PARTE NONA

 

CAPITOLO QUARTO

 

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LE ALTRE CELEBRAZIONI LITURGICHE

I SACRAMENTALI

351. Che cosa sono i Sacramentali?

1667-1672; 1677-1678

Sono segni sacri istituiti dalla Chiesa, per mezzo dei quali vengono santificate alcune circostanze della vita. Essi comportano una preghiera accompagnata dal segno della croce e da altri segni. Fra i Sacramentali, occupano un posto importante le benedizioni, che sono una lode di Dio e una preghiera per ottenere i suoi doni, le consacrazioni di persone e le dedicazioni di cose al culto di Dio.

352. Che cos’è un esorcismo?

1673

Si ha un esorcismo quando la Chiesa domanda con la sua autorità, in nome di Gesù, che una persona o un oggetto sia protetto contro l’influsso del Maligno e sottratto al suo dominio. Viene praticato in forma ordinaria nel rito del Battesimo. L’esorcismo solenne, chiamato il grande esorcismo, può essere effettuato solo da un presbitero autorizzato dal Vescovo.

353. Quali forme di pietà popolare accompagnano la vita sacramentale della Chiesa?

1674-1676; 1679

Il senso religioso del popolo cristiano ha sempre trovato diverse espressioni nelle varie forme di pietà che accompagnano la vita sacramentale della Chiesa, quali la venerazione delle reliquie, le visite ai  santuari, i pellegrinaggi, le processioni, la «Via crucis», il Rosario. La Chiesa con la luce della fede illumina e favorisce le forme autentiche di pietà popolare

LE ESEQUIE CRISTIANE

354. Quale rapporto esiste tra i Sacramenti e la morte del cristiano?

1680-1683

Il cristiano che muore in Cristo giunge, al termine della sua esistenza terrena, al compimento della nuova vita iniziata con il Battesimo, rafforzata dalla Confermazione e nutrita dall’Eucaristia, anticipazione del banchetto celeste. Il senso della morte del cristiano si manifesta alla luce della Morte e della Risurrezione di Cristo, nostra unica speranza; il cristiano che muore in Cristo Gesù, va ad «abitare presso il Signore» (2 Cor 5,8).

355. Che cosa esprimono le esequie?

1684-1685

Le esequie, pur celebrando si secondo differenti riti rispondenti alle situazioni e alle tradizioni delle singole regioni, esprimono il carattere pasquale della morte cristiana nella speranza della risurrezione, e il senso della comunione con il defunto particolarmente mediante la preghiera per la purificazione della sua anima.

356. Quali sono i momenti principali delle esequie?

1686-1690

Solitamente le esequie comprendono quattro momenti principali: l’accoglienza della salma da parte della comunità con parole di conforto e di speranza, la liturgia della Parola, il sacrificio eucaristico e «l’addio», col quale l’anima del defunto viene affidata a Dio, fonte di vita eterna, mentre il suo corpo viene sepolto in attesa della risurrezione.

 

La vocazione dell’uomo:

La vita nello Spirito

 

357. Come la vita morale cristiana è legata alla fede e ai Sacramenti?

1691-1698

Ciò che il Simbolo della fede professa, i Sacramenti lo comunicano. Infatti, con essi i fedeli ricevono la grazia di Cristo e i doni dello Spirito Santo, che li rendono capaci di vivere la nuova vita di figli di Dio nel Cristo accolto con la fede.

«Riconosci, o cristiano, la tua dignità» (san Leone Magno).

 

CAPITOLO PRIMO

LA DIGNITÀ DELLA PERSONA UMANA

 

 

L’UOMO IMMAGINE DI DIO

 

 

 

 

358. Qual è la radice della dignità umana?

 

 

1699-1715

La dignità della persona umana si radica nella creazione ad immagine e somiglianza di Dio. Dotata di un’anima spirituale e immortale, d’intelligenza e di libera volontà la persona umana è ordinata a Dio e chiamata, con la sua anima e il suo corpo, alla beatitudine eterna.

