13° tappa: IL GIUSTO PREZZO DI UNA TAPPA.

tableaualphaandomega.gifMan mano che ci stiamo addentrando nel mistero agghiacciante delle Dieci Parole di Jahvè, di “Io Sono”, stiamo cominciando a diagnosticare il nostro mal di vivere, lieve o forte che sia, conscio o inconscio.

Certo, se tu lo ammettessi faresti davvero un gran passo avanti, saresti davvero un eroe per noi; ma non pretendiamo questo: per ora ci basta che tu lo ammetta in segreto a “Io Sono”.

Egli, promettendoti di mutare in pienezza di felicità concreta la tua vita, ha però bisogno della tua umiltà, della tua sincerità; per cui, caro amico, “Via i passamontagna”, almeno con Lui!

Dopo questa premessa/promessa, Egli nella prima Parola subito si è presentato: “Io Sono”, Colui che è, che esiste oltre le soglie del tempo; Colui che C’E’, che si garantisce come Concretezza, non l’ennesimo bluff; Colui che non appare e scompare nella tua vita quando Gli pare, ma “c’è” sempre.

Immediatamente, nella Sua seconda Parola, ti ha beccato in flagrante, perso come sei nelle tue presuntuose, ostinate, ipocrite, avide, ambiziose e, soprattutto, sofferenti idolatrie da vanagloria, porzioni grosse del tuo mal di vivere, in qualsiasi contesto tu le viva, fosse il più umile! E, prima che tu metta le mani avanti ostinando il contrario e puntualizzando che comunque, in base ai tuoi moventi (le tue scuse!), non esigi molto rispetto alla media, Lui parte bello che sparato: “Non adorerai ALCUN idolo, NE’ immagine”. Ciò vuol dire che non devi avere NESSUNA IMMAGINE da perseguire, poichè non esistono inganni innocui: sei un ambizioso anche se cerchi una cosa piccola, perché quella cosa che ti pare piccola in realtà è una gran bugia da bidone grosso! Ne hai già provate tante di amarezze, non ti pare il momento di dire basta e di affidarti a Chi ne sa più di te e più di me?

Nella terza Parola, Io Sono chiarisce che, alla base della diagnosi al tuo mal di vivere, è necessario che tu ti metta nelle Sue mani con fiducia e che con Lui tu costruisca il tuo primo rapporto d’amicizia piena e totale; rapporto che, oltre a ribaltarti subito il tuo modo di relazionarti agli altri, ti catapulterà immediatamente in una visuale grossa, sapiente e piena della tua vita: TI FARA’ SVEGLIARE dal tuo sonno d’incomprensione, ti aprirà gli occhi.

Subito dopo, Egli ti diagnostica le continue corse con cui tenti invano di riempire i buchi della tua vita con quel pessimo stucco dei tuoi propositi caotici, confusi, avidi e piccoli. In questo tentativo di fuggire ciò che non vuoi guardare in faccia, cioè la tua vita VERA, quella che non va come vorresti, intanto hai perso (se mai l’hai avuto!) il gusto di benedire con riposo la tua storia nel nome di Chi te l’ha data, acquisendo invece un gusto sadico di maledirla… perché tutto questo?

Possibile che tu sia un insicuro, zeppo di passamontagna coprischifezze, incapace di riconoscere i progetti che ti fanno bene, propenso a confondere sempre le peggiori soluzioni come le migliori, facendoti sempre male tanto da non fidarti di nessuno-Dio incluso-riducendoti a uomo da quattro soldi capace di due o tre casini al giorno e svalutando continuamente la propria vita? Possibile che tu corrisponda miseramente alla pessima descrizione che di te facciamo? Sì, caro amico, anche se non te ne accorgi! Ma non offenderti, per favore: la quarta parola, quella che ora analizzeremo, ti dirà da dove comincia tutto ciò, se ancora non ti è chiaro!

Tu non sei nato caotico, non sei nato depresso ed eternamente affamato, lo sei divenuto! Alla base di tutto ciò c’è un gran tappeto su cui ancora cammini, tessuto dal tuo rapporto coi tuoi genitori o tutori, dalla loro idea di te, dalle scelte che ti hanno dettato e dalle delusioni che ti hanno procurato. Sappiamo che loro ti hanno dato davvero tanto, ma è quasi inverosimile trovare chi non muova una sola critica ai propri genitori: parlano le statistiche!

