7° tappa: I TUOI IDOLI.

Jesus Christ.jpgAbbiamo parlato di una serie di esigenze precise, quelle che ci chiedono ansia da prestazione, affanno e tempo oltre necessità. Abbiamo identificato queste esigenze in “idoli”.

Ci risulta facile immaginarti concorde al concetto di stress collegati a traguardi che non sfamano granchè. Ovunque ti giri vedi schiavitù.

Schiavitù da diete, da palestra, da fisico perfetto; schiavitù da creme antirughe, lifting e protesi; schiavitù di rivali da vincere, di complessi con cui combattere: devo dimagrire per piacere, devo essere accogliente per interessare; schiavitù da curriculum di amanti; schiavitù da cinquantenni giovanotti, da fughe antinvecchiamento; schiavitù da soldi, da conservazione dei beni, da paura di rimanere al verde; schiavitù del mangiar sano, del vivere a lungo; schiavitù da interessi scacciapensieri, senza i quali torna a galla il niente da cui si fugge. Schiavitù da manie egocentriche, da ostentazioni di sè: “Devo stare al centro dell’attenzione, se no non conto nulla”.

Ci sono tante altre forme di schiavitù, anche alternative, fuori moda; queste ultime, tra l’altro, danno un’illusione di libertà dalle comuni dipendenze, un tono di distinzione dalle masse mediocri, ma sono pur sempre schiavitù e, spesso, ingannano meglio.

Ogni schiavitù nasce da una base di verità, da un disagio da cui voler uscire, da un movente drammatico: “Devo evitare l’esclusione, pena la solitudine”, “Devo piacere un po’, altrimenti non mi fidanzerò mai”, “Devo ringiovanire, altrimenti non avrò gusto di vivere”, “Devo fare cose interessanti, se no continuerò a non significare nulla”, “Devo slacciarmi dai problemi, se no che roba è?”. Spesso queste schiavitù nascono dopo aver sperimentato un’amarezza da cui, di conseguenza, si vuol scappare per sempre. In realtà noi tutti vogliamo scappare dal nulla, dall’inesistenza, dalla morte. C’è una spaventosa angoscia di fondo nella vita di chiunque, nelle appariscenze di cui ci circondiamo: un continuo affanno per fuggire dal nulla.

Quanti esempi ti balenano in mente! Gente in cui vedi proiettati alla grande questi atteggiamenti… ma su di te? Niente? Tu ne sei libero, sei diverso dalla massa, non hai schiavitù! Non è così?

Attento, amico: ogni cosa, ogni stato esistenziale rischia le sue schiavitù, le sue idolatrie, e noi ti diciamo che forse anche tu hai le tue! Giustificatissime, certo, ma le hai! Le hai e sono legittima, immediata conseguenza delle fregature che hai vissuto. Ma sono pur sempre idolatrie e come tali non ti daranno mai nulla di buono! Puoi rendere idolatria anche il più innocente degli ideali, perfino Dio!

Ti diremo di più: c’è chi ci marcia, c’è chi ti esige alla base di una piramide, sul cui vertice creano a tavolino le idolatrie da destinarti, affinché, nei tuoi tentativi di fuga, tu dia loro da mangiare! La pubblicità, ad esempio, non fa altro che crearti idolatrie: “Compra questo e risolverai!”.

E tu, pur di allontanare il più possibile la tua paura del nulla, ti gonfi delle cose in cui ti sei immerso, strappi al prossimo quanto più riesci, conservi quanti più punti possibile… e intanto sei diventato un ladro, un rivale, uno che vuol vincere!

Scusaci, fratello, non vogliamo offenderti, ma stiamo parlando di una piaga più grossa di noi, cui nessuno è immune!

Michael Jackson, un bambino maltrattato, umiliato, percosso a sangue dal padre: “Se non diverrai macchina da soldi, non sarai nulla!”. Michael diventò la più grande macchina da soldi, ma i suoi traguardi non misero pace ai suoi complessi d’inferiorità… vittima dell’idolatria che affannava il suo cuore e dettava i suoi scempi, ne fu martire. Eppure aveva “tutto”. Ma tu non sei come lui, no? A te basterebbe un centesimo del suo impero e forse stai dannandoti solo per un minimo di certezze economiche o di stima altrui. Cose che lui aveva da vendere, eppure…

Uomini di successo, esempi che conosci, vincitori dei traguardi auspicati, persone col potere di usufruire addirittura dei corpi e dei pensieri di migliaia di gente… il 70 % di costoro soffrono di tossicodipendenza e depressione. Eppure hanno raggiunto cento volte più di quanto vuoi raggiungere tu. “Ma io cerco giusto il minimo, quanto basta!”, lo dicevano anche loro. Lo ebbero e non gli bastò, come non basterebbe a te se l’avessi. Fidati!

