ATTI DEGLI APOSTOLI 1

4-Ghirlandaio D. - Vocazione degli Apostoli.gifINTRODUZIONE

È probabile che “Gli Atti degli Apostoli”, o “Atti di Apostoli”, pri­ma del 150 d. C. costituissero un’opera unica con il terzo van­gelo. Hanno preso questo titolo quando si volle riunire in un so­lo codice i quaffro van­geli. Ma rimane evi­dente il rapporto di pa­rentela letteraria dei due libri: si badi ai pro­loghi, che si rivolgo­no a un certo Teofilo (Lc 1,1-4; At 1,1), al rimando a questo van­gelo come a un “pri­mo libro” di cui sinte­tizza l’argomento e riprende gli ultimi av­venimenti delle apparizioni del Risorto e dell’ascen­sione per collegarli con il seguito del racconto. Anche la lingua costituisce un legame di paren­tela: le medesime caratteristiche di vocabolario, dì grammatica e di stile si ritrovano continuamente sia nel corso degli Atti che nel terzo vangelo. E i primi lettori degli Atti furono probabilmente gli stessi del terzo vangelo (cf Lc 1,1-4 e At 1,1).

 

CHI L’HA SCRITTO?

La tradizione più antica della Chiesa identifica l’Autore con il medesimo che ha scritto il terzo van­gelo, cioè Luca. E fino a oggi non è stato mai pro­posto con seri argomenti altro nome. Questo era il pensiero delle varie chiese nel loro insieme già ver­so il 175, come lo dimostra la testimonianza del do­cumento romano detto canone di Muratori, del Pro­logo antimarcionita di sant’Ireneo, degli scrittori alessandrini e di Tertulliano. La stessa struttura del libro fa pensare che l’Au­tore sia un cristiano della generazione apostolica, greco di buona formazione con conoscenze profon­de di medicina, delle cose giudaiche e della bibbia greca, e sia stato a lungo compagno di Paolo (Col 4,14; 2Tm 4,11; Fm 23). Inoltre, l’uso del pronome “noi in alcune pagine (cf 16,10-17; 20,5-15; 21, 1-18; 27,1-28,15) induce a pensare che egli sia stato diretto testimone di alcuni dei fatti che rievoca. Ora, nessuno fra i compagni di Paolo è preferi­bile a Luca: siro di Antiochia, secondo un’antica tra­dizione, “medico” e di origine pagana (Col 4,10-14), è presentato da Paolo come un compagno assai ca­ro, a suo fianco durante le due prigionie romane (Col 4,4, Fm 24; 2Tm 4,11). Probabilmente fu suo com­pagno durante il secondo viaggio missionario (At 16,10s) e il terzo (At 20,6s); e, se non figura mai nel­le liste, come quella di At 20,4, significa che è egli stesso a scrivere.

 

QUANDO E’ STATO SCRITTO?

La data e il luogo di composizione dobbiamo rì­cavarli dal contenuto del libro, poiché la tradizione antica non dice niente di sicuro (in Acaia, dopo la morte di Paolo? A Roma, prima del termine del processo?). Ilo processo finisce con la prigionia romana di Paolo nel 61-63: la durata di due anni, ricorda in At 28,30, risponde ai termini legali dopo i quali un’accusa non confermata veniva annullata. Tuttavia, poiché il terzo Vangelo e gli Atti sono stati scritti dopo il Vangelo di Marco, la cui data di composizione è intorno al 64, queste righe potrebbereo essere state scritte dopo la liberazione dell’apostolo. E non esiste nessun indizio sicuro per cui si debba spostare gli Atti dopo l’anno 70.

 

COME È STATO SCRITTO?

