IL VANGELO ARABO DELL’INFANZIA 3

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[43, 1] Gesù e Giacomo. Un altro giorno Giuseppe mandò suo figlio Giacomo a raccogliere legna e il signore Gesù si offrì di accompagnarlo Giunto al posto nel quale c’era la legna, Giacomo incominciò a raccoglierla. Ma ecco che una vipera velenosa gli morse la mano, ed egli prese a gridare e piangere. [2] Vistolo in quello stato, il signore Gesù gli si avvicinò, soffiò sulla parte morsa dalla vipera e fu immediatamente guarito.

[44, 1] Ragazzo risvegliato. Un giorno, mentre il signore Gesù stava nuovamente con dei ragazzi che giocavano su di un tetto, un ragazzo cadde dall’alto del terrazzo, e subito spirò. Tutti gli altri ragazzi fuggirono, e sul tetto rimase il solo signore Gesù. Quando giunsero i parenti di quel ragazzo morto, dissero al signore Gesù: “Sei tu che hai fatto precipitare nostro figlio dal tetto”. [2] Ma egli negava. Essi gridarono: “Nostro figlio è morto, e questi è colui che l’uccise”. Ed il signore Gesù disse: “Non infamatemi. Non credete? Orsù, interroghiamo lo stesso ragazzo e metterà in luce la verità”.

Allora il signore Gesù discese e stando sul morto gridò a gran voce: “Zenone, Zenone, chi ti ha fatto cadere dal tetto?”. Il morto rispose: “Signore non sei tu che mi hai fatto cadere, ma o deina mi ha buttato giù”. [3] Il signore ordinò ai parenti di prestare attenzione alle sue parole, e tutti gli astanti lodarono Dio per questo miracolo.

[45, 1] L’anfora rotta. Un giorno la padrona signora Maria ordinò al signore Gesù di andare a prendere acqua dal pozzo. Andato dunque a prendere acqua, quando l’anfora era piena si ruppe e si fece a pezzi. Allargando il suo sudario, il signore Gesù radunò l’acqua e la portò in esso a sua madre che ne restò stupefatta.

Lei nascondeva e conservava in cuor suo tutte le cose che vedeva.

[46, 1] Figure di fango. Un altro giorno il signore Gesù si trovava presso un rivolo d’acqua con dei ragazzi. Si intrattenevano assieme facendo di nuovo delle piccole fosse d’acqua. Il signore Gesù modellò dodici passeri e li pose ai lati di una sua piccola piscina, tre per ogni lato.

[2] Era un giorno di sabato, e il figlio di Hanan, giudeo, avvicinatosi e vedendoli intenti in queste cose, adirato e pieno di indignazione esclamò: “E così, di sabato fabbricate figure di fango?”. E si precipitò a distruggere le loro piccole piscine. Ma il signore Gesù pose le sue mani sui passeri che aveva modellato e subito essi volarono via cinguettando.

[3] Poi il figlio di Hanan si avvicinò anche alla piccola piscina di Gesù, la calpestò con i piedi e ne fece uscire fuori tutta l’acqua. Allora il signore Gesù gli disse: “Come è scomparsa questa acqua, così scompaia la tua vita”. E, subito, quel ragazzo restò secco.

img18.jpg[47, 1] Morte repentina. Una sera, mentre il signore Gesù ritornava a casa con Giuseppe, gli venne incontro, correndo, un ragazzo e lo urtò così violentemente da farlo cadere. Il signore Gesù gli disse: “Come tu mi hai buttato a terra, così tu pure possa cadere e non alzarti più”. E in quell’istante il ragazzo spirò.

[48, 1] Maestro confuso. A Gerusalemme c’era un certo Zaccheo che istruiva i ragazzi. Costui disse a Giuseppe: “Perch‚, Giuseppe, non mi conduci Gesù affinchè impari le lettere dell’alfabeto?”. Giuseppe assentì e ne parlò con la padrona Maria. Lo portarono dunque da quel maestro che, appena lo vide, gli scrisse l’alfabeto ordinandogli di leggere l’alef. Dopo che lesse alef, il maestro gli comandò di leggere bet. Ma il signore Gesù gli disse: “Dimmi prima il significato di alef, e poi io pronuncerò bet”.