 

 

LA NOSTRA VOCAZIONE ALLA BEATITUDINE

 

 

 

359. Come raggiunge l’uomo la beatitudine?

 

 

1716

L’uomo raggiunge la beatitudine in virtù della grazia di Cristo, che lo rende partecipe della vita divina. Cristo nel Vangelo indica ai suoi la strada che porta alla felicità senza fine: le Beatitudini. La grazia di Cristo opera anche in ogni uomo che, seguendo la retta coscienza, cerca e ama il vero e il bene, ed evita il male.

 

 

360. Perché le Beatitudini sono importanti per noi?

 

 

1716-1717; 1725-1726

Le Beatitudini sono al centro della predicazione di Gesù, riprendono e portano a perfezione le promesse di Dio, fatte a partire da Abramo. Dipingono il volto stesso di Gesù, caratterizzano l’autentica vita cristiana e svelano all’uomo il fine ultimo del suo agire: la beatitudine eterna.

 

 

361. In che rapporto sono le Beatitudini col desiderio di felicità dell’uomo?

 

 

1718-17l9

Esse rispondono all’innato desiderio di felicità che Dio ha posto nel cuore dell’uomo per attirarlo a sé e che solo lui può saziare.

 

 

362. Che cos’è la beatitudine eterna?

 

 

1720-1724; 1727-1729

È la visione di Dio nella vita eterna, in cui noi saremo pienamente «partecipi della natura divina» (2 Pt 1,4), della gloria di Cristo e del godimento della vita trinitaria. La beatitudine oltrepassa le capacità umane: è un dono soprannaturale e gratuito di Dio, come la grazia che ad essa conduce. La beatitudine promessa ci pone di fronte a scelte morali decisive riguardo ai beni terreni, stimolandoci ad amare Dio al di sopra di tutto.

 

 

LA LIBERTÀ DELL’UOMO

 

 

 

 

363. Che cos’è la libertà?

 

 

1730-1733; 1743-1744

È il potere donato da Dio all’uomo di agire o di non agire, di fare questo o quello, di porre così da se stesso azioni deliberate. La libertà caratterizza gli atti propriamente umani. Quanto più si fa il bene, tanto più si diventa liberi. La libertà raggiunge la propria perfezione quando è ordinata a Dio, sommo Bene e nostra Beatitudine. La libertà implica anche la possibilità di scegliere tra il bene e il male. La scelta del male è un abuso della libertà, che conduce alla schiavitù del peccato.

 

 

364. Quale relazione esiste tra libertà e responsabilità?

 

 

1734-1737; 1745-1746

La libertà rende l’uomo responsabile dei suoi atti nella misura in cui sono volontari, anche se l’imputabilità e la responsabilità di un’azione possono essere sminuite e talvolta annullate dall’ignoranza, dall’inavvertenza, dalla violenza subita, dal timore, dagli affetti smodati, dalle abitudini.

 

 

 

365. Perché ogni uomo ha diritto all’esercizio della libertà?

 

 

 

 

 

1738; 1747

 

 

Il diritto all’esercizio della libertà è proprio d’ogni uomo, in quanto è inseparabile dalla sua dignità di persona umana. Pertanto tale diritto va sempre rispettato, particolarmente in campo morale e religioso, e deve essere civilmente riconosciuto e tutelato nei limiti del bene comune e del giusto ordine pubblico.

 

 

366. Come si colloca la libertà umana nell’ordine della salvezza?

 

 

1739-1742; 1748

La nostra libertà è indebolita a causa del primo peccato. L’indebolimento è reso più acuto dai peccati successivi. Ma Cristo «ci ha liberati perché restassimo liberi» (Gal 5, 1). Con la sua grazia lo Spirito Santo ci conduce alla libertà spirituale, per farci suoi liberi collaboratori nella Chiesa e nel mondo.

 

 

367. Quali sono le fonti della moralità degli atti umani?

 

 

1749-1754; 1757-1758

La moralità degli atti umani dipende da tre fonti: dall’oggetto scelto, ossia un bene vero o apparente; dall’intenzione del soggetto che agisce, e cioè dal fine per cui egli compie l’azione; dalle circostanze dell’azione, ivi comprese le conseguenze.

