VANGELO DI TOMMASO 2

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18.) Gesù disse: – Io vi dirò ciò che occhio non ha mai veduto e ciò che orecchio non ha mai inteso, ciò che mano non ha mai raggiunto e ciò che non è mai affiorato nel cuore dell’uomo¹. 1) Cfr. Lc. X 24; 1Cor. II 9.

19.) I discepoli domandarono a Gesù: – Dicci quale sarà la nostra fine¹-. Gesù rispose: – Avete forse scoperto il principio, che mi interrogate intorno alla fine? Infatti, dove è il principio, lì sarà la fine². Beato colui che raggiungerà il principio: egli conoscerà la fine e non gusterà la morte³. 1) Mc. XIII 4; Mt. XXIV 3; Lc. XXI 7. 2) Cfr. Jo. I 1 e specialmente Ap. I 8; XXI 6; XXII 13. 3) Quando sarà ricongiunto a Dio il «perfetto» avrà vita eterna.

20.) Gesù disse: – Beato colui che era, prima di venire al mondo¹! 1) Come apparirà chiaro da paragrafi successivi (27 e 90) questo logion richiama la dottrina platonica che è alla base dello gnosticismo: la creazione è copia di «idee» o «immagini» (Tommaso nei § 27, 55 e 90 userà appunto il vocabolo greco xyzxyz) che hanno la loro vera esistenza nella Mente di Dio. Il concetto platonico di mimesi e metessi, con cui queste «idee» del mondo iperuranio si materializzano, è tradotto dagli gnostici nel concetto di emanazione: da Dio discende per emanazione di «entità» (eoni) il cosmo astrale, da questi discendono gli eoni del mondo sensibile.

21.) Se diventate miei discepoli e ascoltate le mie parole, anche queste pietre saranno al vostro servizio¹. 1) Anche in Jo. XIII 35 e XV 9 vi è la sollecitazione di Gesù ai discepoli di dare ascolto ai suoi insegnamenti. Quanto all’accenno alle pietre quali strumento di fatti eccezionali, cfr. Mt. III 9; IV 3; e paralleli Lc. III 8 e IV 3.

22.) Poiché avete in Paradiso cinque alberi che non mutano né estate né inverno, e le loro foglie non cadono mai¹. Chi li conoscerà non gusterà la morte. 1) Divagazioni sul Paradiso come luogo di delizie naturali, con alberi sempre carichi di frutti, sono frequenti non soltanto nella letteratura apocrifa, e rappresentano una ingenua aspirazione al benessere delle masse sofferenti la miseria in questa vita. Gli «alberi» hanno valore simbolico, derivato da Gen. II 9 e specialmente da Ap. II 7 e XXII 2. Nella speculazione gnostica i «cinque alberi della Vita» rappresentano le cinque entità superiori primigenie, che in Paradiso hanno le loro radici e di lì ramificano e fruttificano: Spirito, Pensiero, Riflessione, Intelletto e Ragione. Si veda anche il Vangelo dell’infanzia dello Pseudo-Matteo, capp. XX e XXI, in cui si racconta come e perché Gesù abbia assegnato al Paradiso l’albero della palma, quale simbolo di vittoria.

23.) I discepoli domandarono a Gesù: – Dicci a che cosa è simile il Regno dei Cieli. Egli rispose: – Esso è simile a un granello di senapa. Questo è il più piccolo di tutti, ma quando cade sulla terra arata produce un alto tronco e diviene riparo per gli uccelli del cielo¹. 1) Cfr. Mc. IV 30-32; Mt. XIII 31-32; Lc. XIII 18-19.

24.) Maria domandò a Gesù: – A chi sono simili i tuoi discepoli? – Egli rispose: – Sono simili a fanciulli i quali si sono introdotti in un campo che non è il loro. Quando verranno i proprietari del campo, diranno loro: «Lasciateci il nostro campo!» Ed essi alla loro presenza si spogliano dei loro vestiti, per lasciar loro e restituire il campo¹. 1) Il campo che non appartiene ai discepoli di Gesù, ormai sulla via della «perfezione», è questo mondo, il mondo della materia, che essi dovranno lasciare, spogli di ogni impurità. Anche in 2Cor. V 3 Paolo usa l’immagine dei corpi che si spogliano per lasciare «la tenda in cui abitiamo su questa terra».