E va bene! Parliamo di realtà più vicine a noi comuni mortali!

Padri che hanno venduto il loro tempo all’idolo del lavoro, del risparmio dei beni, “Per garantire un futuro ai miei figli”, ritrovatisi… senza più figli! Già! “Dov’era mio padre quando volevo lui, solo lui? Balle che si affannava per me: lo faceva solo per sé! Ora quel padre non mi appartiene più!”. Ecco qua! Figlio ingrato, vero? Avesse idea dei “sacrifici dei genitori”! Eppure questo figlio ingrato ci insegna che ciò che più avrebbe giovato a lui e al padre non era un futuro assicurato, ma la presenza dei genitori nelle sue cose, una famiglia unita.

E quando il partner “è cambiato, non è più la persona che sembrava una volta”, non corrisponde più all’immagine della propria idolatria, altro che famiglia unita: un’immagine di perfezione, un’idea che non esisterà mai, una perfezione che qualcuno ti ha propagandato ma che non hai neanche tu e che continua a dettarti casini, sostituendo una persona con un’altra, mangiando dell’altro solo il lato bello, scartandolo quando il lato brutto non corrisponde alla tua idea di bontà! Eccoti là, a servire come uno schiavo il tuo idolo, qualunque sia, mentre t’ammazza la vita con menzogne che ti cadono addosso continuamente e ti fanno gustare tutto a metà!

Il tuo idolo è solo un’idea, non esiste! E’ una menzogna! Già! Triste, ma vero: si spende la vita alla conquista di una menzogna che, col pretesto di riempire brutti vuoti, rende avidi e ciechi e prima o poi delude!

E poi? Poi ci si crea un altro idolo: “Non ho trovato nulla qui, tento altrove!”. Un idolo ne porta altri cento, sia a te che ai tuoi cari! Un figlio, ferito dalle idolatrie del padre, vorrà sostituirne la mancanza (o l’eccessiva presenza) con altre idolatrie e farà un mucchio di sciocchezze anch’egli.

E poi, ammesso che tu raggiunga le tue soddisfazioni, roba che ti fa star bene, e d’un tratto dovesse pioverti addosso un imprevisto che manda a monte tutta la tua fatica… che roba sarà la vita? Uno schifo? Certo! In queste condizioni, sì!

E, se tu ostenti a non identificarti in alcuna idolatria, allora ti poniamo tre quesiti:

-Quando qualcuno ti supera in qualcosa sei “sempre” felice per lui o talvolta ti senti preda dell’invidia?

-Pensare a chi sta più indietro di te ti procura “solo” dispiacere o anche sollievo?

-Quando qualcuno ottiene più stima e complimenti di te, in qualsiasi contesto, ti senti felice o triste?

Risponditi da solo, perché dalle tue oneste risposte capirai quanto tu sia o no un idolatra!

Ora, caro amico, noi vorremmo che tu cominciassi a scavare nella tua sincerità, aprire gli occhi su te stesso e immergerti in un passato prossimo, per poi risalire all’origine di alcuni tuoi impensabili, sbalorditivi idoli. Origine risalente a tanto tempo fa, quando qualcuno o qualcosa ti procurò qualche amara botta allo stomaco. Non per forza di quelle batoste sensazionali, magari solo una piccola botta. Eppure da allora non sei stato più lo stesso, sei cambiato, ti sei barricato e hai proiettato in una immagine-divenuta poi un vero obiettivo-il riscatto, la guarigione dal tuo trauma.

Non hai sbagliato a reagire così, assolutamente! Tuttavia quell’immagine sarebbe il centro della tua vita, ciò che ti darebbe il riscatto… questa la menzogna! Sì che lo è! Una menzogna che ti tiene legato a quel letto di morte da cui non riuscirai mai ad alzarti! Una menzogna che ha fame insaziabile di te, che pretende di essere amata da te, ma che ti ama poco. Pretende la tua dannazione, il tuo inferno, per poi lasciarti vivo a metà.