Il valore eccezionale del libro è fondato sulla te­stimonianza oculare dell’autore per tutta una serie di fatti e sulle fonti copiose utilizzate per quanto non poté vedere personalmente. Le guardano sia la comunità primitiva di Gerusalemme (capitoli 1-5) che l’attività di singoli individui come Pietro (9,32-11,18;12) e Filippo (8,4-40). Queste ultime probabilmente furono fornite dallo stesso interessa­to che Luca incontrò a Cesarea (21,8). La comunità di Antiochia è forse all’origine dei bra­ni che ne riferiscono la preparazione e la fondazione, per opera del movimento dei giudei ellenistì (At 6,1-8,3; 11,19-30; 13,1-3). Inoltre, dovette essere lo stes­so Paolo a informare Luca sulla sua conversione e sui viaggi missionari (9,1-30; 13,4-14,28; 15,36s). Per la parte finale di questi viaggi Luca disponeva anche delle sue note personali ed è probabile che le abbia trascritte nei tratti in cui usa il ‘noi’ e dove si trovano concentrate nel più alto grado le sue particolarità lin­guistiche (11,28; 16,10-1720,5-21,18 271-28,16). La freschezza di tale documentazione e l’accu­ratezza di Luca sono buone garanzie per il valore storico del libro. Forse il non facile compito di com­binare le diverse fonti in alcuni casi ha potuto dare anticipazioni, duplicati, fusioni: lievi adattamenti che non compromettono la solidità dell’insieme. Ad esempio, Luca offre dell’attività missionaria di Paolo un quadro che concorda bene con le sue let­tere. Anche se elaborati in modo nuovo, i racconti presentano tratti concreti e reali che corrispondono perfettamente alle circostanze. Del resto, la primiti­va predicazione si nutriva di alcuni temi essenziali, basati su argomenti divenuti tradizionali e calati in forme memorizzate: florilegi di testi biblici per i giu­dei, riflessioni di filosofia comune per i greci; e, per tutti, l’annunzio essenziate (kerigma) del Cristo mor­to e risorto, con l’invito alla conversione e al battesi­mo. Luca può aver conosciuto questi schemi della primitiva cristianità prima dalla tradizione e poi per propria esperienza, includendo all’occorrenza con fine psicologia insegnamenti di valore autentico e d’importanza capitale.

 

PERCHE’ L’HA SCRITTO?

Luca vuole raccontare la storia delle origini cri­stiane. Esaminando il suo piano, vi si vede attuato il co­mando iniziale dì Gesù: “Mi sarete testimoni a Ge­rusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria, e fino agli estremi confini della terra” (At 1,8). La fede si radica saldamente prima a Gerusa­lemme, dove la comunità primitiva cresce in grazia e numero (capitoli 1-5). Presto comincia l’espansio­ne preparata dalla tendenza universalista dei con­vertiti dal giudaismo ellenistico e dalla loro espulsio­ne in seguito al martirio di Stefano (6,1-8,3): è rag­giunta la Samaria (8,4-25) e ugualmente la regione a sud e a ovest di Gerusalemme fino alla costa e Ce­sarea (8,26-40; 9,32-11,18). La conversione di Paolo mostra che già esistono cristiani a Damasco e fa presagire l’evangelizzazione della Cilicia (9,1-30). Poi è Antiochia che riceve il messaggio di Ge­sù (11,19-26) ed è destinata a diventare un centro di irradiazione, conservando però i legami con Geru­salemme dove ci si consulta sui principali problemi missionari (11,27-30; 15,1-35). Ora il problema è far giungere il vangelo ai pa­gani. Dopo la conversione di Cornelio e l’imprigio­namento a Gerusalemme, Pietro è partito per una destinazione sconosciuta (12,17); ed è Paolo ormai che nel racconto di Luca comincia ad acquistare evi­denza. Dopo un primo viaggio a Cipro e in Asia Mi­nore, prima del concilio di Gerusalemme (capitoli 13-14), due altri viaggi lo condurranno fino in Mace­donia e in Grecia (15,36-18,22; 18,2-21,17). Ogni volta egli fa ritorno a Gerusalemme. Il suo arresto in questa città e poi la prigionia a Cesarea (21,18;26,32) gli permetteranno d’essere condotto prigioniero, ma missionario, fino a Roma, dove in catene annunzia Gesù il Cristo (capitoli 27-28). Considerata da Ge­rusalemme, la capitale dell’impero rappresentava davvero “gli estremi confini della terra”. E Luca può terminare il suo scritto. Come mai non si parla dell’attività degli altri apo­stoli o della fondazione di alcune chiese come quel­la d’Alessandria o di Roma, dove la fede è stata in­trodotta prima della venuta di Paolo? Luca non par­la nemmeno dell’apostolato di Pietro fuori della Pa­lestina, mentre la figura di Paolo occupa nell’opera da sola tutta la seconda metà. I suoi silenzi e le sue omissioni sono però la migliore garanzia di ciò che racconta: narra solo ciò che conosce o personalmente o attraverso fonti di cui ha controllato il valore. Inol­tre, Luca non ha inteso offrire una storia completa dei fatti della Chiesa primitiva, ma solo una lettura alla luce delle promesse della Scrittura. Egli vuol far conoscere contenuti e metodo della predicazione missionaria, gli interventi dello Spirito santo, la forza sorprendente del nome di Gesù e la fede dei cre­denti, l’energia spirituale di espansione del cristia­nesimo.

