4° tappa: PRONTO AD APRIRE GLI OCCHI?

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Qui qualcuno ti sta annunciando una presunta felicità piena, cui saresti destinato.

Magari si tratta dell’ennesima barzelletta, chissà! Tuttavia chi di mazzate ne ha avute e non ha più nulla da perdere nell’incuriosirsi a questa bizzarra ipotesi è libero di conoscere questo cavallo vincente di cui si parla, ma in cui, obiettivamente, poco si scommette… ed è chiaro: come si può scommettere su chi non si conosce? Peggio ancora se si crede di conoscerlo e non è così!

Qui siamo dell’idea ferma che se credi in Dio e ancora non esulti di grinta, sorrisi e di un’esplosione di pienezza… beh, tu Dio non lo conosci bene.

Forse ti è stata proposta un’idea sbagliata di Lui, un’idea che Lo crocifigge, ne cancella le caratteristiche più incredibili, quelle che inaspettatamente ci sorpresero con lacrime agli occhi.

Quel Dio della pazienza, dell’apnea e dello sforzo, per piacere al quale devi sgobbarti opprimendo la libertà del tuo essere, pena un giudizio universale disastroso seguito da inferno! Quel Dio farisaico che perfino i più sensati ebrei non vollero nella loro dottrina, quel Dio ipocrita che pretende che tu tenga dentro collere e rabbie e ostenti l’atteggiamento del perdono con coroncina alla mano, per dar da mangiare a qualche cardinale. Quel Dio il cui appuntamento piace solo nel momento in cui si dice “La messa è finita, andate in pace”. Quel Dio il cui credente frustrato usa il Nome per sfogare le proprie repressioni su chi vuol esser libero di sbagliare. Quel Dio usato per crearci la nostra graduatoria giudicante, nel quale confidiamo disperatamente sperando faccia “giustizia”, condanni l’infame e premi chi marcisce d’obbedienza. E’ chiaro che ti va stretto quel Dio: come potrebbe non giudicare anche le tue segrete infamie, quelle che non dici mai a nessuno? Se tutta la tua vita fosse continuamente spiata da una telecamera per poi esser proiettata in un cinema… Dio mio, che ne sarebbe!

Ecco il Dio creato dagli uomini, il Dio che ragiona come gli uomini, quello che ti impone i passamontagna della fede! Certo! Si suda per accontentare i propri cari, figuriamoci Dio!

E che differenza c’è tra Lui e il mondo? Non sono la stessa cosa?

O credi davvero che lo spirito liberista, che tanto emanciperebbe l’uomo di oggi, non fosse l’ennesimo passaporto per l’estero? Oggi non c’è quasi posto per il diverso e la verità è che tu sei un diverso! Non sei come le masse! Non sei un clone. Sei singolare, speciale, sei tu, unico. Le masse non esistono, lo sono diventate per unirsi sotto un carattere che ci permette nientemeno di essere calcolati dal mondo.

Beh no, caro amico! Lui non è così, non lo è mai stato. Non ha mai imposto a nessuno quel target da fedeli osservanti. E se credi di riconoscerlo tale nell’apparente spietatezza dello Jahvè veterotestamentario, fratello, ti consigliamo di studiare un po’ di lingue antiche e cultura ebraica, prima di rileggerti quelle pagine con la giusta competenza. Pochi sono i critici e gli storici che lo fanno.

“Io Sono” ha un carattere diverso dagli uomini. Mentre gli uomini esigono dei passamontagna d’ingresso nelle loro grazie, “Io Sono” ti dice l’opposto, ti annuncia che Lui è in grado di parlarti veramente, di presentarti Se Stesso integralmente, a patto che con Lui ti spogli dei tuoi passamontagna e dei tuoi paletti di giustizia. Se non hai il coraggio di toglierli davanti agli uomini, comincia con Lui almeno!

Ma certo, sono parole da favoletta! Ma l’hai mai fatto davvero, prima di riderci in faccia e di scartarci dalle tue curiosità? Hai mai provato a parlarGli con il tuo linguaggio, perfino con i tuoi difettacci, certo che in Lui puoi trovare uno che ti risponde, che ti parla davvero, che non t’abbandona e che ti fornisce proprio la soluzione che cerchi?

Se uno sconosciuto ti chiede fiducia potrà ottenere il tuo scetticismo assicurato… ma se questo estraneo si presenta, poi ti fa davvero un grosso favore e si rivela uno di fiducia, qualche speranza potrebbe averla di guadagnarsi la tua credibilità.

Bene, procediamo!