[2] Avendo il maestro minacciato di bastonarlo, il signore Gesù gli espose i significati delle lettere alef e bet. Gli spiegò pure quali figure delle lettere erano dritte, e quali contorte, quali a forma di spirale, quali con il punto e quali senza, perché una lettera è prima e l’altra dopo; ed ancora spiegò e raccontò molte altre cose che il maestro non aveva mai sentito né mai aveva letto in alcun libro.

[3] Il signore Gesù disse poi al maestro: “Presta attenzione a quanto ti dico”. E in modo chiaro e distinto incominciò a recitare alef, bet, ghimel, dalet fino a tau. Ammirato, il maestro esclamò: “Penso che questo ragazzo sia nato prima di Noè”. Rivolto poi a Giuseppe, disse: “Mi hai condotto qui un ragazzo affinché io l’istruissi, ma egli è più dotto di tutti i maestri”. E alla padrona Maria disse: “Questo figlio tuo non ha bisogno di alcuna formazione”.

[49, 1] Maestro castigato. Lo condussero allora da un altro maestro più dotto. Questi, appena lo vide, gli disse: “Pronuncia l’alef”. Pronunciato che ebbe l’alef, il maestro gli ordinò di pronunciare bet. Ma il signore Gesù gli rispose: “Dimmi prima il significato di alef, e poi io pronuncerò bet”. Avendo il maestro alzato la mano per frustarlo, subito quella mano inaridì, ed egli morì. [2] Allora Giuseppe disse alla padrona Maria: “Di qui in poi non lasciamolo più uscire di casa. Chiunque infatti lo contraria è colpito a morte”.

[50, 1] Gesù maestro. Giunto all’età di dodici anni, lo condussero a una festa a Gerusalemme. Al termine della festa, essi ritornarono, ma il signore Gesù rimase nel tempio tra i dottori, gli anziani e gli eruditi dei figli di Israele: li interrogava nelle loro specialità e rispondeva a sua volta alle loro domande. Domandò loro: “Di chi è figlio il Messia?”. Risposero: “Figlio di Davide”.

[2] Allora, egli replicò: “Perché, allora, mosso dallo spirito, lo chiama suo signore, allorché afferma: “Disse il Signore al mio signore: siedi alla mia destra affinché io assoggetti i tuoi nemici sotto le vestigia dei tuoi piedi”?”. Gli domandò poi il capo dei dottori: “Hai letto i libri?”. “Ho letto sia i libri, , rispose il signore Gesù , sia quanto è in essi contenuto”.

[3] E spiegò i libri, la legge, i precetti, gli statuti e i misteri contenuti nei libri dei profeti, cose irraggiungibili dall’intelletto di ogni creatura. Quel dottore disse dunque: “Una tale scienza finora io n‚ l’ho raggiunta n‚ mai ne ho sentito parlare. Chi pensi che sarà questo ragazzo?”.

[51, 1] Gesù e l’astronomo. C’era là un filosofo perito in astronomia il quale domandò a Gesù se avesse studiato astrologia. Il signore Gesù rispose esponendo il numero delle sfere e dei corpi celesti, la loro natura e le loro operazioni, la loro contrapposizione, il loro aspetto triangolare, quadrato ed esagonale, la loro traiettoria e la loro posizione di minuto in secondo, e molte altre cose irraggiungibili alla ragione.

[52, 1] Gesù e il medico. Tra quei filosofi ve n’era anche uno dottissimo nelle scienze naturali. Questi interrogò Gesù se avesse studiato medicina; egli rispose esponendo la fisica, la metafisica, l’iperfisica e l’ipofisica, le forze del corpo, gli umori e i loro effetti; ed ancora il numero delle membra e delle ossa, delle vene, delle arterie e dei nervi, gli effetti del calore e della siccità, del freddo e dell’umidità che provengono da esse; qual è l’influsso dell’anima sul corpo, sui suoi sensi e sulle sue forze; in che cosa consiste la facoltà di parlare, di adirarsi e di desiderare; infine l’unione e la disunione e altre cose irraggiungibili all’intelletto creato.