 

 

368. Quando l’atto è moralmente buono?

 

 

1755-1756; 1759-1760

L’atto è moralmente buono quando suppone ad un tempo la bontà dell’oggetto, del fine e delle circostanze. L’oggetto scelto può da solo viziare tutta un’azione, anche se l’intenzione è buona. Non è lecito compiere il male perché ne derivi un bene. Un fine cattivo può corrompere l’azione, anche se il suo oggetto, in sé, è buono. Invece un fine buono non rende buono un comportamento che per il suo oggetto è cattivo, in quanto il fine non giustifica i mezzi. Le circostanze possono attenuare o aumentare la responsabilità di chi agisce, ma non possono modificare la qualità morale degli atti stessi, non rendono mai buona un’azione in sé cattiva.

 

 

369. Vi sono atti che sono sempre illeciti?

 

 

1756; 1761

Vi sono atti, la cui scelta è sempre illecita a motivo del loro oggetto (ad esempio la bestemmia, l’omicidio, l’adulterio). La loro scelta comporta un disordine della volontà, cioè un male morale, che non può essere giustificato con il ricorso ai beni che eventualmente ne potrebbero derivare.

 

 

LA MORALITÀ DELLE PASSIONI

 

 

 

370. Che cosa sono le passioni?

 

 

1762-1766; 1771-1772

Le passioni sono gli affetti, le emozioni o i moti della sensibilità – componenti naturali della psicologia umana – che spingono ad agire o a non agire in vista di ciò che è percepito come buono o come cattivo. Le principali sono l’amore e l’odio, il desiderio e il timore, la gioia, la tristezza, la collera. Passione precipua è l’amore, provocato dall’attrattiva del bene. Non si ama che il bene, vero o apparente.

 

 

 

371. Le passioni sono moralmente buone o cattive?

 

 

 

 

 

1767-1770; 1773-1775

 

 

Le passioni, in quanto moti della sensibilità, non sono né buone né cattive in se stesse: sono buone quando contribuiscono ad un’azione buona; sono cattive in caso contrario. Esse possono essere assunte nelle virtù o pervertite nei vizi.

 

 

LA COSCIENZA MORALE

 

 

 

 

372. Che cos’è la coscienza morale?

 

 

1776-1780; 1795-1797

La coscienza morale, presente nell’intimo della persona, è un giudizio della ragione, che, al momento opportuno, ingiunge all’uomo di compiere il bene e di evitare il male. Grazie ad essa, la persona umana percepisce la qualità morale di un atto da compiere o già compiuto, permettendole di assumerne la responsabilità. Quando ascolta la coscienza morale, l’uomo prudente può sentire la voce di Dio che gli parla.

 

373. Che cosa implica la dignità della persona nei confronti della coscienza morale?

1780-1782; 1798

La dignità della persona umana implica la rettitudine della coscienza morale (che cioè sia in accordo con ciò che è giusto e buono secondo la ragione e la Legge divina). A motivo della stessa dignità personale, l’uomo non deve essere costretto ad agire contro coscienza e non si deve neppure impedirgli, entro i limiti del bene comune, di operare in conformità ad essa, soprattutto in campo religioso.

 

 

374. Come si forma la coscienza morale perché sia retta e veritiera?

 

 

1783-1788; 1799-1800

La coscienza morale retta e veritiera si forma con l’educazione, con l’assimilazione della Parola di Dio e dell’insegnamento della Chiesa. È sorretta dai doni dello Spirito Santo e aiutata dai consigli di persone sagge. Inoltre giovano molto alla formazione morale la preghiera e l’esame di coscienza.

 

 

375. Quali norme la coscienza deve sempre seguire?

 

 

1789

Ce ne sono tre più generali: 1) non è mai consentito fare il male perché ne derivi un bene; 2) la cosiddetta Regola d’oro: « Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro» (Mt 7,12); 3) la carità passa sempre attraverso il rispetto del prossimo e della sua coscienza, anche se questo non significa accettare come un bene ciò che è oggettivamente un male.

