8 – ESERCIZI SPIRITUALI di Sant’Ignazio di Loyola (1491-1556)

REGOLE PER FARE ELARGIZIONI

[337] CHI HA L’INCARICO DI FARE ELARGIZIONI DEVE OSSERVARE LE REGOLE SEGUENTI.

[338] Prima regola. Se faccio un’elargizione a parenti o ad amici o a persone a cui sono affezionato, devo considerare quattro regole, delle quali in parte si è già parlato trattando dell’elezione [184-187]. La prima: l’amore che mi muove e mi induce a fare quella elargizione deve discendere dall’alto, cioè dall’amore di Dio nostro Signore, così che io senta prima di tutto che l’amore più o meno grande che ho per queste persone è amore per Dio, e che Dio sia presente nel motivo per cui le amo di più.

patristica,scolastica,ignazio,fede,religione,dio,chiesa,cattolicesimo[339] Seconda regola. Devo immaginare una per sona che non ho mai visto né conosciuto e, desiderando per lei ciò che è più perfetto nel suo ufficio e nel suo stato, considerare come io vorrei che essa si regolasse nel modo di fare l’elargizione, per la maggior gloria di Dio e la maggior perfezione della sua anima; farò quindi lo stesso, osservando la norma e la misura che vorrei per l’altra persona e che ritengo giusta.

[340] Terza regola. Devo considerare, come se fossi in punto di morte, il criterio e la misura che allora vorrei aver tenuto nel mio compito di amministratore; e regolandomi su questa, la osserverò nella mia elargizione.

[341] Quarta regola. Devo immaginare come mi troverò nel giorno del giudizio, pensando come allora vorrei aver adempiuto questo ufficio e incarico di amministratore; e osserverò la norma che allora vorrei aver seguito.

[342] Quinta regola. Quando uno sente propensione e affezione verso alcune persone alle quali vuole fare un’elargizione, si soffermi a riflettere bene sulle quattro regole precedenti [184-187], esaminando e vagliando su queste la sua affezione, e non faccia alcuna elargizione finché la sua affezione disordinata non sia completamente eliminata e respinta, secondo tali regole.

[343] Sesta regola. È lecito usare i beni ecclesiastici per distribuirli, quando uno è chiamato a tale ufficio dal nostro Dio e Signore; tuttavia c’è la possibilità di colpa o di eccesso circa la quantità da prelevare e da destinare a se stesso, da quello che si ha per darlo ad altri; pertanto è possibile riformare il proprio stato di vita secondo le regole precedenti.

[344] Settima regola. Per le ragioni già esposte e per molte altre, in quello che riguarda la propria persona e l’andamento della casa, è sempre meglio e più sicuro ridurre e diminuire più che si può, e avvicinarsi il più possibile al nostro supremo pontefice, nostro modello e nostra regola, che è Cristo nostro Signore. Conforme a questo principio, il terzo concilio di Cartagine (a cui prese parte sant’Agostino) stabilisce e ordina che la suppellettile del vescovo sia semplice e povera. La stessa considerazione si deve fare per tutti i modi di vita, cercando di adattarla alla condizione e allo stato delle persone. Così, per il matrimonio, abbiamo l’esempio di san Gioacchino e di sant’Anna, che, dividendo i loro beni in tre parti, davano la prima ai poveri, destinavano la seconda al ministero e al servizio del tempio, e conservavano la terza per il sostentamento proprio e della famiglia.

REGOLE PER RICONOSCERE GLI SCRUPOLI

[345] LE NOTE SEGUENTI AIUTANO A SENTIRE E A RICONOSCERE GLI SCRUPOLI E LE SUGGESTIONI DEL NOSTRO AVVERSARIO.

[346] Prima nota. Si chiama comunemente scrupolo quello che procede dal nostro giudizio e dalla nostra libertà, cioè il credere spontaneamente che sia peccato quello che peccato non è, come quando uno calpesta inavvertitamente una croce di paglia e crede, a suo giudizio, di avere peccato; ma questo, propriamente, è un giudizio erroneo e non uno scrupolo.

[347] Seconda nota. È invece propriamente uno scrupolo e una tentazione del demonio quando, dopo aver calpestato quella croce, o dopo aver pensato o detto o fatto qualche cosa del genere, mi viene dal di fuori il pensiero di aver peccato, mentre d’altra parte mi sembra di non aver peccato, e intanto in questo dubitare e non dubitare mi sento turbato.