 

PROLOGO

1

1Nel mio primo libro ho già trattato, o Teòfilo, di tutto quello che Gesù fece e insegnò dal principio

2fino al giorno in cui, dopo aver dato istruzioni agli apostoli che si era scelti nello Spirito Santo, egli fu assunto in cielo.

3Egli si mostrò ad essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, apparendo loro per quaranta giorni e parlando del re­gno di Dio.

 

L’ascensione. Gesù sparisce come Elia (2Re 2,11) e la sua par­tenza, che non è un’assenza, è evocata con le immagini dell’An­tico Testamento e delle apocalissi (Dn 2,21; Is 45,14; Dn 7,13; Zc 14,4).

4Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allonta­narsi da Gerusalemme, ma di attendere che si adempisse la promessa del Padre «quella, disse, che voi avete udito da me:

5Giovanni ha battezzato con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo, fra non molti giorni».  

6Così venutisi a trovare insieme gli domandarono: «Signore, è questo il tempo in cui ricostituirai il regno di Israele?».

7Ma egli rispose: «Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta,

8ma avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalem­me, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra».

9Detto questo, fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo.

10E poiché essi stavano fissando il cie­lo mentre egli se n’andava, ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero:

11«Uomini di Galilea, perché sta­te a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assun­to fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo».

 

PRIMA ESPANSIONE DEL CRISTIANESIMO

 

I. LA CHIESA DI GERUSALEMME

 

Il gruppo degli apostoli a Gerusalemme.

Essi si confermano vi­cendevolmente nella fede.

12Allora ritornarono a Gerusalemme dal monte detto degli Uli­vi, che è vicino a Gerusalemme quanto il cammino permesso in un sabato.

13Entrati in città salirono al piano superiore dove abitavano. C’erano Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea, Fi­lippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo di Alfeo e Simone lo Zelòta e Giuda di Giacomo.

14Tutti questi erano as­sidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui.

 

L’elezione di Mattia. Il primo atto di Pietro in quanto capo della nuova comunità è la proposta che sia completato il collegio dei dodici e designato al posto di Giuda un testimone della vita e della risurrezione di Gesù (Sap 4,19; Sal 69,26; 109,8).

15In quei giorni Pietro si alzò in mezzo ai fratelli (il numero del­le persone radunate era circa centoventi) e disse:

16«Fratelli, era necessario che si adempisse ciò che nella Scrittura fu pre­detto dallo Spirito Santo per bocca di Davide riguardo a Giu­da, che fece da guida a quelli che arrestarono Gesù.

17Egli era stato del nostro numero e aveva avuto in sorte lo stesso nostro ministero.

18Giuda comprò un pezzo di terra con i proventi del suo delitto e poi precipitando in avanti si squarciò in mezzo e si sparsero fuori tutte le sue viscere.

19La cosa è divenuta così nota a tutti gli abitanti di Gerusalemme, che quel terreno è stato chiamato nella loro lingua Akeldamà, cioè Campo di sangue.

20Infatti sta scritto nel libro dei Salmi: La sua dimora diventi deserta, e nessuno vi abiti, e il suo incarico lo prenda un altro.

21Bisogna dunque che tra coloro che ci furono compagni per tutto il tempo in cui il Signore Gesù ha vissuto in mezzo a noi,

22incominciando dal battesimo di Giovanni fino al giorno in cui è stato di tra noi assunto in cielo, uno divenga, insieme a noi, testimone della sua risurrezione».