 

376. La coscienza morale può emettere giudizi erronei?

1790-1794; 1801-1802

La persona deve sempre obbedire al giudizio certo della propria coscienza, ma può emettere anche giudizi erronei, per cause non sempre esenti da colpevolezza personale. Non è però imputabile alla persona il male compiuto per ignoranza involontaria, anche se esso resta oggettivamente un male. È quindi necessario adoperarsi per correggere la coscienza morale dai suoi errori.

 

 

LE VIRTÙ

 

 

 

 

377. Che cos’è la virtù?

 

 

1803,1833

La virtù è una disposizione abituale e ferma a fare il bene. «Il fine di una vita virtuosa consiste nel divenire simile a Dio» (san Gregorio di Nissa). Vi sono virtù umane e virtù teologali.

 

378. Che cosa sono le virtù umane?

1804; 1810-1811; 1834,1839

Le virtù umane sono perfezioni abituali e stabili dell’intelligenza e della volontà, che regolano i nostri atti, ordinano le nostre passioni e indirizzano la nostra condotta in conformità alla ragione e alla fede. Acquisite e rafforzate per mezzo di atti moralmente buoni e ripetuti, sono purificate ed elevate dalla grazia divina.

 

 

379. Quali sono le virtù umane principali?

 

 

1805; 1834

Sono le virtù denominate cardinali, che raggruppano tutte le altre e che costituiscono i cardini della vita virtuosa. Esse sono: prudenza, giustizia, fortezza e temperanza.

 

380. Che cos’è la prudenza?

1806; 1835

La prudenza dispone la ragione a discernere, in ogni circostanza, il nostro vero bene e a scegliere i mezzi adeguati per attuarlo. Essa guida le altre virtù, indicando loro regola e misura.

 

381. Che cos’è la giustizia?

1807; 1836

La giustizia consiste nella volontà costante e ferma di dare agli altri ciò che è loro dovuto. La giustizia verso Dio è chiamata «virtù della religione».

 

382. Che cos’è la fortezza?

1808; 1837

La fortezza assicura la fermezza nelle difficoltà e la costanza nella ricerca del bene, giungendo fino alla capacità dell’eventuale sacrificio della propria vita per una giusta causa.

 

383. Che cos’è la temperanza?

1809; 1838

La temperanza modera l’attrattiva dei piaceri, assicura il dominio della volontà sugli istinti e rende capaci di equilibrio nell’uso dei beni creati.

 

 

384. Che cosa sono le virtù teologali?

 

 

1812-1813; 1840-1841

Sono le virtù che hanno come origine, motivo e oggetto immediato Dio stesso. Infuse nell’uomo con la grazia santificante, esse rendono capaci di vivere in relazione con la Trinità e fondano e animano l’agire morale del cristiano, vivificando le virtù umane. Sono il pegno della presenza e dell’azione dello Spirito Santo nelle facoltà dell’essere umano.

 

 

385. Quali sono le virtù teologali?

 

 

1813

Le virtù teologali sono la fede, la speranza e la carità.

 

 

386. Che cos’è la fede?

 

 

1814-1816; 1842

La fede è la virtù teologale per la quale noi crediamo a Dio e a tutto ciò che egli ci ha rivelato e che la Chiesa ci propone di credere, perché Dio è la stessa Verità. Con la fede l’uomo si abbandona a Dio liberamente. Perciò colui che crede cerca di conoscere e fare la volontà di Dio, perché «la fede opera per mezzo della carità» (Gal 5,6).

 

 

387. Che cos’è la speranza?

 

 

1817-1821; 1843

La speranza è la virtù teologale per la quale noi desideriamo e aspettiamo da Dio la vita eterna come nostra felicità, riponendo la nostra fiducia nelle promesse di Cristo e appoggiandoci all’aiuto della grazia dello Spirito Santo per meritarla e perseverare sino alla fine della vita terrena.

 

388. Che cos’è la carità?

1822-1829; 1844

La carità è la virtù teologale per la quale amiamo Dio al di sopra di tutto e il nostro prossimo come noi stessi per amore di Dio. Gesù fa di essa il comandamento nuovo, la pienezza della Legge. Essa è «il vincolo della perfezione» (Col 3,14) e il fondamento delle altre virtù, che anima, ispira e ordina: senza di essa «io non sono nulla» e «niente mi giova» (1 Cor 13,1-3).