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[2] Allora quel filosofo s’alzò e adorò il signore Gesù, dicendo: “O signore, d’ora in poi sarò tuo discepolo e tuo servo”.

[53, 1] Il ritorno a Nazaret. Mentre parlavano tra loro di queste e di altre cose, si presentò la signora padrona Maria che da tre giorni girava con Giuseppe, alla ricerca di lui. Vedendolo dunque seduto tra i dottori, interrogandoli e a sua volta rispondendo loro, gli disse: “Figlio mio, perché ti sei comportato così? Ecco che io e tuo padre ti stiamo cercando con grande pena”. [2] Ed egli: “Perché mi cercate? Non sapete che è necessario ch’io mi intrattenga nella casa di mio padre?”. Ma essi non compresero le parole che egli aveva detto loro.

Allora quei dottori domandarono a Maria se questo era suo figlio; e al suo assenso, esclamarono: “O te felice, Maria, che hai generato un figlio come questo”.

[3] Ritornato poi con essi a Nazaret, si comportava in ogni cosa secondo i loro desideri.

Sua madre conservava tutti questi fatti in cuor suo. E il signore Gesù cresceva in statura, in sapienza e grazia davanti a Dio e davanti agli uomini.

[54] Vita nascosta. Da quel giorno prese a tenere nascosti i suoi arcani miracoli e i suoi misteri, e a dedicarsi allo studio della Legge fino a quando raggiunse il trentesimo anno di età, allorquando cioè, al Giordano, con la voce discesa dal cielo il Padre dichiarò pubblicamente: “Questo è il mio figlio diletto, in lui io mi riposo”; e lo Spirito santo era presente sotto forma di candida colomba.

[55] Dossologia. Egli è colui che, supplici, adoriamo, colui che ha dato l’essere e la vita, colui che ci ha tratto dall’utero delle nostre madri, colui che per noi ha assunto corpo umano e ci ha redento circondandoci della sua eterna misericordia e manifestandoci la sua clemenza che scaturisce dalla liberalità, dalla beneficenza, dalla generosità e benevolenza. A lui appartiene la gloria, la beneficenza, la potenza e la sovranità nel tempo presente e nei secoli sempiterni. Amen.

Con l’aiuto del Dio supremo, termina qui tutto il Vangelo dell’infanzia, in base a quanto abbiamo trovato nell’archetipo.

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note:

* Il prologo del cod. Laurenziano (L) è come segue:

“Nel nome di Dio clemente e misericordioso; vi era al tempo del profeta Mosè, a lui il saluto, un uomo di nome Zaradusht, ed egli è colui che inventò le scienze del magismo. E mentre un giorno stava seduto presso una sorgente, insegnando ai suoi seguaci la scienza del magismo, in mezzo al suo discorso disse loro: (partorirà) senza rottura del sigillo della verginità; e (gioiranno i popoli) con il suo annunzio nelle sette parti del mondo. E lo crocifiggeranno gli Ebrei nella città santa che fu costruita da Melchisedeq; e risorgerà dai morti e salirà al cielo. Ed ecco il segno della sua nascita: vedrete in oriente una stella più brillante della luce del sole e delle stelle che sono nel cielo, poiché essa non è una stella, ma un angelo di Dio; e quando l’avrete vista affrettatevi a mettervi in cammino verso Betlemme ed adorate il nato re ed offritegli dei doni. E la stella sarà la vostra guida fino a lui. Questo detto era un tratto di profezia. Ed il metropolita Gesù Ben Nun disse che questo Zaradusht era l’astrologo Balaam; e la profezia si compì alla fine del tempo”.

Il metropolita Gesù Ben Nun era il vescovo di Hadatha morto nell’850; se l’annotazione è autentica, può indicare una traccia cronologica per questo scritto, ma è poco verosimile. Zaradusht è Zoroastro (vedi appresso 7, 1).

[2, 1] Nel cod. L abbiamo: “nell’anno 304”, come nel siriaco.