[348] Terza nota. Il primo scrupolo, cioè quello della prima nota, deve essere assolutamente respinto, perché non è altro che un errore; invece il secondo, cioè quello della seconda nota, per un po’ di tempo giova non poco a colui che fa gli esercizi spirituali; anzi purifica grandemente e rende limpida la sua anima, allontanandola molto da ogni ombra di peccato, come dice san Gregorio: “È proprio delle coscienze delicate vedere peccato dove peccato non c’è”.

[349] Quarta nota. Il demonio osserva bene se un’anima è grossolana o delicata. Se è delicata, cerca di renderla ancor più delicata fino all’eccesso, per turbarla e confonderla maggiormente; per esempio, se vede che uno non consente né a peccato mortale né a veniale, né ad alcuna ombra di peccato volontario,allora il demonio, quando non può farlo cadere in qualche cosa che sembri peccato, cerca di fargli credere peccato quello che peccato non è, come una parola o un pensiero senza importanza. Se invece l’anima è grossolana, il demonio cerca di renderla ancor più grossolana; per esempio, se prima non faceva conto dei peccati veniali, cercherà che faccia poco conto dei mortali; e, se prima ne faceva un po’ conto, cercherà che ora ne faccia molto meno o niente.

[350] Quinta nota. Chi desidera progredire nella vita spirituale, deve sempre procedere in senso contrario al demonio; cioè, se il demonio vuole rendere la sua anima più grossolana, cerchi di renderla più delicata; così pure, se il demonio fa in modo di affinarla per condurla all’eccesso, procuri di fissarla nel giusto mezzo per essere del tutto tranquillo.

[351] Sesta nota. Quando un’anima buona vuole dire o fare qualche cosa a gloria di Dio nostro Signore, nella fedeltà alla Chiesa e secondo la mente dei superiori, se gli viene dal di fuori il pensiero o la tentazione di non dire o di non fare quella cosa, con il pretesto di vanagloria o d’altro, allora deve elevare la mente al suo Creatore e Signore: se vede che quella cosa è per il suo debito servizio, o almeno non contraria, deve agire in modo diametralmente opposto a quella tentazione, come dice san Bernardo: “Non ho incominciato per te, né per te finirò”.

REGOLE PER SENTIRE CON LA CHIESA [352] PER IL RETTO SENTIRE CHE DOBBIAMO AVERE NELLA CHIESA MILITANTE, SI OSSERVINO LE REGOLE SEGUENTI.

patristica,scolastica,ignazio,fede,religione,dio,chiesa,cattolicesimo[353] Prima regola. Messo da parte ogni giudizio proprio, dobbiamo avere l’animo disposto e pronto a obbedire in tutto alla vera sposa di Cristo nostro Signore, che è la nostra santa madre Chiesa gerarchica.

[354] Seconda regola. Si lodi il confessarsi con il sacerdote e il ricevere la santa Eucarestia una volta all’anno, molto più ogni mese, e molto meglio ancora ogni otto giorni, con le condizioni richieste e dovute.

[355] Terza regola. Si lodi il partecipare spesso alla messa; così pure si lodino i canti, i salmi e le lunghe preghiere in chiesa e fuori di essa, e anche l’orario fissato a tempi determinati per ogni funzione sacra, per ogni preghiera e per tutte le ore canoniche.

[356] Quarta regola. Si lodino molto gli ordini religiosi, il celibato e la castità, e il matrimonio non tanto come questi.

[357] Quinta regola. Si lodino i voti religiosi di obbedienza, povertà e castità e delle altre opere di perfezione consigliate. Si noti che il voto riguarda cose che conducono alla perfezione evangelica; perciò non si deve far voto di cose che allontanano da essa, come esercitare il commercio, sposarsi e simili.

[358] Sesta regola. Si lodino le reliquie dei santi, venerando quelle e pregando questi; si lodino le celebrazioni stazionali, i pellegrinaggi, le indulgenze, i giubilei, le crociate e le candele che si accendono nelle chiese.

[359] Settima regola. Si lodino le disposizioni circa i digiuni e le astinenze, come quelli della quaresima, delle quattro tempora, delle vigilie, del venerdì e del sabato; così pure le penitenze, non solo interne ma anche esterne.

[360] Ottava regola. Si lodino il decorare e l’erigere chiese, così pure le immagini, venerandole secondo quello che rappresentano.

[361] Nona regola. Si lodino infine tutti i precetti della Chiesa, con l’animo pronto a cercare ragioni in loro difesa e mai contro di essi.