23Ne furono proposti due, Giuseppe detto Barsabba, che era soprannominato Giusto, e Mattia.

24Allora essi pregarono di­cendo: «Tu, Signore, che conosci il cuore di tutti, mostraci qua­le di questi due hai designato

25a prendere il posto in questo mi­nistero e apostolato che Giuda ha abbandonato per andarsene al posto da lui scelto».

26Gettarono quindi le sorti su di loro e la sorte cadde su Mattia, che fu associato agli undici apostoli.

 

La pentecoste, anniversario del dono della legge al Sinai (Es 19,lss). Lo Spirito promesso agli apostoli, e che è una vita d’a­more, viene ad animarli per permettere loro di annunciare le me­raviglie del Signore. Davanti a questo avvenimento inaudito, l’autore ricorre alle immagini dell’Antico Testamento. Le lingue di fuoco ricordano i carboni ardenti che tengono in mano gli an­geli della visione di Isaia (Is 6,6-7). Dopo la morte di Gesù, gli uomini non saranno più divisi (Gn 11,1-9), ma uniti in un lin­guaggio nuovo, qualunque sia la loro lingua.

 

2

12apostoli.jpg1Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovava­no tutti insieme nello stesso luogo.

2Venne all’improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riem­pì tutta la casa dove si trovavano.

3Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro;

4ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d’esprimersi.

5Si trovavano allora in Gerusalemme giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo.

6Venuto quel fragore, la folla si ra­dunò e rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare la propria lingua.

7Erano stupefatti e fuori di sé per lo stupore di­cevano: «Costoro che parlano non sono forse tutti Galilei?

8E com’è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa?

9Siamo Parti, Medi, Elamiti e abitanti della Mesopotàmia, del­la Giudea, della Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia,

10della Fri­gia e della Panfilia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, stranieri di Roma,

11Ebrei e prosèliti, Cretesi e Arabi e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio».

12Tutti erano stupiti e perplessi, chiedendosi l’un l’altro: «Che significa questo?».

13Altri invece li deridevano e diceva­no: «Si sono ubriacati di mosto».

 

Discorso di Pietro alla folla. Pietro, giudeo di nascita, rivolgen­dosi a dei giudei, vuol dimostrare che Gesù compie le Scritture (Am 5,18; Mt 24,); Gl 3,1-5; Sal 16,8-11; 132,11; 2Sam 7,12; Ez 36,27; Sal 110,1).

14Allora Pietro, levatosi in piedi con gli altri Undici, parlò a vo­ce alta così: «Uomini di Giudea, e voi tutti che vi trovate a Ge­rusalemme, vi sia ben noto questo e fate attenzione alle mie pa­role:

15Questi uomini non sono ubriachi come voi sospettate, essendo appena le nove del mattino.

16Accade invece quello che predisse il profeta Gioèle:

17Negli ultimi giorni, dice il Signore, Io effonderò il mio Spirito sopra ogni persona; vostri figli e le vostre figlie profeteranno, i        vostri giovani avranno visioni e i vostri anziani faranno dei sogni.

18E anche sui miei servi e sulle mie serve in quei giorni effonderò il mio Spirito ed essi profeteranno.

19Farò prodigi in alto nel cielo e segni in basso sulla terra,  sangue, fuoco e nuvole di fumo.

20Il sole si muterà in tenebra e la luna in sangue, prima che giunga il giorno del Signore, giorno grande e splendido.

21Allora chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato.

22Uomini d’Israele, ascoltate queste parole: Gesù di Nàzaret – uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio stesso operò fra di voi per opera sua, come voi ben sapete -,

23dopo che, secondo il prestabilito dise­gno e la prescienza di Dio, fu consegnato a voi, voi l’avete in­chiodato sulla croce per mano di empi e l’avete ucciso.

24Ma Dio lo ha risuscitato, sciogliendolo dalle angosce della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere. – Dice infatti Davide a suo riguardo: Contemplavo sempre il Signore innanzi a me; poiché egli sta alla mia destra, perché io non vacilli.

26Per questo si rallegrò il mio cuore ed esultò la mia lingua; ed anche la mia carne riposerà nella speranza,

27perché tu non abbandonerai l’anima mia negli infe­ri, né permetterai che il tuo Santo veda la corruzione.