[2] Giunti a una grotta…: Il cod. L: “E mentre erano in via, Giuseppe alzò gli occhi verso Maria (mentre) le era sopravvenuta un’afflizione ed una gioia nello stesso tempo. E le disse: “Perché ti vedo afflitta ed allegra?”. Ed ella disse: “Vedo due situazioni diverse, meravigliose; vedo il popolo d’Israele piangente ed afflitto, simile al cieco che, pur davanti al sole, non gode della sua luce; e vedo i popoli stranieri immersi nelle tenebre, sui quali è sorta la luce ed essi sono lieti e contenti, come il cieco al quale si sono aperti gli occhi”. E quando furono vicini a Betlemme Maria disse a Giuseppe: “E’ veramente giunto il tempo della nascita e le doglie non mi permettono di proseguire sino al villaggio, entriamo piuttosto in questa grotta”

e questo avvenne al tramonto del sole. E Giuseppe andò in fretta per cercarle una donna che le fosse vicina. E mentre era occupato in questo, vide una vecchia ebrea di Gerusalemme e le disse: “O benedetta, vieni ed entra in questa grotta ove c’è una donna che sta per partorire””.

[3, 2] Rispose la vecchia: “La vecchia rispose dicendo: “Padrona mia, io sono venuta per guadagnarmi un premio che dura in perpetuo””; così leggono Sike e Thilo.

L’episodio della levatrice e l’adorazione dei pastori nel cod. L sono narrati più brevemente; e l’adorazione dei magi è più estesa. A proposito di Zoroastro (Zaradusht) è espressa chiaramente la loro nazionalità: “siamo persiani… L’angelo apparve ai persiani”; e riporta opinioni sul loro numero: “qualcuno opinò che fossero tre, secondo il numero dei doni, altri dissero che erano dodici uomini… e altri asserivano che erano dieci, di stirpe regale e con loro circa milleduecento uomini del seguito”.

L’ordine degli eventi nel cod. L è: nascita, adorazione dei pastori, adorazione dei magi e ritorno in patria, circoncisione, e incontro con Simeone ed Anna.

[5, 1] … prese questa membrana: per queste reliquie si può vedere il CECCHELLI, Mater Christi, III, Roma 1954, 368.

[7, 1] Zaradusht (o Zaradasht) è Zoroastro; vedi il prologo del cod. L. Su questa profezia si può vedere: G. MESSINA, I magi a Betlemme e una predizione di Zoroastro, Roma 1933; U. MONNARET DE VILLARD, Le leggende orientali sui magi evangelici (Studi e Testi), Roma (Città del Vaticano) 1952; e la famosa Storia dei magi, di G. HILDESHEIM, nell’ottima traduzione italiana con note a cura di A. M. DI NOLA, Firenze 1966.

Oro, incenso e mirra secondo il Libro della grotta dei misteri, opera contenente antichissime tradizioni d’Oriente sui magi (cfr. C. BEZOLD, Die Schatzhole… in’s Deutsche ubersetzt, Leipzig 1883), dopo la propria caduta, Adamo nascose questi doni in una grotta e da una generazione all’altra se ne tramandò la memoria e il luogo in base alle notizie trasmesse da Adamo a suo figlio Seth fino ai magi che li presero per offrirli al Messia. Vedi inoltre L. MORALDI, Vangelo arabo apocrifo, Milano 1991, 64 ss.

in ricordo, o con Sike e Thilo, “in luogo della benedizione”. Su questo dono conservato come reliquia in Francia fino alla rivoluzione francese, vedi U. MONNARET DE VILLARD, op. cit. 69,111.

[10, 1] … il suo viaggio: di qui in avanti la frase è oscura; Sike e Thilo leggono “sopraggiunse l’aurora, e per la difficoltà del cammino aveva rotto una cinghia della sella”.

[3] L’idolo rispose: il siriaco presenta qui il sacerdote come interprete dell’idolo.

Nel cod. L il paragrafo termina in modo significativo dal punto di vista sociale e religioso per il nostro testo: “Per questo gli Egiziani si raccolsero presso l’iman e si consigliarono con lui per fabbricare una divinità e chiamarla: La misteriosa, nascosta”.