“Io Sono” si presenta a un certo Moses, un uomo di poco conto, balbuziente insicuro che non piace a nessuno, un mezzo egiziano o un mezzo ebreo, un niente. Quello che il sistema sociale ritiene un niente. Uno che si è perfino macchiato di assassinio. Uno che sa di non poter sperare granchè nel suo contesto. Si serve di quel sempliciotto, spogliato del suo passamontagna da “Principe d’Egitto”, per… liberarlo dall’Egitto. Gli fa davvero un grosso favore! Solo dopo aver fatto questo, “Io Sono” comincia a parlare, a rivelare il Suo carattere, il Suo linguaggio, la Sua amicizia. Non solo: comincia a chiedergli credibilità, definendosi uno capace di rivelargli i segreti per una vita incredibile, una vita che Moses non conosce ancora. Moses comincia a crederGli, a prendere sul serio quei segreti, ascoltandone i consigli, pur non comprendendone quasi un tubo, se non dopo.

Ora, fratello, quel Moses sei tu… il tuo Egitto qual è? … Nessuno? Ah davvero? E perché hai letto, se pur scetticamente, tutti i nostri post? Noi parlavamo di felicità e tu, interessato, hai letto i nostri post… perché? Semplice: perché non sei ancora felice. Hai uno o più Egitti nella tua vita, sia dentro che fuori di te! Egitti che esigono la tua schiavitù, per difenderti dalla quale le corazze che finora hai usato si sono rotte tutte, se non ti andavano perfino strette! Egitti che possono navigare in un passato che ancora non ti lascia in pace, o in un presente rompiscatole che magari non ha esaudito le tue aspettative, o in un futuro dalle poche speranze, o semplicemente in una noia di vivere o in un dramma perenne.

Non rispondere a noi, rispondi a Lui, a “Io Sono”, perché Lui chiama la tua balbuzie a parlarGli e a farti una grossa sfogata con Lui!

Certo! Commenterai questo post accusandoci della solita fiabesca stupidità e ignoranza generalizzante, ma dovranno essere i tuoi vicini, non tu, a raccontarci quanto sei sempre gradevolmente in pace, quanto sei in armonia con la tua vita!

Niente da fare, sei come tutti: hai degli Egitti che non ti lasciano in pace! Ti soffocano. Cerchi le migliori soluzioni e il massimo che trovi si riassume in una difficile, paziente convivenza con le noie. Parlino i tuoi sentimenti, abbiano diritto a venire alla luce, lamentandosi come un bimbo ingenuo di una serie di tristezze che vivono! Ammettano il loro stato parzialmente soddisfatto! Abbia respiro il tuo diritto a venire a galla!

Non farlo con noi, fallo con “Io Sono”, perché, saremmo pronti a giurartelo, Egli te ne può liberare! Lo fa! E’ vero, cribbio! Noi ne dubitammo finchè non avemmo altro da perdere, poi finalmente ci provammo e sperimentammo che Lui lo fa! Lo fa! E non è “suggestione” o “effetto placebo”, né autoconvinzione; nulla del genere: è proprio la tua vita che cambia davvero. Cambia al punto che ti verrà voglia di coinvolgere chi vuoi bene, perfino gli estranei, in questo turbine di novità.

Come fa?! Che metodo usa?! Usa “parole”! Già! Non miracoli extrascientifici, non costringe gli altri a comportarsi bene con te, né te bene con gli altri, né ti fa vincere enalotti. Usa parole. Non ordini, non comandi, ma parole!

Parlare, ciò che ci aspettiamo da chi stimiamo di più! Il dono che più di un abbraccio muto può farci instaurare un rapporto e mantenerlo, può rivelare, può entrare in qualcuno, può fare modernità. La parola.

Saranno parole i prossimi post. Parole d’una sapienza antica quanto d’avanguardia, faticosa perfinoggi ad esser capita nella sua esagerata modernità. Parole d’una capacità di lettura dentro e fuori di te che ti aprirà gli occhi e, stupito, conoscerai per la prima volta il mondo per com’è, la gente per com’è, tu per come sei, la vita per com’è.

Ad occhi aperti, rapito da un’energia piena di vita che esploderà come quella d’un bambino irrequieto, un giorno non lontano morirai dalla voglia di viverti pienamente ogni attimo della tua giornata, perfino i peggiori, sempre, a patto che tu ora cominci a provare, almeno per un po’, a crederci.

Questa in realtà è la cosa che ti è più difficile, perché ogni concetto nuovo passa per il setaccio delle tue perquisizioni inquisitorie, per poi essere tagliuzzato dalla tua mente, che ne seleziona i ragionamenti con cui “sei d’accordo” e scarti quelli con cui “non sei d’accordo”… e resti ancora lì dove sei. No, la felicità è una cosa che non t’arriverà mai passando per il tuo setaccio, né imparerai mai nulla di diverso finchè dai retta a ciò che già sai. La felicità ti sarà possibile solo se sarai tu a passare sotto il suo dolce, tenero setaccio. La felicità viene dall’esterno!

Pensaci e decidi cosa fare: potrebbe essere la volta buona!

4° tappa: PRONTO AD APRIRE GLI OCCHI?ultima modifica: 2011-11-22T10:37:00+01:00da meneziade
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