piacere soltanto a Me e di nulla desiderare e cercare fuori di Me. 7Evita, poi, di giudicare alla leggera le parole o le azio­ni degli altri, e non impicciarti in cose che non ti sono state affidate; in tal modo ti sarà, forse, possibile esse­re turbato nel tuo Spirito lievemente o di rado. 8Non sentire mai, però, turbamento e il non soffrire mai pena nello spirito e nel corpo non appartengono alla vita presente, ma sono condizioni proprie della pace eterna. 9Non credere, dunque, d’aver trovato la vera pace, se non hai sofferto alcuna angustia; non credere che tutto proceda bene, se non soffri per qualcuno che ti si pone contro; non credere che tutto sia perfetto, se tutte le cose riescono secondo i tuoi desideri. 10Neppure devi credere d’essere qualcosa di grande o d’essere oggetto di speciale predilezione divina, se sen­tirai una gran devozione e dolcezza spirituale. 11Non da queste cose, infatti, si riconosce chi è il vero amante delle virtù; e non consistono in queste cose il profitto e la perfezione dell’uomo.

PAROLE DEL DISCEPOLO 121n che cosa, dunque, o Signore?

PAROLE DEL SIGNORE 13Nell’offrire te stesso, con tutto il cuore, alla volontà di Dio, senza cercare niente di tuo, così nelle piccole come nelle grandi cose, tanto per il tempo pre­sente quanto per l’eternità; 14In modo che tu sia sempre in atto di ringraziamento, con lo stesso volto nella prosperità e nell’avversità, tutto pesando con giusta bilancia. 15Se avrai una speranza così forte e generosa che, pur perduta la consolazione interiore, avrai l’animo prepa­rato a patire cose anche più grandi; 16E se non cercherai scuse, quasi che tu non dovessi patire codesti così gravi affanni, ma invece Mi procla­merai giusto in tutte le mie disposizioni e darai lode alla mia santità; 17Allora, sì, camminerai sulla vera e diritta via della pace e potrai avere speranza certa di rivedere con gioia il mio volto. 18Ché, se giungerai al completo disprezzo di te stesso, sappi che allora godrai di quell’abbondanza di pace, per quanto è dato di godere durante codesta tua dimora nell’ esilio.

Note al capitolo 25° 1“Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dò il mondo, Io la do a voi”. È certo che il linguaggio del mondo sulla pace è diverso da quello del Vangelo, come quando dice: “Se vuoi la pace, prepara la guer­ra“. Questa pace si basa sulla superbia, sull’orgoglio, sulla prepotenza. Ma altre volte il linguaggio sembra coincidere e non sempre si riesce a discernere la verità. Bisogna sempre tenere presente il Fine Ultimo del nostro operare, che è Dio, il quale è Amore; e per avere la sua pace dob­biamo essere pieni di amore, perdono, pazienza, umiltà, mansuetudine, dolcezza.

L’IMITAZIONE DI CRISTO 9ultima modifica: 2010-08-12T14:03:00+02:00da meneziade
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