5 – ESERCIZI SPIRITUALI di Sant’Ignazio di Loyola (1491-1556)

[189] PER EMENDARE E RIFORMARE IL PROPRIO STATO DI VITA. Un’avvertenza per coloro che sono legati a una dignità ecclesiastica o al matrimonio, sia che abbiano molti beni terreni, sia che non ne abbiano. Se non hanno la possibilità o la risoluta volontà di fare l’elezione su cose soggette ad elezione mutabile, giova molto, invece di proporre loro l’elezione, presentare un metodo per emendare e riformare lo stato di vita proprio di ciascuno, indirizzando la loro esistenza e il loro stato di vita alla gloria e lode

patristica,scolastica,ignazio,fede,religione,dio,chiesa,cattolicesimodi Dio nostro Signore e alla salvezza della propria anima. Per raggiungere e conseguire questo fine, chi si trova in tale condizione deve considerare a lungo, attraverso gli esercizi e i modi di fare l’elezione già spiegati [175-188], quale genere di casa e di servitù deve avere, come dirigerla e governarla, come educarla con la parola e con l’esempio; così anche riguardo ai suoi averi, quanto destinare per la famiglia e la casa e quanto per essere distribuito ai poveri o in altre opere pie, senza volere o cercare, in tutto e per tutto, nient’altro che la maggior lode e gloria di Dio nostro Signore. Ciascuno, infatti, deve pensare che tanto progredirà nella vita spirituale, quanto si libererà dell’amore di sé, della propria volontà e del proprio interesse.

TERZA SETTIMANA

[190] PRIMO GIORNO. PRIMA CONTEMPLAZIONE, A MEZZANOTTE: CRISTO NOSTRO SIGNORE DA BETANIA A GERUSALEMME, SINO ALL’ULTIMA CENA INCLUSA [289]. COMPRENDE LA PREGHIERA PREPARATORIA, TRE PRELUDI, SEI PUNTI E UN COLLOQUIO.

La solita preghiera preparatoria.

[191] Il primo preludio consiste nel richiamare il soggetto della contemplazione: Cristo nostro Signore invia due discepoli da Betania a Gerusalemme per preparare la cena, poi arriva anche lui con gli altri discepoli; dopo aver mangiato l’agnello pasquale e aver cenato, lava i piedi ai discepoli e offre loro il suo santissimo Corpo e il suo prezioso Sangue; infine, uscito Giuda per andare a vendere il suo Signore, rivolge loro un discorso.

[192] Il secondo preludio è la composizione vedendo il luogo: qui sarà considerare la strada da Betania a Gerusalemme, se è larga, stretta, piana, e via dicendo; così pure il luogo della cena, se è grande, piccolo, fatto in un modo o in un altro.

[193] Il terzo preludio consiste nel domandare quello che voglio: qui sarà chiedere dolore, affilizione e vergogna, perché il Signore va incontro alla passione per i miei peccati.

[194] Primo punto: vedo le persone presenti alla cena e, riflettendo su me stesso, cerco di ricavarne qualche frutto. Secondo punto: ascolto quello che dicono e, allo stesso modo, cerco di ricavarne qualche frutto. Terzo punto: osservo quello che fanno e cerco di ricavare qualche frutto.

[195] Quarto punto: considero quello che Cristo nostro Signore soffre o vuole soffrire nella sua umanità, secondo il passo che sto contemplando; qui comincerò con molta energia a suscitare in me il dolore, la tristezza e il pianto; e farò lo stesso negli altri punti che seguono.

[196] Quinto punto: considero che la divinità si nasconde; infatti potrebbe annientare i suoi nemici e non lo fa, e lascia che la santissima umanità soffra tanto crudelmente.

[197] Sesto punto: considero che egli soffre tutto questo per i miei peccati, e che cosa devo fare e soffrire io per lui.

[198] Colloquio. Alla fine farò un colloquio con Cristo nostro Signore e dirò un Padre nostro.

[199] Nota. È da notare, come in parte si è detto sopra [54], che nei colloqui devo ragionare e chiedere secondo l’argomento trattato, vale a dire secondo che mi senta tentato o consolato, secondo che desideri una virtù o un’altra, secondo che intenda disporre di me in un senso o in un altro, secondo che voglia addolorarmi o gioire per quello che contemplo; alla fine chiederò quello che più intensamente desidero su qualche punto particolare. In questo modo posso fare un solo colloquio con Cristo nostro Signore; oppure, se l’argomento

o la devozione lo consentono, posso fare tre colloqui, uno con la Madre, un altro con il Figlio e un terzo con il Padre, nella stessa forma indicata nella seconda settimana, nella meditazione dei tre tipi di uomini [156] con la nota che segue ad essa [157].