25.) In verità vi dico: se il padrone di casa sa che un ladro viene, starà in guardia prima che venga e non gli permetterà di introdursi nella casa di suo possesso e di portar via le masserizie. Voi dunque siate vigilanti di fronte al mondo e cingetevi i fianchi di grande potenza, affinché i briganti non trovino il modo di giungere a voi, perché essi troverebbero il punto debole che voi proteggete!¹ 1) Con significato escatologico (che qui manca, perché si allude alla vittoria dello «spirituale» sulle tentazioni della materia), la parabola si trova anche in Mc. III 27 e, sdoppiata, in Mt. XXIV 43-44; XII 29; Lc. XII 39-40; XI 21-22. Si veda inoltre l’identica esortazione; «Cingetevi i fianchi!», in Lc. XII 35 (Eph. VI 14) e l’invito ad essere vigilanti ripetuto in Mt. XXV 13. L’immagine dell’evento finale che giunge improvviso «come un ladro» è pure in Tess. V 2; Ap. III 3; XVI 15a.

26.) Ci sia in mezzo a voi un uomo avveduto: appena il frutto è maturato, egli è uscito in fretta, con la falce alla mano, per raccoglierlo¹. Chi ha orecchi per intendere intenda!² 1) È il versetto finale della parabola di Mc. IV 26-29, che ha lo stesso significato di questo paragrafo; quasi un corollario alla parabola del seminatore, perché indica il momento in cui si raccolgono i frutti. Non si nota relazione (sia Craveri che Doresse) con gli angeli mietitori, in funzione punitiva, di Mt. XIII 37-43 e Mt. III 12; Lc. XIII 16-17; Jo. IV 36-38; Ap. XIV 15. 2) Cfr. sopra la nota 2 al § 8.

ist2_8933306-jesus-christ.jpg27.) Gesù vide dei bambini che stavano poppando. Egli disse ai suoi discepoli: – Questi bambini che stanno poppando sono simili a coloro che entrano nel Regno. Essi allora gli domandarono: – Se saremo piccoli, entreremo nel Regno?¹ Gesù rispose loro: – Quando farete in modo che due siano uno, e farete si che l’interno sia come l’esterno e l’esterno come l’interno, e l’alto come il basso, e quando farete del maschio e della femmina una cosa sola, cosicché il maschio non sia più maschio e la femmina non sia più femmina², e quando metterete un occhio al posto di un occhio e una mano al posto di una mano e un piede al posto di un piede, un immagine al posto di un immagine, allora entrerete³. 1) Mc. X 13-15; Mt. XIX 13-15; Lc. XVIII 13-17 e Mc. IX 35-37; Mt. XVIII 1-4; Lc. IX 46-48. Per il diverso concetto dei «bambini» confronta sopra la nota 1 al § 4. 2) Per capire questa prima parte del logion, che sviluppa il concetto di «perfezione» come unità degli opposti, occorre tener presente la dottrina gnostica emanazionistica. Dio, punto di origine e vertice di tutte le cose, si esprime attraverso «manifestazioni» (ipostasi) che sono formate a coppie (sizigie), ciascuna di un elemento maschile e di un elemento femminile, padre e madre della sizigia seguente. Dalle prime quattro coppie, spirituali, discendono, sempre a coppie, gli Eoni inferiori (decade e dodecade) fino a Psyche-Hule (Anima e Materia) che compongono l’Uomo terrestre. Ogni essere è quindi composto di elementi contrari, a coppie (alto e basso, esterno e interno, maschile e femminile) e la sua perfezione sarà solo nell’annullamento, o meglio nella fusione, di essi. Nell’affermazione «che il maschio non sia più maschio e la femmina non sia più femmina» è da riconoscere il concetto sublime del superamento dei problemi sessuali, lo stesso concetto che è espresso nel «neque nubent neque nubentur» di Mc. XII 25; Mt. XXII 30; Lc. XX 35. Nessun riferimento, invece, a Mc. X 6-8; Mt. XIX 5-6; ed Eph. V 31: «l’uomo… si unirà a sua moglie e i due diverranno una stessa carne» e nemmeno a Gal. III 28: «non c’è… né schiavo libero, né maschio né femmina, ecc.», che allude alla parità di tutti i fedeli di fronte a Dio. 3) È l’esemplificazione del riassorbimento della realtà fenomenica in Dio, secondo la dottrina platonica (cfr. sopra nota 2 del § 2 e nota 1 del § 3): quando al posto di ogni occhio, mano, piede corporeo vi sarà un occhio, una mano e un piede, pure «immagine» ideale, si sarà tornati nell’iperuranio, congiunti con la divinità, nella cui mente tutte queste apparenze hanno la loro vera realtà. Più grossolanamente 1Cor. XV 38, 40, 44 parla di corpo «spirituale» e «corpo terrestre», accettando la creazione in senso biblico.