Ma se tu dovessi ritenerti un’eccezione, non saresti poi più fortunato di noi tutti: il lato marcio della medaglia verrebbe ugualmente fuori!

Il mondo è zeppo di gente pronta a gareggiare a chi ha sofferto di più, a chi ha avuto genitori più massacranti… certo, alcuni giovanotti egocentrici inventano ingiustizie mai subite, pur di interpretare il ruolo dello sfortunato. Le casistiche autentiche, però, sono infinite… eppure una sorta di errore che accomuna quasi tutti i canoni familiari c’è, ed è “Volere i figli a propria immagine e somiglianza”.

Caro genitore, dietro tutti i tic nervosi di un ragazzo, la sua anoressia o bulimia, la sua indeterminazione, la sua tristezza, la sua intrattabilità, la sua irriconoscenza, c’è quasi sempre il frutto di un crimine d’alta arroganza che quelli come te commettono nel costruirsi un bel movente di cartone: “Ma lo dico solo per il tuo bene!”; un movente che nasconde la tua ripicca di non sentirti condiviso in toto da tuo figlio! Certo! Che ne sa lui più di te di come scegliere una strada, di quale partner faccia o no al suo caso… perfino che musica ascoltare! Ci sono ragazzi in preda a un forte senso di colpa ogni volta che ascoltano un tipo di musica, tanto sono stati martellati a sangue dai genitori, semplicemente perché a questi ultimi non piaceva o perché ne temevano un rischio poco documentato. Bene! Dicci ora, caro genitore, dove sono i tuoi bei moventi che nascondono le fetide motivazioni che ti hanno spinto a forzare i tuoi figli, pur di averli a modo tuo? Eh? E stà molto attento, perché non devi rispondere a noi, ma a Dio, a Chi non puoi ingannare! E come pretendi che i tuoi figli “onorino il padre e la madre”? E, se tanto ti reputi “il genitore che consiglia”, chiedilo a tuo figlio se è così… anzi, indaga su quanto ti racconta di sé o no, su quanto sia equilibrato o no!

Gente depressa, sfinita perchè si trova ormai a fare un mestiere che non rappresenta un corno della persona destinata ad essere, per via dei crucci delle famiglie: “Devi fare quello che non son riuscito a fare!”, o, peggio: “Devi fare quello che io, mio padre e il padre del padre del padre del padre di mio padre facciamo da sempre, nel rispetto della nostra tradizione!”.

Uomini megalomani e tiranni perchè imbevuti di quel “Sei il migliore!” con cui li hai persuasi a fare quel che volevi tu!

Uomini depressi, sfiniti, perché quel “Tu sei solo un povero scemo!” rimbomba nelle loro teste da più di trent’anni senza scampo.

Uomini fobici che vedono dappertutto i tuoi schiaffi o i traumi sozzi che hai loro inferto!

…Ma tu non sei così, vero? I tuoi figli hanno solo di che vantarsi di come li hai amati, dell’ ”amicizia” con cui li hai cresciuti, del modello che sei stato, al punto da usarti come esempio nel criticare il coniuge perché non è come te. Persone che non entrano come si deve nel loro futuro perché, per puro egoismo, non li hai mai allontanati quando avresti dovuto!

Prima di interrompere la lettura di questo post, soffocato dalle offese di questi ignoranti che ti scrivono, caro genitore, ti tranquillizziamo su un punto: c’è da fare “una pezza” anche i tuoi figli, già! Proprio così!

Figli che, dovendo continuamente giustificare i loro macelli quotidiani, mettono le mani avanti: “Ma io faccio così perché ho sofferto”, “Ho bisogno di riprendermi quello che i miei mi hanno tolto”, “Odio i miei perchè m’hanno reso insicuro!”.