[200]SECONDA CONTEMPLAZIONE, AL MATTINO:DAL CENACOLO ALL’ORTO DEGLI ULIVI INCLUSO. La solita preghiera preparatoria.

[201] Il primo preludio è il soggetto della contemplazione: Cristo nostro Signore con i suoi undici discepoli discende dal monte Sion, dove ha fatto la cena, verso la valle di Giosafat; lascia otto di loro in un punto della valle e gli altri tre in un punto dell’orto; mettendosi a pregare, suda con un sudore simile a gocce di sangue; dopo aver pregato a tre riprese il Padre, sveglia i tre discepoli; con la sua voce fa cadere a terra i nemici e riceve da Giuda il bacio di pace; dopo che san Pietro ha tagliato a Malco un orecchio, lo rimette al suo

posto; arrestato come un malfattore, viene portato giù per la valle e poi su per il pendio fino alla casa di Anna.

[202] Il secondo preludio consiste nel vedere il luogo: qui sarà considerare la strada dal monte Sion alla valle di Giosafat, e così pure l’orto, se è largo, lungo, fatto in un modo o in un altro.

[203] Il terzo preludio consiste nel domandare quello che voglio: quello che è da chiedere propriamente nella passione è dolore con Cristo addolorato, afflizione con Cristo afflitto, lacrime e pena interna per tanta pena che Cristo ha sofferto per me.

[204] Prima nota. In questa seconda contemplazione, dopo aver fatto la preghiera preparatoria e i tre preludi già indicati, si procederà con i punti e il colloquio come nella prima contemplazione sull’ultima cena; all’ora della messa e a quella dei vespri si faranno due ripetizioni sulla prima e la seconda contemplazione; poi, prima della cena, si farà l’applicazione dei sensi sulle stesse contemplazioni; si premetteranno sempre la preghiera preparatoria e i tre preludi, secondo l’argomento trattato, con lo stesso procedimento indicato e spiegato nella seconda settimana [119, 159; cfr. 72].

[205] Seconda nota. L’esercitante farà ogni giorno i cinque esercizi o meno, secondo che l’età, la disposizione e il temperamento glielo consentono.

[206] Terza nota. In questa terza settimana si modificheranno in parte la seconda e la sesta addizione. La seconda: appena sveglio, mi ricorderò dove vado e a che scopo, e richiamerò sinteticamente la contemplazione che intendo fare, secondo il mistero; mentre mi alzo e mi vesto, mi sforzerò di rattristarmi e di addolorarmi per tanto dolore e tanta sofferenza di Cristo nostro Signore. La sesta addizione si modificherà cercando di non richiamare pensieri lieti, anche se buoni e santi, come quelli della risurrezione e del paradiso, ma piuttosto stimolandomi a dolore, pena e angoscia, richiamando

spesso alla memoria i travagli, le fatiche e i dolori che Cristo nostro Signore sopportò dalla nascita fino al mistero della passione nel quale mi trovo in quel momento.

[207] Quarta nota. L’esame particolare, sugli esercizi e su queste addizioni, si farà come nella settimana precedente [160].

[208] SECONDO GIORNO. A mezzanotte: contemplazione dall’orto degli ulivi alla casa di Anna inclusa [291]; al mattino: dalla casa di Anna alla casa di Caifa inclusa [292]; poi le due ripetizioni e l’applicazione dei sensi, come si è già indicato [204].

TERZO GIORNO. A mezzanotte: dalla casa di Caifa a Pilato incluso [293]: al mattino da Pilato a Erode incluso. [294]; poi le ripetizioni e l’applicazione dei sensi, con lo stesso procedimento già indicato

QUARTO GIORNO. A mezzanotte: da Erode a Pilato [295], considerando e contemplando fino a metà dei misteri della casa di Pilato; nell’esercizio del mattino: gli altri misteri che rimangono della stessa casa; poi le ripetizioni e l’applicazione dei sensi, come si è indicato [204].