[23] Tutto il capitolo 23 è più breve nel cod. L, ma il contenuto è uguale. Il capitolo seguente, il 24, nel cod. L è sul ritorno della sacra famiglia in patria e corrisponde al c. 26 del testo presente. Il cod. L non parla di Matarea e di Menfi: due capitoli dei quali si è notata l’assenza anche in altri manoscritti; è possibile che si tratti di interpolazioni posteriori allo scopo di corroborare certe tradizioni locali. In luogo di Menfi il Peeters legge “Misr” che corrisponderebbe al vecchio Cairo (Misr al,Atiqa) ove si trova un’antica chiesa copta.

agnello.jpg[30, 2] con le sue vesti: il cod. L seguita con una annotazione interessante: “E questo giovane è quello che nel Vangelo è detto Taama”, cioè Tomaso.

[33, 2]… portala a Betlemme: fa specie rileggere il nome di questa città quando ci saremmo aspettati “Nazaret”; ed anche il cod. L ha lo stesso testo; ma, come già dal c. 32, si può osservare qui un indizio della possibile esistenza di racconti orali che avevano vita indipendente da ogni inquadramento.

[35, 1] L’inizio del capitolo nel cod. L è: “Quando Gesù ebbe tre anni, vi era una donna che aveva un figlio ossesso di nome Giuda”.

[2] Percosse tuttavia…: secondo il siriaco, Giuda non percosse ma morse.

[36, 1-3] Il capitolo è preso liberamente dalla tradizione dell’Infanzia di Gesù. A questo capitolo il cod. L fa seguire un testo, di certo fuori posto, che presenta Gesù che parla dalla culla, così: “Abbiamo trovato nel libro del sommo pontefice Giuseppe che visse al tempo di Cristo, e disse qualcuno che era Caifa, che Gesù parlò da bambino fin dalla culla. E quando aveva appena un anno disse a sua madre: “O Maria, io sono Gesù, figlio di Dio, che mi hai generato come ti ha annunziato l’angelo Gabriele: e mio Padre mi ha inviato per la salvezza del mondo””.

[37, 1-2] Nel siriaco questo capitolo ha un testo assai più lungo.

[40, 2]… i figli di Israele…: nel cod. L suona: “In verità i figli di Israele sono come i Negri che prendono la parte estrema del gregge irritando con quello il pastore; così fa il popolo d’Israele”.

Al termine del capitolo il cod. L ha ancora un’osservazione: “E da quel giorno i ragazzi non potevano allontanarsi da lui e i loro padri vennero da loro (per avvisarli) che non contraddicessero Gesù, figlio di Maria”.

[41, 1] Il mese di adar corrisponde a marzo,aprile. E’ stato fatto notare che questa leggenda ha un’eco in una composizione poetica del XIII secolo: Vita Rythmica della Vergine e di Cristo (c. 41) edita dal Vogtlin (Bibl. d. Literar. Vereins in Stuttgart, n. 180, 1888) ove è detto che i ragazzi egiziani incoronarono Gesù re, e più avanti ripetono lo stesso fatto, ritornato dall’Egitto, quando i ragazzi lo elessero re e lo chiamavano domicellus: “signorino”. Il compilatore di questa Vita nell’elencare le sue fonti menziona Teofilo, Epifanio, Ignazio e il libro sull’Infanzia del Salvatore.

[42, 1-4] Nel cod. L il capitolo è più breve. Elementi identici sono il serpente e Simone cananeo: costui “aveva sentito una voce venire da una pianta, e credette che fosse la voce di uccellini e stese la mano per prenderli…”; alla fine si osserva, sempre riguardo a Simone: “Ed egli è l’apostolo Simone, detto Qinija a causa del nido dal quale il serpente l’aveva colpito”. Si tratta, verosimilmente, di una variante alla tradizione comune (cfr. Infanzia di Gesù, 16, 1; Vangelo Ps.-Matteo, 41, 1).