 

389. Che cosa sono i doni dello Spirito Santo?

1830-1831; 1845

I doni dello Spirito Santo sono disposizioni permanenti che rendono l’uomo docile a seguire le ispirazioni divine. Essi sono sette: sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà e timore di Dio.

 

 

390. Che cosa sono i frutti dello Spirito Santo?

 

 

1832

I frutti dello Spirito Santo sono perfezioni plasmate in noi come primizie della gloria eterna. La tradizione della Chiesa ne enumera dodici: «Amore, gioia, pace, pazienza, longanimità, bontà, benevolenza, mitezza, fedeltà, modestia, continenza, castità» (Gal 5,22-23 volg.).

 

 

IL PECCATO

 

 

 

 

391. Che cosa comporta per noi l’accoglienza della misericordia di Dio?

 

 

1846-1848; 1870

Essa comporta che riconosciamo le nostre colpe, pentendoci dei nostri peccati. Dio stesso con la sua Parola e il suo Spirito svela i nostri peccati, ci dona la verità della coscienza e la speranza del perdono.

 

 

392. Che cos’è il peccato?

 

 

1849-1851; 1871-1872

Il peccato è «una parola, un atto o un desiderio contrari alla Legge eterna» (sant’Agostino). È un’offesa a Dio, nella disobbedienza al suo amore. Esso ferisce la natura dell’uomo e attenta alla solidarietà umana. Cristo nella sua Passione svela pienamente la gravità del peccato e lo vince con la sua misericordia.

 

 

393. Esiste una varietà dei peccati?

 

 

1852-1853; 1873

La varietà dei peccati è grande. Essi possono essere distinti secondo il loro oggetto o secondo le virtù o i comandamenti ai quali si oppongono. Possono riguardare direttamente Dio, il prossimo o noi stessi. E possibile inoltre distinguerli in peccati di pensiero, di parola, di azione e di omissione.

 

 

394. Come si distingue il peccato, quanto alla gravità?

 

 

1854

Si distingue in peccato mortale e veniale

 

 

395. Quando si commette il peccato mortale?

 

 

1855-1861; 1874

Si commette il peccato mortale quando ci sono nel contempo materia grave, piena consapevolezza e deliberato consenso. Questo peccato distrugge in noi la carità, ci priva della grazia santificante, ci conduce alla morte eterna dell’inferno se non ci si pente. Viene perdonato in via ordinaria mediante i Sacramenti del Battesimo e della Penitenza o Riconciliazione.

 

 

396. Quando si commette il peccato veniale?

 

 

1862-1864; 1875

Il peccato veniale, che si differenzia essenzialmente dal peccato mortale, si commette quando si ha materia leggera, oppure anche grave, ma senza piena consapevolezza o totale consenso. Esso non rompe l’alleanza con Dio, ma indebolisce la carità; manifesta un affetto disordinato per i beni creati; ostacola i progressi dell’anima nell’esercizio delle virtù e nella pratica del bene morale; merita pene purificatorie temporali.

 

 

397. Come prolifera in noi il peccato?

 

 

1865,1876

Il peccato trascina al peccato, e la sua ripetizione genera il vizio.

 

 

398. Che cosa sono i vizi?

 

 

1866-1867

I vizi, essendo il contrario delle virtù, sono abitudini perverse che ottenebrano la coscienza e inclinano al male. I vizi possono essere collegati ai sette peccati cosiddetti capitali, che sono: superbia, avarizia, invidia, ira, lussuria, golosità, pigrizia o accidia.

 

 

399. Esiste una nostra responsabilità nei peccati commessi da altri?

 

 

1868

Esiste questa responsabilità, quando vi cooperiamo colpevol-mente.

 

 

400. Che cosa sono le strutture di peccato?

 

 

1869

Sono situazioni sociali o istituzioni contrarie alla legge divina, espressione ed effetto di peccati personali.

 

 

 

PARTE NONAultima modifica: 2010-12-17T14:28:00+01:00da meneziade
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