[362] Decima regola. Dobbiamo essere sempre pronti ad approvare e a lodare, sia le disposizioni e le raccomandazioni, sia i comportamenti dei superiori. Infatti, anche se alcuni di questi non fossero buoni, o non lo fossero stati, il criticarli, predicando in pubblico o discorrendo con persone semplici, susciterebbe mormorazione e scandalo piuttosto che vantaggio; e così la gente si sdegnerebbe contro i superiori civili o religiosi. Tuttavia, come è dannoso criticare i superiori in loro assenza davanti alla gente semplice, così può essere vantaggioso parlare dei loro cattivi comportamenti alle persone che possono portarvi rimedio.

[363]Undicesima regola. Si deve lodare la teologia positiva e la scolastica. Infatti, come è proprio dei dottori positivi san Gerolamo, sant’Agostino, san Gregorio e altri muovere l’affetto per amare e servire in tutto Dio nostro Signore, così è proprio degli scolastici san Tommaso, san Bonaventura, Pietro Lombardo e altri definire e chiarire per i nostri tempi quanto è necessario per raggiungere la salvezza eterna e per meglio impugnare e confutare gli errori e le falsità. Infatti i dottori scolastici, che sono più moderni, non solo si servono dell’autentica interpretazione della Sacra Scrittura e dei santi dottori positivi, ma, illuminati e guidati essi stessi dalla grazia divina, utilizzano anche i concili, i canoni e le costituzioni della nostra santa madre Chiesa.

[364]Dodicesima regola. Dobbiamo evitare di fare paragoni tra noi vivi e i beati del cielo. Infatti si sbaglia non poco, dicendo per esempio: questi ne sa più di sant’Agostino, è uguale o superiore a san Francesco, è un altro san Paolo per bontà e santità, e così via.

[365] Tredicesima regola. Per essere certi in tutto, dobbiamo sempre tenere questo criterio: quello che io vedo bianco lo credo nero, se lo stabilisce la Chiesa gerarchica. Infatti noi crediamo che lo Spirito che ci governa e che guida le nostre anime alla salvezza è lo stesso in Cristo nostro Signore, lo sposo, e nella Chiesa sua sposa; poiché la nostra santa madre Chiesa è guidata e governata dallo stesso Spirito e signore nostro che diede i dieci comandamenti.

[366] Quattordicesima regola. È verissimo che nessuno si può salvare senza essere predestinato e senza avere la fede e la grazia; tuttavia bisogna fare molta attenzione nel modo di parlare e di discutere di tutti questi argomenti.

[367] Quindicesima regola. Abitualmente non si deve parlare molto della predestinazione; ma se in qualche modo e qualche volta se ne parla, se ne deve parlare in modo che le persone semplici non cadano in alcun errore, come quando uno dice: è già stabilito se io dovrò essere salvo o dannato; perciò, sia che agisca bene sia che agisca male, non potrà accadere diversamente. Così si diventa pigri e si trascurano le opere che conducono alla salvezza e al vantaggio spirituale dell’anima.

[368]Sedicesima regola. Così pure bisogna fare attenzione che, parlando molto e con grande fervore della fede, senza alcuna distinzione o spiegazione, non si dia occasione alla gente di essere indolente e pigra nell’operare, sia prima che la fede sia congiunta con la carità, sia dopo.

[369] Diciassettesima regola. Allo stesso modo non si deve parlare troppo diffusamente della grazia, insistendovi tanto da favorire quell’errore che nega la libertà. Perciò si può parlare della fede e della grazia, per quanto ci è possibile con l’aiuto divino, per la maggior lode della divina Maestà; ma, particolarmente in questi tempi così pericolosi, non in maniera e in termini tali, che le opere e il libero arbitrio ne ricevano danno o non si tengano in alcun conto.

[370] Diciottesima regola. Si deve stimare più di tutto il servizio di Dio nostro Signore per puro amore; tuttavia si deve lodare molto anche il timore della sua divina Maestà. Infatti, non solo il timore filiale è cosa buona e santissima, ma, se non si arriva ad altro di meglio o di più utile, anche il timore servile aiuta molto ad uscire dal peccato mortale; poi, una volta usciti, si arriva facilmente al timore filiale, che è pienamente accetto e gradito a Dio nostro Signore, essendo un tutt’uno con l’amore divino.

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8 – ESERCIZI SPIRITUALI di Sant’Ignazio di Loyola (1491-1556)ultima modifica: 2012-07-28T23:40:00+02:00da meneziade
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