In questo capitolo si può scorgere, ritengo troppo lontano, un motivo ricorrente nella letteratura indiana antica. Si può vedere L. MORALDI, op. cit., II, 1264 ss.; 1282; e 1287 ss. sul serpente; e lo studio di E. COSQUIN, Un ‚pisode d’un ‚vangile syriaque et les contes de l’Inde: le serpent ingraté l’enfant roi et juge, in RB, 16 (1919), 136,157.

[43,50] Nei capitoli 43,50 il cod. L dà varianti di tradizioni già viste, che assunsero forme diverse a seconda dei luoghi e delle culture che le recepirono. Per esempio ecco l’inquadramento del capitolo 44 nel cod. L: “Alcuni giorni dopo, i ragazzi giocavano su di un alto terrazzo, si spingevano e uno di essi cadde e morì. Si dissero allora l’un altro: “Dite che è stato Gesù a ucciderlo”. Presero allora Maria, Giuseppe e Gesù a causa dell’uccisione del ragazzo e li portarono dal governatore. I ragazzi che erano con lui testimoniarono che lo aveva ucciso. Il governatore allora sentenziò: “Occhio per occhio, dente per dente e vita per vita (cfr. Es 21, 23,25); Consegnate perciò Gesù affinché sia messo a morte”. Ma Gesù rispose al giudice: ‘Se io chiamassi questo morto ed egli si alzasse e confermasse che non sono stato io a ucciderlo…””.

[55, 1] Con l’aiuto del Dio…: il testo qui dato, che è quello del Tischendorf, pur avendo raccolto un notevole numero di tradizioni che, per noi, gli sono proprie e lo distinguono dalle narrazioni dell’infanzia dell’antichissima tradizione che fa capo a “Tomaso” (o a Giovanni) si mantiene tuttavia nei limiti cronologici tradizionali per gli apocrifi dell’infanzia di Gesù che terminano con la narrazione del Vangelo di Luca, cioè di Gesù a Gerusalemme tra i dottori della legge. Cfr. Infanzia di Gesù, 19, 2 e Ps,Matteo, 42, 1.

Il cod. L termina il Vangelo dell’infanzia in modo singolare, dopo la narrazione dell’accaduto sulla terrazza (44, 1-3), nei capitoli seguenti fa una sintesi di narrazioni evangeliche, secondo i Vangeli canonici, trattando nell’ordine: di Nicodemo del figlio della vedova di Naim, dei discepoli di Giovanni, del battesimo di Gesù delle nozze di Cana, delle tentazioni, della sepoltura di Gesù, della risurrezione delle dispute tra i Giudei (cfr. più sotto il Vangelo di Nicodemo), delle apparizioni del Risorto, dell’ascensione e della discesa dello Spirito santo.

In un modo che desta un po’ di meraviglia (se non si tiene presente che qui il compilatore riporta in realtà la fonte seguita nelle prime parti), termina con le seguenti espressioni: “E’ finito il libro dell’infanzia di Nostro Signore, cioè il racconto della manifestazione di Nostro Signore Gesù Cristo, per sua memoria, adorazione e lode, e questo in data del mattino di sabato quattordicesimo di Shubat dell’anno 1610 di Alessandro il Greco”. Il colofon: “E lo scrisse il servo che attende la misericordia del suo Dio e il perdono delle sue colpe, Isacco Ben Abi’l Farag Al Qassis Al Mutatabbeb, nella città di Nardin, la custodita, e a Dio la lode e il favore sempre, amen”.

Segue in fine la dossologia di chiaro sapore coranico:

“In nome di Dio clemente e misericordioso: santo è Dio santo; il potente; santo è colui che non muore, che fu crocifisso per noi. Abbi pietà di noi o Signor nostro; abbi pietà di noi o Signor nostro; abbi pietà di noi o Signor nostro; abbi pietà di noi o Signor nostro; abbi pietà di noi e fa scendere su di noi il tuo favore. La lode a te o Signor nostro: la lode a te o Signor nostro, la lode a te”.

IL VANGELO ARABO DELL’INFANZIA 3ultima modifica: 2011-01-20T16:29:00+01:00da meneziade
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