QUINTO GIORNO. A mezzanotte: dalla casa di Pilato fino alla crocifissione [296]; al mattino: da quando fu innalzato sulla croce fino a quando spirò [297]; poi le due ripetizioni e l’applicazione dei sensi [204].

SESTO GIORNO. A mezzanotte: dalla deposizione dalla croce fino al sepolcro escluso; al mattino: dal sepolcro incluso [298] fino alla casa dove si recò nostra Signora dopo la sepoltura del Figlio.

patristica,scolastica,ignazio,fede,religione,dio,chiesa,cattolicesimoSETTIMO GIORNO. Nell’esercizio della mezzanotte e in quello del mattino, contemplazione di tutta intera la passione; al posto delle due ripetizioni e dell’applicazione dei sensi, per tutto quel giorno si consideri, quanto più spesso si potrà, come il corpo santissimo di Cristo nostro Signore rimase sciolto e separato dall’anima, e dove e come fu sepolto; così pure si consideri la solitudine di nostra Signora colma di tanto dolore e angoscia; poi, a parte, la solitudine dei discepoli.

[209] Nota. È da notare che chi vuole trattenersi più a lungo sulla passione deve considerare in ogni contemplazione meno misteri: per esempio, nella prima contemplazione soltanto l’ultima cena, nella seconda la lavanda dei piedi, nella terza il dono dell’Eucarestia, nella quarta il discorso che Cristo rivolse ai discepoli; e così per le contemplazioni sugli altri misteri. Così pure, terminata la passione, si può riprendere per un giorno intero metà della passione, il secondo giorno l’altra metà e il terzo giorno di nuovo tutta la passione. Invece, chi desidera dedicare meno tempo alla passione può considerare a mezzanotte l’ultima cena, al mattino l’orto degli ulivi, all’ora della messa la casa di Anna, all’ora dei vespri la casa di Caifa e nell’ora prima della cena la casa di Pilato. In questo modo, non facendo le ripetizioni né l’applicazione dei sensi, si faranno ogni giorno cinque diversi esercizi, con un mistero diverso di Cristo nostro Signore per ciascun esercizio. Terminata così tutta la passione, si può riprendere in un altro giorno la passione tutta intera, in un solo esercizio o in diversi, come sembrerà meglio per ricavarne frutto.

[210] REGOLE PER TROVARE IN AVVENIRE LA GIUSTA MISURA NEL VITTO.

Prima regola. Dal pane conviene astenersi meno, perché di solito per questo cibo l’appetito non è disordinato e la tentazione non è forte come per gli altri cibi.

[211] Seconda regola. Dal bere sembra che convenga astenersi più che dal mangiare il pane; perciò bisogna considerare bene quanto è utile per farne uso, e quanto è dannoso per eliminarlo.

[212] Terza regola. Riguardo ai cibi si deve applicare la maggiore e più completa astinenza, perché in questo campo è più facile che l’appetito sia disordinato e la tentazione sia forte; perciò, per evitare disordini, l’astinenza nei cibi si può praticare in due modi: o mangiando abitualmente cibi ordinari, o, se sono raffinati, mangiandone in piccola quantità.

[213] Quarta regola. Facendo attenzione a non cadere in qualche infermità, quanto più si toglierà dal conveniente, tanto più rapidamente si raggiungerà la giusta misura che si deve tenere nel mangiare e nel bere, e questo per due motivi. Il primo: aiutandosi e disponendosi così, spesso si potranno sentire meglio le interne comunicazioni, consolazioni e divine ispirazioni, che indicheranno la giusta misura conveniente. Il secondo: se uno si accorge che con questa astinenza ha poca forza fisica e poca disposizione per fare gli esercizi spirituali, arriverà facilmente a giudicare quello che è più conveniente per il suo sostentamento.

[214] Quinta regola. Mentre si mangia, si immagini di vedere Cristo nostro Signore che mangia con gli apostoli, osservando come beve, come guarda e come parla, e procurando di imitarlo. In questo modo la mente sarà più rivolta alla considerazione di nostro Signore e meno al sostentamento del corpo; e la mente così occupata acquisterà maggiore armonia e ordine nel modo di agire e di comportarsi.

[215] Sesta regola. Un’altra volta, mentre si mangia, si possono fare altre considerazioni, o sulla vita dei santi, o su una pia contemplazione, o su qualche attività spirituale che si deve fare; così, rivolgendo a questo l’attenzione, si prenderà meno diletto e soddisfazione nell’atto del mangiare.

