12° tappa: PER CHI AMA CIO’ CHE FA.

the-holy-eucharist-body-and-blood-soul-and-divinity-of-our-lord-jesus-christ.jpgCaro amico, è il momento, da parte nostra, di riconoscere la varietà delle tue casistiche e di certi contesti che pur distinguono te da qualcun altro, in questa eterogeneità immensa di traguardi cui tutti tendono, che alcuni raggiungono più di altri. Ognuno può vantarsi di qualcosa di raggiunto, qualcuno può superarti in materia di punteggi sulla vita… ma nulla da fare, nessuno raggiunge il massimo. Un mondo pieno di attaccanti che avanzano, tutti abili con la propria palla, ma nessuno compie il goal. E allora sai che c’è di nuovo? Non serve nulla di tutto questo: tutti i tuoi piccoli punti che hai vanitosamente conquistato dalla vita, tutti i punti di qualcuno che ti ha vanitosamente superato in qualcosa… sono robetta, pochezza, mediocrità.

La verità è che l’uomo è programmato per il goal, sa di avere questa vocazione, avverte un bisogno irrefrenabile di totalità, ma non la trova mai. E tu senza goal non sei nessuno, sei un poveraccio che scarica in una continua insoddisfazione la sua permanente povertà… tutto questo finchè non ti lasci sprofondare in Dio, in Chi sa come e dove avanzare per farti compiere questo benedetto goal.

Oggi parliamo delle tue piccole conquiste.

Certamente la tua vita non è solo un mucchio di stoltezze e incapacità. Hai delle cose belle, del buono che ti aggrazia, che ti restituisce qualche granello di dignità. E, se sei uno che ama il proprio lavoro o i propri studi universitari o la propria linea di pensiero… benissimo, la vita ti sorride, puoi giudicarti pressappoco felice; un pressappoco che pare bastarti.

Non è nostra intenzione bocciarti pure questi tuoi attimi di bellezza, magari possono tranquillamente far parte del tuo piano di grandezza… ma chiediti quanto essi diano alla tua intera dimensione di vita, oltre che a te solo!

Il tuo studio ti piace? Ami il tuo lavoro? Lo compi bene? Sai difenderti bene dai tuoi rivali e superiori? Li metti k.o.? Stupendo! E allora… comincia a proiettare queste cose nella tua intera dimensione, non solo nelle fattezze di come ti fanno sentire! Perché noi ti diciamo una cosa davvero molto importante: mai ti sentirai felice, mai e poi mai, se non cominci a valutare la tua vita sotto l’aspetto dei tuoi frutti, frutti che rinnovano il tuo esterno, il tuo contesto, oltre che sotto l’aspetto di come ti senti.

Sei un animale sociale, caro eremita; sei tagliato per il bene comune, caro egoista; sei concepito per una catena alimentare, per un contributo all’ecosistema, caro verme solitario! Chi dimentica questo di sé è spacciato e non lo sa… non ancora. Comincerà a capirlo nei bidoni che, prontamente, una vita all’insegna di sé arrecherà come un boomerang.

Caro amico, tu che ti compiaci del tuo alto pensiero, delle tue personali verità, della tua bella facoltà universitaria, del tuo appassionante lavoro in cui scarichi tutto te stesso, stai mangiando l’ennesimo cibo che non sazia! Stai nutrendo il tuo ego insaziabile e quel nutrimento, che ora ti si propone come una bella pace dei sensi, pace dei sensi che non ha e non capisce quasi nessuno di chi frequenti, pace dei sensi che altri ti consigliano di perseguire con tutto te stesso, pace dei sensi che la maggioranza ti invidia a tuo pieno riscatto sociale o che semplicemente ti tiene separato dalle masse, nella tua morbida culla calda… quella pace dei sensi ti sta accecando, mangiandoti in ogni attimo in cui non ti apri all’esterno, in cui non la contestualizzi, non la metti in discussione adattandola al contesto giusto per il tuo vicino!

Dov’è il tuo settimo giorno di riposo, mentre non stacchi la spina dalle tue cose, non ne contempli la bellezza, non la condividi con gli altri, non ne vedi i risultati sull’usufrutto degli altri? E non ti stiamo parlando delle congratulazioni continue che non ti mancheranno, né del pavoneggiamento che fai a te stesso e agli altri delle tue cose, ma del reale, concreto vantaggio che le tue cose diano agli altri! Già! E’ lì, solo lì, che puoi cominciare a mangiare un po’ di cibo che sazia: gustare nell’utilità altrui la tua grande opera, gustarla nei fatti, non nelle chiacchiere; gustarla perfino quando non piace a chi ti critica, eppure vedi che la tua opera gli fa bene! Gustare la tua reale efficacia, contemplarla nell’intimo della sua vera riuscita, non nelle appaganti congratulazioni di chi intuisce quanto vali!