28.) Gesù disse: – Io vi sceglierò uno fra mille e due fra diecimila, e si leveranno come una cosa sola¹. 1) Cfr. Mt. XXII 14; Jo. XV 16.

29.) I suoi discepoli dissero: – Mostraci il Luogo dove tu sei, poiché ci è necessario trovarlo¹. Egli rispose loro: – Chi ha orecchi, intenda²: se la luce esiste in un essere luminoso, allora esso illumina l’universo intero; ma esso non brilla, vi sono le tenebre³. 1) Cfr. Jo. XIV 4-6, dove è proprio Tommaso l’incredulo a dialogare con Gesù intorno al «Luogo» e alla «Via» pergiungervi. 2) Cfr. sopra la nota 2 al § 8. 3) Perfettamente intonata alla domanda che gli è stata posta («Mostraci il Luogo dove tu sei») questa risposta di Gesù, se si tien conto dell’identità di significato tra «Luogo» e «Luce» per indicare la divinità nella sua collocazione e nella sua entità luminosa (cfr. sotto § 55). Gesù, emanazione di Dio-Luce, è egli stesso «l’Essere luminoso» (cfr Jo. VIII 12 e XII 46), è un’epifania (Hebr. I 3): ma se la luce da lui irradiante non illumina i discepoli, rimangono le tenebre (cfr. Ap. XXII 5; Eph. V 13; 2Cor. IV 6 e Jo. III 19). Un’analogia tra le espressioni del paragrafo di Tommaso e Lc. XI 33-36 (Mt. VI 22-23) ci permette di interpretare opportunamente la parabola della «lucerna e dell’occhio» (e non come di solito viene intesa, quale invito alla purezza), tanto più se la confrontiamo con Jo. V 35 dove si paragona Giovanni Battista alla «lampada che arde e illumina».

30.) Gesù disse: – Ama tuo fratello come la tua anima e vigila su di lui come sulla pupilla del tuo occhio¹. 1) Cfr. Mc. XII 31; Mt. XIX 19b; XXII 39; Lc. X 27b. Per la seconda parte del logion vedi Deut. XXXII 10 e Prov. VII 2.

31.) Gesù disse: – Tu vedi la pagliuzza che è nell’occhio di tuo fratello, ma non vedi la trave che è nel tuo. Quando avrai levato la trave dal tuo occhio, allora potrai levare la pagliuzza dall’occhio di tuo fratello¹. 1) Mc. VII 3-5 e Lc. VI 41-42.

32.) – Se non farete astinenza del mondo non troverete il Regno. Se non farete Sabato il Sabato, non vedrete il Padre¹. 1) Nella prima parte vi è la sollecitazione a rinunciare al mondo e ad aspirare al Regno come in Mt. VI 25, 33 e Lc. XII 22, 31; nella seconda parte l’invito a rispettare il giorno del Signore.

33.) Gesù disse: – Ho preso posto al centro dell’universo e nella carne mi sono manifestato a costoro¹. Ma li ho trovati tutti ubriachi: non ho trovato in mezzo a loro nemmeno uno che avesse sete. E l’anima mia si è addolorata per i figli dell’uomo, perché essi sono ciechi nel cuore, e poiché sono venuti al mondo nudi, essi cercano di uscire di nuovo nudi dal mondo. Ma ora essi sono ubriachi. Quando avranno smaltito il vino, allora si pentiranno². 1) 1Tim III 16. L’espressione «al centro dell’universo» indica la posizione astrale dell’eone Gesù che, nel simbolo grafico T, è il punto d’incontro tra la linea orizzontale (il «Luogo di Dio») e la verticale (le emanazioni), o nella croce X è al centro tra il mondo superiore e il nostro. 2) Cfr. soprattutto Lc. XXI 34.

34.) Gesù disse: – Se la carne è venuta nell’esistenza per opera dello spirito, è un miracolo; ma se lo spirito per opera della carne, questo è un miracolo di un miracolo¹.