E’ felicità tutto ciò? Ne sei ancora orgoglioso? Va bene! Ti rispettiamo. Continua così, vai! Ma certo! Devi farlo, se no che roba è? Rilanciati nelle tue cose, nei tuoi riscatti affannosi! Dovrai ancora battere mille volte la testa contro il muro, prima di chiederti: “Forse sto sbagliando qualcosa, forse il problema sono io…”. Sì! Il problema della tua vita sei tu. Tu e le tue false risposte! Risposte che ti stanno togliendo la vita, non stai più vivendo per quelle maledette risposte!

“Ma appartiene alla natura umana reagire così davanti alle ferite del cuore!” Sbagliato! Appartiene alla soluzione più cocciuta e pigra che vuoi seguire!

“Ma mi è difficile accettare questo discorso, voi non riuscite a capire quanto soffro…” Ma vuoi o non vuoi la felicità? Amico, si parte proprio da qui! Il primo passo verso la vera felicità è proprio ritrattare le proprie false felicità e impostarsi diversamente di fronte ai propri obiettivi. E, ti ripetiamo, non devi rifiutarli, ma porti in maniera diversa verso essi.

Va bene! Sicuramente abbiamo fatto esempi esagerati. Magari non vivi contesti così tragici, magari convivi benone con le tue cose. Tuttavia, stanne certo, questo discorso, proiettato nelle tue semplicità, ti riguarda ugualmente ed è un discorso che ti chiama alla possibilità di poter auspicare a un grande salto di qualità nella tua vita, se t’interessa. Questo salto di qualità non sarà roba da suggestione, ma s’incarnerà in una vita che migliorerà cento volte e, cosa più incredibile, verrà “dall’esterno, non da te”. Questo salto riguarda solo ed esclusivamente DIO! Quel Dio presentatosi a te col nome “Io Sono”, affinché in Lui “anche tu sia”!

Il problema serio, ora, è che tu non vuoi limitare i tuoi idoli. T’interessano troppo. Sei troppo preso dalle soluzioni che ne speri. Ma, soprattutto, temi di perderti quel poco che ti ritrovi e che vorresti farti bastare. Tu hai troppa paura di andarci a perdere nel dire un gran bel sì a Dio: “Per carità! Che devo fare io con queste cose? Ci manca solo questo! Ora devo mettermi pure a pregare e a pentirmi!”. Meglio tenerlo a debita distanza! Meglio che Lui resti là e tu qua. Non ti fidi di Lui. Roba vecchia, stantia, arretrata, roba che da solo pane ai cardinali. Già! Ricordo bene quella sensazione che provavo anch’io quando, al solo pensiero di Dio, mi veniva d’istinto… cambiare pensiero, tornare nelle cose di qua! Eppure sapessi quanto, quanto davvero Lui, soltanto Lui, potrebbe fare qualcosa di grande nella tua vita, nelle tue cose, qui, ora, oggi, adesso!

Noi per ora ti proponiamo un impegno: indaga su te stesso, a costo d’importi un excursus nei brutti pensieri da cui sei fuggito e che ti fa un po’ male rispolverare; pensieri vivi, padroni dei tuoi atti più di quanto tu non creda; pensieri che stanno alla base dei tuoi piccoli sbuffi quotidiani. Scopri e verifica le tue idolatrie: esse si nascondono in ogni situazione che ti genera insofferenza e affanno, ansia e rivalità, permalosità e insoddisfazione. Sono tutti là, pronti a rovinarti l’esistenza.

Indaga, fratello: ti fa male oggi, ma ti farà benissimo domani; e, se vuoi dimostrarti un minimo di fegato, comincia a porti la possibilità che Dio stia proprio là, dietro i tuoi pensieri angosciosi, pronto a sistemarteli alla grande, pronto a rinnovarteli, se solo Lo lasci entrare un po’ nella tua vita in un benedetto “Sì!”.

Stiamo parlando di Uno che, contrariamente a quanto si dica in giro, NON ESIGE NULLA DA TE, NESSUNA FATICA, NESSUN’ANSIA DA PRESTAZIONE! Stiamo parlando di Uno che, contrariamente agli idoli, ti ama più di quanto tu ami, ti da più di quanto tu dia, ti riempie la vita di un mare di risposte e d’una pienezza che noi ti stiamo testimoniando e che, finchè non l’avrai sperimentata… ahimè, non sai cosa ti perdi.

Nel prossimo post cominceremo a dirti come Lui opererà con te; ma ora scegli: o startene là nei tuoi forse e nelle tue bastabilità, o tentare un sì a un cavallo che vince!

7° tappa: I TUOI IDOLI.ultima modifica: 2012-03-13T12:31:00+01:00da meneziade
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