Figli che ormai basano il loro criterio di scelta sul fare l’esatto opposto dei consigli di famiglia. Figli che hanno imparato a gustare lo spirito di disobbedienza, un dispetto che si vuol filosofizzare col termine “Anticonformismo”. Già! Quello che, sotto falso movente di contestazione all’ingiustizia, non è altro che la motivazione per fare i cavoli propri con la coscienza a posto! L’ennesimo bugiardo che perpetuerà la tradizione dei bugiardi sarà proprio tuo figlio, finchè lo pretenderai a tua immagine, finchè non imparerai a vederlo come “un’affidamento momentaneo”, uno non da crescere, ma da “aiutare” a crescere! Uno da amare “a sua immagine”, non a tua immagine!

Perché hai avuto figli? Per abbellire la tua vita o perché avvertivi il desiderio pieno di una missione? Perché, fin quando non ti proietti nella seconda opzione, il tuo ruolo sarà solo occasione di scempio!

La facciamo troppo complicata, vero? “Ma dai, quante storie! In fondo gli va bene, si sta realizzando e noi gli paghiamo tutto!”

Oggi va di moda farla franca, grossolanizzare le cose, pensare poco, con la scusa di non complicare le cose. Le cose sono semplici, te le stiamo complicando noi, vero? No, caro uomo: sei tu a complicarle!

Semplicità non è pensare poco, ma abbandonare la marmaglia di ripicche che gestisce e regola le tue intenzioni! La vita ti ha aggrovigliato, ti ha fatto male e di conseguenza ora sei tu a far male!

Ora, caro lettore, genitore o figlio che sia, o entrambi, la buona notizia che ti portiamo è questa: “puoi sbagliare!”.

Se solo osi pensare che ogni tua lieve noncuranza verso tuo figlio possa aver contribuito al suo calvario, bene, ci sarebbe da vergognarsi; tuttavia non ti è consigliato di vergognarti, nient’affatto, perché hai diritto a sbagliare! Tuttavia il lato scomodo di questo discorso è che anche tuo figlio ne ha diritto e chi ha sbagliato con te ne ha avuto il diritto! Già! Quell’orco che ti marchiò a fuoco, proprio lui, ahimè, gli è stato consentito.

Malgrado ci faccia paura toccare questo tasto, particolarmente dolente per alcuni, il peggiore dei mostri può esser capito in qualche modo, se solo si va ad indagare nel suo passato, nei pessimi esempi di cui si è nutrito, nei piccoli soprusi quotidiani che i suoi tutori gli hanno fatto, nelle rabbie accumulate di cui non riesce a liberarsi e che scarica contro te, identificandoti col suo malfattore! E anche i suoi carnefici vanno compresi nella misura in cui hanno subito altre noncuranze da parte dei loro… e così via!

Ora non è il caso di arrivare fino ad Adamo ed Eva e prenderli a calci! E’ il caso, invece, di introdurci in un pensiero nuovo, un pensiero che “Onora il padre e la madre”, permettendo loro di sbagliare con te.

“Onora il padre e la madre”… già! “Onorare” traduce un ebraico un po’ complesso che non vuol dire “srotolare il tappeto ai tuoi mentre passano”, bensì “restituire l’esatto prezzo”, “apprezzare”, “identificare bene il giusto valore”.

La natura, così come l’ha concepita Dio, ci dimostra che l’esatto prezzo dei genitori sono “una tappa”, la tua prima tappa, non l’unica!

Sei tu a perpetuarne la continuazione vivendoti addosso gli errori che hanno commesso su di te! Sei tu a non darti pace, a lasciare irrisolute le ferite che, volontariamente o no, ti hanno inferto!

E’ chiaro che fai così, lo farai sempre, finchè non ti accorgerai che le questioni in sospeso non vanno risolte, chiarite o vinte: vanno TRONCATE!

Già! Il sogno che ti fa immaginare che, grazie alle tue lotte, un giorno tutti si prostreranno ai tuoi piedi sospirando in coro: “Oh grande uomo, perdonaci, abbiamo capito i nostri errori!” è solo una stupidità; e, anche se lo sai, il tuo inconscio non vuole accettarlo e stai sempre lì a rivendicare le tue ingiustizie. Ma certo, fagliela vedere! Digliene quattro, vai, se no che razza di vita è una vita in cui non ti prendi le tue soddisfazioni, le tue vittorie? Già! Ormai tu vuoi vincere, non vuoi una vita vera! Non t’interessa la felicità più del vincere!