28Mi hai fatto conoscere le vie della vita, mi colmerai di gioia con la tua presenza.

29Fratelli, mi sia lecito dirvi francamente, riguardo al patriarca Davide, che egli morì e fu sepolto e la sua tomba è ancora oggi fra noi.

30Poiché però era profeta e sapeva che Dio gli aveva giurato solennemente di far sedere sul suo trono un suo discen­dente,

31previde la risurrezione di Cristo e ne parlò: questi non fu abbandonato negli inferi, né la sua carne vide corruzione.

32Questo Gesù Dio l’ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimo­ni.

33Innalzato pertanto alla destra di Dio e dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito Santo che egli aveva promesso, lo ha effu­so, come voi stessi potete vedere e udire.

34Davide infatti non salì al cielo; tuttavia egli dice: Disse il Signore al mio Signore: siedi alla mia destra,

35finché io ponga i tuoi nemici come sgabello ai tuoi piedi.

36Sappia dunque con certezza tutta la casa di Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso!».

 

Le prime conversioni. Ormai per essere animati dallo Spirito di amore bisogna trasformarsi, poiché il figlio prodigo non è più solo il singolo preoccupato di sottrarsi alla propria infelicità, ma l’intera umanità immersa nella follia del peccato (cf Is 57,19; Gì ,5).

37All’udir tutto questo si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: «Che cosa dobbiamo fare, fratel­li?».

38E Pietro disse: «Pentitevi e ciascuno di voi si faccia bat­tezzare nel nome di Gesù Cristo, per la remissione dei vostri peccati; dopo riceverete il dono dello Spirito Santo.

39Per voi infatti è la promessa e per i vostri figli e per tutti quelli che sono lontani, quanti ne chiamerà il Signore Dio nostro».

40Con molte altre parole li scongiurava e li esortava: «Salvatevi da questa generazione perversa».

41Allora coloro che accolsero la sua pa­rola furono battezzati e quel giorno si unirono a loro circa tre­mila persone.

 

La vita della prima comunità cristiana. Ancor oggi, degli uomi­ni e delle donne danno vita a simili comunità (cf anche 4, 32-35; lCor 11,20-34). Il timore, qui come negli altri testi della Bibbia, è un sentimento di riverenza nei riguardi di Dio.

42Erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere.

43Un senso di timore era in tutti e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli.

44Tutti coloro che erano diventati cre­denti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune;

45chi aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno.

46Ogni giorno tutti insieme fre­quentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore,

47lodando Dio e godendo la simpatia di tutto il popolo.

48Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati.

 

La guarigione dello storpio della «porta bella». Pietro, poiché è animato dallo Spirito di Cristo, deve poter rimettere in piedi questo paralitico.

3

21-Gesu-Apostoli-congedo.jpg1Un giorno Pietro e Giovanni salivano al tempio per la preghiera verso le tre del pomeriggio.

2Qui di solito veniva por­tato un uomo, storpio fin dalla nascita e lo ponevano ogni gior­no presso la porta del tempio detta «Bella» a chiedere l’elemo­sina a coloro che entravano nel tempio.

3Questi, vedendo Pie­tro e Giovanni che stavano per entrare nel tempio, domandò loro l’elemosina.

4Allora Pietro fissò lo sguardo su di lui insie­me a Giovanni e disse: «Guarda verso di noi».

5Ed egli si volse verso di loro, aspettandosi di ricevere qualche cosa.

6Ma Pietro gli disse: «Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina!».

7E, presolo per la mano destra, lo sollevò. Di colpo i suoi piedi e le caviglie si rinvigorirono

8e balzato in piedi camminava; ed en­trò con loro nel tempio camminando, saltando e lodando Dio.

9Tutto il popolo lo vide camminare e lodare Dio

10e riconosce­vano che era quello che sedeva a chiedere l’elemosina alla por­ta Bella del tempio ed erano meravigliati e stupiti per quello che gli era accaduto.

 

Discorso di Pietro ai giudei. Accogliendo la fede in Gesù Cristo morto e risorto, chi lo vuole può «rialzarsi» ed entrare in rela­zione con Dio (Is 52,13; Dt 18,15.19; Ml 3,23-24; Gn 22,18).