Tu questo lo fai? Ah davvero? Tu vorresti dirci che sei in grado di sospendere il tuo lavoro quando è necessario? Cioè mentre, malgrado esso ti rapisce al punto da non sapertene staccare, sai d’aver bisogno di riposo? O quando piomba improvvisamente un’urgenza maggiore che disturba la tua concentrazione, con parvenza di un noioso imprevisto? O quando un tuo caro ha bisogno del tuo ascolto? O quando qualcuno ti manifesta il bisogno di condividere con te una sua immediata situazione? O quando qualcuno si trova in ospedale? E tu, concentratissimo come non mai, sapresti violentarti, “senza sbuffare”, in un sano stop della tua attività così appagante, capace come saresti di riconoscere altre immediate urgenze prioritarie? Davvero? Non hai mai dimenticato gli auguri di un compleanno? Mai dimenticato di andare a visitare un amico malato? Mai dimenticato di telefonarlo per avere notizie sul suo intervento delicato? Mai rifiutato di importi la sospensione della tua ingorda passione per una momentanea priorità, familiare o sociale che sia? Caro amico… non dire balle! Questa non è felicità, questa non è coscienza di sé, né sapienza, né quella sofisticazione di sé di cui tanto ti vai vantando! Questo è divorare qualcosa che ti lascerà ennesimamente a piedi, prima o poi, quando i tuoi figli avranno nausea del tuo ricordo, quando gli amici ti liquideranno, quando nessuno ti comprenderà più e, malgrado costoro ti staranno implicitamente insegnando che hai pensato solo agli affari tuoi sotto mentite spoglie di produrre il buono utile, tu ancora starai là a lamentarti che il mondo non sa apprezzarti né capirti!

Non c’è riposo in tutto ciò! Non stai riposando né ora, né riposerai nella futura contemplazione dei tuoi frutti! La miseria del tuo essere ladro verrà puntualmente fuori! Sì, parliamo proprio di te che vai facendo il moralista, accusando di pigrizia e delinquenza quelli che non s’impegnano come te, quelli che non educano i figli come te, quelli che non vivono correttamente le amicizie come te, quelli che non hanno il tuo alto senso di responsabilità; quel senso di responsabilità che ti fa dire che addirittura tu vivi per gli altri, per il bene dei tuoi figli, per il bene della tua professione o vocazione, per il bene dei tuoi cari e amici.

Ti diciamo noi che cos’è il tuo alto senso di te: pretendere la vita come vuoi tu, obbligare i tuoi figli ad essere come pretendi che fossero, fare quello che ti senti di fare, condannare il tuo partner perché non corrisponde alle tue “esigenze”, imprecare ogni novità esterna, ogni fuori programma! Non venire a raccontarci che scegli continuamente di lavorare fino a tardi… solo per il bene dei tuoi figli! Non venire a dirci che l’esclusiva che accordi alle tue attività ti fa tagliare i ponti con le necessità altrui per altre ragioni all’infuori del voler diventare qualcuno! Non venirci a raccontare che i tuoi “moventi”, tanto umanitari, non celino alcuna sporca “motivazione” di voler conquistare un piacere egocentrico!

Questo non è riposo.

Come farà un grande appassionato del proprio lavoro ad abbracciare l’idea di un pensionamento o l’idea di un infortunio che gli costerà la perdita della propria attività?

Come farà un genitore appassionato ad abbracciare l’idea che il proprio figlio possa essere gay o possa scegliere per sè un futuro scomodo o una pessima scelta professionale?

Come farà un grande filosofo ad abbracciare l’idea che la sua linea di pensiero possa non piacere o non funzionare?

Come farà uno studente ad abbracciare l’idea di trovarsi a fare un lavoro diverso da quello sognato in anni di duro studio?

Attenzione, non parliamo di sopportare, farsene una ragione, accettare: parliamo di “abbracciare”, uniformarsi alla realtà opposta, al punto da desiderarla addirittura!

Te lo diciamo noi… anzi, te lo dice Dio: staccandosi da se stessi, cominciare a guardare la propria storia nella prospettiva degli altri, del mondo! Troncando definitivamente con l’amor proprio e le proprie aspettative, penetrando nell’amore verso gli altri e nelle altrui utilità!

Fratello, ecco un’amara verità: hai combinato solo un mucchio di sufficienze, finora, perché hai vissuto un’intera vita solo all’insegna di te stesso, dei tuoi gusti, dei tuoi progetti, delle tue aspettative, dei tuoi meriti, delle tue compiacenze, dei tuoi piaceri e dei tuoi punti di vista. La tua felicità non è lì, in te! Lì troverai sempre e solo un mucchio di ansie da prestazioni, delusioni, rancori, paure e pochezza! Troncale! Amputale!

La tua felicità comincia nel momento in cui ti decidi a proiettarti nell’interesse altrui, nel momento in cui cominci a investire te stesso, le tue doti e le tue agilità fisiche e razionali interamente sugli altri! Solo là potrai cominciare a gustarti per davvero, a scoprire chi sei davvero, dov’è la pienezza, dov’è il cibo che sazia, dov’è la tua vera gloria, l’acqua che disseta per sempre!