E io mi meraviglio di come una così grande ricchezza abbia preso dimora in tale povertà². 1) Cfr. Jo. III 5-8, in cui però il significato gnostico è meno accentuato. Tommaso vuol dire che è miracolosa la manifestazione sotto aspetto di uomo terrestre di un eone spirituale (Gesù), addirittura superiore al miracoloso, e quindi incredibile, che la materia generi lo spirito. 2) Sia Craveri che Doresse sono abbastanza concordi nel ritenere questa frase un commento del compilatore: «È meraviglioso che una così grande ricchezza (lo spirito) abbia preso dimora in tanta povertà (la materia)!»

35.) Gesù disse: – Dove ci sono tre dei, essi sono dei; dove sono due o uno, io sono con lui¹. 1) La seconda parte ricorda Mt. XVIII 20, ma la prima parte conferisce a tutta la sentenza un significato assai più complesso. Ci aiutano a capirla vari passi di Salmi Manichei e un commento di Efrem Siro in Concord. evang. XIV 24. «Uno solo» è un solitario, che si estranea dal mondo per cercare il Regno e Cristo è con lui; «due», se stanno insieme in concordia, rappresentano l’ultimo passo verso la perfezione dell’«unità» (cfr. § 12) e ciò dà loro la forza di spostare montagne (cfr. §§. 53 e 113); «tre», uniti insieme, realizzano la Chiesa perfetta: essi hanno ormai raggiunto la divinità degli eoni superiori, sono dèi essi stessi. Cfr. Ps. LXXXII 6. Jesus_Christ_(German_steel_engraving).jpg

36.) Gesù disse: – Nessun profeta è ben accolto nel suo paese, e un medico non opera guarigioni tra coloro che lo conoscono¹. 1) Mc. VI 4; Mt. XIII 57; Jo. IV 44, e soprattutto Lc. IV 23-24.

37.) Gesù disse: – Una città costruita su di un’alta montagna e fortificata non può cadere né essere nascosta¹. 1) Cfr. Mt. V 14b.

38.) Gesù disse: – Ciò che tu udirai col tuo orecchio e con l’altro orecchio, proclamalo dai tetti!¹ Infatti nessuno accende una lampada per metterla sotto un moggio o in un luogo nascosto, ma la mette in un candelabro, in modo che tutti quelli che entrano ed escono possano vedere la luce². 1) Cfr. Mt. X 27 e Lc. XII 3. 2) Mc. IV 21; Mt. V 15; Lc VIII 16 e XI 33.

39.) Gesù disse: – Se un cieco conduce un altro cieco cadono ambedue in un fosso¹. 1) Cfr. Mt. XV 14 e Lc. VI 39.

40.) Gesù disse: – Non è possibile che qualcuno entri nella casa del forte e che gli faccia violenza, a meno che gli leghi le mani. Allora svaligerà la casa¹. 1) Cfr. Mc. III 27; Mt. XII 29 (Lc. XI 21-22).

41.) Gesù disse: – Non datevi pensiero dal mattino alla sera e dalla sera al mattino di che cosa indosserete¹. 1) Cfr. Mt. VI 25; Lc. XII 22. Ma qui il senso è diverso: non preoccuparsi delle apparenze esteriori, non prendersi troppa cura del mondo; il corpo è soltanto l’involucro imperfetto ed imperituro dell’anima.

42.) I discepoli dissero: – Quando ti manifesterai a noi, e quando ti vedremo?¹ Gesù rispose: – Quando vi spoglierete senza provare vergogna, e vi toglierete gli abiti e li deporrete ai vostri piedi come i bambini e li calpesterete. Allora vedrete il Figlio dell’Essere Vivente e non avrete paura². 1) Jo. XIV 22. 2) I «perfetti» godranno della visione del Logos nella sua vera «immagine» di eone spirituale («Figlio dell’Essere Vivente») quando si saranno spogliati della loro materialità, senza nessuna preoccupazione per il corpo. Per il confronto con l’innocenza dei bambini, cfr. Gen. II 25 e III 7 in cui si accenna al mito di Adamo ed Eva, nudi senza vergogna finché erano innocenti e puri, costretti a coprirsi con la foglia di fico dopo la conoscenza del peccato.

VANGELO DI TOMMASO 2ultima modifica: 2010-09-19T20:36:00+02:00da meneziade
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