11Mentr’egli si teneva accanto a Pietro e Giovanni, tutto il po­polo fuor di sé per lo stupore accorse verso di loro al portico detto di Salomone.

12Vedendo ciò, Pietro disse al popolo: «Uo­mini d’Israele, perché vi meravigliate di questo e continuate a fissarci come se per nostro potere e nostra pietà avessimo fatto camminare quest’uomo?

13Il Dio di Abramo, di Isacco e di Gia­cobbe, il Dio dei nostri padri ha glorificato il suo servo Gesù, che voi avete consegnato e rinnegato di fronte a Pilato, mentre egli aveva deciso di liberarlo;

14voi invece avete rinnegato il Santo e il Giusto, avete chiesto che vi fosse graziato un assassi­no

15e avete ucciso l’autore della vita. Ma Dio l’ha risuscitato dai morti e di questo noi siamo testimoni.

16Proprio per la fede riposta in lui il nome di Gesù ha dato vigore a quest’uomo che voi vedete e conoscete; la fede in lui ha dato a quest’uomo la perfetta guarigione alla presenza di tutti voi.

17Ora, fratelli, io so che voi avete agito per ignoranza, così co­me i vostri capi;

18Dio però ha adempiuto così ciò che aveva an­nunziato per bocca di tutti i profeti, che cioè il suo Cristo sareb­be morto.

19Pentitevi dunque e cambiate vita, perché siano cancellati i vostri peccati

20e così possano giungere i tempi della consolazione da parte del Signore ed egli mandi quello che vi aveva destinato come Messia, cioè Gesù.

21Egli dev’esser ac­colto in cielo fino ai tempi della restaurazione di tutte le cose, come ha detto Dio fin dall’antichità, per bocca dei suoi santi profeti.

22Mosè infatti disse: Il Signore vostro Dio vi farà sorge­re un profeta come me in mezzo ai vostri fratelli; voi lo ascolte­rete in tutto quello che egli vi dirà.

23E chiunque non ascolterà quel profeta, sarà estirpato di mezzo al popolo.

24Tutti i profeti, a cominciare da Samuele e da quanti parlarono in seguito, an­nunziarono questi giorni.

25Voi siete i figli dei profeti e dell’alleanza che Dio stabilì con i vostri padri, quando disse ad Abramo: Nella tua discendenza saranno benedette tutte le famiglie della terra.

26Dio, dopo aver risuscitato il suo servo, l’ha mandato prima di tutto a voi per portarvi la benedizione e perché ciascuno si converta dalle sue iniquità».

 

La persecuzione da parte dei giudei: Pietro e Giovanni davanti al sinedrio. Proclamare il Cristo è una necessità per chi lo ha ri­conosciuto (21,42; Sal 118,22; Mt 21,42).

 

4

1Stavano ancora parlando al popolo, quando sopraggiun­sero i sacerdoti, il capitano del tempio e i sadducei,

2irritati per il fatto che essi insegnavano al popolo e annunziavano in Gesù la risurrezione dai morti.

3Li arrestarono e li portarono in pri­gione fino al giorno dopo, dato che era ormai sera.

4Molti però di quelli che avevano ascoltato il discorso credettero e il nume­ro degli uomini raggiunse circa i cinquemila.

5Il giorno dopo si radunarono in Gerusalemme i capi, gli anzia­ni e gli scribi,

6il sommo sacerdote Anna, Caifa, Giovanni, Alessandro e quanti appartenevano a famiglie di sommi sacer­doti.

7Fattili comparire davanti a loro, li interrogavano: «Con quale potere o in nome di chi avete fatto questo?».

8Allora Pie­tro, pieno di Spirito Santo, disse loro: «Capi del popolo e an­ziani,

9visto che oggi veniamo interrogati sul beneficio recato ad un uomo infermo e in qual modo egli abbia ottenuto la salu­te,

10la cosa sia nota a tutti voi e a tutto il popolo d’Israele: nel no­me di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi sano e salvo.

11Questo Gesù è la pietra che, scartata da voi, costruttori, è diventata testata d’angolo.

2In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo esse­re salvati».