E invece no! TRONCA! Taglia il cordone ombelicale! “Ma io devo chiarire la questione coi miei per riconciliarmi a loro!” Non devi chiarire un corno di niente! Devi troncare! Troncare e perdonare! “Eggià! Così facendo non insegno giustizia! Se mi tengo le ingiustizie nessuno imparerà!” E tu, storto come sei, vorresti “insegnare giustizia”? Imparala la giustizia, piuttosto! Giustizia è “lasciar sbagliare”! Giustizia è ammettere gli errori dei tuoi, riconoscere nella loro testa di coccio la tua stessa testa di coccio! Giustizia è perdonare! Perdonare chi non può capire un fico secco delle tue motivazioni più giustificate! E il perdono non è solo mantenere i rapporti, ma DARSI PACE! E potrai avere pace solo TRONCANDO LE QUESTIONI IRRISOLTE COL TUO PASSATO!

Taglia il cordone ombelicale coi tuoi, fratello! Che tu sia ragazzo o sessantenne, non cambia nulla: tronca! Tronca i fili che ti legano ai tuoi, siano essi contornati da rancori o dal rapporto più bello che comunque non ti permette di staccarti da loro!

T’aspetterebbe un futuro straordinario se solo riuscissi a fare questo! Li onoreresti alla grande, poiché non c’è onore più grande da dare ai propri genitori che essere autosufficienti nei mezzi e NEL CUORE! E’ Dio la tua nuova tappa, il tuo Nuovo Padre, Quello che non sbaglierà mai con te, Quello che t’aspetta a mano tesa per introdurti nella meravigliosa missione che t’aspetta, che ancora non conosci e che “Io Sono” ti rivelerà immediatamente, se sarà un bel “Sì!” la tua risposta alla Sua domanda: “Vuoi venire con me? Ti mostrerò una vita… libera e bellissima!”.

Bene, onorare il padre e la madre vuol dire concedere loro la possibilità di aver sbagliato con te, capirli e perdonarli; ciò è possibile solo se li concepisci come tappa momentanea che, con possibilità di errore, ti prepara alla tappa nuova; ciò è possibile solo se ti sleghi psicologicamente da loro e ti immergi nel tuo futuro… che a loro piaccia o no!

Certo, l’unico genitore che può mai concordare con questo scomodo concetto è chi ha compreso che amare vuol dire “dare”, dare per il tuo bene, darti la libertà e il via al tuo futuro; un futuro che può cominciare anche a sessant’anni: le mode hanno età, ma Dio no!

Caro amico, smettila di voler risolvere le questioni con i tuoi! Smettila di tormentarti dei loro errori!

Smettila soprattutto di aver a che fare con le loro cose personali, convinto di poterli aiutare… proprio tu? Suo figlio? Ma ti senti bene? Ma smettila! Non devi, “non puoi” esser tu a entrare nelle loro cose e risolvergliele: non ti è dato di farlo, sei il loro figlio, sei uno coinvolto personalmente e perciò incapace di aver a che fare coi loro problemi; non sono affari tuoi!

Abbi cura, molta cura di loro, su altre cose, ma non su questo: ti farai male tu e farai male loro, se mai te lo permetteranno o, addirittura, te lo chiederanno.

Guarire dal trauma, guarire dal passato, sanare le ferite aperte, saper vivere il tuo presente con un cuore libero, esser pienamente autosufficiente nella tua vita, questo ed altro si riassume in un solo atto: TAGLIA IL CORDONE OMBELICALE CHE TI LEGA AI TUOI, qualsiasi esso sia!

“Onora il padre e la madre”, ecco il miglior modo!

Nel prossimo post verranno esposte delle tecniche precise, provenienti direttamente dalla sapienza biblica, su COME vivere in modo non storto la propria prima tappa e su COME slegarsi dal proprio passato. Non perderti questo argomento!

13° tappa: IL GIUSTO PREZZO DI UNA TAPPA.ultima modifica: 2012-03-28T14:07:00+02:00da meneziade
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