E’ questa condizione che saprà guidarti verso il dosaggio buono delle tue scelte ludiche e professionali, del tempo che dedichi ad esse, dei momenti in cui interrompere le tue belle cose per entrarne in altre senza sbuffare.

E’ questa condizione che saprà dettarti le scelte proibitive o collaborative verso i figli, gli amici, i cari, i colleghi e i capi… tutti! Saprai abbandonare la paura di deludere e di essere deluso, saprai perfino rimproverare severamente i tuoi fastidiosi colleghi per il loro interesse, saprai perfino rischiare la tua bella carriera tanto realizzante, pur di insistere affinché il tuo capo capisca in che modo il tuo mestiere porti buon frutto alla realtà… quella realtà che, non dimenticarlo, non è in te, ma da fuori di te!

Questo è riposo. Ecco il riposo del sabato: contemplare la bellezza di ogni settimana vissuta così, in totale conciliazione con la tua esistenza, il tuo contesto e il tuo tutto.

Imprevisti, mali, problemi, delusioni, sofferenze… questa non è mai, MAI roba da rifiutare, né da accettare con rassegnazione, ma roba da abbracciare, PERCHE’ CON MILLE PROBABILITA’ IL PIANO DI DIO SU DI TE COMINCIA A SUPERARTI E AD ALLARGARE I CONFINI DELLE TUE FATTEZZE PROPRIO IN UNA INASPETTATA DIVERSITA’!

Tu sei uno destinato all’infinito, al grosso, ma infinito e grosso ti son possibili solo se ti allarghi all’inaspettato: i tuoi calcoli, i tuoi programmi e le tue aspettative… beh, quella è già roba della tua misura ridotta, quella misura che fa di te quell’infelice di sempre!

Questo è riposo. Ecco il riposo del sabato!

Quali furono le aspettative umane su Cristo, quelle aspettative che ancora oggi, da ignoranti, Gli attribuiamo? Che Lui fosse sceso in terra come un re giusto, che avesse restituito meritocrazia e giustizia al mondo, la fine delle sofferenze e, se permetti, che Lui, Re promesso dai profeti, trionfasse tuttoggi nella riuscita della Sua professione di Dio in terra, vantandosene un po’, com’è “giusto” che sia. Eppure come mai Gesù da duemila anni è Uno che piace così tanto da rappresentare un perno insostituibile del nostro bisogno di conforto e felicità? Perché Lui si è aperto al nuovo, ha preso a calci il Suo ego, le Sue aspettative, il Suo punto di vista e, meraviglia delle meraviglie, senza un soldo in tasca e con la sola arma del guardare la propria vita come strumento per l’utilità altrui, ha “abbracciato” il più pessimo dei cambi di programma: il disprezzo totale, da parte del suo popolo, della Sua vita, della Sua persona intellettuale e fisica; “la croce”, uno strumento di morte mutato in vita!

Questo è riposo. Questo il riposo del sabato! Stà certo che Cristo riposò davvero il Sabato Santo!

Ecco l’opera di “Io Sono”: lanciarsi negli altri, adoperare le proprie scelte professionali e tutta la propria persona al fine degli altri, abbracciare il fuori programma e l’imprevisto come una improvvisa irruzione di Dio nella tua storia, per trarre il massimo da te e costruire così la tua gloria!

Questo è riposo. Ecco il riposo del sabato!

Non ti piace più, vero? Meglio tornare a fare le tue cosette di sempre, meglio gonfiarti delle tue maschere, delle tue idolatrie e dei tuoi moventi da riscatto sociale, vanto e senso di giustizia! Và! Gonfiati! Potrai tornare qui ogni volta che un ennesimo palo colpirà la tua testa mentre camminerai al buio! Lui c’è sempre, comprende le tue lentezze, i tuoi tempi di maturazione e, ciò malgrado, ti lancia questi messaggini di presa visione. Ti comprende perfino quando fai finta che le cose che ti invitiamo a fare ti appartengano già!

Sei libero, fratello, ma una cosa è meglio precisarti: il tuo ego non sazia, non sazierà mai, accrescerà solo fame e delusione; è l’Amore che sazia davvero, con una gioia che schiere di gente ti stanno a testimoniare e che noi stessi, da principianti, già stiamo vivendo sul serio!

“Ma io non sono in grado di arrivare a tanto!”, fratello, innanzitutto devi chiarire a te stesso se questa non è solo una scusa per non voler proprio cominciare, oppure se vorresti, ma credi di non riuscire. Perché noi ti diciamo che sei addirittura “tagliato per riuscirci alla grande”, magari più di noi e di tanti! Lo vuoi? Se sì, aspetta con ansia i prossimi post!

12° tappa: PER CHI AMA CIO’ CHE FA.ultima modifica: 2012-03-25T14:06:00+02:00da meneziade
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