13Vedendo la franchezza di Pietro e di Giovanni e consideran­do che erano senza istruzione e popolani, rimanevano stupefat­ti riconoscendoli per coloro che erano stati con Gesù;

14quando poi videro in piedi vicino a loro l’uomo che era stato guarito, non sapevano che cosa rispondere.

15Li fecero uscire dal sine­drio e si misero a consultarsi fra loro dicendo:

16«Che dobbia­mo fare a questi uomini? Un miracolo evidente è avvenuto per opera loro; esso è diventato talmente noto a tutti gli abitanti di Gerusalemme che non possiamo negarlo.

17Ma perché la cosa non si divulghi di più tra il popolo, diffidiamoli dal parlare più ad alcuno in nome di lui».

18E, richiamatili, ordinarono loro di non parlare assolutamente né di insegnare nel nome di Gesù.

19Ma Pietro e Giovanni replicarono: «Se sia giusto innanzi a Dio obbedire a voi più che a lui, giudicatelo voi stessi;

20noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato».

21Quelli allora, dopo averli ulteriormente minacciati, non tro­vando motivi per punirli, li rilasciarono a causa del popolo, perché tutti glorificavano Dio per l’accaduto.

22L’uomo infatti sul quale era avvenuto il miracolo della guarigione aveva più di quarant’anni.

 

Nella persecuzione, preghiera degli apostoli che si confermano vicendevolmente nella fede (Sal 2,1-2).

23Appena rimessi in libertà, andarono dai loro fratelli e riferi­rono quanto avevano detto i sommi sacerdoti e gli anziani.

24All’udire ciò, tutti insieme levarono la loro voce a Dio dicen­do: «Signore, tu che hai creato il cielo, la terra, il mare e tutto ciò che è in essi,

25tu che per mezzo dello Spirito Santo dicesti per bocca del nostro padre, il tuo servo Davide: Perché si agitarono le genti e i popoli tramarono cose vane?

26Si sollevarono i re della terra e i principi si radunarono insieme, contro il Signore e contro il suo Cristo;

27davvero in questa città si radunarono insieme contro il tuo santo servo Gesù, che hai unto come Cristo, Erode e Ponzio Pilato con le genti e i popoli d’Israele,

28per compiere ciò che la tua mano e la tua volontà avevano preordinato che avvenisse.

29Ed ora, Signore, volgi lo sguardo alle loro minacce e concedi ai tuoi servi di annunziare con tutta franchezza la tua parola.

30Stendi la mano perché si compiano guarigioni, miracoli e pro­digi nel nome del tuo santo servo Gesù».

31Quand’ebbero terminato la preghiera, il luogo in cui erano radunati tremò e tutti furono pieni di Spirito Santo e annunziavano la parola di Dio con franchezza.

 

L’unione dei discepoli e la condivisione dei beni. (2,42-47; Dt 15,4).

32La moltitudine di coloro che eran venuti alla fede aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno diceva sua proprietà quel­lo che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune.

33Con grande forza gli apostoli rendevano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti essi godevano di grande simpatia.

34Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quan­ti possedevano campi o case li vendevano, portavano l’importo di ciò che era stato venduto

35e lo deponevano ai piedi degli apostoli; e poi veniva distribuito a ciascuno secondo il bisogno.

 

Il levita Bàrnaba. Introdurrà Paolo nelle comunità di Gerusa­lemme e di Antiochia; poi sarà suo compagno durante la prima missione.

36Così Giuseppe, soprannominato dagli apostoli Bàrnaba. che significa «figlio dell’esortazione», un levita originario di Cipro,

37che era padrone di un campo, lo vendette e ne consegnò l’im­porto deponendolo ai piedi degli apostoli.

Anania e Saffira. La partecipazione comune ai beni è essenziale per la vita della comunità. Benché, in linea di principio, non sia obbligatoria, mancarvi in un modo o nell’altro rischia di arreca­re un grave danno a tutti i suoi membri e costituisce un tradimen­to dell’impegno morale assunto. L’autore, per far capire la gra­vità della colpa, utilizza immagini ispirate a Gs 7 e a Nm 21,5-6.

ATTI DEGLI APOSTOLI 1ultima modifica: 2010-11-20T17:53:00+01:00da meneziade
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