[216] Settima regola. Soprattutto si deve fare attenzione a non fissare la mente unicamente sul cibo, e a non mangiare in fretta a causa dell’appetito; bisogna invece conservare il dominio di sé, sia nel modo di mangiare, sia nella quantità del cibo.

[217] Ottava regola. Per eliminare ogni disordine, giova molto, dopo il pranzo o dopo la cena, o in altro momento in cui non si ha voglia di mangiare, stabilire dentro di sé la quantità conveniente di cibo per il pranzo o la cena successiva, e così di seguito ogni giorno. Questa quantità non si deve superare né per appetito né per tentazione; anzi, per vincere meglio l’appetito disordinato e la tentazione del demonio, se si è tentati di mangiare di più, si mangi di meno.

QUARTA SETTIMANA

[218] PRIMA CONTEMPLAZIONE: CRISTO NOSTRO SIGNORE APPARE A NOSTRA SIGNORA

[299]. La solita preghiera preparatoria.

[219] Il primo preludio è il soggetto della contemplazione: dopo che Cristo spirò sulla croce e il corpo rimase separato dall’anima, ma sempre unito con la divinità, la sua anima beata discese agli inferi, ugualmente unita con la divinità; liberò di là le anime giuste e, ritornato al sepolcro e resuscitato, apparve in corpo e anima alla sua Madre benedetta.

[220] Il secondo preludio è la composizione vedendo il luogo: qui sarà vedere la disposizione del santo sepolcro e l’ambiente o la casa di nostra Signora, osservando le sue parti separatamente, per esempio la stanza, il posto di preghiera, e così via.

[221] Il terzo preludio consiste nel domandare quello che voglio: qui sarà chiedere la grazia di allietarmi e gioire intensamente per la grande gloria e gioia di Cristo nostro Signore.

patristica,scolastica,ignazio,fede,religione,dio,chiesa,cattolicesimo[222] Primo, secondo e terzo punto: sono gli stessi che si sono considerati nell’ultima cena di Cristo nostro Signore [194].

[223] Quarto punto: considero che la divinità, che nella passione sembrava nascondersi, ora appare e si manifesta così miracolosamente nella santissima risurrezione, attraverso i suoi veri e meravigliosi effetti.

[224] Quinto punto: considero la funzione di consolatore che Cristo nostro Signore esercita, paragonandola al modo solito di consolarsi fra amici.

[225] Colloquio. Alla fine farò un colloquio o più colloqui, secondo l’argomento trattato, e dirò un Padre nostro.

[226] Prima nota. Nelle contemplazioni seguenti si continua con tutti i misteri dalla risurrezione fino all’ascensione inclusa, nel modo indicato più avanti [227]; per il resto, in tutta la settimana della risurrezione, si seguono e si mantengono la stessa forma e lo stesso metodo seguiti in tutta la settimana della passione [204]. Così, per questa prima contemplazione sulla risurrezione, quanto ai preludi ci si regola secondo l’argomento trattato; i cinque punti sono gli stessi, e anche le addizioni che vengono più avanti sono le stesse [229]; per tutto il resto cioè per le ripetizioni, l’applicazione dei cinque sensi, l’allungare o abbreviare i misteri, e così via ci si può regolare con il metodo della settimana della passione [204, 205].

[227] Seconda nota. Ordinariamente in questa quarta settimana è opportuno, più che nelle tre precedenti, fare quattro esercizi e non cinque: il primo al mattino appena alzati; il secondo all’ora della messa o prima del pranzo, invece della prima ripetizione; il terzo all’ora dei vespri, invece della seconda ripetizione; il quarto prima della cena, facendo l’applicazione dei cinque sensi sui tre esercizi di quel giorno, fermando l’attenzione e trattenendosi più a lungo sui punti più importanti e dove ciascuno ha sentito maggiori ispirazioni

e gusti spirituali.

[228] Terza nota. In tutte le contemplazioni è stato proposto un determinato numero di punti (di solito tre o cinque); tuttavia colui che contempla può fissarne un numero maggiore o minore, come meglio si trova disposto; perciò, prima di incominciare la contemplazione, giova molto prevedere e stabilire un numero determinato di punti da meditare.

[229] Quarta nota. In questa quarta settimana, fra le dieci addizioni, si devono modificare la seconda, la sesta, la settima e la decima. La seconda: appena sveglio, mi ricorderò la contemplazione che sto per fare, volendo gioire e allietarmi per la grande gioia e letizia di Cristo nostro Signore [221]. La sesta: richiamerò alla memoria e penserò cose che suscitano piacere, letizia e gioia spirituale, come per esempio il paradiso. La settima: procurerò di valermi della luce o delle opportunità della stagione, come il fresco d’estate e il sole e il riscaldamento d’inverno, in quanto penso o prevedo che mi può essere utile per gioire nel mio Creatore e Redentore. La decima: invece della penitenza, osserverò la temperanza e il giusto mezzo, a meno che non vi sia obbligo di digiuno o di astinenza comandati dalla Chiesa; questi infatti si devono sempre osservare, se non c’è un legittimo impedimento.

[230] CONTEMPLAZIONE PER RAGGIUNGERE L’AMORE.

Nota. È necessario premettere due osservazioni. La prima è che l’amore si deve porre più nei fatti che nelle parole.

[231] Seconda osservazione: l’amore consiste in un reciproco scambio di beni, cioè l’amante dà e comunica all’amato quello che ha o una parte di quello che ha o può, e a sua volta l’amato lo dà all’amante; in questo modo, chi ha scienza, onori, ricchezze, li dà a chi non li ha, e così reciprocamente. La solita preghiera preparatoria.

[232] Il primo preludio è composizione: qui sarà vedere me stesso alla presenza di Dio nostro Signore, degli angeli e dei santi che intercedono per me.

[233] Il secondo preludio consiste nel chiedere quello che voglio: qui sarà chiedere un’intima conoscenza di tutto il bene ricevuto, perché, riconoscendolo interamente, possa in tutto amare e servire la divina Maestà.

[234] Primo punto. Nel primo punto richiamo alla memoria i benefici ricevuti: la creazione, la redenzione, i doni particolari; esamino con molto amore quanto Dio nostro Signore ha fatto per me e quanto mi ha dato di quello che ha; poi ancora quanto egli desidera darsi a me, in tutto quello che può, secondo la sua divina disposizione. Quindi rifletto su me stesso, considerando che cosa è ragionevole e giusto che io, da parte mia, offra e doni alla sua divina Maestà, cioè tutte le mie cose e me stesso con esse, come chi offre con molto amore e dice: “Prendi, o Signore, e accetta tutta la mia libertà, la mia memoria, il mio intelletto, la mia volontà, tutto quello che ho e possiedo. Tu me lo hai dato; a te, Signore, lo ridono. Tutto è tuo: di tutto disponi secondo la tua piena volontà. Dammi il tuo amore e la tua grazia, e questo solo mi basta”.

[235] Secondo punto. Nel secondo punto osservo come Dio è presente nelle creature: negli elementi dando l’esistenza, nelle piante dando la vita, negli animali dando la sensibilità, negli uomini dando l’intelligenza; e così è presente in me, dandomi l’esistenza, la vita, la sensibilità, l’intelligenza; inoltre fa di me un suo tempio, poiché sono creato a immagine e somiglianza della sua divina Maestà. Quindi rifletto di nuovo su me stesso, come è indicato nel primo punto o in un altro modo che mi sembri migliore. Lo stesso

farò in ciascuno dei punti seguenti.

[236] Terzo punto. Nel terzo punto considero come Dio opera ed è attivo per me in tutte le realtà di questo mondo, a somiglianza di uno che lavora: così, per esempio, nei cieli, negli elementi, nelle piante, nei frutti, negli armenti, e via dicendo, dando l’esistenza, la conservazione, la vita, la sensibilità, e così via. Quindi rifletto su me stesso.

[237] Quarto punto. Nel quarto punto osservo come tutti i beni e i doni discendono dall’alto: per esempio, la mia limitata potenza discende da quella somma e infinita di lassù, e così la giustizia, la bontà, la pietà, la misericordia, e via dicendo, come i raggi discendono dal sole, le acque dalla sorgente, e così via. Termino riflettendo su me stesso, nel modo indicato. Alla fine farò un colloquio e dirò un Padre nostro.

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5 – ESERCIZI SPIRITUALI di Sant’Ignazio di Loyola (1491-1556)ultima modifica: 2012-07-19T23:31:00+02:00da meneziade
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